ebrei collaborazionisti : sionismo e Terzo Reich, haavara o Accordo sul Trasferimento tra ebrei tedeschi e Germania Nazionalsocialista, di Mark Weber

Published: 2013-11-30

 Sionismo e Terzo Reich

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Agli inizi del 1935, una nave passeggeri diretta ad Haifa in Palestina lasciava il porto tedesco di Bremerhaven. Sulla poppa portava  le lettere ebraiche per il suo nome «Tel Aviv,» mentre uno stendardo con lo swastika svolazzava dall’albero. Sebbene la nave fosse di proprietà sionista, il suo capitano era un membro del partito nazionalsocialista. Moti anni dopo un passeggero della nave, richiamò alla  memoria questa combinazione simbolica come una «assurdità metafisica» (1)

Assurda o meno che fosse,   questa è solo una delle vignette di un capitolo della storia poco noto: la vasta collaborazione tra il Sionismo e il Terzo Reich di Hitler.

Scopi Comuni

 

Originale del Juedische Rundschau,articolo "Tragt ihn mit Stolz, den gelben Fleck",1-4-1933
Originale del Juedische Rundschau, articolo "Tragt ihn mit Stolz, den gelben Fleck","Portatela cpn orgoglio la stella gialla"! 1-4-1933

Negli anni, gli individui di diversi Paesi hanno lottato con la «questione ebraica», ovvero quale è il vero ruolo degli Ebrei  in una società non ebrea?

Negli anni ‘30, i Sionisti Ebrei e Nazionalsocialisti Tedeschi condividevano visioni simili sul come gestire tale imbarazzante questione.  Concordavano su come Ebrei e Tedeschi fossero distintamente due nazionalità differenti e come gli Ebrei non appartenessero alla Germania.

Gli Ebrei che vivevano nel Reich, quindi, dovevano essere considerati non come «tedeschi di fede ebraica», ma piuttosto membri di una separata comunità nazionale. Il Sionismo (il nazionalismo ebreo) implicava anche un obbligo da parte degli Ebrei sionisti: quello di insediarsi in Palestina, la patria «ebrea».

Se allo stesso tempo avessero rivendicato eguali diritti  in Germania o in ogni altro paese «straniero», non avrebbero potuto considerarsi sinceri Sionisti.

Theodor Herzl (1860-1904), il fondatore del sionismo moderno, sostenne che l’antisemitismo non era una aberrazione, ma una risposta naturale e completamente comprensibile da parte di non Ebrei, verso atteggiamenti e comportamenti ebrei estranei.

L’unica soluzione- commentava- era che gli Ebrei riconoscessero la realtà e vivessero per conto loro in uno stato separato.

«La questione ebrea esiste ovunque vivano Ebrei in numero notevole» scriveva nel suo lavoro più influente,  The Jewish State (Lo Stato Ebreo).

«Laddove non esista, viene portata da Ebrei in arrivo … Credo di comprendere l’antisemitismo, che è un fenomeno molto complesso. Come Ebreo considero questo sviluppo, senza odio, né paura».

La questione ebrea, sosteneva, non è sociale o religiosa. «E’ una questione nazionale. Per risolverla, dobbiamo, soprattutto, farne una questione politica internazionale …»

» Indipendentemente dalla loro cittadinanza, insisteva Herzl, gli Ebrei non costituiscono semplicemente una comunità religiosa, ma una nazionalità, un popolo, un Volk»(2)

Il Sionismo, scriveva Herzl, offriva al mondo una benvenuta «soluzione finale della questione Ebrea»(3)

Sei mesi dopo l’ascesa di Hitler al potere, la Federazione Sionista della Germania (allora il più grande gruppo sionista nel Paese) sottopose un dettagliato memorandum al nuovo governo che rivide le relazioni germanico-ebree e formalmente  offrì supporto sionista  nel risolvere  la irritante «questione ebrea» . Il primo passo, suggeriva, doveva essere un franco riconoscimento delle differenze nazionali fondamentali: (4)

«Il Sionismo non ha illusioni in merito alla difficoltà della condizione ebrea, che consiste soprattutto in uno schema abnorme  di occupazione e nell’errore di una postura morale e intellettuale radicata nella propria tradizione. Decenni fa il Sionismo riconobbe che si sarebbero potuti vedere sintomi di deterioramento come risultato della tendenza all’»assimilazionismo» …

Il Sionismo crede che la rinascita della vita nazionale di un popolo, cosa che ora sta accadendo in Germania attraverso l’enfasi sul suo carattere cristiano e nazionale, debba anche verificarsi nel gruppo nazionale ebreo.

Poichè anche per il popolo ebreo, l’origine nazionale, la religione, il destino comune ed il senso della sua unicità, devono essere di decisiva importanza nel forgiare la sua esistenza. Questo significa che l’individualismo egoico dell’era liberale deve essere superato e sostituito da un senso di comunità e di responsabilità collettiva…

Crediamo che sia precisamente la nuova Germania [Nazionalsocialista] che, attraverso una coraggiosa risolutezza nel trattare la questione Ebrea, possa fare un passo decisivo verso il superamento di un problema che, in verità, più parte dei popoli europei dovrà trattare …

Il nostro riconoscimento di nazionalità ebrea procura una relazione chiara e sincera con il popolo tedesco e le sue realtà nazionali e razziali.

Precisamente perché non vogliamo falsificare questi fondamenti , perchè anche noi siamo contro il matrimonio misto, e siamo per mantenere la purezza del gruppo ebreo e respingiamo ogni trasgressione nel dominio culturale; noi – essendo stati cresciuti nella cultura e lingua tedesche – possiamo mostrare un interesse nelle opere e nei valori della cultura tedesca con ammirazione e solidarietà interna.

Per i suoi scopi pratici, il Sionismo spera di essere in grado di guadagnarsi la collaborazione persino di un governo fondamentalmente ostile  agli Ebrei, perché nel trattare la questione ebrea, non sono implicati dei sentimentalismi ma un reale problema, la cui soluzione interessa tutte le persone e al presente soprattutto i Tedeschi.

…Boicottare la  propaganda — così come ora in molti modi è portata avanti contro la Germania- è essenzialmente non-sionista, perché il Sionismo vuole non fare battaglia ma convincere e costruire…

Non siamo ciechi al fatto che la questione ebrea esista e continuerà ad esistere. Data l’abnorme situazione  degli Ebrei, ne conseguono seri svantaggi per loro, ma anche condizioni scarsamente tollerabili per altri popoli».

Il documento della Federazione, il Jüdische Rundschau (»rassegna ebraica», ndt), proclamò lo stesso messaggio:

«Il Sionismo riconosce l’esistenza di un problema ebreo e desidera una soluzione costruttiva e di vasta portata. Per questa ragione il Sionismo si augura di ottenere l’assistenza di tutti i popoli, siano essi pro o anti ebrei, perché, nella sua visione, qui si tratta di un problema concreto e non sentimentale, alla cui soluzione tutte le genti sono interessate»(5)

Un giovane rabbino berlinese,, che successivamente si stanziò negli Stati Uniti e divenne il capo  dell’American Jewish Congress (Congresso ebreo-americano), nel suo libro del
1934  scrisse: Wir Juden (»noi Ebrei» ndt), che la rivoluzione nazionalsocialista in Germania intese come  «Jewry for the Jews.», comunità ebrea per gli Ebrei.

Spiegò:

«Nessun sotterfugio ci può ora salvare. Al posto della assimilazione desideriamo un nuovo concetto: riconoscimento della nazione ebrea e della razza ebrea» (6)

Collaborazione  attiva

Sulla base delle loro ideologie simili  sulla etnicità e nazionalità, i Nazionalsocialisti e i Sionisti lavorarono insieme per ciò che ogni gruppo credeva fosse nel proprio interesse nazionale.

Come risultato, il governo di Hitler sostenne vigorosamente il Sionismo e la emigrazione ebrea in Palestina dal 1933 fino al 1940-1941, quando la Seconda Guerra Mondiale impedì  una vasta collaborazione.

Persino quando il Terzo Reich divenne più trincerato, molti Ebrei tedeschi, probabilmente la maggioranza, continuarono a considerarsi, spesso con considerevole orgoglio, prima di tutto Tedeschi.

Pochi erano entusiasti di strapparsi le radici e iniziare una nuova vita nella lontana Palestina. Tuttavia sempre più Ebrei Tedeschi divennero Sionisti durante questo periodo.

Fino a fine 1938, il movimento sionista fiorì in Germania e sotto Hitler. Jüdische Rundschau – il bisettimanale della Federazione sionista- aumentò considerevolmente. Si pubblicarono molti libri sionisti. L’opera sionista impazzava in Germania in quegli anni, nota la Encyclopaedia Judaica

Un congresso sionista tenutosi a Berlino nel 1936 rispecchiava «nella sua composizione, la vigorosa vita partitica dei Sionisti tedeschi»(7)

Le SS erano particolarmente entusiaste nel sostenere il Sionismo. Un documento interno delle SS del giugno 1934 incalzava un sostegno attivo ed ampio al Sionismo da parte del governo e del Partito come miglior modo per incoraggiare l’emigrazione degli Ebrei della Germania verso la Palestina. Questo avrebbe aumentato l’autoconsapevolezza ebrea. (8)

 

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L'ufficiale SS Leopold von Mildenstein in viaggio in Palestina,1933, per trovare una sistemazione per gli ebrei in emigrazione dalla Germania

(…) L’ufficiale SS Leopold von Mildenstein e l’ufficiale della Federazione Sionista Kurt Tuchler fecero insieme un giro di 6 mesi in Palestina per fare degli accertamenti (fiscali, direbbe la parola ndt) per uno sviluppo Sionista in tal luogo.

Sulla base di queste osservazioni di prima mano, von Mildenstein scrisse una serie di 12 articoli illustrati per l’importante quotidiano berlinese « Der Angriff» (=l’Attacco ndt) che apparve alla fine del 1934 sotto il titolo di  «Viaggi Nazi in Palestina». Le serie espresse grande ammirazione per lo spirito pionieristico e per le conquiste dei coloni ebrei.

L’autosviluppo sionista, scrisse  von Mildenstein, aveva prodotto un nuovo tipo di Ebreo. Questi lodava il Sionismo  come un grande beneficio sia per gli Ebrei che per il mondo intero.

Una patria ebrea in Palestina, scrisse nel suo articolo conclusivo: «indicava la via per curare una ferita vecchia di secoli sul corpo del mondo: la questione ebraica».

» Der Angriff emise una medaglia speciale con uno Swastika da un lato e la Stella di Davide dall’altro per commemorare la visita congiunta SS-Sionisti.

Alcuni mesi dopo la comparsa degli articoli,  von Mildenstein fu promosso a capo del dipartimento degli affari ebrei  del servizio di sicurezza SS, per poter sostenere più efficacemente la migrazione sionista e il suo sviluppo. (9)

Il giornale ufficiale delle SS, Das Schwarze Korps (=il corpo nero, ndt), proclamò il suo sostegno per il Sionismo nel maggio 1935 nell’editoriale di prima pagina: «il tempo potrebbe non essere  lontano in cui la Palestina sarà ancora in grado di ricevere i suoi figli che le sono stati mancanti per oltre 1000 anni. Vanno a loro i nostri buoni auspici, insieme alla buona volontà ufficiale» (10)

4 mesi dopo un simile articolo apparve nel documento SS: (11)

Il riconoscimento della comunità ebraica come comunità razziale basata sul sangue e non sulla religione porta il governo Tedesco a garantire senza riserva la separatività razziale di questa comunità. Il governo si trova in totale accordo con il grande movimento spirituale all’interno della comunità ebraica, il cosiddetto Sionismo, con il suo riconoscimento della solidarietà della comunità ebraica nel mondo e il suo rifiuto di nozioni assimilazioniste.

Su questa base la Germania intraprende misure che giocheranno sicuramente un ruolo significativo in futuro nella gestione del problema ebreo nel mondo.

Una importante compagnia navale tedesca diede inizio ad un servizio navale da Amburgo ad Haifa, in Palestina, nell’ ottobre 1933 fornendo

«cibo strettamente  kosher sulle sue navi, sotto la supervisone del rabbinato di Amburgo.» (12)

Avendo ufficialità alle spalle, i Sionisti  lavorarono in modo indefesso per «rieducare» gli Ebrei Tedeschi. Come lo storico Americano Francis Nicosia disse nella sua indagine del 1985, The Third Reich and the Palestine Question (il Terzo Reich e la questione Palestinese): « I sionisti venivano incoraggiati a portare il loro messaggio alla comunità ebraica, a raccogliere denaro, mostrare film sulla Palestina ed educare in senso generale gli Ebrei sulla Palestina. Ci fu una considerevole pressione ad insegnare agli Ebrei in Germania a cessare di identificarsi come Tedeschi  e a risvegliare in loro una nuova identità nazionale ebrea.» (13)

In una intervista dopo la guerra, l’ex capo della Federazione Sionista della Germania, Dr. Hans Friedenthal, riassunse la situazione:

«La Gestapo fece di tutto in quei giorni per promuovere l’emigrazione, particolarmente in Palestina. Spesso ricevemmo il loro aiuto quando richiedevamo qualsiasi cosa da altre autorità in merito alle preparazioni per la emigrazione»(14) 

Al Congresso del Partito Nazionalsocialista, nel settembre del 1935, il Reichstag (=parlamento, diremmo oggi ndt) adottò le cosiddette leggi di Norimberga «Nuremberg laws» che proibivano matrimoni e relazioni sessuali  tra Ebrei e Tedeschi ed in effetti proclamò gli Ebrei una nazionalità minoritaria estranea.

Alcuni giorni dopo, la sionista Jüdische Rundschau (v.sopra = organo della Federazione Sionista, ndt) fece un editoriale di benvenuto alle nuove misure: (15)

La Germania sta andando incontro … alle richieste del Congresso Sionista Mondiale quando dichiara che gli Ebrei che ora vivono in Germania sono una minoranza nazionale. Una volta che gli Ebrei sono stati bollati come minoranza nazionale è di nuovo possibile  stabilire relazioni normali tra  la nazione Tedesca e la comunità Ebraica.

Le nuove leggi danno  alla minoranza ebrea  in Germania  la sua propria vita culturale, la sua propria vita nazionale. In futuro le sarà possibile dar forma a proprie scuole, teatro, associazioni sportive. In breve può creare il proprio futuro  in tutti gli aspetti  della vita nazionale.

La Germania ha dato alla minoranza ebrea l’opportunità di vivere per se stessa e sta offrendo una protezione statale per questa vita separata della minoranza ebrea: il processo di crescita della comunità ebraica in una nazione  sarà quindi incoraggiato e verrà fatto un contributo al sistema dirigente relativamente alle relazioni più tollerabili tra le due nazioni.

 

kareski ,georg, ebreo, banchiere "tedesco", 1878-1947
kareski ,georg, ebreo, banchiere "tedesco", 1878-1947

Georg Kareski, il capo sia del «Revisionist» , l’Organizzazione Statale Sionista e della Lega Culturale Ebraica ed ex capo della comunità ebraica di Berlino, dichiarò in una intervista al quotidiano berlinese «Der Angriff «, alla fine del 1935: (16)

«Per molti anni ho considerato una totale separazione degli affari culturali dei due popoli [Ebrei e Tedeschi] come un prerequisito per vivere insieme senza conflitto…  Ho sostenuto a lungo una tale separazione, a patto che sia fondata sul rispetto per la nazionalità estranea. Le Leggi di Norimberga, The Nuremberg Laws, … a parte i loro provvedimenti legali, mi sembrano conformarsi interamente a questo desiderio di una vita separata basata sul mutuo rispetto … Questa interruzione del processo di dissoluzione in molte comunità ebraiche, che è stato promosso attraverso matrimoni misti, è perciò dal punto di vista ebraico, totalmente benvenuto».

I capi sionisti in altri Paesi fecero eco a queste visioni. Stephen S. Wise, presidente del Congresso Ebreo Americano e  del Congresso Ebreo Mondiale, disse in un comizio di New York  nel giugno 1938:

«Non sono un cittadino americano di fede ebrea, sono un Ebreo… Hitler aveva ragione in una cosa. Chiama gli Ebrei una razza a noi siamo una razza.» (17)

Lo specialista degli affari Ebrei del Ministero degli Interni , Dr. Bernhard Lösener, espresse sostegno al Sionismo in un articolo che apparve nel numero di novembre 1935 del Reichsverwaltungsblatt ( il foglio di amministrazione del Reich, ndt) ufficiale: (18)

"Se gli Ebrei avessero già il loro stato in cui la maggioranza di loro fosse insediata, allora la questione ebraica potrebbe essere considerata oggi come totalmente risolta, anche per gli Ebrei stessi. I Sionisti hanno mostrato una minima opposizione alle idee sottostanti le Leggi di Norimberga, poichè si rendono conto improvvisamente che queste leggi rappresentano la sola soluzione corretta anche per il popolo ebreo. Poiché ogni nazione deve avere il suo stato, come espressione esterna della sua particolare nazionalità."

In cooperazione con le autorità tedesche, i gruppi sionisti organizzarono un network di ca 40 campi  e centri agricoli attraverso la Germania dove probabili coloni venivano istruiti per la loro nuova vita in Palestina.

Sebbene le Leggi di Norimberga,  proibissero agli Ebrei di dispiegare la bandiera tedesca, venne loro specificatamente garantito il diritto di mostrare lo stendardo nazionale ebreo,  blu e bianco. La bandiera che un giorno sarebbe stata adottata da Israele, veniva fatta sventolare nei campi sionisti e nei centri nella Germania di Hitler. (19)

Il servizio di sicurezza di Himmler cooperò con l’Haganah, l’organizzazione sionista militare in Palestina. L’Ente delle SS pagò l’ufficiale della Haganah, Feivel Polkes per informazioni riguardo alla situazione in Palestina e per l’aiuto  nel dirigere l’emigrazione ebraica verso quel Paese.

Nel frattempo, l’ Haganah veniva tenuto ben informato sui piani tedesch, da una spia che fu in grado di  insediarsi  nei quartier generali berlinesi delle SS. (20)

La collaborazione tra l’Haganah e le SS includeva persino consegne segrete di armi tedesche a coloni ebrei per usarle nelle lotte con gli Arabi palestinesi. (21)

Nel periodo immediatamente seguente, nel novembre 1938,  quando scoppiò la «Kristallnacht» (notte dei cristalli) con violenza e distruzione, le SS aiutarono velocemente l’organizzazione sionista a rimettersi in piedi  e continuare il suo lavoro in Germania, sebbene ora con una maggiore e più ristretta supervisione. (22)

Riserve ufficiali

Il sostegno tedesco al Sionismo non fu illimitato. Sia il governo che gli ufficiali del partito erano molto consapevoli della continua campagna di potenti comunità ebraiche  negli Stati Uniti, Gran Bretagna ed altri Paesi, volta a mobilizzare i «loro» governi e seguire i cittadini contro la Germania.

Fintanto che la parola «comunità ebraica» rimaneva implacabilmente ostile verso il Nazionalsocialismo tedesco e fintanto che la grande maggioranza di Ebrei nel mondo era poco bramosa di stanziarsi nella terra promessa  sionista, uno stato sovrano ebraico in Palestina, non avrebbe veramente risolto la questione ebraica internazionale.

Invece, considerarono gli ufficiali tedeschi, esso avrebbe rafforzato immensamente questa campagna pericolosamente anti-tedesca. Una copertura tedesca al Sionismo era perciò limitata a sostenere una patria ebrea in Palestina, sotto il controllo britannico, non uno stato sovrano ebreo. (23)

Uno Stato ebraico in Palestina, disse ai diplomatici il Ministro degli Affari Esteri nel giugno 1937, non sarebbe stato nell’interesse della Germania perché non sarebbe stato in grado di assorbire tutti gli Ebrei del mondo, ma sarebbe servito solo come base di potere aggiuntivo per la comunità ebraica internazionale, nello stesso modo in cui Mosca serviva come base per il comunismo internazionale(24)

Mostrando un certo spostamento nella politica ufficiale, la stampa tedesca espresse molta più solidarietà nel 1937 per la resistenza Arabo palestinese nei confronti delle ambizioni sioniste, in un tempo in cui la tensione e il conflitto tra Ebrei e Arabi in Palestina stava drasticamente aumentando. (25)

Una circolare del Ministero degli Esteri del 22 giugno 1937, mise in guardia invece a sostenere l’insediamento ebreo in Palestina,

Una circolare del Ministero degli Esteri del 22 giugno 1937, espresse cautela  invece sul sostegno per l’insediamento ebreo in Palestina:

«sarebbe nonostante tutto un errore dedurre che la Germania sostenga la formazione di una struttura statale  in Palestina, sotto una qualche forma di controllo ebreo. Nell’ottica della agitazione anti-Germania della comunità ebraica internazionale, La Germania non può essere d’accordo  sul fatto che la formazione di uno stato ebreo in Palestina aiuterebbe lo sviluppo pacifico delle nazioni del mondo»(26)

«La proclamazione di uno stato ebraico, o di una Palestina amministrata da Ebrei»,

ammoniva un memorandum della sezione affari ebraici delle SS,

«creerebbe per la Germania un nuovo nemico, uno che avrebbe una profonda influenza sullo sviluppo del vicino oriente».

Un’altra agenzia SS predisse che uno stato ebraico

«lavorerebbe per portare una protezione speciale di minoranza agli Ebrei in ogni Paese, dando quindi una protezione legale alla attività di sfruttamento della comunità ebraica del mondo» (27)

Nel gennaio 1939, il nuovo Ministro degli Esteri di Hitler, Joachim von Ribbentrop, ammonì parimenti in un’altra circolare che

«la Germania deve considerare pericolosa la formazione di uno stato ebraico» perché « porterebbe ad un aumento internazionale del potere della comunità ebraica mondiale» (28)

Lo stesso Hitler rivedette tutta la questione nei primi del 1938 e decise di sostenere la migrazione ebraica verso la Palestina in modo ancor più vigoroso, nonostante il suo scetticismo di lungo corso sulle ambizioni dei Sionisti e cattivi presentimenti sul fatto che le sue politiche potessero contribuire alla formazione di uno stato ebraico. La prospettiva che la Germania si sbarazzasse dei suoi Ebrei, concluse, aveva maggior peso che i possibili pericoli(29)

Nel frattempo il governo britannico, impose ancora più drastiche restrizioni sulle immigrazioni ebree in Palestina nel 1937, 1938 e 1939. In risposta, il servizio di sicurezza delle SS concluse una alleanza segreta con l’organismo sionista clandestino Mossad le-Aliya Bet per mandare di nascosto Ebrei illegalmente in Palestina.

Come risultato di questa intense collaborazione, molti convogli di nave poterono raggiungere la Palestina passando vicino a cannoniere britanniche. La migrazione ebraica, sia legale che illegale, dalla Germania (inclusa l’Austria) alla Palestina crebbe enormemente nel 1938 e 1939.

Altri 10.000 Ebrei erano registrati per partire in ottobre 1939, ma lo scoppio della guerra in
settembre pose fine allo sforzo. Comunque le autorità tedesche continuarono a promuovere una emigrazione indiretta ebrea  verso la Palestina durante il 1940 e 1941. (30)

Persino nel tardo marzo 1942, almeno uno dei campi di formazione «kibbutz» ufficialmente autorizzati dal Sionismo per potenziali emigranti, continuò adoperare nella Germania di Hitler(31)

L’Accordo sul Trasferimento

 

Chaim Arlozoroff
Chaim Arlozoroff

La parte centrale della collaborazione Tedesco-Sionista durante l’era hitleriana fu l’Accordo sul Trasferimento, un patto che permise a decine di migliaia di Ebrei tedeschi di emigrare in Palestina con la loro ricchezza.

L’Accordo, noto anche come l’ Haavara (parole ebrea per «transfer»), fu concluso nell’agosto del 1933 a seguito di dialoghi tra gli ufficiali tedeschi e Chaim Arlosoroff, segretario politico dell’Ente (Agency) Ebraico, il centro palestinese della Organizzazione Mondiale Sionista. (32)

Attraverso questo insolito accordo, ogni Ebreo diretto in Palestina depositava denaro in un conto speciale in Germania. Il denaro fu usato per acquistare attrezzi agricoli fatti in Germania, materiale da costruzione, pompe, fertilizzanti etc che  furono esportati in Palestina e là venduti dalla Società Haavara di proprietari ebrei in Tel-Aviv.

Il denaro derivante dalle vendite veniva dato all’emigrante ebreo, al suo arrivo in Palestina, in un importo corrispondente al suo deposito in Germania. Attraverso l’Haavara si riversarono in Palestina merci tedesche che in breve tempo vennero integrate con un accordo- baratto per cui le arance della Palestina venivano scambiate contro mattoni tedeschi, automobili, macchinari agricoli ed altre merci.

 

transazione di denaro.datata 1938, in base all'accordo Haavara
Trasferimento di denaro,datato 1938, in base all'accordo Haavara

L’Accordo quindi servì allo scopo sionista di portare coloni ebrei e capitale di sviluppo in Palestina e simultaneamente all’obiettivo tedesco di liberare il Paese da un gruppo estraneo indesiderato.

Alcuni delegati presenti al Congresso Sionista di Praga nel 1933 dibatterono con vigore  i meriti dell’Accordo. Alcuni temettero che il patto avrebbe minato il boicottaggio economico degli Ebrei internazionali contro la Germania. Ma ufficiali sionisti rassicurarono il Congresso.

Sam Cohen, una figura chiave dietro gli accordi Haavara, sottolineò come l’Accordo non fosse vantaggioso economicamente per la Germania. Arthur Ruppin, uno specialista della emigrazione della Organizzazione Sionista, che aveva contribuito a negoziare il patto, fece rilevare come «l’Accordo per il Trasferimento (Transfer Agreement) non interferisse in nessun modo con il movimento del boicottaggio, poiché nessuna nuova valuta sarebbe fluita in Germania come risultato dell’Accordo»… (33)

Il Congresso Sionista del 1935, che ebbe luogo in Svizzera, siglò in modo schiacciante il patto. Nel 1936, l’Ente Ebraico – Jewish Agency-  (il «governo ombra» sionista in Palestina) prese il controllo diretto  dell’ Ha’avara, cosa che rimase effettiva fino a che la Seconda Guerra mondiale impose il suo abbandono.

Alcuni funzionari Tedeschi si opposero all’accordo. Il Console generale tedesco a Gerusalemme, Hans Döhle, per esempio, criticò aspramente l’Accordo in varie occasioni durante il 1937. Sottolineò quanto esso costasse alla Germania valuta estera, valuta che i prodotti esportati in Palestina attraverso il patto avrebbero portato, se fossero stati venduti altrove.

La vendita di merci tedesche verso la Palestina col monopolio Haavara attraverso l’Ente Ebraico naturalmente fece arrabbiare gli uomini d’affari tedeschi e gli Arabi della zona. Il sostegno ufficiale tedesco al Sionismo poteva portare ad una perdita di mercati tedeschi nel mondo arabo. Anche il governo britannico si risentì dell’accordo. (34)

Un bollettino interno del Ministero degli Esteri del giugno 1937 riferiva dei «sacrifici di valuta estera» che risultavano dall’Haavara. (35)

Un memorandum interno del dicembre 1937 del Ministero degli Interni tedesco fece una revisione sul forte effetto dell’Accordo per il Trasferimento: « Non c’è dubbio che l’intesa Haavara abbia contribuito in modo estremamente significativo allo sviluppo molto rapido della Palestina dal 1933. L’Accordo non solo ha fornito la fonte più grande di denaro (dalla Germania!) ma anche il gruppo di immigranti più intelligente ed infine portò al Paese le macchine e i prodotti industriali per lo sviluppo».

« Il maggior vantaggio del patto – riportava il memorandum-  è stata l’emigrazione di un gran numero di Ebrei in Palestina, che per quanto riguarda la Germania è il Paese più favorevole per questo obbiettivo».

Ma il documento anche notava gli importanti lati negativi evidenziati dal Console Döhle e dagli altri. Il Ministro degli Interni – proseguiva- aveva concluso che gli svantaggi dell’Accordo ora superavano di gran lunga i vantaggi e che, quindi, doveva essere terminato. (36)

Solo un uomo poteva risolvere la controversia. Hitler in persona fece una revisione della politica nel luglio e settembre 1937 e di nuovo nel gennaio 1938 ed ogni volta decise di mantenere l’accordo Haavara. L’obiettivo di rimuovere gli Ebrei dalla Germania- concluse- giustificava gli svantaggi(37)

 

La notizia ripresa da un giornale ebraico attuale
La notizia ripresa da un giornale ebraico attuale

Il Ministero dell’Economia del Reich fu di aiuto nell’organizzare un’altra Società di Trasferimento: la International Trade and Investment Agency (l’Ente di Commercio Internazionale e di Investimento) o Intria, tramite la quale degli Ebrei in Paesi stranieri potevano aiutare gli Ebrei tedeschi ad emigrare in Palestina. (38)

Altri Paesi europei smaniosi di incoraggiare l’emigrazione ebrea conclusero accordi con i Sionisti, sul modello di Ha’avara. Nel 1937 la Polonia autorizzò la Società per il Trasferimento Halifin (in polacco= scambio)

Nella tarda estate del 1939, la  Cecoslovacchia,  la Romania, l’Ungheria e l’Italia avevano firmato simili accordi. Lo scoppio della guerra nel settembre 1939, tuttavia,  impedì un’implementazione su larga scala di questi accordi. (39)

Le conquiste dell’ Haavara 

Tra il 1933 e il 1941, circa 60.000 Ebrei tedeschi  emigrarono in Palestina attraverso l’ Ha’avara ed altri accordi tedesco-sionisti, ovvero il 10 per cento della popolazione ebraica della Germania del 1933. (Questi Ebrei tedeschi costituivano ca il 15 percento della popolazione ebraica nella Palestina del 1939)

Alcuni emigrati Ha’avara trasferirono considerevole ricchezza personale dalla Germania alla Palestina. Come ha notato lo storico ebreo Edwin Black:

«Molte di queste persone, specialmente alla fine degli anni ’30, avevano il permesso di trasferire vere repliche delle loro case e aziende – proprio repliche della loro stessa  esistenza». (40)

L’importo totale trasferito dalla Germania alla Palestina, attraverso l’ Ha’avara, tra l’agosto 1933 e la fine del 1939, fu di 8.1 milioni di sterline o 139.57 milioni di marchi tedeschi (l’equivalente di più di 40 milioni di dollari). Questo importo includeva 33.9 milioni di marchi (13.8 milioni di dollari) forniti dalla Reichsbank (banca del Reich) in relazione all’Accordo. (41)

Lo storico Black ha stimato che un’ addizionale  di 70 milioni di dollari è probabile sia fluita in Palestina  attraverso accordi commerciali corollari della Germania e speciali transazioni bancarie internazionali

I fondi tedeschi avevano un forte impatto su un paese sottosviluppato come era la Palestina degli anni ’30- ha sottolineato.

Molte e rilevanti imprese industriali furono costruite con il capitale dalla Germania, inclusi gli impianti idrici Mekoroth e l’azienda tessile Lodzia.  L’influsso dei beni di Ha’avara e del capitale, concluse Black, «produsse una esplosione economica nella Palestina ebrea» e fu «un fattore indispensabile nella creazione dello Stato di Israele.» (42)

L’Accordo Ha’avara contribuì enormemente allo sviluppo ebreo in Palestina, cosi indirettamente alla fondazione dello Stato di Israele.

Una circolare del Ministero degli Esteri tedesco del gennaio 1939 riportava, con qualche timore, che «il trasferimento della proprietà ebrea fuori dalla Germania [attraverso l’accordo Ha'avara] contribuiva non poco alla costruzione di uno Stato ebreo in Palestina. (43)

Ex funzionari della Società Ha’avara in Palestina confermarono questa visione in uno studio dettagliato  dell’Accordo di Trasferimento, pubblicato nel 1972: «L’attività economica resa possibile dal flusso di capitale tedesco e i trasferimenti Haavar  ai settori pubblici e privati furono di massima importanza per lo sviluppo del Paese. Molte nuove industrie e imprese commerciali vennero fondate nella Palestina ebrea e numerose società che sono grandemente importanti persino oggi nell’economia dello Stato di Israele, devono la loro esistenza all’Haavara.» (44)

Il Dr. Ludwig Pinner, un funzionario della Società Ha’avara a Tel Aviv durante gli anni ‘30, successivamente commentò che gli immigrati Ha’avara, eccezionalmente competenti, contribuirono in modo decisivo allo sviluppo sociale, economico, culturale e scolastico della comunità ebraica di Palestina. (45)

L’Accordo per il Trasferimento fu l’esempio più vasto di cooperazione tra la Germania di Hitler e il Sionismo Internazionale.

Attraverso questo patto, il terzo Reich di Hitler  fece più di ogni altro governo durante gli anni ’30, per sostenere lo sviluppo ebreo in Palestina.

I Sionisti offrono Alleanza Militare ad Hitler 

 

Lettera con l'offerta di alleanza militare sionista al III Reich
Lettera con l'offerta di alleanza militare sionista al III Reich

Nei primi di gennaio del 1941 una organizzazione sionista, piccola ma importante, presentò una proposta formale ai diplomatici tedeschi a Beirut, per una alleanza politico-militare con la Germania in guerra. La proposta fu fatta dalla base radicale «Fighters for the Freedom of Israel,» (Combattenti per la Libertà di Israele), meglio nota come la Gang Stern o Lehi.

Il suo leader,  Avraham Stern, aveva da poco rotto con i nazionalisti radicali del  «National Military Organization» – Organizzazione Militare Nazionale- (Irgun Zvai Leumi) sull’atteggiamento del gruppo verso la Gran Bretagna, che in effetti aveva messo all’indice un ulteriore insediamento ebreo in Palestina. Stern considerava la Gran Bretagna come il maggior nemico del Sionismo.

Questa notevole proposta sionista «per la soluzione della questione ebraica in Europa e la partecipazione attiva alla NMO [Lehi] in guerra accanto alla Germania», vale la pena che venga menzionata: (46)

 

Testo della lettera di offerta di collaborazione militare dei sionisti col III Reich, 1941
Testo della lettera di offerta di collaborazione militare dei sionisti col III Reich, 1941

Nei loro discorsi ed affermazioni, gli statisti più importante della Germania Nazionalsocialista hanno spesso enfatizzato come un Nuovo Ordine in Europa richiedesse come perquisito una soluzione radicale della questione ebraica, a mezzo di una evacuazione («Una Europa libera da Ebrei» - «Jew free Europe»)

L’evacuazione delle masse ebree dall’Europa è una precondizione per risolvere la questione ebraica. Tuttavia il modo in cui può essere totalmente realizzata è attraverso l’insediamento di queste masse nella patria del popolo ebreo, la Palestina e con lo stabilire uno stato ebraico nei suoi confini storici.

L’obbiettivo della attività politica e degli anni di lotta del «Movimento Libertà per Israele» - the Israel Freedom Movement-, l’Organizzazione Militare Nazionale  in Palestina (Irgun Zvai Leumi), è di risolvere il problema ebraico in questo modo e cosi liberare completamente e per sempre il popolo ebraico.

La  NMO ( l’Organizzazione Militare Nazionale), molto in sintonia con la volontà del governo del Reich Tedesco e i suoi funzionari nei confronti delle attività sioniste all’interno della Germania e il programma di emigrazione sionista, prende visione che:

1. Possono esistere interessi comuni tra un Nuovo Ordine Europeo basato sul concetto Tedesco e le aspirazioni autenticamente nazionali del popolo ebraico, come impersonificato dalla NMO

2.E’ possible la cooperazione tra la Nuova Germania ed una comunità ebraica rinnovata e di popolo [Hebr_ertum ].

3. L’instaurazione dello storico stato ebraico su una base nazionale e totalitaria, unito da un trattato con il Reich Tedesco, sarebbe nell’interesse di mantenere e rafforzare la posizione di potere della futura Germania nel vicino Oriente.

Sulla base di queste considerazioni e alla condizione che il Reich Tedesco riconosca le aspirazioni nazionali del  Movimento Libertà per Israele sopramenzionato, l’NMO in Palestina si offre di prendere parte attivamente nella guerra a fianco della Germania.

Questa offerta dell’NMO potrebbe includere attività militare politica e informative all’interno della Palestina e, dopo certe misure organizzative, anche all’esterno. Inoltre gli Ebrei di Europa sarebbero addestrati militarmente ed organizzati in unità militari sotto la guida e il comando della NMO. Potrebbero prendere parte ad operazioni di combattimento allo scopo di conquistare la Palestina, se dovesse venire formato questo fronte.

La partecipazione indiretta del Movimento Libertà per Israele –NMO- nel Nuovo Ordine della Europa,  già nello stato preparatorio, unito ad una soluzione radicalmente positive del problema degli Ebrei Europei sulla base delle aspirazioni nazionali del popolo ebreo sopramenzionato, rafforzerebbe enormemente la fondazione morale del Nuovo Ordine agli occhi di tutta la umanità.

La cooperazione del Movimento Libertà per Israele –NMO  sarebbe anche conforme al discorso recente del Cancelliere del Reich Tedesco,  in cui Hitler sottolineò che avrebbe utilizzato qualsiasi combinazione e coalizione per poter isolare e sconfiggere l’Inghilterra.

Non c’è traccia di una risposta tedesca. Molto improbabile che ci fosse comunque una accettazione di questo perchè a questo punto la politica della Germania era decisamente pro-araba. (47)

E’ degno di nota che il gruppo di Stern cercasse di concludere  un patto con il Terzo Reich in un tempo in cui circolavano già ampiamente le storie per cui Hitler fosse incline a sterminare gli Ebrei.

Apparentemente Stern o non credeva a quelle storie oppure era desideroso di collaborare con il nemico mortale del suo popolo per favorire la costruzione di uno stato ebreo. (48)

Un membro importante del Lehi (ovvero gruppo Stern) nel tempo in cui il gruppo fece la sua offerta, fu Yitzhak Shamir, che successivamente prestò servizio come  Ministro degli Esteri di Israele e quindi, a lungo negli anni ’80 e fino a giugno1992, come Primo Ministro. 
In qualità di capo delle operazioni del Lehi, postumo alla morte di Stern nel 1942, Shamir organizzò numerosi atti di terrore incluso l’assassinio nel novembre del 1944, di Lord Moyne, Ministro Britannico del Medio Oriente e nel settembre 1948 quello del mediatore svedese delle Nazioni Unite, Conte  Bernadotte

Anni dopo, quando a Shamir fu chiesto in merito all’offerta del 1941, egli confermò di sapere della alleanza proposta dalla sua organizzazione alla Germania in guerra. (49)

Conclusioni 

 

Conferma indiretta del trasporto dei bene personali ebraici in Palestina, la pubblicitĂ  su giornale ebraico tedesco per il trasporto di mobili in Palestina
Conferma indiretta del trasporto dei bene personali ebraici in Palestina, la pubblicità su giornale ebraico tedesco per il trasporto di mobili in Palestina

Nonostante l’ostilità di fondo  tra il regime di Hitler e la comunità ebraica internazionale, gli interessi dei Sionisti Ebrei e Nazionalsocialisti Tedeschi coincisero per molti anni.

In collaborazione con i Sionisti per una soluzione umana e reciprocamente desiderabile di un problema complesso, il Terzo Reich era disposto a  fare sacrifici negli scambi esteri,  deteriorare le relazioni con la Gran Bretagna  e irritare gli Arabi. Durante gli anni ’30,  veramente nessuna nazione fece di più per promuovere sostanzialmente gli obiettivi ebreo-sionisti di quanto fece la Germania di Hitler.

By Mark Weber

Fonte > Institute for Historical Review

Traduzione Cristina Bassi (www.thelivingspirits.net)

 Note

1.W. Martini, “Hebr_isch unterm Hakenkreuz,” Die Welt (Hamburg), Jan. 10, 1975. Cited in: Klaus Polken, “The Secret Contacts: Zionism and Nazi Germany, 1933-1941,” Journal of Palestine Studies, Spring-Summer 1976, p. 65.
2.Quoted in: Ingrid Weckert, Feuerzeichen: Die “Reichskristallnacht” (Tübingen: Grabert, 1981), p. 212. See also: Th. Herzl, The Jewish State (New York: Herzl Press, 1970), pp. 33, 35, 36, and, Edwin Black, The Transfer Agreement (New York: Macmillan, 1984), p. 73.
3.Th. Herzl, “Der Kongress,” Welt, June 4, 1897. Reprinted in: Theodor Herzls zionistische Schriften (Leon Kellner, ed.), erster Teil, Berlin: Jüdischer Verlag, 1920, p. 190 (and p. 139).
4.Memo of June 21, 1933, in: L. Dawidowicz, A Holocaust Reader (New York: Behrman, 1976), pp. 150-155, and (in part) in: Francis R. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question (Austin: Univ. of Texas, 1985), p. 42.; On Zionism in Germany before Hitler’s assumption of power, see: Donald L. Niewyk, The Jews in Weimar Germany (Baton Rouge: 1980), pp. 94-95, 126-131, 140-143.; F. Nicosia, Third Reich (Austin: 1985), pp. 1-15.
5.Jüdische Rundschau (Berlin), June 13, 1933. Quoted in: Heinz H_hne, The Order of the Death’s Head (New York: Ballantine, pb., 1971, 1984), pp. 376-377.
6.Heinz Höhne, The Order of the Death’s Head (Ballantine, 1971, 1984), p. 376.
7.”Berlin,” Encyclopaedia Judaica (New York and Jerusalem: 1971), Vol. 5, p. 648. For a look at one aspect of this “vigorous life,” see: J.-C. Horak, “Zionist Film Propaganda in Nazi Germany,” Historical Journal of Film, Radio and Television, Vol. 4, No. 1, 1984, pp. 49-58.
8.Francis R. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question (1985), pp. 54-55.; Karl A. Schleunes, The Twisted Road to Auschwitz (Urbana: Univ. of Illinois, 1970, 1990), pp. 178-181.
9.Jacob Boas, “A Nazi Travels to Palestine,” History Today (London), January 1980, pp. 33-38.
10.Facsimile reprint of front page of Das Schwarze Korps, May 15, 1935, in: Janusz Piekalkiewicz, Israels Langer Arm (Frankfurt: Goverts, 1975), pp. 66-67. Also quoted in: Heinz H_hne, The Order of the Death’s Head (Ballantine, 1971, 1984), p. 377. See also: Erich Kern, ed., Verheimlichte Dokumente (Munich: FZ-Verlag, 1988), p. 184.
11.Das Schwarze Korps, Sept. 26, 1935. Quoted in: F. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question (1985), pp. 56-57.
12.Lenni Brenner, Zionism in the Age of the Dictators (1983), p. 83.
13.F. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question (1985), p. 60. See also: F. Nicosia, “The Yishuv and the Holocaust,” The Journal of Modern History (Chicago), Vol. 64, No. 3, Sept. 1992, pp. 533-540.
14.F. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question (1985), p. 57.
15.Jüdische Rundschau, Sept. 17, 1935. Quoted in: Yitzhak Arad, with Y. Gutman and A. Margaliot, eds., Documents on the Holocaust (Jerusalem: Yad Vashem, 1981), pp. 82-83.
16.Der Angriff, Dec. 23, 1935, in: E. Kern, ed., Verheimlichte Dokumente (Munich: 1988), p. 148.; F. Nicosia, Third Reich (1985), p. 56.; L. Brenner, Zionism in the Age of the Dictators (1983), p. 138.; A. Margaliot, “The Reaction…,” Yad Vashem Studies (Jerusalem), vol. 12, 1977, pp. 90-91.; On Kareski’s remarkable career, see: H. Levine, “A Jewish Collaborator in Nazi Germany,” Central European History (Atlanta), Sept. 1975, pp. 251-281.
17.”Dr. Wise Urges Jews to Declare Selves as Such,” New York Herald Tribune, June 13, 1938, p. 12.
18.F. Nicosia, The Third Reich (1985), p. 53.
19.Lucy Dawidowicz, The War Against the Jews, 1933-1945 (New York: Bantam, pb., 1976), pp. 253-254.; Max Nussbaum, “Zionism Under Hitler,” Congress Weekly (New York: American Jewish Congress), Sept. 11, 1942.; F. Nicosia, The Third Reich (1985), pp. 58-60, 217.; Edwin Black, The Transfer Agreement (1984), p. 175.
20.H. H_hne, The Order of the Death’s Head (Ballantine, pb., 1984), pp. 380-382.; K. Schleunes, Twisted Road (1970, 1990), p. 226.; Secret internal SS intelligence report about F. Polkes, June 17, 1937, in: John Mendelsohn, ed., The Holocaust (New York: Garland, 1982), vol. 5, pp. 62-64.
21.F. Nicosia, Third Reich (1985), pp. 63-64, 105, 219-220.
22.F. Nicosia, Third Reich (1985), p. 160.
23.This distinction is also implicit in the “Balfour Declaration” of November 1917, in which the British government expressed support for “a national home for the Jewish people” in Palestine, while carefully avoiding any mention of a Jewish state. Referring to the majority Arab population there, the Declaration went on to caution, “…it being clearly understood that nothing shall be done which may prejudice the civil and religious rights of existing non-Jewish communities in Palestine.” The complete text of the Declaration is reproduced in facsimile in: Robert John, Behind the Balfour Declaration (IHR, 1988), p. 32.
24.F. Nicosia, Third Reich (1985), p. 121.
25.F. Nicosia, Third Reich (1985), p. 124.
26.David Yisraeli, The Palestine Problem in German Politics 1889-1945 (Bar-Ilan University, Israel, 1974), p. 300.; Also in: Documents on German Foreign Policy, Series D, Vol. 5. Doc. No. 564 or 567.
27.K. Schleunes, The Twisted Road (1970, 1990), p. 209.
28.Circular of January 25, 1939. Nuremberg document 3358-PS. International Military Tribunal, Trial of the Major War Criminals Before the International Military Tribunal (Nuremberg: 1947-1949), vol. 32, pp. 242-243. Nazi Conspiracy and Aggression (Washington, DC: 1946-1948), vol. 6, pp. 92-93.
29.F. Nicosia, Third Reich (1985), pp. 141-144.; On Hitler’s critical view of Zionism in Mein Kampf, see esp. Vol. 1, Chap. 11. Quoted in: Robert Wistrich, Hitler’s Apocalypse (London: 1985), p. 155.; See also: F. Nicosia, Third Reich (1985), pp. 26-28.; Hitler told his army adjutant in 1939 and again in 1941 that he had asked the British in 1937 about transferring all of Germany’s Jews to Palestine or Egypt. The British rejected the proposal, he said, because it would cause further disorder. See: H. v. Kotze, ed., Heeresadjutant bei Hitler (Stuttgart: 1974), pp. 65, 95.
30.F. Nicosia, Third Reich (1985), pp. 156, 160-164, 166-167.; H. H_hne, The Order of the Death’s Head (Ballantine, pb., 1984), pp. 392-394.; Jon and David Kimche, The Secret Roads (London: Secker and Warburg, 1955), pp. 39-43. See also: David Yisraeli, “The Third Reich and Palestine,” Middle Eastern Studies, October 1971, p. 347.; Bernard Wasserstein, Britain and the Jews of Europe, 1939-1945 (1979), pp. 43, 49, 52, 60.; T. Kelly, “Man who fooled Nazis,” Washington Times, April 28, 1987, pp. 1B, 4B. Based on interview with Willy Perl, author of The Holocaust Conspiracy.
31.Y. Arad, et al., eds., Documents On the Holocaust (1981), p. 155. (The training kibbutz was at Neuendorf, and may have functioned even after March 1942.)
32.On the Agreement in general, see: Werner Feilchenfeld, et al., Haavara-Transfer nach Palaestina (Tübingen: Mohr/Siebeck, 1972).; David Yisraeli, “The Third Reich and the Transfer Agreement,” Journal of Contemporary History (London), No. 2, 1971, pp. 129-148.; “Haavara,” Encyclopaedia Judaica (1971), vol. 7, pp. 1012-1013.; F. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question (Austin: 1985), pp. 44-49.; Raul Hilberg, The Destruction of the European Jews (New York: Holmes and Meier, 1985), pp. 140-141.; The Transfer Agreement, by Edwin Black, is detailed and useful. However, it contains numerous inaccuracies and wildly erroneous conclusions. See, for example, the review by Richard S. Levy in Commentary, Sept. 1984, pp. 68-71.
33.E. Black, The Transfer Agreement (1984), pp. 328, 337.
34.On opposition to the Haavara in official German circles, see: W. Feilchenfeld, et al., Haavara-Transfer nach Palaestina (1972), pp. 31-33.; D. Yisraeli, “The Third Reich,” Journal of Contemporary History, 1971, pp. 136-139.; F. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question, pp. 126-139.; I. Weckert, Feuerzeichen (1981), pp. 226-227.; Rolf Vogel, Ein Stempel hat gefehlt (Munich: Droemer Knaur, 1977), pp. 110 ff
35.W. Feilchenfeld, et al., Haavara-Transfer (1972), p. 31. Entire text in: David Yisraeli, The Palestine Problem in German Politics 1889-1945 (Israel: 1974), pp. 298-300.
36.Interior Ministry internal memo (signed by State Secretary W. Stuckart), Dec. 17, 1937, in: Helmut Eschwege, ed., Kennzeichen J (Berlin: 1966), pp. 132-136.
37.W. Feilchenfeld, et al, Haavara-Transfer (1972), p. 32.
38.E. Black, Transfer Agreement, pp. 376-377.
39.E. Black, Transfer Agreement (1984), pp. 376, 378.; F. Nicosia, Third Reich (1985), pp. 238-239 (n. 91).
40.E. Black, Transfer Agreement, p. 379.; F. Nicosia, Third Reich, pp. 212, 255 (n. 66).
41.W. Feilchenfeld, et al., Haavara-Transfer, p. 75.; “Haavara,” Encyclopaedia Judaica, (1971), Vol. 7, p. 1013.
42.E. Black, Transfer Agreement, pp. 379, 373, 382.
43.Circular of January 25, 1939. Nuremberg document 3358-PS. International Military Tribunal, Trial of the Major War Criminals Before the International Military Tribunal (Nuremberg: 1947-1949), Vol. 32, pp. 242-243.
44.Werner Feilchenfeld, et al., Haavara-Transfer nach Palaestina (Tübingen: Mohr/Siebeck, 1972). Quoted in: Ingrid Weckert, Feuerzeichen (Tübingen: Grabert, 1981), pp. 222-223.
45.W. Feilchenfeld, et al., Haavara-Transfer nach Palaestina (1972). Quoted in: I. Weckert, Feuerzeichen (1981), p. 224.
46.Original document in German Ausw_rtiges Amt Archiv, Bestand 47-59, E 224152 and E 234155-58. (Photocopy in author’s possession).; Complete original German text published in: David Yisraeli, The Palestine Problem in German Politics 1889-1945 (Israel: 1974), pp. 315-317. See also: Klaus Polkhen, “The Secret Contacts,” Journal of Palestine Studies, Spring-Summer 1976, pp. 78-80.; (At the time this offer was made, Stern’s Lehi group still regarded itself as the true Irgun/NMO.)
47.Arab nationalists opposed Britain, which then dominated much of the Arab world, including Egypt, Iraq and Palestine. Because Britain and Germany were at war, Germany cultivated Arab support. The leader of Palestine’s Arabs, the Grand Mufti of Jerusalem, Haj Amin el-Husseini, worked closely with Germany during the war years. After escaping from Palestine, he spoke to the Arab world over German radio and helped raise Muslim recruits in Bosnia for the Waffen SS.
48.Israel Shahak, “Yitzhak Shamir, Then and Now,” Middle East Policy (Washington, DC), Vol. 1, No. 1, (Whole No. 39), 1992, pp. 27-38.; Yehoshafat Harkabi, Israel’s Fateful Hour (New York: Harper and Row, 1988), pp. 213-214. Quoted in: Andrew J. Hurley, Israel and the New World Order (Santa Barbara, Calif.: 1991), pp. 93, 208-209.; Avishai Margalit, “The Violent Life of Yitzhak Shamir,” New York Review of Books, May 14, 1992, pp. 18-24.; Lenni Brenner, Zionism in the Age of the Dictators (1983), pp. 266-269.; L. Brenner, Jews in America Today (1986), pp. 175-177.; L. Brenner, “Yitzhak Shamir: On Hitler’s Side,” Arab Perspectives (League of Arab States), March 1984, pp. 11-13.
49.Avishai Margalit, “The Violent Life of Yitzhak Shamir,” New York Review of Books, May 14, 1992, pp. 18-24.; Lenni Brenner, Zionism in the Age of the Dictators (1983), pp. 266-269.; L. Brenner, Jews in America Today (1986), pp. 175-177.; L. Brenner, “Skeletons in Shamir’s Cupboard,” Middle East International, Sept. 30, 1983, pp. 15-16.; Sol Stern, L. Rapoport, “Israel’s Man of the Shadows,” Village Voice (New York), July 3, 1984, pp. 13 ff.

Fonti: http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=15845:sionismo-e-terzo-reich-seconda-parte-&catid=83:free&Itemid=100021 e http://effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=15685:sionismo-e-terzo-reich-prima-parte&catid=83:free&Itemid=100021

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Published: 2013-11-30
First posted on CODOH: Jan. 11, 2018, 4:18 p.m.
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