1- Le ragioni del revisionismo storico contro la menzogna olocaustica

Published: 2013-08-05

LE RAGIONI DEL REVISIONISMO STORICO CONTRO LA MENZOGNA OLOCAUSTICA

 

INDICE

1) premessa
2) la verità e la "teoria della storia"
3) popolazione ed emigrazione
4) le camere a gas
5) Auschwitz
6) Auschwitz: le camere a gas
7) Auschwitz: i forni crematori
8) Treblinka
9) Belzec
10) Majdanek
11) la risiera di San Sabba
12) i campi dell'ovest
13) le testimonianze
14) i documenti della croce rossa
15) la "soluzione finale"
16) i processi
17) perché sei milioni?
18) conclusione
ALLEGATI
19) bibliografia revisionista

2005

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PREMESSA

Scopo di quest'opera è introdurre alla tematica del revisionismo storico olocaustico da un punto di vista che sia nettamente contrapposto a quello degli storici e dei giornalisti di regime.
Coloro i quali dovessero per la prima volta imbattersi nella possibilità di confrontarsi con l'altra campana, quella cioè che si contrappone alla storia impostaci come "vera" dal regime, non perdano occasione di confrontarsi con essa, qualunque sia il credo politico o religioso al quale appartengono.
Il revisionismo è essenzialmente un metodo di ricerca storica, la normale metodologia storiografica applicata da tutti gli storici a tutte le epoche della storia.
Il revisionismo non ha colore politico: il caposcuola riconosciuto di questa corrente storiografica è un socialista francese, Paul Rassinier, ex combattente nella "resistenza" francese e detentore di decorazioni e medaglie per l'attività antinazista svolta durante l'occupazione tedesca della Francia.
Moltissimi sostenitori del revisionismo in Francia sono uomini di sinistra: infatti la principale casa editrice che pubblica scritti revisionisti è la sinistrorsa "Vieille Taupe".
Il professor Faurisson è un radical-libertario, il revisionista svedese Ditlieb Felderer è un testimone di Geova. Uno dei migliori revisionisti americani è il giovane ebreo David Cole. Anche in Italia esistono revisionisti dell'area della sinistra comunista, come Cesare Saletta.
La differenza fondamentale tra la metodologia storiografica sterminazionista (1) e quella revisionista risiede in questo fatto: la prima ha eletto a principio una pressoché assoluta acriticità nei confronti delle fonti, in particolare delle testimonianze oculari, da essa ingenuamente o maliziosamente accettate aprioristicamente come veritiere, come se non esistesse affatto il problema delle false testimonianze.
La seconda, invece, respinge ogni forma di dogmatismo storiografico ed affronta tale problema sottoponendo a critica tutte le fonti e utilizzando le armi della scienza e del confronto incrociato delle testimonianze e dei fatti.

1 D'ora in poi chiameremo "sterminazionisti" tutti coloro che asseriscono la veridicità dello sterminio degli ebrei da parte dei Tedeschi.

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In particolar modo, ciò che il revisionismo contesta fermamente è l'arbitraria interpretazione dei documenti forniti dalla storia ufficiale col pretesto che essi sarebbero redatti in una sorta di linguaggio cifrato (2).
Per quanto concerne le testimonianze dei "sopravvissuti", gli storici di regime accettano come vera qualunque testimonianza avvalori
l'olocausto degli ebrei e l'esistenza delle camere a gas; rinunciano continuamente, ed in perfetta malafede, al principio fondamentale di qualunque storiografia seria: la critica delle fonti; questo ben sapendo che tali testimonianze non resisterebbero a una normale critica storica.
Quale esempio di assoluta acriticità degli storici sterminazionisti verso i cosiddetti "documenti", basti ricordare che, a Norimberga, i
sovietici presentarono come documento d'accusa i risultati dei lavori della commissione di inchiesta che aveva indagato sul massacro di Katyn, la quale aveva accertato, sulla base di più di cento testimoni, di perizie medico-legali e di documenti ed elementi di prova, che l'eccidio era stato perpetrato dai tedeschi. Ora è assodato che la responsabilità dell'eccidio di Katyn è dei russi, e questo anche per gli storici ufficiali.
La falsificazione dei documenti non può tuttavia sortire grandi effetti propagandistici, per far ciò occorrono i filmati... con essi è molto facile suggestionare, anche chi scrive inizialmente subì, e pesantemente, tale suggestione, essendo, come tutti, spettatore in assoluta buona fede.
Ma pochissimi sanno che i documentari girati dagli Alleati nei campi di concentramento furono montati da un esperto di films dell'orrore: Alfred Hitchcock, chiamato, per la bisogna, espressamente da Hollywood.
Ancor più pochi sanno che le scene del documentario relative ad Auschwitz furono girate dai Sovietici nel gennaio 1945, e che, a questo proposito, un comunicato dell'agenzia Ansa-Reuter precisa: "Si vedono scene fatte qualche settimana dopo la liberazione. Le autorità sovietiche fecero ripetere le scene dell'arrivo, per i cineoperatori: stavolta i liberati corrono felici verso le uscite per abbracciare i russi".
Nessuno dice che ad Auschwitz, come in altri campi, nell'aprile 1945 infuriava una terribile epidemia di tifo petecchiale, che fu provocata sia dal sovraffollamento sia dal tragico deterioramento delle condizioni igieniche, sanitarie ed alimentari dei campi, a cui contribuirono non poco i bombardamenti terroristici degli Alleati. Ciò è tanto vero che nell'agosto 1945 nella sola Berlino morivano 4.000 tedeschi al giorno.
Le cose vere negate, anche contro ogni evidenza, le falsità costantemente propagate con ogni mezzo di comunicazione di massa; ed allora, cosa fare per restaurare la verità? La lettura e la diffusione di questo testo può indubbiamente giovare.

2 Vedi capitolo "La soluzione finale".

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LA VERITÀ E LA "TEORIA DELLA STORIA"

Partendo dalla consapevolezza che certe verità sono scomode, e non potranno che generare l'odio di chi le ha sempre negate, riteniamo che sia impossibile per noi chiudere gli occhi dinnanzi a tali falsità, soprattutto se queste menzogne hanno il fine di obbligare i popoli sconfitti d'Europa a rimanere inchiodati in posizione di vassallaggio materiale, psicologico e morale nei confronti dei "liberatori" che ancora oggi mantengono ingenti forze militari nei loro territori.
L' "Olocausto", con i suoi "sei milioni" e le sue camere a gas sempre pronte a comparire e ad essere agitate dalle varie organizzazioni paladine e depositarie della "Verità Suprema" (Anti-defamation League, Lega Internazionale contro il Razzismo e l'Antisemitismo, ecc.) sono e restano la principale arma di ricatto morale che gli "Stati Uniti d'Israele (3) " detengono.
Le suddette organizzazioni "antirazziste", agendo in collaborazione con le voci del potere (giornali, televisioni, case cinematografiche ecc.) e con i suoi bracci armati (polizie, eserciti d'occupazione), impongono la menzogna olocaustica come verità indiscutibile, pena la reclusione, in base a ciò che Burckhart chiamò: "teoria della storia". Egli affermò che l'assunzione alla base di detta teoria può essere espressa in questi termini "La storia è quello che un'epoca ritiene utile giudicare di un'altra.".
Ogni commento appare superfluo.
Vi è però da obiettare che, se certamente l'ermeneutica, ovvero la critica e l'interpretazione della storia, può essere opinabile, le verità oggettive sulle quali tale critica si basa devono avere per forza "fondamenta" meno "ballerine", cioè meno "opinabili", meno "interpretabili".
Da un fatto certo si può partire per esprimere un giudizio quanto mai vario, ma il fatto deve pur sempre essere certo.
Purtroppo per chi ci comanda, si dà il caso che la chimica, la fisica,l'ingegneria ed altre dottrine scientifiche (ovvero scienze "esatte", e quindi non passibili di essere "utili" e "giudicabili") inconfutabilmente dimostrano che l'olocausto è una leggenda assolutamente priva di qualsiasi fondamento.
In altri termini è possibile dimostrare scientificamente, ovvero oggettivamente, che mai detto evento mai s'è verificato. E ciò al di la ed al di sopra di qualsiasi giudizio storico sul nazismo, sulla seconda guerra mondiale e sull'attuale status delle forze in campo in Europa.
Gli storici di regime ci presentano il "Grande Olocausto" come un delitto contro l'umanità. Ebbene, se di delitto si tratta, esaminiamone, proprio come in un delitto, le armi, i documenti, i luoghi, le maniere di far sparire i corpi, le testimonianze, le prove, così come farebbe un buon

3 Noi, personalmente, riteniamo che fra gli Stati Uniti ed israele esista, più che un rapporto di alleanza, un rapporto di vera e propria sottomissione dei primi al secondo; e ciò a causa del fatto che, negli USA, tutte le leve del potere sono in mano ad ebrei. Il presidente americano è, sempre a nostro avviso (non pretendiamo su questo punto di convincere nessuno, non è l'argomento che vogliamo trattare), solo un uomo di paglia dei giudei. Si pensi solo che otto dei nove "consiglieri" di Bill Clinton sono ebrei, in uno stato dove i giudei costituiscono solo il 2,4% della popolazione. L'iniziale minuscola di "israele" rappresenta, in sintesi simbolica, il nostro giudizio sul sionismo.

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investigatore. Ovviamente, con la testa sgombra da "utili (pre)giudizi", e basandoci sempre e solo su dati scientifici, oltre che sulla versione dei fatti dataci dagli storici ufficiali, che tanto piacciono a chi ci governa.

POPOLAZIONE ED EMIGRAZIONE

Non si posseggono statistiche precise e particolareggiate della popolazione ebraica per i vari paesi, ma, da quanto ci è dato sapere da statistiche attendibili, neanche una piccola parte dei sei milioni di ebrei fu oggetto di sterminio.
Innanzitutto, il numero di 6 milioni non può reggere se si considera la popolazione ebraica europea.
Secondo la Chambers Enzyclopaedia, gli ebrei che vivevano in Europa prima della guerra erano 6.500.000. Questo significa che sarebbero stati tutti uccisi.
Ma, secondo il giornale svizzero Baseler Nachrichten, che utilizza materiale statistico di fonte ebraica, stabilisce chiaramente che tra il 1933 e il 1945, 1.500.000 ebrei erano emigrati in Inghilterra,Portogallo, Australia, Svezia, Palestina e USA.
Oltre agli ebrei tedeschi, più di 400.000, secondo i dati del Congresso Ebraico Mondiale, anche gli ebrei dell'Austria emigrarono (siamo sull'ordine di 220.000).
Come conferma l'Istituto per l'Emigrazione Ebraica di Praga, più di 260.000 ebrei partirono dalla Cecoslovacchia a partire dal marzo 1939.
Dalla Polonia ne erano emigrati, fino a prima della guerra, circa 500.000. Facendo i conti, gli ebrei partiti da altri paesi europei
ammontavano a circa 120.000. L'esodo ebraico ridusse la popolazione ebraica europea a circa 5.000.000 di unità.
Si tenga poi conto degli ebrei fuggiti in URSS e che quindi erano fuori portata dell'esercito tedesco. Si può affermare che, complessivamente,abbiamo 1.550.000 ebrei in Unione Sovietica.
Con questo, la popolazione ebraica europea si riduce a circa 3.500.000, a cui vanno sottratti gli ebrei dei paesi neutrali o alleati.
Secondo il World Almanac del 1942, il numero degli ebrei in Svezia,Portogallo, Turchia, Svizzera, Irlanda, Inghilterra, Gibilterra e Svizzera era di 413.128.
Si afferma che il grosso degli ebrei sterminati era di nazionalità polacca (circa tre dei supposti sei milioni).
Si tratta di un errore grave. Nello stabilire l'effettivo numero di ebrei polacchi sotto il controllo del Reich, ci può essere d'aiuto lo scrittore Reitlinger, col suo testo "La soluzione finale".
Infatti ci informa, a pagina 52, che, secondo il censimento del 1931,in Polonia vivevano 2.732.600 ebrei.

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Ma lui stesso ammette che più di 1.170.000 di essi si trovava nella zona orientale occupata poi dai russi nel 1939 e di questi ne fu evacuato circa un milione negli Urali e in Siberia dopo l'attacco tedesco alla Russia.
Ricordando i 500.000 emigrati di prima, togliendo anche i 250.000 ebrei fuggiti dalla Polonia occupata dai tedeschi (secondo il giornalista Raymond Arthur Davies), e tenendo anche conto dell'incremento demografico, otteniamo circa 1.100.000 ebrei polacchi sotto la dominazione tedesca (4).
A questi si aggiungano i 360.000 ebrei rimasti in Germania,Austria, Boemia-Moravia e Slovacchia. Dei 320.000 ebrei francesi, il
pubblico accusatore di parte francese al processo di Norimberga dichiarò che 120.000 di essi erano stati evacuati.
Aggiungendo gli ebrei olandesi, 140.000, belgi, 40.000, italiani,50.000, jugoslavi, 55.000, ungheresi, 386.000 e rumeni, 725.000,
otteniamo in complesso una cifra che non si discosta dai 3.000.000 di ebrei che si trovavano in paesi sotto controllo del Reich.
Per quello che riguarda gli ebrei russi, il giornalista ebreo David Bergelson (5) afferma sul giornale ebraico Ainikeit di Mosca, 5 dicembre 1942, che l'80 % degli ebrei russi era stato evacuato in Oriente prima dell'arrivo dei tedeschi (6).
Ciò significa che, sotto il controllo tedesco, non vivevano neppure la metà dei pretesi sei milioni.
Tenendo conto dei dati del Jewish Joint Distribution Committee, il numero di ebrei viventi dopo il cosiddetto Olocausto era di 1.559.600, il che significa che il numero di ebrei deceduti durante la guerra non potrebbe essere più di un milione e mezzo.
Questo solo se riteniamo esatto il numero di ebrei dato dal Jewish Joint Distribution Committee, ma le richieste di risarcimento avanzate da ebrei sopravvissuti ammontano a più del doppio.
Secondo le statistiche del Welt Almanach del 1938, sarebbero vissuti nel mondo 16.588.256 ebrei.
Dopo la guerra, il New York Times del 25 febbraio 1948 scriveva che il numero di ebrei nel mondo è da valutare secondo una cifra oscillante tra 15.600.000 e 18.700.000.
Questi dati dimostrano che gli ebrei morti durante la guerra non possono essere stati più di qualche migliaio: 15.500.000 meno i supposti 6.000.000 fanno 9.000.000.
Significherebbe, secondo il New York Times, che gli ebrei in tutto il mondo avrebbero avuto 7.000.000 di nascite in 10 anni, ivi compresi gli anni di guerra in cui le famiglie ebree furono disperse, separate e dovettero vivere in condizioni poco favorevoli alla procreazione.
7.000.000 di nascite che avrebbero quasi raddoppiato il loro numero, il che è impossibile e ridicolo.

4 Nel suo libro The Dissolution of Eastern European Jewry (IHR, Costa Mesa, 1983), l'americano Walter Sanning afferma, citando materiale di fonte ebraica, che nel "Governatorato Generale" non risiedevano più di 800.000 ebrei.
5 Presidente del comitato antifascista ebreo-sovietico.
6 In particolare nel Nord, negli Urali e nell'Estremo Oriente Sovietico.

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D'altronde, dopo il 1945 giunsero illegalmente in Palestina,provenienti dall'Europa, bastimenti carichi di ebrei, provocando notevoli
difficoltà al governo britannico (7).
Come si può vedere, non si può certo parlare di milioni di ebrei uccisi.
Ma di milioni, anzi di miliardi si può parlare solo facendo riferimento ai marchi che annualmente la Germania versa nelle tasche degli Israeliti miracolosamente redivivi, i quali, avidi e corrucciati, rispuntano da tutte le parti.

LE CAMERE A GAS

Per quello che concerne le camere a gas, cominceremo il nostro discorso esaminando il tipo di gas. Si tratta dello Zyklon-B, a base di acido cianidrico.
L'acido cianidrico è stato utilizzato già da prima della Prima Guerra Mondiale per combattere topi e insetti dannosi.
È quindi utilizzato abitualmente per impedire la diffusione di epidemie di tifo e peste su battelli ed edifici. È classificato, secondo le
normative CEE, come sostanza tossica e infiammabile. L'inalazione di forti quantità è letale in brevissimo tempo. Se viene inalato in piccole quantità causa mal di testa, vertigini, nausea e vomito.
Può essere assimilato anche per contatto con la pelle. Per riscaldamento o per azione di catalizzatori può esplodere, ed è quindi
conservato in presenza di stabilizzanti.
Risulta instabile al contatto con l'acqua e, mescolato con aria diventa una potente miscela esplosiva.
Il suo odore è caratteristico, di mandorle amare, non spiacevole.
Riesce ad uccidere tutti gli animali superiori e gli insetti, ma non i batteri: questo significa che non è un disinfettante.
Spesso è prodotto quando viene bruciata la cellulosa, costituendo un possibile pericolo in caso di incendio.
Gli effetti tossici sono: nausea, malessere diffuso, respirazione accelerata, svenimenti, coma, morte per arresto dell'ossidazione del
metabolismo. La persona che lo maneggia deve indossare una tuta antichimica che copra tutto il corpo: di solito le maschere antigas non sono molto efficaci, ma per lo più può essere utilizzata, per brevi periodi di esposizione, una maschera con filtro di tipo "J", considerata la più "severa" di tutte. La ditta tedesca che sovrintese alla fabbricazione e alla distribuzione dello Zyklon-B fu la DEGESCH di Francoforte.
Veniva quindi distribuito assorbito su un supporto poroso come polpa di legno o terra di diatomee, confezionato in pasticche e sigillato ermeticamente in scatole di latta.

7 Sanning ricostruisce anche attraverso quali vie gli ebrei sono riusciti ad arrivare in Palestina; in particolare attraverso Cipro, Persia, Marocco, Tunisia.

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Le pasticche vengono sparse sul pavimento dell'area da fumigare.
Questa è l'unica maniera per spargere efficacemente il gas: è quindi un falso il racconto secondo il quale il gas fosse immesso dai fori dei pomi delle docce, tecnica di gasazione assurda inventata dai testimoni (cosiddetti oculari) più sprovveduti che non avevano la minima idea di cosa fosse lo Zyklon-B. Il procedimento di diffusione richiede da 24 a 48 ore.
Dopo la fumigazione, la ventilazione avviene in un minimo di 10 ore.
Se l'ambiente non ha finestre, il tempo necessario si allunga notevolmente. Nel caso di un edificio, dovrebbe essere in mattoni ed
essere ricoperto all'interno e all'esterno di catrame o asfalto.
Le porte e le finestre devono essere sigillate con tela gommata ed impermeabilizzate con un buon sigillante, come il catrame o il neoprene al fine di prevenire filtrazioni e rendere le superfici porose impermeabili all'impregnazione da parte del gas.
Il controllo dell'aria dopo la ventilazione è effettuato mediante un test chimico costituito da un foglio di carta rivelatore imbevuto di una miscela di acetato di rame e benzene e che diventa azzurro in presenza di acido cianidrico.
Per quel che riguarda l'uso in camere a gas per esecuzioni, è poco raccomandabile.
Infatti la progettazione di una camera a gas per esecuzioni implica l'attento esame di molti problemi che, se trascurati, potrebbero causare la morte o lesioni a testimoni e operatori.
Lo Zyklon-B è poco pratico per il tempo che comporta la rimozione del gas dal supporto inerte.
Inoltre, c'è sempre il rischio di esplosione: è necessario, infatti,l'impiego di aria riscaldata per evitare che il gas condensi, e la presenza di un riscaldatore può causare una detonazione.
Tutti i contatti elettrici e gli interruttori devono essere ridotti al minimo indispensabile, devono essere a prova d'esplosione e ubicati fuori dalla camera.
Per questo, infatti, nelle camere a gas usate negli Stati Uniti, si preferisce utilizzare il metodo di produrre il gas nella stessa camera al momento della esecuzione: viene infatti riempito un recipiente in ceramica di acido solforico mediante una leva.
Quindi vengono immessi nel recipiente 25 grammi di cianuro di sodio, sufficienti per produrre una concentrazione di 3000-3200 ppm,rapidamente mortale.
Dato che il gas è più leggero dell'aria, viene utilizzato un dispositivo di espulsione nella parte superiore della camera.
Una tubatura di almeno 13 metri provvede a disperdere il gas all'esterno senza causare danni.
È sempre necessario un sistema elettrico di chiusura che impedisca l'apertura della porta prima che la camera sia in condizioni di sicurezza.
Inoltre, fuori dalla camera, dove si trovano i testimoni e il personale,si trovano allarmi sonori e un sistema di immissione ed estrazione dell'aria. È sempre installato anche un dispositivo per bloccare l'esecuzione al fine di proteggere i testimoni e permettere di evacuare la camera in caso di pericolo.

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Deve essere sempre presente personale medico qualificato con a portata di mano apparati di respirazione d'emergenza e attrezzature mediche contro avvelenamenti da acido cianidrico.
La camera a gas deve essere infine lavata con ammoniaca, così come il cadavere.
Una possibile soluzione agli inconvenienti dell'uso dello Zyklon-B avrebbe potuto essere quella di riscaldare il gas all'esterno della camera e far circolare la miscela di gas e aria attraverso una tubatura per poi introdurre tale miscela nella camera, come fu fatto per gli apparecchi di disinfestazione della DEGESCH, ma ciò potrebbe causare un rischio maggiore e situazioni poco prevedibili per gli operatori.
D'altronde l'apparato di disinfestazione della DEGESCH fu progettato per l'utilizzo all'aria aperta, in un'area ben ventilata e alla presenza di personale qualificato.
Molti stati americani hanno usato e usano tuttora il gas come mezzo di esecuzione, ma, a causa dei pericoli inerenti all'uso del gas e del costoso mantenimento dell'attrezzatura, oltre che della produzione dello stesso gas, è in atto la tendenza a sostituire la camera a gas con l'iniezione letale.

AUSCHWITZ

Iniziamo con Auschwitz: era logico che i creatori del mito delle camere a gas facessero di Auschwitz il centro della loro propaganda.
Era infatti il campo più importante, aveva registrato, per epidemie di tifo, elevati tassi di mortalità, e aveva inoltre in dotazione dei
crematori.
Inoltre, Birkenau faceva da campo di transito per gli ebrei trasferiti all'Est.
Quindi, non si potevano avere di certo condizioni più favorevoli per la nascita di un mito.
Auschwitz fu occupata dai sovietici il 27 gennaio 1945. Dopo l'occupazione, il campo venne chiuso.
Successivamente, solo alcuni osservatori occidentali (scelti con cura) vi furono ammessi, fino a che non fu aperto il museo di Auschwitz.
Finita la guerra, gli inglesi diedero la caccia a Rudolf Höss (8), che doveva diventare il testimone chiave del più grande crimine di tutti i tempi. Höss si era nascosto e viveva sotto il nome di Franz Lang in una fattoria nello Schleswig-Holstein. Truppe britanniche lo scoprirono l'11 marzo 1946.
Il resoconto dell'arresto e dell'interrogatorio di Höss si può trovare in un libro di Rupert Butler "Legions of Death" (Hamlyn Paperbacks, 1983).
Tale libro è di ispirazione ferocemente antinazista. L'autore afferma di

8 Dopo la cattura da parte degli inglesi, Höss sarà consegnato alle autorità comuniste polacche, che nel 1947 lo condannarono a morte ed eseguirono quasi immediatamente la sentenza.

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aver fatto ricerche presso l' "Imperial War Museum" di Londra, la "Wiener Library" e altri istituti altrettanto prestigiosi. All'inizio di tale testo,l'autore esprime la propria gratitudine a Bernard Clarke "che catturò Rudolf Höss, il comandante di Auschwitz".
Ora, in questo libro viene apertamente e tranquillamente dichiarato che il prigioniero Rudolf Höss venne torturato in maniera veramente selvaggia.
Né Bernard Clarke né Butler provano alcun rimorso per il fatto di aver estorto "confessioni" tramite tortura. Cosa ancor più interessante,non si rendono conto dell'importanza di tale rivelazione.
Affermano che Höss è stato catturato l'11 marzo 1946 e che ci sono voluti tre giorni di tortura per ottenere "una dichiarazione coerente", non capendo che la cosiddetta "dichiarazione coerente" non fu altro che la confessione, veramente folle, firmata dalla loro vittima ansante il 14 o il 15 marzo 1946 alle due e mezza del mattino.
L'11 marzo 1946 il sergente ebreo-britannico Clarke e altri cinque specialisti del servizio segreto di informazioni, in uniforme britannica,per la maggior parte di alta statura, entrarono in casa della signora Höss e dei suoi figli. I sei uomini, sono tutti "esperti nelle tecniche più sofisticate di interrogatori prolungati e spietati" (pag. 235).
Clarke si mise a urlare: "Se non ci dice dov'è suo marito, noi la consegneremo ai Russi che la metteranno davanti al plotone di esecuzione e suo figlio andrà in Siberia".
La signora Höss crolla e rivela l'ubicazione della fattoria dove si nasconde suo marito e il nome falso: Franz Lang.
Bernard Clarke rivela: "Una intimidazione appropriata esercitata sul figlio e sulla figlia produsse informazioni identiche".
Il sergente ebreo e gli altri cinque partono alla caccia e sorprendono Höss in piena notte.
"Höss lanciò un grido alla semplice vista della uniformi britanniche.
Clarke urlò: "Il tuo nome?"
Ogni volta che la risposta era 'Franz Lang', Clarke colpiva con un pugno la faccia del prigioniero. Al quarto colpo Höss crollò e ammise chi fosse.[...].
Il prigioniero fu tirato via dalla sua cuccetta e gli fu strappato il pigiama. Poi fu trascinato nudo verso uno dei tavoli di macellazione (9) e là Clarke credette che colpi e urla non avrebbero avuto fine.
Alla fine, l'ufficiale di sanità intervenne con insistenza presso il capitano: 'Dica loro di smettere, altrimenti riporterà un cadavere'.
Si gettò su Höss una coperta ed egli fu trascinato verso l'automobile di Clarke, dove quest'ultimo gli versò in gola un bicchierone di whisky.
Poiché Höss allora tentava di dormire, Clarke gli cacciò il suo bastone di comando sotto le palpebre e gli ordinò in tedesco: 'Tieni aperti i tuoi occhi di maiale, specie di porco!'.[...]
La squadra fu di ritorno a Heide verso le tre del mattino, la neve continuava a turbinare ma a Höss fu strappata la coperta ed egli fu dovette attraversare completamente nudo il cortile della prigione fino alla sua cella.

9 Ci si trovava, infatti, in un locale che serviva da mattatoio della fattoria.

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È così che Clarke rivela "Ci sono voluti tre giorni per ottenere (da Höss) una dichiarazione coerente". Tale dichiarazione fu ottenuta con i metodi che sappiamo ed è quella che diventerà la prima confessione di Höss, la confessione fondamentale registrata col numero di classificazione NO-1210. Lo storico Martin Broszat, nel suo libro "Kommandant in Auschwitz" (Herausgegeben von Martin Broszat, München 1981) riporta il resoconto fatto a Höss del primo interrogatorio da parte degli inquirenti inglesi. "Il primo interrogatorio si concluse con una confessione, dati gli argomenti più che persuasivi usati contro di me. Non so cosa contenga la
deposizione, sebbene l'abbia firmata. Ma l'alcool e la frusta furono troppo,anche per me." (pag. 158-159).
Ciò significa che la prima deposizione di Höss è stata redatta dagli inquirenti inglesi che lo interrogarono: egli l'ha solo firmata, sotto l'effetto della frusta e dell'alcool, senza neanche leggerla (10) !
Ora, il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi: infatti, gli accusatori hanno fatto più di una sessantina tra evidenti falsi e contraddizioni.
Basta infatti confrontare tra loro i documenti NO-1210 (11) (deposizione di Höss del 14 marzo 1946), PS-3868 (dichiarazione giurata di Höss del 5 aprile 1946) e ciò che si trova nel libro "Comandante ad Auschwitz" (Torino 1985). Si può citare qualcuno di questi sbagli (tra i più eclatanti); egli infatti:
- Afferma (PS-3868) che i campi di sterminio di Belzec e Treblinka esistevano già nel giugno 1941, mentre questi campi entrarono in funzione rispettivamente il 17 marzo e il 23 luglio 1942.
- Afferma (NO-1210) dell'esistenza di un campo di Wolzec presso Lublino, campo che non è mai esistito.
- Afferma (PS-3868) di aver fatto un sopralluogo a Treblinka per studiarvi le tecniche di sterminio mediante Zyklon-B, al fine di applicarle anche ad Auschwitz. Ciò significa che tale visita sarebbe avvenuta anteriormente al 3 settembre 1941, data della prima (presunta) gassazione sperimentale effettuata ad Auschwitz. Peccato che, come si è detto, Treblinka entrò in funzione solo il 23 luglio 1942.
- Afferma (NO-1210) che tutti i crematori di Birkenau furono terminati nel 1942, mentre in realtà sono stati terminati, nell'ordine:

1) Crematorio IV: 22 marzo 1943
2) Crematorio II: 31 marzo 1943
3) Crematorio V: 4 aprile 1943
4) Crematorio III: 25 giugno 1943.

10 A Norimberga le cose non andarono meglio: viene riferito che fece la sua testimonianza con voce monotona, lo sguardo fisso nel vuoto, come un automa. Persino Reitlinger respinge la sua testimonianza come inattendibile; in particolare, quando parla di 16.000 morti al giorno ad Auschwitz (sarebbero quindi 13.000.000 di morti alla fine della guerra). Ma, anziché smascherare tali valutazioni, che secondo Reitlinger sono effettivamente falsificazioni, quest'ultimo preferisce pensare che simili esagerazioni siano il frutto di una specie di "orgoglio professionale".
11 I documenti tedeschi sequestrati dai vincitori della seconda guerra mondiale sono stati vagliati, selezionati e catalogati in vista dei processi contro i "criminali di guerra nazisti". La classificazione di questi documenti è stata eseguita premettendo al numero progressivo del documento selezionato una sigla che ne indica l'argomento o la fonte. Ad esempio, la sigla NG significa "Nuremberg, Government" (documenti sull'attività dei ministri del Reich), NO "Nuremberg, Organizations" (documenti sull'attività delle organizzazioni naziste, come le SS), NI "Nuremberg, Industrialist" (documenti sulle compagnie industriali e finanziarie tedesche), NOKW "Nuremberg, Oberkommando der Wehrmacht" (documenti sulle forze armate tedesche). Con la sigla PS (Paris-Storey) sono classificati i documenti selezionati a Parigi dal colonnello Robert G. Storey. I documenti presentati dalla Repubblica di Francia presentano la sigla RF, mentre quelli di fonte sovietica la sigla USSR.

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Tra l'altro è egli stesso che afferma, in Comandante ad Auschwitz, che "i grandi crematori I e II [secondo la numerazione di Höss, in realtà II e III,in quanto il crematorio I si trova in Auschwitz I, e non a Birkenau] furono costruiti nell'inverno 1942-43, ed entrarono in funzione nella primavera del 1943". Ne consegue una palese contraddizione.
Preferiamo fermarci qui, rimandando, per una trattazione completa di questo argomento, all'ottimo libro di Carlo Mattogno Auschwitz: le Confessioni di Höss (edizioni La Sfinge).
È interessante notare che le autorità filosovietiche del Museo di Auschwitz hanno preteso, fino al 1990, che 4 milioni di persone fossero state assassinate in questo campo.
Di colpo, senza fornire spiegazioni, si sono recentemente ridotte queste cifre a "poco più di un milione", riconoscendo così, implicitamente,che ci si era ingannati per mezzo secolo. Ma la nuova cifra non è provata più di quanto fosse la vecchia. Secondo il ricercatore Carlo Mattogno, la cifra dei decessi di questo campo sarebbe intorno a 170.000 unità, il 50% ebrei.
Ora, come detto, è stato affermato, da parte sovietica, che solo in questo lager sarebbero stati uccisi ben quattro dei sei milioni di ebrei;tutto questo nello stesso momento in cui si cercava di far ricadere sui Tedeschi la responsabilità dell'eccidio di Katyn...
È ammesso che gran parte di queste informazioni provengono dall'Europa Orientale (12).
I presunti eccidi di massa in grande stile avrebbero avuto luogo ad Auschwitz tra il marzo 1942 e l'ottobre 1944. Per uccidere in 32 mesi solo la metà dei supposti sei milioni, cioè tre milioni di ebrei, i Tedeschi avrebbero dovuto eliminare 94.000 persone al mese, cioè 3.350 al giorno 24 ore su 24 e sbarazzarsi dei cadaveri (analizzeremo questi dati più avanti).
Queste cifre sono state superate da Reitlinger, che sostiene che Auschwitz era attrezzato per poter annientare quotidianamente non
meno di 6.000 persone.
Ciò significherebbe, calcolando tutti i giorni fino all'ottobre 1944,una cifra complessiva di più di 5.000.000.
Ma simili valutazioni impallidiscono se confrontate con le fantasticherie di una Olga Lengyel ("Five Chimmeys", Londra 1959).
L'autrice sostiene di essere una ex internata di Auschwitz e assicura che questo lager poteva cremare non meno di "720 uomini all'ora"; cioè "17.280 al giorno". Aggiunge che ogni giorno 8.000 persone venivano bruciate in "fosse della morte", e che, pertanto "dovevano essere rimossi,quotidianamente, più di 24.000 cadaveri, in cifra tonda" (pag. 80-81).
Tutto ciò significherebbe più di 8.500.000 vittime all'anno. Ad Auschwitz sarebbero stati liquidati, dal marzo 1942 all'ottobre 1944, più di 21.000.000 di persone. Sei milioni in più di tutta la popolazione ebraica mondiale.

12 "Le testimonianze che riguardano i campi di sterminio in Polonia furono raccolte principalmente dopo la guerra dalla Commissione statale polacca e dalla Commissione Centrale di Storia Ebraica della Polonia" (Reitlinger, La soluzione finate, cit., pag. 651).

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È infine istruttivo osservare i dati ufficiali, secondo diverse fonti, sui decessi di Auschwitz:

DATA.......................... FONTI........................................ DECESSI
31/12/1945 Centro d'indagine francese sui crimini di guerra 8.000.000
20.04. 1978 Le Monde (Parigi) 5.000.000
23.01.1995 Die Welt 5.000.000
01.10.1946 IMT Tribunale di Norimberga, Documento 008-URSS 4.000.000
24.11.1989 Procuratore Majorowsly,Wuppertal 4.000.000
26.07.1990 Allgemeine Jüdische Wochenzeitung 4.000.000
08.10.1993 ZDF 4.000.000

25.01.1995 Wetzlater Neue Zeitung 4.000.000
01.10.1946 IMT Tribunale di Norimberga, Documento 3868-PS 3.000.000
01.01.1995 Damals (rivista storica tedesca) 3.000.000
25.07.1990 Hamburger Abendblatt 2.000.000
11.06.1992 Allgemeine Jüdische Wochenzeitung 1.500.000
23.01.1995 Die Welt. 1.500.000
01.09.1989 Le Monde (Parigi) 1.433.000
02.02.1995 Bunte (periodico illustrato tedesco) 1.400.000
22.01.1995 Welt am Sonntag 1.200.000
21.12.1994 IfZ (Istituto di Storia Contemporanea, Monaco) 1.000.000
31.12.1989 Pressac, "Auschwitz:technique and operation of the gas chambers" 928.000
27.09.1993 Focus 700.000
31.12.1994 Pressac, "Le macchine dello sterminio" 470.000
06.01.1990 Frankfurter Rundschau 74.000

Ma questa specie di gioco con milioni di morti sembra che non preoccupi gli scribacchini del regime, che ogni giorno pontificano sullo sterminio degli ebrei.

AUSCHWITZ: LE CAMERE A GAS

Per quello che riguarda le camere a gas naziste in Auschwitz, si sa che i lavori iniziarono in un periodo imprecisato verso la fine del 1941 e sarebbero state utilizzate fino alla loro presa da parte degli alleati,

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avvenuta nel 1944. I nazisti avrebbero cominciato con una prima gasazione in un edificio di Auschwitz I, a cui seguirono due casolari di contadini appositamente modificati a Birkenau, conosciuti come Bunker I e II o Casa Rossa e Casa Bianca, e infine i Krema II, III, IV e V a Bikenau.
Tali installazioni per esecuzioni furono ubicate in campi di concentramento costruiti in aree industrializzate, dove gli internati
costituivano la manodopera nelle fabbriche che producevano materiale bellico.
Le presunte installazioni per esecuzioni in Auschwitz I sussistono in un aspetto che si sostiene essere originario.
In Birkenau i Crematori II, III, IV, V sono crollati e demoliti. Il Bunker I non esiste più ed il II è adibito a casa privata.
L'ispezione dell'ingegner Leuchter nei crematori I, II, III, IV e V ha chiarito che tali edifici erano degli obitori e, al tempo stesso, dei
crematori.
Se dovevano servire come camere a gas per esecuzioni, si sarebbe trattato, infatti, di progetti di estrema rozzezza e pericolosità.
Non ci sono predisposizioni per le guarnizioni delle porte, delle finestre e degli sfiatatoi; la struttura non è coperta con catrame o altro sigillante che servirebbe a impedire la filtrazione e l'assorbimento del gas.
I crematori adiacenti costituiscono un potenziale pericolo di esplosione. I mattoni esposti e porosi, oltre agli intonaci, tratterrebbero il gas e renderebbero gli edifici pericolosi per anni. Il crematorio I è addirittura ubicato accanto all'ospedale delle SS in Auschwitz ed ha nei pavimenti drenaggi collegati con il principale canale di scolo e, da questo,alle fognature, il che avrebbe consentito l'accesso del gas a tutti gli edifici del complesso (13).
Non c'erano sistemi di estrazione per ventilare il gas dopo l'uso e non c'erano riscaldatori o altri meccanismi per diffondere il gas, né per la sua introduzione, né per la sua evaporazione.
Si potrebbe supporre che lo Zyklon-B fosse introdotto dagli sfiatatoi del tetto o delle finestre, ma ciò non avrebbe permesso la distribuzione uniforme delle pasticche.
Le installazioni sono umide e non riscaldate: questo fatto è di notevole importanza, in quanto l'umidità e lo Zyklon-B sono incompatibili tra loro.
Le camere sono troppo anguste perché possano fisicamente aver contenuto tutte le persone che si è preteso contenessero; tutte le porte si aprono verso l'interno, ciò che avrebbe impedito, successivamente, la rimozione dei corpi.
Con le camere riempite di gente fino al massimo della capienza, non ci sarebbe stata circolazione di gas all'interno del locale.
Se il gas avesse riempito la camera per un tempo prolungato, le persone che avessero gettato lo Zyklon-B dagli sfiatatoi sul tetto e
verificato la morte, sarebbero morte anch'esse per l'esposizione al gas.
Il sistema di illuminazione è tutt'altro che a prova di esplosioni. Ora,supponendo un'area di 0,83 m per persona, al fine di permettere la circolazione del gas (il che sarebbe uno spazio già troppo ridotto) un massimo di 94 persone avrebbe potuto trovarsi ogni volta nel locale.

13 Non basta: a lato del crematorio I erano dislocati anche gli uffici della Sezione Politica della Gestapo.

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È stato dichiarato, tuttavia, che quel locale poteva contenere più di 600 persone. In questo edificio non esiste la minima prova che esistesse un sistema di ventilazione o di sfogo dei gas. L'unico sistema di ventilazione consisteva in quattro aperture quadrate nel tetto, che evacuavano i gas a meno di un metro da esso. In tal modo era inevitabile che il gas giungesse in vicinanza dell'ospedale delle SS sito al lato opposto della strada.
L'edificio non era sigillato per evitare perdite, e nessuna porta possedeva guarnizioni per evitare che il gas raggiungesse il crematorio.
Non esisteva, dunque, nessuna maniera di introdurre efficacemente lo Zyklon-B. Non esisteva nessun sistema di distribuzione del gas.
In conclusione, usare tale locale per effettuare gasazioni sarebbe stato letteralmente un suicidio, in quanto le conseguenze di tale uso sarebbero potute essere solo due: una esplosione, se il gas avesse raggiunto il vicino forno crematorio, od una "semplice" fuga di gas che avrebbero, in entrambi i casi, provocato una strage.
In presenza di un ventilatore, ci sarebbero volute più di 20 ore. È da dubitare che, senza un ventilatore, il gas avrebbe potuto dissiparsi in una settimana, e questo contraddice il preteso uso della camera a gas per varie gasazioni al giorno.
Anche i crematori II e III non rispondono ai requisiti: non c'è un sistema di circolazione del gas, né alcun sistema di riscaldamento, né sigillante dentro e fuori.
Nessuna porta negli obitori del crematorio II. Tutte le colonne sono massicce e piene, e non esiste quindi, nessuna possibilità di introduzione di Zyklon-B attraverso colonne forate, come affermano certe relazioni.
Non esiste nessuna possibilità di spargere efficacemente lo Zyklon-B;a meno di credere che le SS avrebbero pregato gentilmente le vittime di portare i barattoli nella camera e di aprirli dopo la chiusura della porta...
Le aperture del tetto non hanno guarnizioni. La costruzione è in mattoni, malta cementizia e calcestruzzo.
Anche in questo caso, l'uso di tali installazioni come camere a gas provocherebbe la morte di chi le facesse funzionare e una esplosione qualora il gas raggiungesse il crematorio.
Le camere dei crematori II e III hanno un'area complessiva di 232 m.
Utilizzando l'approssimazione di 0,83 m per persona, otteniamo 278 persone (a settimana, ovviamente).
I crematori IV e V sono stati demoliti e poi ricostruiti, ma non è stato rinvenuto alcun sigillante nelle fondamenta.
Secondo i racconti, lo Zyklon-B sarebbe stato gettato all'interno da aperture alle pareti.
In base a tale grottesca ricostruzione dei fatti, ci sarebbe stata una SS equilibrista che, con la maschera sul viso, sarebbe salita su di una scala e avrebbe aperto con una mano la finestra, mentre con l'altra avrebbe gettato lo Zyklon-B.
Inoltre avrebbe dovuto gentilmente pregare che le vittime non lo spingessero indietro o che non lo afferrassero e lo tirassero dentro, cosa possibilissima in quanto la finestra era a 1,70 m dal pavimento della supposta camera a gas.

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La costruzione era in mattoni e intonaco con pavimento in calcestruzzo. La presunta camera a gas del crematorio IV era di 127,73 me, secondo i criteri già esposti, avrebbe potuto gasare, se fosse stata funzionante, 209 persone alla settimana.
Per quel che riguarda la camera a gas del crematorio V, era di 4 7 6 m, e avrebbe potuto accogliere tutt'al più 570 persone, con le stesse modalità esposte per le altre camere.
Stando al documento L-022 del Tribunale Militare Internazionale,1.765.000 persone sarebbero state gassate a Birkenau tra l'aprile 1942 e l'aprile 1944.
Facendo i conti secondo ciò che è stato fin qui esposto, avrebbero potuto essere gassate, se le camere a gas avessero funzionato al di fuori di ogni logica, approssimativamente 106.000 persone.
Qualcos'altro c'è da dire sui Bunker I e II, detti anche "Casa rossa" e "Casa bianca".
Queste erano delle case coloniche polacche, e si sa molto poco circa di esse: di queste non rimane altro che la traccia delle fondamenta incluse nel perimetro del campo vicino al confine nord-ovest di Birkenwald.
Addirittura negli anni Settanta le autorità del museo di Auschwitz avevano smesso di parlarne ed il sito non era né segnalato né visitato.
Anche gli storici di regime non ne hanno parlato né ne parlano tuttora.
Al loro proposito, non si hanno che testimonianze vaghe e contraddittorie. Solo lo sterminazionista Pressac (14) ne vuole parlare, non riuscendo a dimostrare nulla di concreto.
Lui stesso afferma, infatti, che il Bunker I era privo di apparecchi di ventilazione, il che la dice lunga sulla possibilità che fosse una camera a gas. Per quel che riguarda il Bunker II, i dati forniti da Pressac, sulla base delle carte conservate a Mosca, concernono l'uso della camera come dispositivo per lo spidocchiamento: non esiste nulla di criminale nei piani di costruzione, e vi partecipavano anche imprese civili.
Infine sono state effettuate dall'ingegner Leuchter delle analisi su campioni prelevati sulla muratura delle pretese camere a gas.
Scopo di tali analisi è la verifica della presenza di cianuri. I campioni furono prelevati nelle stesse condizioni di freddo, oscurità ed umidità.
Solo i crematori IV e V differiscono nel fatto che ricevevano luce solare, e questa luce può accelerare la distruzione del cianuro non
ricombinato.
Il cianuro, infatti, si combina con il ferro contenuto nella malta cementizia e nei mattoni sotto forma di ossido.
A tale riguardo va detto che l'ossido di ferro viene comunemente aggiunto all'impasto dei mattoni per abbassare il punto di fusione e abbattere così i costi di fabbricazione.
Tra l'altro l'ossido di ferro è anche responsabile del tipico color ruggine dei mattoni.

14 Jean Claude Pressac, autore di uno studio sul complesso Auschwitz-Birkenau, pubblicato da "The Beate Klarsfeld Foudation" nel 1989 e dal titolo Auschwitz, technique and operation of the gas chambers. http://www.holocaust-history.org/auschwitz/pressac/technique-and-operation/

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Il ferro, quindi, reagisce col cianuro anche in quantità esigue dando luogo al ferrocianuro ferrico, o pigmento blu di Prussia, sostanza di un bel colore azzurro molto intenso.
Questo è un composto molto stabile, ed il test che sfrutta tale reazione è molto conosciuto dai chimici per la sua sensibilità.
Ora, l'analisi chimica ha fatto registrare un contenuto di 1.050 mg/kg di cianuri per il campione di riferimento (prelevato
nell'installazione di disinfestazione di Birkenau) e un contenuto massimo di 7,9 mg/kg per le presunte camere a gas omicide.
Le piccolissime quantità rilevate indicano che in qualche momento quelle installazioni furono disinfestate con Zyklon-B, così come lo erano tutti gli edifici e le costruzioni in quelle installazioni.
Ci si sarebbe dovuto aspettare il rinvenimento di una quantità più elevata di cianuro nei campioni presi nelle presunte camere a gas (ciò per la maggior quantità di gas ivi presumibilmente usata) o tutt'al più paragonabile.
Dato che siamo in presenza di dati contrari, non resta che aggiungere anche questa alle altre prove riguardo alla infondatezza dell'esistenza delle camere a gas.
L'unica obiezione fatta a questo riguardo è quella dello sterminazionista George Wellers: egli infatti afferma che le vittime
avrebbero assorbito nei loro polmoni la maggior parte del gas tossico.

Affermazione peregrina e facilmente smontabile con qualche semplice calcolo: infatti un uomo adulto di70 kg in buona salute può introdurre nei polmoni circa 500 centimetri cubici di aria.Con una inspirazione forzata può arrivare a 2.500 centimetri cubici,secondo l'Enciclopedia Rizzoli Larousse, volume XII pagina 625, voce Respirazione.
Con una semplice equazione si può calcolare la massa di questa quantità d'aria; essa oscilla sui 3 grammi, a una temperatura variabile tra 0 e 25 gradi; si può vedere a pagina 655 del volume I dell'Enciclopedia Rizzoli Larousse, voce Aria.
Stando a ciò che è scritto nel manuale "Noxioures gases" di Henderson e Hoggard, edizioni Reinhold, è sufficiente una concentrazione di Zyklon-B pari a 3.000 parti per milione per determinare una morte pressoché istantanea.
Si ottiene che, nei 3 grammi di aria ispirati, si trovino all'incirca 0,009 grammi di acido cianidrico: basta prendere le 3000 parti per
milione, moltiplicarle per 1.000.000 e moltiplicare il risultato per i tre grammi.
Quindi è sufficiente, per uccidere un uomo robusto e in piena salute,l'inalazione di circa 9 milligrammi di composto; ovvero 0,009 grammi.
Ora, ad esempio, lo storico sterminazionista Pressac parla di una presunta gasazione di 2000 persone nei crematori II e III avvenuta utilizzando 6 kg di Zyklon-B.
2000 persone possono quindi aver consumato 18 g di acido cianidrico, ossia lo 0,003 %. Rimane a disposizione il 99,997 %: un
quantitativo più che sufficiente.
Tutti i testimoni cosiddetti oculari affermano, infine, che i cadaveri avevano uno strano colore. Prendiamo, per brevità, le testimonianze dei

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testimoni oculari della presunta prima gasazione: i testimoni Banach,Kurant e Weber parlano di cadaveri bluastri.
Il testimone Halgas di cadaveri verdi, il testimone Wolny di cadaveri blu, il testimone Kula di cadaveri di colore verdognolo, il testimone Kielar di cadaveri blu, quasi viola-nero.
Secondo le testimonianze (cosiddette) oculari avremmo di fronte dei cadaveri di individui morti per intossicazione da acido cianidrico di un colore che varia dal blu al nero.
Peccato che sull'Enciclopedia della Chimica, Edizioni Scientifiche Uses voce Cianidrico, Acido; volume III, pagina 386 sia scritto
testualmente (15):
"Comunque venga assorbito, l'HCN agisce bloccando l'enzima cellulare citocromossidasi, indispensabile alla cellula per utilizzare l'ossigeno.
Impedendo a detto enzima il suo ruolo nell'ossidazione della catena dei citocromi, l'HCN si comporta come un reale veleno protoplasmatico. Pertanto il sangue del paziente resta con un carico di ossigeno inutilizzato e il colore della cute diventa rosso per eccesso di ossigeno nel sangue circolante".
Adesso ci verranno a dire che nei campi di concentramento nazisti si diventava anche daltonici!

AUSCHWITZ: I FORNI CREMATORI

Esamineremo ora la maniera di sbarazzarsi dei cadaveri: i forni crematori.
Precisamente, quelli che avrebbero compiuto la maggior parte del cosiddetto "piano di sterminio": i forni di Auschwitz-Birkenau.
Da ciò che sappiamo in base ai testi sterminazionisti, il crematorio I di Auschwitz aveva in dotazione 3 forni a 2 muffole (16); i crematori II e III di Birkenau disponevano di 5 forni a 3 muffole; quelli IV e V di Birkenau di 2 forni ciascuno per un totale di 16 muffole.
Iniziamo con l'analizzare il consumo dei forni: l'esperimento più rilevante per quel che riguarda la conoscenza della quantità di coke in un forno a gasogeno è senz'altro quello dell'ing. Richard Kessler il 5 gennaio 1927 nel forno del crematorio di Dessau.
I risultati evidenziarono un consumo medio di 29,5 kg di coke, più la bara, per ciascuno degli 8 cadaveri cremati uno dopo l'altro. Con il forno già caldo il consumo di coke scese a 23 kg più bara.
Una bara media di 40 kg produce una quantità di calore pari a quella di circa 15 kg di coke, cosicché una cremazione senza bara richiede praticamente l'uso di 38 kg di coke. Il forno a 2 muffole di Gusen, nel

15 Quest'opera, in dieci volumi, è stata edita in un lasso di tempo che va dal 1972 (per il primo volume) al 1983 (per il decimo volume). Il terzo volume, a cui bisogna fare riferimento, è del 1974.
16 La muffola è un contenitore in materiale refrattario al calore, con forma variabile e accessibile dall'esterno, utilizzato nei forni atti al trattamento di pezzi che devono essere riparati dall'azione diretta del calore.

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1941, richiese 30,5 kg di coke per cadavere (attestato da documenti dell'archivio del museo di Mauthausen), e, secondo l'ing. Heepke, il consumo teorico di un forno a 2 muffole per un cadavere di un adulto normale è di 22,7 kg, da portare a 27,8 per un cadavere emaciato di un adulto (ciò perché la carne, bruciando, aumenta la "materia comburente").
Quindi, secondo i dati sperimentali, per un forno a 2 muffole,dovremmo essere sui 30,5 kg per cadavere emaciato e 25 per un cadavere normale.
Per un forno a 3 muffole si procede con una riduzione di 1/3 della quantità di coke necessaria per un forno a 2 muffole (in quanto viene sfruttata l'aria preriscaldata delle muffole laterali): si ottiene 20,3 kg per cadavere emaciato e 16,7 per cadavere normale.
Per il forno a 8 muffole si attua un riduzione pari a 1/2: quindi 15,25 kg per un cadavere emaciato e 12,5 per un cadavere normale.
Per fare ora un paio di esempi, si sappia che, secondo i documenti dell'Archivio nazionale del museo di Auschwitz, dall'1 marzo al 25 ottobre 1943 ai crematori di Auschwitz-Birkenau sono state fornite 641,5 t di coke.
In questo periodo il numero di detenuti morti per morte naturale fu di 27.300, mentre quello dei gasati (presunti) fu di 118.300. In tutto 145.600; ora, per i detenuti morti di morte naturale risulta una disponibilità media di 23,5 kg di coke, valore accettabile entro la norma.
Se invece si contano i presunti gassati più i detenuti morti di morte naturale, risulta una disponibilità di 4,4 kg.
Se noi ammettiamo, per i 27.300 detenuti morti di morte naturale,il consumo minimo teorico, otteniamo un valore di 537 t. Rimangono così 104,5 t per i 118.300 gasati: 0,9 kg di coke per cadavere(!).
Secondo Pressac (Tecnique and operation of the gas chambers, p.227), dall'aprile all'ottobre 1943 i crematori di Birkenau bruciarono
165.000-215.000 cadaveri con 497 t di coke (circa 2,6 kg di coke per cadavere).
Non basta: nei memoriali di Höss (Comandante ad Auschwitz, ed.Einaudi, p. 180) è affermato che i crematori IV e V potevano incenerire 1500 cadaveri al giorno (consumo di 1,8 Kg di coke per cadavere). Con questo, si può ben capire con quanta obbiettività gli storici di regime edificano le loro "verità".
Il forno di Gusen riuscì a resistere a 3.200 cremazioni, dopo di che si fu costretti a smantellarlo e sostituire la muratura refrattaria.
La durata media di una muffola si aggira, quindi, sulle 1.600 cremazioni. Ammettiamo che le muffole di Auschwitz fossero più
resistenti del normale e che siano state spinte sino al limite estremo di 3.000 cremazioni.
Secondo Pressac, i crematori II e III di Auschwitz-Birkenau avrebbero incenerito complessivamente 750.000 cadaveri (400.000 nel crematorio II e 350.000 nel crematorio III: sarebbero quindi i più potenti tra i cinque forni di Auschwitz-Birkenau).
Utilizzandoli, come si è detto, fino all'inverosimile limite di 3.000 cremazioni, si giunge a circa 156.000 cadaveri.

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La cremazione dei cadaveri di cui sopra, quindi, avrebbe richiesto la sostituzione completa delle murature refrattarie di tutte le muffole almeno quattro-cinque volte. Questo significa dalle 250 alle 300 (se non più) tonnellate di materiale refrattario solo per i crematori II e III.
Tuttavia, negli archivi dell'amministrazione del campo, lasciati intatti dalle SS di Auschwitz e che Pressac ha esaminato integralmente,non esiste traccia di questi enormi lavori.
Un'altra leggenda quella dei forni funzionanti 24 ore su 24 è una evidente assurdità.
Infatti i forni a gasogeno riscaldati con coke richiedono una sosta quotidiana per la pulizia delle griglie dei focolari, in quanto le scorie del coke (che, fondendosi, si incollano) impediscono il passaggio dell'aria primaria di combustione attraverso le fessure della griglia, causando un cattivo funzionamento del forno.
Da una lettera della ditta Kori all'SS-Sturmbannführer Lenzer (17) si desume che la durata di impiego dei forni crematori per i campi di concentramento era di 20, al massimo 21 ore.
Quindi, assumendo una produzione di 30-36 cadaveri ogni 10 ore (18), la produzione di un forno a due muffole, in 21 ore di attività, sarebbe di (30*21/10=) 63 cadaveri, fino a un massimo di (36*21/10=) 7 6 cadaveri.
Per 3 forni, quindi, si ottiene (63*3=)189 e (76*3=)228 cadaveri al giorno (in condizioni, si badi bene, estreme) e non certo di 250 cadaveri al giorno, come afferma Pressac per il crematorio I(p. 49 e 80).
Se a ciò si aggiunge il dato che in pratica i forni funzionano alla temperatura di 800-850 ºC, e che, tra due cremazioni, prima di aprire la porta della muffola e introdurre un nuovo corpo occorre chiudere le valvole di immissione dell'aria per poter progressivamente ridurre la temperatura fino a un livello che permetta di realizzare le necessarie operazioni, vedremo che bisogna già ridurre notevolmente il numero di cremati.
Aggiungiamo ancora il fatto che gli ostacoli tecnici impediscono di procedere ininterrottamente a cremazioni senza provocare gravi
deterioramenti e che, di tanto in tanto, bisogna fermarsi e lasciare che l'installazione si raffreddi: otterremo che la stessa muffola potrà provvedere a 6 o 8 incinerazioni al massimo.
Fermiamo la nostra attenzione ancora sui crematori II e III di Birkenau: Pressac afferma che i forni Topf a 3 muffole modello
Buchenwald riscaldati con coke istallati in tali crematori avevano un rendimento superiore di un terzo rispetto ai forni a 2 muffole.
Prendiamo per buono tale risultato: otteniamo (36*21/10=)75,6; moltiplicando per 3/2 abbiamo 113,4 cadaveri al giorno.
Così la produzione di 5 forni sarebbe di (113,4*5=) 567; 567+1/3*567=756 cadaveri al giorno.
Potrebbe ora essere interessante sapere come dei forni predisposti a incenerire 756 cadaveri al giorno (siamo già su valori molto fuori dalla

17 Lublino, 23 ottobre 1941, Archivio nazionale del museo di Majdanek.
18 Dati tratti dalla lettera della Topf alla SS-Neubauleitung KL Mauthausen del 14 luglio 1941, Archivio statale di Weimar.
In realtà tali risultati sono ottenibili in condizioni ottimali solo usando il tiraggio forzato.

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realtà...) riuscissero a smaltire le presunte 1.800-3.000 vittime al giorno della presunta camera a gas annessa.
Per incenerire una tale quantità di cadaveri in una giornata sarebbero occorse la bellezza di 75 muffole invece delle 15 esistenti.
Queste, d'altro canto avrebbero impiegato cinque giorni per smaltire il lavoro, creando un gravissimo ostacolo al "processo di sterminio".
Ciò significa che tali installazioni non erano costruite per fini criminali.
Passando ai crematori IV e V, Pressac dice che avevano in dotazione camere a gas in grado di produrre 2.400 cadaveri al giorno.
Basandoci sui dati del forno di Gusen (che riuscì a incenerire, in condizioni estreme, 26 cadaveri per ogni muffola in un giorno),
otteniamo per 8 muffole a disposizione di ciascuno dei crematori IV e V,una cifra che si aggira sui 200 cremati al giorno (Pressac ne conterebbe,secondo chissà quale calcolo, 768).
Ne risulta che, per cremare 2.400 corpi, i crematori IV e V avrebbero dovuto operare per (2.400/(200*2)=)6 giorni.
In realtà, tenendo conto del tipo di forni, i 2.400 corpi avrebbero dovuto attendere certamente più di 12 giorni per essere cremati.
A Majdanek, invece, un Krematorium sparì del tutto, mentre un secondo Krematorium fu ricostruito, ad eccezione dei forni.
Basti sapere questo: l'ispezione oculare del mucchio di ceneri conservate per ricordo a Majdanek permette di scoprire una cenere di uno strano colore beige. Gli autentici resti umani lasciano una cenere di colore grigio perla. Si può quindi intuire facilmente che quel che c'è nel monumento commemorativo di Majdanek è... sabbia.
Si pu obiettare che i cadaveri venissero inceneriti a gruppi di tre,come afferma il sedicente testimone Tauber: niente di pi assurdo.
Il regime di griglia (overossia la quantit di coke bruciata in unora sulla griglia del focolare) progettato per la cremazione di un cadavere per volta in ogni muffola, e sarebbe stato insufficiente a mantenere una temperatura di 600 C (inferiore a quella di combustione degli idrocarburi pesanti che si sviluppano durante la gassificazione di un cadavere: almeno 700 C) persino nellipotesi di una cremazione di due cadaveri in una muffola.
Per far comprendere appieno che tipo di testimone sia Tauber, basti sapere che per incenerire un corpo in un moderno forno a gas a conduzione elettronica sono necessari almeno 60 minuti (40 se si utilizza il tiraggio forzato): Tauber affermò di aver assistito a cremazioni di 5-7 minuti.
Non il solo: il cosiddetto testimone oculare Rudolf Vrba, personaggio apparso persino nel film Shoah, ha fornito una descrizione dei crematori II e III di Birkenau completamente inventata. Ha parlato infatti di 9 forni a 4 muffole disposti intorno al camino, mentre, come si è già detto, i forni erano 5, a 3 muffole e disposti l'uno accanto all'altro.
Sempre il nostro Pressac ha affermato l'esistenza di fosse e pozzi di cremazione. Per quel riguarda le fosse, il procedimento indicato dai testimoni oculari portati da Pressac impossibile per mancanza di ossigeno nella parte inferiore della fossa: l'intero strato inferiore sarebbe rimasto perfettamente integro.

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Poi tanto le fosse quanto i pozzi sarebbero difficilmente utilizzabili: i terreni su cui sorge Auschwitz-Birkenau sono paludosi e intrisi d'acqua.
Non solo, ma il testimone oculare Miklos Nyiszli afferma, nel libro Medico ad Auschwitz, conosciuto in Italia anche col titolo Sopravvissuto a Mengele, che sul ciglio delle fosse, ogni 5 metri, cera un soldato SS che sparava alla nuca le vittime ebree che poi venivano gettate nella fossa di cremazione.
Ora, lo strato superficiale delle svariate tonnellate di legna necessarie per l'operazione avrebbe prodotto una temperatura tale da
carbonizzare in poco tempo chiunque si fosse trovato sul ciglio della fossa.
Rimane da menzionare la storia dei testimoni oculari (riportata da Pressac a pag. 91) che vedono fiamme uscire dai camini II e III di Birkenau. Anche la nostra Giuliana Tedeschi afferma nel suo libro C'è un punto della terra... Una donna nel lager di Birkenau che sul camino del crematorio II c'era un'alta fiamma che non cessava di ardere, giorno e notte (pag 69).
Sono menzogne: infatti eventuali gas usciti dalle muffole incombusti, o sarebbero bruciati nei condotti del fumo (se vi era la
temperatura di accensione sufficiente e l'aria di combustione necessaria),e sarebbero quindi usciti combusti (soprattutto come azoto e anidride carbonica) oppure sarebbero usciti appunto incombusti, sotto forma di fumo.

TREBLINKA

Il secondo campo di sterminio per numero di vittime, secondo gli sterminazionisti, fu Treblinka, situato a 80 km ad est di Varsavia.
Anche laggi non è rimasta traccia delle vittime (800.000 allo stato attuale delle ricerche storiche ufficiali, mentre nel 1946 si parlava di tre milioni).
Dopo la repressione del ghetto di Varsavia nella primavera del 1943,una gran parte degli ebrei catturati fu inviata, tramite Treblinka, in altri ghetti o in campi di lavoro. Quindi la sua funzione era di campo di transito, come Sobibor e Belzec.
Stando al libro di Adalbert Rückerl sui campi di sterminio, cerano in tutto a Treblinka da 35 a 40 SS. Verrebbe da chiedersi come facevano una quarantina di uomini a sorvegliare parecchie migliaia di ebrei.
Infatti erano aiutati da 500 a 1.000 lavoratori ebrei, muniti di fruste e consapevoli che, prima o poi, sarebbero stati gassati.
Quindi, invece di usare le loro fruste su di una sparuta quarantina di SS, preferivano aiutare le suddette SS a massacrare ogni giorno fino a 10.000 loro correligionari!
Non solo, ma l'accusato Suchomel ha affermato, nel corso del processo di Treblinka a Düsseldorf, che anche le vittime erano ben

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disposte a farsi gassare, infatti: Entravano nelle camere a gas nudi e in buon ordine (Frankfurter Allgemeine Zeitung, 2 aprile 1965).
A questo punto risulta istruttivo esaminare la voluminosa documentazione su Treblinka, documentazione riunita nell'agosto 1992
dalla Polish Historical Society; da questa risulta che: - La propaganda degli alleati affermante lo sterminio cominciò dopo
la costruzione del campo di Treblinka II nel luglio 1942 (il campo di lavoro di Treblinka I era stato aperto fin dal 1941 a 3 km da questo). I metodi di uccisione più vari e fantasiosi apparvero nella propaganda durante la guerra e anche dopo: accanto ai massacri col gas di scappamento dei motori diesel; si parlava di gassazione con Zyklon-B,trattamento con vapori ustionanti, asfissia nella camera di decompressione, elettroesecuzione, fucilazione, mitragliamento.
- I presunti massacri col gas di scappamento erano materialmente impossibili: la Society riporta, per esempio, che nel 1988, a Washington,un treno funzionante con motore diesel rimase bloccato in un tunnel che si riempì subito di fumi. Trascorsero più di 40 minuti prima che i soccorsi potessero liberare i 420 passeggeri. Nessuno subì danni di sorta.
- Treblinka II si trovava a 240 m da unimportante linea ferroviaria,a 270 m da una grande strada e a 800 m dal villaggio più vicino. Non si sarebbe potuto nascondere il massacro per più di una settimana. Ora, il governo polacco in esilio, nellaprile 1944, situava il campo di sterminio ben 40 km più a nord, nel cuore di una zona boscosa, in un luogo chiamato Treblinka III, ma, in un secondo tempo, preferì rinunciare a questa versione.
- Ex detenuti di Treblinka hanno disegnato del campo una quarantina di piante che si contraddicono tra di loro; fra l'altro, in
maniera anche molto grossolana: le camere a gas ogni volta sono situate in un posto diverso.
- I cadaveri sarebbero stati sepolti in fosse comuni. Ora, il campo di Treblinka (come anche Auschwitz) stato fotografato più volte dagli aerei di ricognizione alleati. Le foto mostrano solo uno scavo di 66 metri per 5 (e di 3 metri di profondità, come risulta dalle fotografie realizzate nel 1944 da una commissione ebreo-polacca), che avrebbe potuto contenere al massimo 4.000 cadaveri. Tenendo conto che le condizioni del campo erano spesso drammatiche (grazie ai bombardamenti terroristici degli alleati), la cifra di 4.000 morti rientra nel dominio del possibile.
In ogni caso, di tutti questi morti non ne è stata trovata traccia nella suddetta fossa.
Per comprendere appieno le testimonianze su cui ci si basa per ci che riguarda il campo di sterminio di Treblinka, importante ricordare le memorie di Franz Stangl, ex comandante di Treblinka, condannato allergastolo nel dicembre del 1970. Tali memorie sono state pubblicate dal Daily Telegraph Magazine di Londra, l'8 ottobre 1971, e dovrebbero avere origine in una serie di interviste rilasciate in prigione da Stangl.
Alcuni giorni dopo l'intervista, manco a dirlo, Stangl morì.
Queste presunte memorie sono forse la cosa più strana e bizzarra che mai sia stata pubblicata.
Per chiarire le idee, interessante la descrizione della prima visita di Stangl a Treblinka. Al suo arrivo alla stazione ferroviaria avrebbe

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visto migliaia di cadaveri buttati sui binari, centinaia, anzi, migliaia di cadaveri dappertutto, ormai in stato di decomposizione. E in stazione c'era un treno pieno di Ebrei, alcuni morti, altri ancora in vita... Sembrava che fosse lì già da alcuni giorni. Il resoconto raggiunge il colmo dell'assurdità, quando Stangl, scendendo dalla carrozza, affonda fino al ginocchio in un mare di denaro: non sapevo dove dirigermi, dove andare.
Affondavo in un mare di banconote, monete, pietre preziose, gioielli e vestiti. Erano tutti sparsi per terra.
Il quadro riceve il magistrale tocco finale da prostitute di Varsavia,che, completamente ubriache, ballavano, cantavano, facevano musica dall'altra parte del filo spinato.
Per una mente sana tutto questo, l'affondare fino al ginocchio in banconote e gioielli, tra migliaia di cadaveri putrefatti e prostitute
scatenate, richiederebbe il più alto grado di sconsideratezza, e sarebbe, in un contesto meno fantasioso di quello dei sei milioni, da considerarsi come un folle delirio.
Risulta istruttivo finire di parlare su Treblinka riportando ci che stato scritto nel libro Shoah (edizioni Fayard, 1985). Va detto che proprio da questo libro che stato tratto il film di Claude Lanzmann Shoah (ben 9 ore e mezzo di proiezione ipercommovente), considerato dallo sterminazionista Pierre Vidal-Naquet un grandioso film storico e una grande opera storica.
Si pu ammirare il dialogo, a pagina 143, tenuto tra Lanzmann e il parrucchiere di Treblinka Abraham Bomba.
- Lanzmann: E la camera a gas?
- Bomba: Non era grande, era 4 metri per 4 circa [...] all'improvviso giunge un Kapo: Parrucchiere, dovete fare in modo che tutte le donne che entrano qui credano di andare semplicemente a tagliarsi i capelli, fare una doccia e che in seguito usciranno. Ma noi sappiamo già che non si esce da questo luogo.
- Lanzmann: E subito esse arrivavano?
- Bomba: Sì, esse entravano.
- Lanzmann: Come erano?
- Bomba: Erano svestite, tutte nude, senza abiti, senza niente [...].
- Lanzmann: Cerano degli specchi?
- Bomba: No, niente specchi, dei banchi, niente sedie, solamente dei banchi e sedici o diciassette parrucchieri... [...]
- Lanzmann: Quante donne trattavate in una infornata?
- Bomba: In una infornata... circa... da sessanta a settanta donne.
- Lanzmann: E in seguito si chiudevano le porte?
- Bomba: No, quando si era finito con il primo gruppo entrava il seguente [...].
Dunque noi abbiamo, in una camera di 4 metri per 4, la bellezza di 16 o 17 parrucchieri, 60 o 70 donne nude e dei banchi!
Certo, da una grande opera storica di tale portata, ci saremmo aspettati qualcosa che, almeno, non offendesse la nostra intelligenza.
Ma forse questo significava chiedere troppo.

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Continua...


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Author(s): Olodogma
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Published: 2013-08-05
First posted on CODOH: Oct. 1, 2017, 3:48 p.m.
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