“Azione Reinhardt”: l'“evoluzione” delle testimonianze di Thomas, Pechersky, Biskubicz e Blatt
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L'“evoluzione” delle testimonianze di Thomas, Pechersky, Biskubicz e Blatt
(Il seguente brano è tratto da: MATTOGNO, KUES, GRAF ∙ I “campi di sterminio” dell' “Azione Reinhardt” )
In Sobibor abbiamo scritto che Stanisław Szmajzner, a nostra conoscenza, è l'unico testimone ad aver affermato che per le presunte uccisioni in massa al campo fu usato lo Zyklon B 3054. Qui dobbiamo rettificare questa affermazione, perché ci sono infatti altri due testimoni che identificano questo disinfestante come arma del crimine. Il primo è Yehuda Lerner, il quale nel 1959 rese la seguente dichiarazione:
«L'SS Getzinger era il capo delle camere a gas e colui che vi gettava il gas Zyklon per uccidere le persone. Dopo mezz'ora non c'era più nessuna traccia di tutti i prigionieri di guerra giudeo-russi, né degli altri Ebrei del ghetto di Minsk, essi furono tutti gasati. Qualche mese dopo all'SS Getzinger, che aveva gasato gli Ebrei, accadde qualcosa di speciale. Con lui lavoravano due aiutanti ucraini. Poiché ormai il fronte russo si avvicinava gradualmente alla Polonia, i due Ucraini decisero di passare ai partigiani. Getzinger aveva l'abitudine di fare il prepotente con gli Ucraini ed ora essi volevano vendicarsi di lui. Un giorno gettarono una granata tra i contenitori del gas Zyklon e quando Getzinger andò a prendere altro gas per le camere a gas, la granata esplose e dilaniò Getzinger» 3055.
La storia è ovviamente fasulla, e non solo per la menzione del «gas Zyklon», ma anche perché la cronologia è completamente sballata. I convogli da Minsk a Sobibór, uno dei quali comprendeva Lerner stesso 3056, arrivarono tutti nella seconda metà di settembre del 1943, mentre – come è noto – la rivolta dei detenuti ebbe luogo il 14 ottobre 1943. La morte accidentale di Anton Getzinger avvenne poche settimane prima della rivolta; secondo Hubert Gomerski, che in tale occasione era presente, Getzinger stava cercando di azzerare il puntamento di una mitragliatrice usando due granate sovietiche del magazzino delle munizioni nel Campo IV (il “Nordlager”) quando una di esse esplose, uccidendolo all'istante 3057. Perciò il periodo di tempo tra la pretesa gasazione del convoglio di Minsk descritta da Lerner e la morte di Getzinger poté essere al più di due settimane, non di «qualche mese». È sintomatico che Lerner asserì nella stessa testimonianza che stava al campo da sei settimane 3058, pur affermando che la rivolta ebbe luogo il 14 ottobre3059 – perciò sarebbe arrivato al campo intorno a 1° settembre 1943, più di due settimane prima dell'arrivo del primo convoglio di Minsk. Lerner confermò che stava al campo da sei settimane quando testimoniò nell'aprile 1960 3060.
La storia di Getzinger e dei barattoli di Zyklon non è l'unica dichiarazione palesemente falsa fatta da Lerner nel suo racconto del 1959:
«Vidi trasporti che arrivavano da Belgio, Olanda e Lettonia. Poche settimane prima della nostra rivolta arrivò un trasporto con donne e bambini da Riga» 3061.
Sebbene si possa ammettere che Lerner possa essersi sbagliato sulla provenienza da Riga del presunto trasporto della fine di settembre 1943 da Vilnius, non ci fu alcun trasporto reale circa
3053 Testimonianza di Schlomo Alster, Tel Aviv, 17 marzo 1975; NIOD, archivio 804, inventario 13, p. 25.
3054 J. Graf, T. Kues, C. Mattogno, Sobibor. Holocaust Propaganda and Reality, op. cit., p. 30.
3055 Relazione di Yehuda (Leon) Lerner, Haifa, 16 dicembre 1959; NIOD, archivio 804, inventario 17, p. 74.
3056 J. Schelvis, Sobibor. A History of a Nazi Death Camp, op. cit., p. 220, 236.
3057 Idem, p. 255.
3058 Relazione di Yehuda (Leon) Lerner, Haifa, 16 dicembre 1959; NIOD, archivio 804, inventario 17, p. 75.
3059 Idem, p. 76.
3060 Testimonianza di Yehuda Lerner, 5 aprile 1960; NIOD, archivio 804, inventario 17, p. 83.
3061 Relazione di Yehuda (Leon) Lerner, Haifa, 16 dicembre 1959; NIOD, archivio 804, inventario 17, p. 5.
il quale Lerner potesse essersi sbagliato asserendone la provenienza da Belgio o Olanda. Nessun convoglio di Ebrei belgi giunse mai a Sobibór e l'ultimo trasporto olandese partì il 20 luglio 1943.
Il secondo testimone a menzionare lo Zyklon è l'Ebreo slovacco Kurt Thomas (nato Kurt Ticho), che arrivò a Sobibór all'inizio di novembre del 1942 dal ghetto di Piaski 3062. In una lettera con testimonianza al Congresso Mondiale Ebraico del dicembre 1961, Thomas scrisse:
«Presso la cassetta del cassiere venivano consegnati gli ultimi oggetti preziosi, fedi, orologi ecc. e da lì le vittime venivano spinte nella camera a gas, i cui rubinetti poi insufflavano il gas nella camera. Dai rubinetti invece dell'acqua usciva il gas letale, chiamato allora, se la memoria non mi inganna, Cyklon» 3063.
Secondo Kurt Thomas, il presunto edificio con la camera a gas era designato “ Staatliche Seuchenbekampfungsstelle” (Centro statale di lotta antiparassitaria) e recava una insegna che diceva “Bad” (bagno) 3064. È chiaro che Thomas, in contrasto con le testimonianze che avevano presentato Erich Bauer come il “Gasmeister” responsabile del “motore di gasazione”, all'inizio non collegava quest'uomo con le pretese gasazioni in massa. In una lettera del 1949 riguardante i membri del personale di Sobibór, Thomas menziona un «Rudolf [sic] Bauer– credo che fosse un meccanico di autoveicoli» 3065. Il fatto che Thomas credette almeno fino al 1961 che lo Zyklon era stato usato come agente di uccisione può significare soltanto che all'epoca egli non identificava il gas di scarico di un motore come agente di uccisione. Tuttavia nel maggio 1963, in risposta ad una domanda specifica (ma non citata) del procuratore capo di Dortmunf, Thomas dichiarò:
«Non so chi azionasse il motore di gasazione, poiché era situato nel Campo III, dove non fui mai» 3066.
Perciò, in base a una semplice domanda di informazioni del magistrato, Thomas tardivamente giunse ad adattare la propria testimonianza alla versione ufficiale del gas di scarico di un motore.
Come abbiamo osservato nel nostro studio su Sobibór, il testimone Alexander Pechersky scrisse nel 1946 un racconto relativo al campo secondo il quale nel «bagno» le vittime erano uccise con una «una sostanza nera, pesante» che usciva «in volute da fori praticati nel soffitto» 3067. Questa descrizione del procedimento di uccisione fu presuntamente fornita a Pechersky da un altro detenuto.
Ciò che importa qui non è l'origine prima di questa descrizione, ma il fatto che Pechersky non fa riferimento ad alcun altro agente di uccisione in questo racconto. Quando fu interrogato a Kiev l'11 agosto 1961, però, Pechersky aveva cambiato la sua dichiarazione su ciò che aveva pretesamente udito dal suo informatore sulle uccisioni:
«Lo sterminio di esseri umani fu attuato nella terza zona del campo. Come mi fu raccontato, le persone venivano condotte in camere speciali, queste camere venivano poi chiuse e le persone venivano avvelenate con gas. Ciò mi fu raccontato da persone che si trovavano a Sabibur [sic] da un periodo più lungo di me. In particolare un mio amico, un Ebreo polacco di nome Boruch che poi partecipò alla rivolta da noi scatenata al campo, mi disse ciò che aveva saputo da una guardia, cioè che le persone che arrivavano al campo ed erano portate nella terza zona, non ne ritornavano mai» 3068.
Egli continua la sua descrizione delle camere a gas così:
«Dalla seconda zona del campo le persone completamente spogliate erano portate nella terza
3062 J. Schelvis, Sobibor. A History of a Nazi Death Camp, op. cit., p. 240.
3063 Lettera di Kurt Thomas al World Jewish Congress, 3 dicembre 1961; NIOD, archivio 804, inventario 20, p. 67.
3064 NIOD, archivio 804, inventario 20, p. 66, 67, 95.
3065 Lettera di Kurt Thomas all' Oberstaatsanwalt (procuratore capo) di Francoforte sul Meno, 20 aprile 1949; NIOD, archivio 804, inventario 20, p. 61.
3066 Testimonianza di Kurt Thomas, Cleveland, 21 maggio 1963; NIOD, archivio 804, inventario 20, p. 88.
3067 J. Graf, T. Kues, C. Mattogno, Sobibor. Holocaust Propaganda and Reality,, op. cit., p. 70. Vedi anche il Capitolo 10, punto 25.
3068 Verbale di interrogatorio di Alexander Pechersky in Kiev, 11 agosto 1961 (traduzione dal russo); 208 AR-Z 251/59 vol. XIII, p. 2673.
zona, che era equipaggiata con speciali camere in cui erano installati tubi dell'acqua e anche piccoli lavandini, evidentemente per lavarsi. Tutto questo però era solo un inganno, perché, non appena le persone erano entrate nella camera, la porta veniva chiusa e nella camera veniva introdotto il gas, che soffocava le persone» 3069.
Quale fu allora l'origine di questo gas tossico? Nel prosieguo della stessa testimonianza Pechersky racconta la storia che segue:
«Inoltre un giorno accadde quanto segue: mentre lavoravamo nella quarta zona del campo, un Tedesco venne da noi, ci allineò e ci chiese se qualcuno di noi fosse un saldatore elettrico. Nessuno del nostro gruppo si fece avanti, ma il Tedesco trovò un saldatore elettrico in un'altra squadra di lavoro e lo mandò insieme ad altri tre o cinque lavoratori nella terza zona, dove dovette eseguire una certa riparazione. Nel campo si diffuse la voce che il motore dell'uccisione si era rotto. Siccome nessuno rivide più queste persone dopo che erano andate nella terza sezione del campo, ritenemmo poi che fossero state sterminate anch'esse» 3070.
Così quindici anni dopo, la «sostanza nera, pesante» si era inespicabilmente ma anche opportunamente trasformata nel gas di scarico di un motore! Ora, se le voci del campo dicevano che le persone inviate nel Campo III venivano uccise per mezzo di un motore, perché Pechersky non lo menzionò nel 1946, ma raccontò invece la ridicola storia della «sostanza nera, pesante»?
Un altro esempio di dichiarazioni di un testimone che si evolsero per adattarsi alla versione ufficiale degli eventi si può trovare nel già discusso Jakub Biskubicz. Poiché la sua affermazione al processo Eichmann – che egli aveva visto l'edificio delle camere a gas equipaggiato con un pavimento apribile entrando per caso nel Campo III – era chiaramente troppo incredibile, nel corso della sua testimonianza davanti al Tribunale di Hagen nel 1965 ritenne saggio cambiare le modalità della sua osservazione:
«Potei vedere la camera a gas da sopra dal campo II; il suo tetto brillava come metallo. Dai boschi potei vedere le fosse. Lavoravo non lontano dal Campo III. Per la paura non vidi molto dentro [il Campo III]. Dalla camera a gas si sentiva il rumore di motori. Si poteva anche vedere chiaramente il fuoco»3071.
Questa versione “a volo d'uccello” ovviamente permise al testimone anche di abbandonare opportunamente la storia del pavimento apribile della camera a gas.
Thomas “Toivi” Blatt, che fu il testimone chiave nel recente processo contro John Demjanjuk a Monaco, è un altro ex detenuto di Sobibór che ha modificato certe parti della sua testimonianza. Nel 1949 fece la seguente dichiarazione:
«Nel 1943 i Tedeschi allargarono la camera a gas. Dal nostro campo si poteva vedere un uomo della Gestapo che camminava su e giù sul soffitto di vetro della camera, guardando dentro » 3072.
Che Blatt avesse osservato personalmente questa curiosa attività – descritta anche in varie altre precedenti testimonianze su Sobibór – risulta chiaramente da queste sue dichiarazioni al processo Hagen:
«Non vidi la camera a gas, poiché era circondata da una recinzione; se ne poteva vedere un quarto da sopra [zu 1/4 konnte man sie von oben sehen]. Si vedevano spesso Frenzel, Gomerski e altre SS muoversi sul tetto e guardare giù. Ci doveva essere una finestra lì. Si poteva vedere anche il fuoco» 3073.
Successivamente nella sua testimonianza davanti al tribunale Blatt ripeté quet'affermazione:
«Una o due volte vidi delle SS sul tetto che guardavano giù. Perciò lì [cioe sul tetto della
3069 Idem., p. 2674.
3070 Idem, p. 2676.
3071 Testimonianza di Jakub Biskubicz, Hagen, 9 novembre 1965; NIOD, archivio 804, inventario 13, p. 130.
3072 Relazione di Thomas Blatt, Łódź, 13 giugno 1949; NIOD, archivio 804, inventario 13, p. 151.
3073 Testimonianza di Thomas Blatt, Hagen, 23 novembre 1965; NIOD, archivio 804, inventario 13, p. 203.
camera a gas] ci doveva essere una finestra» 3074.
In una intervista video del 1984, Blatt menzionò ancora le SS sul tetto della camera a gas:
«Il luogo in cui le persone venivano gasate e bruciate era recintato, perciò non si poteva vedere dentro. Sentivamo urla e vedevamo l'SS Bauer sul tetto della camera a gas. Sapevamo esattamente che cosa vi accadeva» 3075.
In quello che dev'essere considerato il racconto definitivo e meglio conosciuto di Blatt riguardo alla sua permanenza al campo, le memorie From the ashes of Sobibor, pubblicate nel 1997 3076, l'osservazione degli uomini sul tetto viene completamente tralasciata. L'ovvia ragione è naturalmente il fatto che essa è in contrasto con la descrizione delle camere a gas di Sobibór che ha ricevuto sanzione ufficiale, la quale non ammette una finestra di osservazione disposta sul tetto dell'edificio di gasazione.
I quattro esempi esposti sopra dimostrano chiaramente che le testimonianze dei “testimoni oculari” sui campi Reinhardt si evolsero per adattarsi ai punti cruciali della versione ufficiale degli eventi, sbarazzandosi di varie dichiarazioni assurde e contraddittorie sulle modalità di esecuzione del presunto sterminio.
3074 Testimonianza di Thomas Blatt, Hagen, 29 novembre 1965; NIOD, archivio 804, inventario 13, p. 235.
Nota di Olodogma:
Il brano è tratto da MATTOGNO, KUES, GRAF ∙ I “campi di sterminio” dell' “Azione Reinhardt” , pagg. 822-3-4-5 dell'edizione a stampa del Marzo 2014. Qui la presentazione: http://olodogma.com/wordpress/2014/03/27/0633-novita-editoriale-a-stampa-i-campi-di-sterminio-dellazione-reinhardt-di-carlo-mattognothomas-kues-e-jurgen-graf/
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Author(s): | Olodogma |
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Published: | 2014-06-10 |
First posted on CODOH: | May 30, 2018, 12:56 p.m. |
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