Gianantonio Valli/Schopenhauer sui cloroformizzati dal foetor judaicus contro Natura, animali...
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(...) Ma per tutti gli adepti della Religione Americana, per compiere il Volere Divino (alias Dovere Umano) nessun sacrificio (a carico degli altri) è troppo grande, nessuna sofferenza va risparmiata. Se nel periodo che precede l'Avvento del Regno imperversano le bibliche Doglie Messianiche – doglie temporanee, anche se possono straziare l'umanità per millenni e anche se, con l'Antica Saggezza, «dos genem is nit asoj schlecht wi dos kumen zu-n-ihm, l'inferno non è così brutto come le tappe per arrivarci» – è naturale che nasca il sospetto che qualcosa di poco chiaro ci sia, ovvia la deduzione che l'Era Messianica non sia che un puro fantasma, che sempre si allontana. Questo invero non toglie che l'americano continui a sperare e a operare per convertire a sé il mondo. Quando l'Altro sia proprio refrattario e si proponga di difendere ad ogni costo il suo sistema di valori e di vita – o rappresenti comunque un ostacolo – ebbene, allora l'Altro va eliminato, sia esso costituito dalla Natura ribelle e selvaggia, sia esso formato da nazioni che rifiutano la Luce.
Quanto alla Natura, l'eletto Leslie Fiedler, Aaron di primo nome, sostiene che nell'americanismo hanno sempre coabitato due atteggiamenti contraddittori: l'uno ispirato a Rousseau e Thoreau, l'altro inculcato dall'educazione puritana (e, quindi, ancora più propriamente biblica). Al primo corrisponde il programma di confondersi irenicamente con l'ambiente, al secondo quello di distruggerlo (tertium non datur: all'americano, disceso dal biblismo jahwistico-evangelico, non può che risultare strutturalmente estraneo l'equilibrio indoeuropeo nei confronti del cosmo). Ed è il secondo a correre come un filo rosso per l'intera esperienza del Nuovo Mondo.
Ben rileva Schopenhauer che il cristianesimo,
«contrariamente alla natura, ha staccato l'essere umano dal mondo degli animali, al quale esso essenzialmente appartiene, dando valore esclusivamente all'uomo e considerando gli animali addirittura come cose [...] Il suddetto errore fondamentale è però la conseguenza della creazione dal nulla, secondo la quale il creatore (capp. 1 e 9 del Genesi) consegna all'uomo affinché li domini, cioè faccia di essi quello che vuole, tutti gli animali, come se fossero delle cose e senza nessuna raccomandazione di trattarli bene, come fa persino un venditore di cani quando si separa dai suoi cuccioli; dopo di ciò, nel secondo capitolo, il creatore eleva l'uomo al posto di primo professore di zoologia, dandogli l'incarico di scegliere i nomi che essi avrebbero dovuto portare per sempre; questo è di nuovo soltanto un simbolo della loro completa dipendenza dall'uomo, vale a dire della loro privazione di ogni diritto [...] Un annuncio del benemerito Circolo per la protezione degli animali di Monaco, in data 27 novembre 1852, si sforza con
la migliore intenzione di citare dalla Bibbia "le prescrizioni che predicano la compassione per il mondo degli animali" ed elenca i seguenti brani: Proverbi di Salomone XII 10, Ecclesiastico VII 24, Salmi CXLVII 9, CIV 14, Giobbe IXL 41, Matteo X 29. Ma tutto questo non è che una pia fraus, basata sul calcolo che nessuno avrebe cercato nella Bibbia i passi suddetti: soltanto il primo passo, assai noto, dice qualcosa che si riferisce al problema degli animali, ma l'idea vi è espressa in modo piuttosto fiacco; gli altri passi parlano, è vero, delle bestie, ma non del riguardo ad esse dovuto. E che cosa dice quel passo? "Il giusto ha pietà del proprio bestiame". – "Ha pietà"! – Che razza di espressione! Si ha pietà di un peccatore, di un malfattore, ma non di un innocente e fedele animale che spesso procura il pane al suo padrone e non riceve che misero foraggio. "Aver pietà"! Non già pietà, ma giustizia si deve all'animale – e nel maggior numero dei casi se ne resta debitori in Europa, a questa parte del mondo impregnata del foetor judaicus, a tal punto che la semplice e ovvia verità "l'animale è in sostanza identico all'essere umano" sembra un paradosso scandaloso».
Ed ancora, implacabile:
«Evidentemente è giunta l'ora di porre fine in Europa alla concezione ebraica della natura, almeno riguardo agli animali, e di riconoscere, risparmiare e rispettare in quanto tale l'eterna essenza che, come in noi, vive anche in tutti gli animali. Sappiatelo! Ricordatelo! È una cosa seria e non si transige, doveste riempire l'Europa di sinagoghe. Bisogna essere ciechi in tutti i sensi oppure del tutto cloroformizzati dal foetor judaicus, per non riconoscere che l'animale, nelle cose essenziali e principali, è assolutamente la stessa cosa che siamo noi, e che la differenza sta soltanto nelle cose accidentali, nell'intelletto, ma non nella sostanza, che è la volontà. Il mondo non è un'opera raffazzonata, né gli animali sono prodotti di fabbrica per nostro uso e consumo. Simili opinioni dovrebbero essere lasciate alle sinagoghe e alle aule filosofiche, che in sostanza non sono tra loro molto diverse. La conoscenza suindicata ci mette invece nelle mani a regola circa il giusto trattamento degli animali. Consiglio agli zeloti e ai preti di non contraddire qui: perché questa volta non soltanto la verità, ma anche la morale è dalla nostra parte [...] A dispetto di ogni mitologia giudaica e intimidazione dei preti, bisogna che anche in Europa, finalmente, si imponga una verità, immediatamente certa e di per sé evidente per ogni persona di sano intelletto non obnubilato dal foetor judaicus, una verità che non può essere più a lungo celata: che, cioè, gli animali in tutti gli aspetti principali ed essenziali sono esattamente la stessa cosa che noi, e che la differenza risiede soltanto nel grado di intelligenza, cioè di attività cerebrale, che tuttavia ammette grandi differenze anche tra i veri generi di animali. La concezione ebraica del mondo animale dev'essere cancellata dall'Europa per la sua immoralità: e che cosa è più evidente del fatto che, nelle cose principali ed essenziali, l'animale è la stessa cosa che siamo noi? Per misconoscere ciò bisogna essere ciechi in tutti i sensi, o piuttosto non voler vedere perché si preferisce alla verità una mancia in denaro [...] La presunta mancanza di diritti degli animali, l'opinione che il nostro comportamento verso di loro non abbia valore etico, o che, come si dice nel linguaggio di quella morale, non ci siano doveri verso di loro, è una dottrina ributtante che appartiene alla brutalità e alla barbarie dell'Occidente e ha la sua fonte nel giudaismo» (Parerga e paralipomena, II 15, «Della religione»).
Quanto alla più vasta natura «inanimata» – i regni vegetale e minerale – ci si permetta di citare dal nostro Lo specchio infranto, al quale rimandiamo per approfondimenti, così come al De Benoist di Come si può essere pagani?:
«Nonostante l'estrema flessibilità e l'abile contorsionismo dialettico dimostrato nel corso di due millenni dalla teologia cristiana (specie nella sua forma cattolico-romana, più saldamente afferrata al reale e perciò degna di rispetto ben più che non certa grottesca incultura protestante, perduta, in tutte le sue assurde varianti, nelle nebbie delle più conseguenti fantasticherie semitiche), è proprio invece su due capisaldi del pensiero giudaico e cristiano che si è sviluppata la concezione moderna della Natura nei termini di un'antitesi netta e di dominio irresponsabile da parte dell'uomo. L'intera cultura "occidentale", anche quella che ingenuamente ritiene di aver superato la visione cristiana del mondo (e si considera quindi post-cristiana o perfino anti-cristiana solo perché fondata su una filosofia illuminista e razionalista), ha imparato in primo luogo dal Genesi a comportarsi in maniera dispotica ed ottusa nei confronti del mondo "creato". Fin dall'inizio della storia biblica l'uomo esercita infatti la sua autorità – dapprima in modo benevolo come tutore, poi come despota autorizzato – sulla natura, poiché a lui è stato conferito da Dio il dominio su tutte le cose: "E Dio disse: 'Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza, e abbia potere sui pesci del mare e sui volatili del cielo, sugli animali domestici, su tutte le fiere della terra e sopra tutti i rettili che strisciano sulla terra'. E Dio creò l'uomo a sua immagine. A immagine di Dio lo creò. Maschio e femmina li creò" [Genesi I 26-27]. Ma ancora più chiaro e più radicale è il comando di Jahweh nel patto stretto con Noè dopo la cessazione del diluvio (il discorso del "siate fecondi, moltiplicatevi, riempite la terra"): "E la paura di te, e il terrore di te sarà sopra ogni animale della terra, e sopra ogni uccello dell'aria, e sopra tutto ciò che si muove sulla terra, e sopra tutti i pesci del mare; essi sono posti nelle tue mani. Ogni mobile cosa che vive sarà cibo per te; io te le concedo tutte come le verdi erbe
[Genesi IX 2-3; stupendo, già nel 1845, il proudhoniano Alphonse Toussenel in Les Juifs, rois de l'époque - Histoire de la féodalité financière:
«Disgraziatamente, tutti i lettori della Bibbia, che si chiamino ebrei, ginevrini, olandesi, inglesi o americani, devono aver visto scritto sul loro libro di preghiere che Dio ha concesso a coloro che servono la sua legge il monopolio dello sfruttamento della terra, dato che tutti questi popoli mercantili profondono, nell'arte di ricattare il genere umano, lo stesso fervido fanatismo religioso»].
«Nonostante tutte le sottigliezze dialettiche e i diversi riferimenti che possono essere addotti (con qualche sforzo ed una certa impudenza) a sostegno della tesi che in nessun punto dell'Antica Alleanza si afferma che Dio ha messo interamente nelle mani dell'uomo il destino degli animali e del mondo, né prima né dopo la "caduta", il testo biblico afferma inoltre a chiare lettere che la Natura non contiene alcunché di sacro o di divino, in nessuna sua parte. Come già abbiamo visto, Dio è trascendente rispetto ad essa e non deve essere identificato con essa; essa è opera, creatura, prodotto, non emanazione di Dio; né tantomeno contiene in qualsivoglia modo un frammento di essenza divina o sacra, irrazionale od incomprensibile ad una retta "ragione". Anzi, e ancor più, non solo non vi è in essa, come hanno denunciato i profeti, alcuna divina presenza, ma in essa dimorano ed operano spiriti malvagi e sleali, quali i falsi dei della vegetazione e della fertilità, idoli in cui hanno creduto tutti quei popoli di agricoltori cananei che furono un tempo ed a giusta ragione sterminati dalla spada vendicatrice di Jahweh maneggiata dalle genti nomadi di Israele (gesta Dei per haebraeos). Anche per Paolo i falsi dei non dimorano tanto fra gli uomini o nell'animo dei governanti pagani, quanto nella Natura. Essi sono i nemici più subdoli e pericolosi sia dell'uomo che di Dio, essi, gli elementi, le Potenze della Natura (stoichéia tou kósmou), entità che l'uomo ritiene dotate di facoltà magiche e dalle quali viene fatto schiavo mediante l'ispirazione di credenze nell'eterna fatalità del divenire e in altre consimili idee suggerite dall'immutabilità ciclica dell'ordine naturale. Rifiutare l'idea che la Natura sia sacra o divina (come invece lo è l'uomo in potenza, anch'egli sì creato, ma a immagine e somiglianza di Dio), non autorizza forse di per se stesso comportamenti dispotici ed irresponsabili nei suoi confronti, ma certamente spiana loro la via togliendo ogni freno logico – o sentimentale – poiché non li condanna con decisione come sacrileghi. La natura non partecipa né direttamente né indirettamente al contratto biblico; questo è stato stipulato unicamente tra Dio e l'uomo (all'inizio tra Dio e il solo popolo ebraico), all'unico fine della salvezza di quest'ultimo. Qualora l'uomo mostri verso tale contratto una lealtà pari a quell'amore elettivo voluto da Dio nei suoi confronti, la natura non potrà che sottostare senza reagire a qualsiasi insulto l'uomo possa portare contro di lei. Non ci sono, nella visione delle cose ebraica e giudeo-cristiana, quelle reazioni puramente automatiche della natura rappresentate dalle Furie, le agenti della forza naturale di Némesis, che reintegrano l'ordine violato e puniscono lo sconsiderato profanatore. Non v'è ribellione della natura, se l'uomo accetti il dettato divino, fosse pure quello per lui più avvilente».(...)(*)(**)(***)
Note
(*) Copia da Gianantonio Valli, I complici di Dio, EFFEPI Edizioni, pagg. 185-186, ED.
(**) Olodogma ha nel proprio archivio una sezione dedicata alle opere del Dott. Gianantonio Valli, per accedervi è sufficiente cliccare qui.
(***) Sul "tema" Natura sono disponibili, su questo sito, i seguenti posts:
a- Nella “Simulata Societas” la parola “Natura” è Innominabile. La Natura porta ad Auschwitz? ,
b- Ecologia nazionalsocialista : l'SS-Obergruppenführer, Reichsminister Walther Darrè
c- La legge sulla protezione degli animali del Terzo Reich. Proibizione della vivisezione in Prussia (Novembre 1933)
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Author(s): | Olodogma |
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Published: | 2015-12-16 |
First posted on CODOH: | June 11, 2019, 12:14 p.m. |
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