LE NUOVE REVISIONI DI FRITJOF MEYER

Published: 2014-03-29

1 LE NUOVE REVISIONI DI FRITJOF MEYER

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Una colpa essenziale di Pressac era quella di avere involontariamente distrutto con le sue ricerche il fragile impianto argomentativo che i cultori dell’Olocausto avevano faticosamente costruito nel corso di decenni. La storiografia ufficiale riteneva e in parte ritiene ancora che nell’estate del 1941 il comandante di Auschwitz, Rudolf Höss, avesse ricevuto, tramite Himmler, il presunto ordine di sterminio totale degli Ebrei europei da eseguire in tale campo, il quale si sarebbe immediatamente trasformato in un “campo di sterminio”, sicché i crematori di Birkenau sarebbero stati progettati e costruiti come strumenti per attuare questo presunto sterminio in massa.
Pressac, invece, ha dimostrato in modo ineccepibile che i suddetti crematori furono progettati e costruiti come normali impianti igienico-sanitari; egli ha poi preteso, sulla base di “indizi criminali” molto discutibili, che, alla fine di novembre del 1942, tali impianti furono trasformati in macchine di sterminio.
Un’altra sua colpa essenziale era l’abbandono almeno nelle intenzioni della testimonianza a favore del documento e, soprattutto, l’accettazione della metodologia tecnica revisionistica.
Nel 1994 terminai con questa conclusione la mia analisi critica del secondo libro di Pressac:
“La dichiarazione di storici francesi sulla politica hitleriana di sterminio del 1979 si chiudeva con il seguente assioma: “Non bisogna domandarsi come, tecnicamente, un tale omicidio in massa sia stato possibile. Esso è stato tecnicamente possibile perché ha avuto luogo. Questo è il punto di partenza obbligato di qualunque ricerca storica su questo argomento“.

J.-C. Pressac invece ha voluto studiare tecnicamente la questione dei forni crematori e delle presunte camere a gas omicide di Auschwitz-Birkenau, pur non avendo la minima competenza tecnica per intraprendere tale studio. Tuttavia egli ha dovuto accettare il principio metodologico, propugnato dai revisionisti, secondo il quale, dove esiste discordanza tra le testimonianze e la tecnica, è quest’ultima che deve prevalere e lo ha applicato riducendo il numero dei presunti gasati appunto per ragioni di incompatibilità tecnica con la produzione (da lui artatamente gonfiata) dei forni crematori.

In tal modo egli ha aperto una falla irreparabile nella storiografia olocaustica, perché la tecnica dimostra l’impossibilità materiale di uno sterminio in massa ad Auschwitz-Birkenau.

Se dunque J.-C. Pressac vuole essere coerente con la sua impostazione tecnica, non gli resta che accettare questa conclusione; se non l’accetta, non gli resta che fare marcia indietro e dichiarare, sottoscrivendo l’appello degli storici francesi, che non bisogna chiedersi come sia stato possibile tecnicamente il presunto sterminio”. [4]


Di fronte a questo dilemma gli storici olocaustici si sono comportati in modo vario. Alcuni, come Robert Jan van Pelt, hanno fatto marcia indietro e si sono rifugiati nell’oscuro regno delle testimonianze, dove la luce della scienza non può penetrare; [5] altri, come John C. Zimmerman, hanno tentato di stravolgere la scienza e la storia opponendo alle argomentazioni revisionistiche insulse imposture. [6] Qualcuno, invece, ha accettato l’impostazione tecnica revisionistica e in questa direzione ha addirittura sopravanzato Pressac, spazzando via i suoi “indizi criminali” a favore dell’attività omicida delle presunte camere a gas nei crematori di Birkenau.
2) Le revisoni di Fritjof Meyer
Fritjof Meyer, caporedattore di Der Spiegel (Amburgo), ha pubblicato di recente un provocatorio articolo su Auschwitz intitolato “Die Zahl der Opfer von Auschwitz. Neue Erkenntnisse durch neue Archivfunde” [7] (Il numero delle vittime di Auschwitz. Nuove conoscenze attraverso nuovi fondi archivistici).
Pur sostenendo la tesi delle gasazioni omicide, Meyer le ridimensiona sia qualitativamente spostando il loro centro di gravità dai crematori ai cosiddetti “Bunker” di Birkenau -, sia quantitativamente riducendo il numero totale delle vittime dall’attuale cifra ufficiale di 1.100.000 [8] e dai 711.000-631.000 di Pressac [9] a 510.000.
Egli infatti afferma:
“Il genocidio effettivamente perpetrato ebbe luogo probabilmente soprattutto nelle due case coloniche ristrutturate al di fuori del campo” [p. 2].
Poiché, a suo avviso, il numero totale dei gasati fu di 356.000 su 510.000 morti [p. 7, 9], è chiaro il presunto sterminio in massa avvenne in pratica soltanto nei ” Bunker” di Birkenau.
Meyer tratta nel suo scritto vari temi importanti, tra cui quello, essenziale, dell’irrilevanza dei crematori di Birkenau come strumenti di morte nell’economia del presunto sterminio ad Auschwitz; inoltre il tema del numero dei deportati ad Auschwitz e, naturalmente, quello del numero dei morti.
3) I due fondamenti delle revisioni di Fritjof Meyer
Qui voglio discutere anzitutto i due fondamenti della tesi di Meyer, che egli riassume così:
Due nuovi documenti sulla capacità dei crematori confermano ora la documentazione esistente sugli internati al campo” [p. 1].
E ancora:
“Ora è stato trovato un documento-chiave che fornisce informazioni sulla capacità dei crematori di Auschwitz-Birkenau. Nello stesso tempo è venuta alla luce una dichiarazione del comandante del campo Höss sulla loro durata di impiego. In connessione con i documenti esistenti, ma che sono rimasti ampiamente trascurati, sugli internati in questo campo, si può calcolare abbastanza esattamente quanti uomini furono uccisi ad Auschwitz. Per anticipare: le vittime del genocidio furono circa mezzo milione “ [p. 1].
Di questa “breccia”, secondo le parole di Meyer, bisogna ringraziare Robert Jan van Pelt, ma, come vedremo, il ringraziamento è del tutto ingiustificato.
Poiché i due fondamenti della sua tesi riguardano la cremazione, Meyer si occupa della famosa lettera di Bischoff del 28 giugno 1943, nella quale è menzionata una capacità di cremazione di 1.440 cadaveri per ciascuno dei crematori II e III e di 768 per ciascuno dei crematori IV e V ” bei 24 stündiger Arbeitseinsatz” (in un impiego lavorativo di 24 ore). [10] Al rigurado egli rileva:
“Con i suoi argomenti Irving non riuscì affatto a documentare i dubbi in questo caso del tutto leciti sull’autenticità del documento; la replica di van Pelt fu più incisiva, ma non assolutamente convincente. L’esperto francese Jean-Claude Pressac già sette anni prima aveva definito la lettera “una menzogna propagandistica interna” delle SS”[pp. 3-4].
Per l’analisi storico-tecnica di questo documento rimando al mio articolo “Schlüsseldokument” eine alternative Interpretation. Zum Fälschungsverdacht des Briefes der Zentralbauleitung Auschwitz vom 28.6.1943 betreffs der Kapazität der Krematorien. [11]
4) Il primo fondamento della tesi di F. Meyer
Meyer continua così:
“Nel suo rapporto per il processo, van Pelt ora ci ha fornito due informazioni di carattere assolutamente sensazionale. Queste due fonti, unitamente al materiale già esistente, ma scarsamente considerato, permettono di calcolare molto esattamente la cifra totale delle vittime di Auschwitz. Van Pelt ha quasi nascosto questi documenti nel suo libro di 570 pagine, li ha appena interpretati e non li ha neppure addotti al processoEssi sono in contrasto con la sua perizia, senza però confermare Irving. Van Pelt cita anzitutto un documento finora, per quanto è a mia conoscenza, mai menzionato nella letteratura che mette in dubbio la lettera di Bischoff del 28 giugno 1943 dimezzando le cifre di Bischoff. Nell’archivio della ditta costruttrice di forni crematori Topf & Söhne (ora: Erfurter Malzerei und Speicherbau), ordinatore 241, fu dunque trovata una lettera dell’ingegnere capo Kurt Prüfer, impiegato in lavori di costruzione ad Auschwitz, che è datata 8 settembre 1943; essa fu redatta nove settimane dopo la lettera di Bischoff e dopo l’ultimazione dei crematori, dunque in base ai primi risultati di esercizio. Secondo Prüfer, ciascuno dei crematori I e II cremava 800 corpi al giorno, ciascuno dei crematori più piccoli IV e V 400 corpi, complessivamente 2.400″ [p. 4].
In realtà van Pelt si è semplicemente appropriato di una scoperta fatta da Jean-Claude Pressac. Questi, infatti, nel 1995, nel corso di una ricerca negli archivi della ditta EMS/Erfurter Malzerei und Speicherbau, erede della ditta Topf und Söhne, ha trovato un documento che ha riassunto così in un articolo apparso nel 1998:
“La questione del rendimento dei crematori di Auschwitz-Birkenau è risolta da una nota interna di Prüfer dell’8 settembre 1942, intitolata “Reichsführer-SS, Berlin-Lichterfelde-West, Crematorio-Auschwitz. Confidenziale! Segreto!” in cui si indica che i tre forni a due muffole del crematorio I cremarono 250 corpi al giorno, i cinque forni a tre muffole del crematorio II 800 al giorno, 800 al giorno anche quelli del crematorio III, i due forni a quattro muffole del crematorio IV 400 al giorno e 400 al giorno anche quelli del crematorio V (ossia una capacità massima di 2.650 corpi al giorno che non fu mai raggiunta). Questa nota del migliore specialista tedesco dell’epoca in fatto di cremazione mostra che la capacità incineratrice totale – 4.756 corpi al giorno annunciata dalla Bauleitung [12] di Auschwitz il 28 giugno 1943 ai servizi di Berlino è grossolanamente esagerata”. [13]
Questo documento “sensazionale” è datato dunque 8 settembre 1942, non 1943, perciò risale ad un periodo in cui i crematori di Birkenau ancora non esistevano, di conseguenza non può essere stato redatto “in base ai primi risultati di esercizio“.
Pressac non ha ancora pubblicato questo documento, perciò discuterò il resoconto esposto sopra. Per un approfondimento delle questioni tecniche toccate in quest’articolo rimando alla mia opera in due volumi “I forni crematori di Auschwitz. Studio storico-tecnico con la collaborazione del dott. ing. Franco Deana”. [14]
Anzitutto, come ho già detto, l’8 settembre 1942 i crematori di Birkenau ancora non esistevano. Intorno al 23 agosto, nel crematorio di Buchenwald, era entrato in funzione il primo forno a tre muffole (un modello praticamente identico a quelli installati nei crematori II e III di Birkenau), ma nulla dimostra che Prüfer fosse al corrente dei risultati di esercizio di tale impianto. D’altra parte, a Buchenwald, nel periodo dal 23 agosto all’8 settembre, la mortalità media fu di circa 10 decessi al giorno, [15] perciò la cremazione di (800 : 5 forni =) 160 cadaveri al giorno in un forno a 3 muffole non poteva essere in alcun caso un risultato di esercizio del forno, ma soltanto una estrapolazione. Bisogna inoltre considerare che uno dei due forni di Buchenwald era predisposto anche per il riscaldo con nafta, perciò aveva una capacità di cremazione superiore a quella dell’altro, che era riscaldato soltanto con coke, ma non si sa quale dei due sia stato costruito per primo. Si potrebbe dunque ipotizzare una estrapolazione dei risultati di esercizio del forno riscaldato con nafta, ma anche questa ipotesi risulta tecnicamente infondata. Perfino i forni Ignis-Hüttenbau del crematorio di Theresienstadt [16] nonostante il riscaldo a nafta di gran lunga più efficiente del riscaldo a coke; nonostante l’eccellente sistema di apporto dell’aria di combustione (ripreso dal forno civile Volckmann-Ludwig), rispetto al quale quello dei forni Topf era grossolanamente primitivo; nonostante l’enorme muffola che consentiva un sistema di cremazione molto efficiente inattuabile nei forni Topf, – per una cremazione, richiedevano mediamente circa 35 minuti, [17] durata corrispondente ad una capacità teorica di cremazione di 41 cadaveri al giorno e 123 cadaveri al giorno in tre forni. Perciò è a fortiori impossibile che un forno a 3 muffole di Birkenau, che aveva una capacità di cremazione necessariamente inferiore – potesse eseguire (160 : 3 =) 53 cremazioni al giorno per muffola e il forno a 8 muffole (400 : 8 muffole =) 50 cremazioni al giorno per muffola.
In conclusione, la nota di Prüfer dell’8 settembre 1942 non contiene dati reali, ma, al più, velleitarie aspettative.
Prüfer credeva realmente di riuscire a costruire un forno crematorio a coke che cremasse un cadavere in meno di mezz’ora? Ne dubito molto, proprio per la sua competenza nel campo della cremazione. Nella sua prima offerta relativa al futuro crematorio II, Prüfer aveva pensato ad un forno a tre muffole (che ancora non esisteva) che cremasse 2 cadaveri alla volta in mezz’ora. [18] Egli meditava evidentemente di realizzare un tipo di forno diverso da quello che fu poi costruito, un tipo di forno che si ispirava agli impianti per cremazioni in massa. Il tipo di forno che fu effettivamente costruito era invece progettato per la cremazione di un solo cadavere alla volta.
Anche la capacità di cremazione attribuita al crematorio I nella nota dell’8 settembre 1942 era enormemente esagerata: Prüfer stesso aveva dichiarato l’anno prima alla SS-Neubauleitung del KL Mauthausen che il forno a 2 muffole modello Auschwitz poteva cremare due cadaveri all’ora, dunque, al massimo, 144 in 24 ore:
“Il nostro signor Prüfer Vi ha già comunicato che nel forno offerto sopra si possono cremare due cadaveri all’ora”. [19]
Prüfer dunque attribuiva indebitamente ai forni a 2 muffole di Auschwitz le prestazioni del forno di Gusen, che, grazie alla particolare struttura della griglia e ad un efficiente impianto di tiraggio aspirato, secondo la lettera della Topf alla SS-Neubauleitung del KL Mauthausen del 9 luglio 1941, poteva cremare “30-36 cadaveri in circa 10 ore [20]“. [21]
Perfino la resistenza del campo, che ha sempre menzionato cifre iperboliche in relazione al presunto sterminio ad Auschwitz, per il crematorio I si era accontenata di una capacità di cremazione di 200 cadaveri al giorno. [22]
Nella lettera di Bischoff al KL Stutthof del 10 luglio 1942 nella quale si dice che cinque forni a tre muffole (del futuro crematorio II) erano previsti per 30.000 detenuti -, Prüfer aveva già rinunciato all’idea della cremazione di due cadaveri in una muffola, ma, per meri termini contrattuali, non poteva rinunciare ufficialmente anche alla velleitaria durata di 30 minuti per una cremazione, sicché Bischoff riferisce che “secondo indicazioni della ditta Topf & Söhne di Erfurt una cremazione dura circa mezz’ora”. Alla fine, le esperienze pratiche conseguite con questi forni smentirono clamorosamente le velleitarie previsioni di Prüfer, il quale, dopo la guerra, dichiarò che i forni del crematorio II (e dunque del crematorio speculare III) potevano cremare un solo cadavere per muffola per ora, ossia, in teoria, 360 in 24 ore.
Mi riferisco agli interrogatori dell’ing. Prüfer da parte di inquirenti sovietici dello SMERSH (il controspionaggio sovietico) tra il 1946 e il 1948. I verbali, pubblicati parzialmente per primo da Gerald Fleming, [23] che li aveva resi irreperibili adducendo un riferimento d’archivio errato, dopo anni di ricerche sono stati di recente ritrovati da Jürgen Graf e da me. Jürgen Graf li ha poi tradotti e studiati nel loro complesso. [24]
Nell’interrogatorio di K. Prüfer del 5 marzo 1946 si legge:
Domanda: Quanti cadaveri si potevano cremare ad Auschwitz in un crematorio?
Risposta: In un crematorio, che aveva cinque forni o quindici muffole, in un’ora si potevano cremare quindici cadaveri”. [25]
15 cadaveri all’ora in 15 muffole corrisponde ad un cadavere all’ora in una muffola. Da ciò si desume che la capacità di cremazione teorica del crematorio IV (e dunque del crematorio speculare V) era di 192 cadaveri in 24 ore, in pratica, la metà di quella ipotizzata da Prüfer nel settembre 1942.
K. Prüfer confermava pienamente ciò che il suo collega ing. Karl Schulze aveva dichiarato il giorno prima:
“In due crematori c’erano cinque forni ciascuno e in ogni forno venivano introdotti tre cadaveri alla volta [uno in ciascuna delle tre muffole], cioè in un forno c’erano tre aperture (muffole). In un’ora in un crematorio con cinque forni [e quindici muffole] si potevano cremare quindici cadaveri”. [26]
Nel corso dell’interrogatorio del 19 marzo 1946 K.Prüfer dichiarò che, in sua presenza, erano stati introdotti due cadaveri in una muffola invece di uno, ma “i forni del crematorio non sostennero un tale carico”. [27]
Dunque la cremazione contemporanea di 2 cadaveri in una muffola era impossibile. Mi riferisco ovviamente ad una cremazione economicamente vantaggiosa, che cioè non avesse danneggiato le muffole e non avesse raddoppiato la durata del processo e il consumo di coke.
En passant, la lettera di Bischoff al KL Stutthof del 10 luglio 1942 basta da sola ad infirmare la tesi dell’impiego a scopo criminale dei crematori di Birkenau. Da essa risulta infatti un rapporto muffole-detenuti di 1:2.000. Le 46 muffole di Birkenau erano dunque progettate per 92.000 detenuti, ma, secondo i piani finali delle SS, il campo di Birkenau avrebbe dovuto contenere 140.000 detenuti, [28] e ciò avrebbe richiesto 70 muffole. In pratica, il numero delle muffole di Birkenau era addirittura inadeguato rispetto ai progetti di ampliamento del campo, ma allora come avrebbero potuto far fronte anche ad uno sterminio in massa?
Meyer si lancia poi in calcoli piuttosto azzardati: egli afferma che la durata di una cremazione era di “un’ora e mezza” [p. 4], che negli anni Trenta valeva per i forni riscaldati con coke dei crematori civili, ma non per i forni di Birkenau, che, come abbiamo visto, per una cremazione, richiedevano mediamente un’ora. Questa durata è pienamente confermata da vari dati sperimentali che ho riportato nel mio studio sulla cremazione citato sopra. [29]
Sulla base di tale ipotesi, Meyer calcola che, con un funzionamento ipotetico di 24 ore, ogni forno avrebbe potuto cremare [1.440 minuti : 90 minuti =] 16 cadaveri al giorno, dunque i 15 forni dei crematori II/III [16 x 15 muffole =] 240 cadaveri al giorno. Assumendo poi un carico di tre cadaveri per muffola, dunque di 48 al giorno, la capacità di cremazione dei crematori II/III sarebbe stata di (48 x 15 =) 720 cadaveri al giorno, quella dei crematori IV/V di (48 x 8 muffole =) 384 cadaveri al giorno.
In realtà questa seconda ipotesi la cremazione contemporanea di tre cadaveri in una muffola è contraria sia alla tecnologia dell’epoca [30] sia, come abbiamo visto, alle dichiarazioni di Prüfer stesso.
5) Il secondo fondamento della tesi di F. Meyer
Il secondo fondamento della tesi di Fritjof Meyer è una presunta affermazione di Rudolf Höss che egli presenta così:
“Van Pelt fornisce inoltre una seconda sorprendente informazione pubblicando una dichiarazione di Höss nell’interrogatorio incrociato davanti al tribunale di Cracovia nel 1947: “Dopo otto o dieci ore di funzionamento i crematori non potevano essere utilizzati ulteriormente. Era impossibile mantenerli in funzionamento continuativo”. Assumendo il valore medio risultante da quest’affermazione, cioè nove ore di funzionamento al giorno, [31] risultano, con tre corpi per muffola, risultano 18 cremazioni al giorno [per muffola], dunque nei crematori I/II 270 ciascuno, complessivamente 540; nei crematori IV/V 140 ciascuno, in tutto 288, dunque, in totale, 828 al giorno” [p. 5].
Questa presunta dichiarazione di Rudolf Höss è indubbiamente frutto di una incomprensione o di un errore di traduzione, perché all’udienza dell’11 marzo 1947, l’ex comandante di Auschwitz, rispondendo ad una domanda sulla capacità di cremazione dei crematori, dichiarò peraltro in modo alquanto fantasioso – che i crematori II e III, “nell’arco di 24 ore” (na przestrzeni 24 godzin) potevano cremare “non più di 2.000 persone [sic] ciascuno”. [32]
Dal punto di vista tecnico, la presunta dichiarazione di Rudolf Höss è del tutto infondata. Il forno Topf a 2 muffole riscaldato con coke del crematorio di Gusen dal 31 ottobre al 12 novembre 1941 cremò 677 cadaveri e il forno funzionò mediamente per circa 18 ore al giorno. I limiti di impiego dei forni di Birkenau dipendevano dalla necessità della pulizia delle griglie dei focolari: la rimozione delle scorie [33] del coke doveva essere effettuata a forno spento e comportava un arresto del funzionamento dei forni (tra disattivazione, pulizia e riattivazione) di circa 4 ore. Perciò come durata massima del funzionamento continuativo si possono assumere mediamente 20 ore, [34] corrispondenti ad una capacità di cremazione di 300 cadaveri per il crematorio II/III e di 160 per il crematorio IV/V.

Parte 2

2 LE NUOVE REVISIONI DI FRITJOF MEYER

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Qui bisogna anche precisare che le giornate di attività dei crematori da me calcolate corrispondono semplicemente alle giornate in cui i crematori erano tecnicamente in grado di funzionare, cioè non erano documentariamente fuori servizioma nulla dimostra che abbiano effettivamente funzionato. Perciò Meyer commette un duplice salto logico: presuppone che i crematori abbiano effettivamente funzionato ogni giorno che erano in grado di funzionare, e che abbiano funzionato al massimo delle loro possibilità.
Il salto logico commesso da Mayer ha come risultato un aumento enorme del numero reale dei cremati. Per il 1943 è possibile un riscontro oggettivo.
Dal 15 marzo (inizio dell’attività su vasta scala del crematorio II) al 25 ottobre 1943 a tutti i crematori di Auschwitz-Birkenau furono forniti complessivamente 607 tonnellate di coke e 96 metri cubi di legna da ardere, equivalenti a circa 21,5 tonnellate di coke, in totale 628,5 tonnellate.

In questo periodo il crematorio II fu in grado di funzionare per 110 giorni,

il crematorio III per 123 giorni,

il crematorio IV per 50 giorni e

il crematorio V per 82 giorni. [37]

Inoltre il crematorio I fu attivo fino al 17 luglio 1943, dunque per 125 giornate. Per la cremazione di un cadavere con dimagrimento medio, il forno a 2 muffole richiedeva circa 28 kg di coke, il forno a 3 muffole circa 19 e il forno a 8 muffole circa 14. [38] Facendo la media di questi consumi in base ai periodi di attività, risulta un consumo medio di circa 20 kg di coke per cremazione.

Pertanto con 628,5 tonnellate di coke consegnate ai crematori si poterono cremare un massimo teorico di (628500 : 20 =) circa 31.400 cadaveri.

Dico “massimo teorico” perché un quantitativo non irrilevante di coke servì per il preriscaldo dei forni e non poté essere impiegato per la cremazione vera e propria.
Ora, secondo il calcolo di Meyer, nel periodo preso in esame sarebbero state eseguite le seguenti cremazioni:
– Crematori II e III: 233 x 270 = 62.910
– Crematori IV e V: 132 x 144 = 19.008
– Crematorio I: 125 x 108 [39]= 13.500,
in totale 95.418, più del triplo del massimo teorico delle cremazioni effettuate.
In base agli Sterbebücher di Auschwitz, dal 15 marzo al 25 ottobre 1943 morirono circa 16.000 detenuti (i numeri di registrazione progressivi vanno da circa 15.000 il 15 marzo a circa 31.000 il 25 ottobre), perciò la cremazione di ogni cadavere, inclusi i preriscaldi dei forni, richiese mediamente (628.500 : 16.000 =) circa 39 kg di coke.
Secondo il “Kalendarium” di Danuta Czech, dal 15 marzo al 25 ottobre 1943 furono gasate circa 118.000 persone. Complessivamente, dunque, i cadaveri cremati [40] sarebbero stati 134.000 e

la cremazione di ogni cadavere avrebbe richiesto appena (628.500 : 134.000 =) 4,7 kg di coke, il che è termotecnicamente impossibile. [41] Se dunque i 16.000 detenuti morti di morte “naturale” si conciliano bene con i consumi di coke, mentre i 118.000 gasati sono assolutamente inconcliliabili, è chiaro che queste gasazioni non hanno alcuna base reale.
Meyer ha preferito trascurare un altro argomento non certo irrilevante che avevo presentato nell’articolo apparso nei “Grundlagen zur Zeitgeschichte”: quello della durata massima della muratura refrattaria delle muffole dei forni crematori di Birkenau, che ho accertato in 3.000 cremazioni, [42] sicché le 46 muffole dei crematori avrebbero potuto cremare circa 138.000 cadaveri, dopo di che sarebbe stato necessario sostituirne la muratura refrattaria usurata. Tuttavia, nella corrispondenza tra la ditta Topf, costruttrice dei forni crematori di Auschwitz-Birkenau, e la Zentralbauleitung di Auschwitz, di ciò non esiste alcuna traccia, [43] sicché il numero massimo teorico di cadaveri cremati nei forni di Birkenau non è di circa 314.000, ma di circa 138.000.
6) Il numero dei morti
Vediamo ora in che modo Meyer calcola il numero totale dei morti.
Partendo dalla cifra di 313.866 cremati (che arrotonda a 314.000), egli vi aggiunge 50.000 cremati all’aperto fino al novembre 1942, 57.000 parimenti cremati all’aperto dal dicembre 1942 al marzo 1943 e 12.000 cremati nel crematorio I dello Stammlager, complessivamente 433.000. Per arrivare a 510.000 mancano ancora 77.000 cadaveri, che Meyer attribuisce agli Ebrei ungheresi [44] e che a suo dire furono tutti cremati all’aperto.
Di questi 510.000 morti, circa 326.000 furono cremati nei crematori (di cui 314.000 nei crematori II-V e 12.000 nel crematorio I), e i restanti 184.000 all’aperto.
Di essi, inoltre, 356.000 furono gasati e 154.000 morirono di morte “naturale”.

Meyer ottiene la cifra dei gasati sommando a 315.000 detenuti non immatricolati [p. 6], i 40.564 gasati secondo D. Czech “soltanto nell’ottobre 1944″ [p. 7]. Questi ultimi furono cremati nei crematori, ma siccome Meyer accetta il mio calcolo delle giornate di attività dei crematori poiché nell’ottobre 1944 erano in funzione i crematori II, III e V il numero massimo teorico d ei cremati dovrebbe essere di:
– Crematori II e III : 31 x 270 x 2 = 16.740 cadaveri
– Crematorio V: 144 x 31 = 4.464,
in totale 21.204. Ma allora perché Meyer accetta la cifra di 40.564 cremati?
7) Il numero dei cremati
Meyer afferma che nei crematori di Birkenau furono cremati circa 314.000 cadaveri. Analizziamo questa cifra.
Come abbiamo visto sopra, le cifre da lui calcolate o addotte per il periodo 15 marzo-25 ottobre 1943 e ottobre 1944 sono enormemente esagerate. Per il primo periodo, secondo il suo sistema di calcolo, risultano 95.418 cremati contro un massimo teorico di 31.400; nel secondo, egli assume la cifra di 40.564 contro il massimo teorico risultante dal suo sistema di calcolo di 21.204.

Complessivamente, dunque, qui abbiamo già [(95.418 + 40.564) (31.400 + 21.2 04) =] 83.378 cremati fittizi.

Dal novembre 1943 al settembre 1944, secondo il “Kalendarium” di D. Czech, risultano circa 95.000 presunti gasati cremati nei crematori, senza gli Ebrei ungheresi, che Meyer conteggia a parte come cremati all’aperto (e senza gli Ebrei di Lodz, che egli non conteggia affatto, ma che, secondo la sua ottica, rientrano nella stessa categoria dei cremati all’aperto).
Ma sottraendo alla cifra totale le cifre parziali dei cremati, si ottiene la cifra di [314.000 (31.400 + 21.204 + 95.000) =] circa 166.400 cremati in eccesso. Chi erano costoro?
Secondo le valutazioni di F. Piper, nel 1943 ad Auschwitz morirono circa 80.000 detenuti immatricolati, [45] nel 1944-1945 circa 30.000. [46] Per il 1943, dall’entrata in funzione del crematorio II alla fine di ottobre, abbiamo già calcolato sulla base delle forniture di coke un massimo di circa 31.400 cremati; restano dunque i mesi di novembre e dicembre, ai quali, estrapolando la cifra di F. Piper, possiamo attribuire circa 13.500 morti, perciò il numero massimo dei morti e dei cadaveri cremati sarebbe in totale di circa 44.500.
Ma anche in questa eventualità restano ancora (166.400 44.500 =) 121.900 cremati fittizi, più di un terzo del totale dei presunti cremati.
8) Contraddizioni insuperabili

La tesi di Fritjof Meyer comporta contraddizioni ancora più stridenti.
Egli suppone un totale di 510.000 morti di cui 356.000 gasati; egli afferma inoltre che il presunto sterminio avvenne “prevalentemente” nei cosiddetti “Bunker” di Birkenau [p. 2], ma poiché egli respinge la tesi delle gasazioni in massa nei crematori di Birkenau e poiché l’impiego di “Gaswagen” ad Auschwitz, cui egli si appella [p. 7], è una storia propagandistica dell’immediato dopoguerra smentita perfino dalla storiografia ufficiale, è evidente che i 356.000 gasati furono gasati tutti nei cosiddetti “Bunker”.
Ma se il numero totale dei morti fu di 510.000, quello dei gasati nei due “Bunker” di 356.000 e quello dei detenuti morti di morte “naturale” di (510.000 356.000 =) 154.000, di chi erano i cadaveri dei presunti 314.000 cremati nei crematori di Birkenau?

Anche se tutti i detenuti immatricolati morti di morte “naturale” fossero stati cremati nei crematori di Birkenau ipotesi evidentemente assurda resterebbero ancora (314.000- 154.000 =) 160.000 cadaveri fantasma, perché non potrebbero essere né dei gasati nei “Bunker”, perché furono cremati all’aperto , né dei detenuti immatricolati.
Infine, se i cadaveri dei gasati cremati all’aperto furono 184.000, dove furono cremati i restanti (356.000 184.000 =)172.000 cadaveri di gasati?

Dal punto di vista metodologico, la tesi di Meyer presenta un vero e proprio buco nero logico.
Come si è visto, egli di fatto, attribuendo tutte le gasazioni omicide ai cosiddetti “Bunker”, nega la tesi tradizionale dell’esistenza e dell’impiego di camere a gas omicide nei crematori di Birkenau. Egli lo fa sulla base di “prove esistenti” che non menzionala ragione è fin troppo chiara: si tratta delle prove addotte dalla storiografia revisionistica il cui valore dimostrativo egli non vuole o non può riconoscere. Meyer dunque nega la tesi dell’esistenza o dell’attività omicida delle presunte camere a gas dei crematori di Birkenau sebbene a sostegno di essa Jean-Claude Pressac abbia raccolto decine di documenti da cui ha desunto una quarantina di “indizi criminali”, discutibili quanto si vuole, ma che si riferiscono senza ombra di dubbio ai Leichenkeller (camere mortuarie seminterrate) dei crematori, indicati come camere a gas omicide. Nello stesso tempo, egli assume come centro del presunto sterminio i cosiddetti “Bunker“, sulla cui esistenza non dico come installazioni di sterminio, ma semplicemente come case prese in carico dalla Zentralbauleitung di Auschwitz non esiste un solo documento.
Quello citato da Meyer, una “Richiesta di costruzione della direzione del campo al WVHA a Berlino” relativa a “Finitura di una casa esistente per misure speciali (disegno non esistente). Costi: 14.242 RM ciascuna”, come ho dimostrato altrove, non ha nulla a chevedere con i presunti “Bunker”; [47] ciò è tanto vero che questa menzione appare nel “Kostenvoranschlag zum Ausbau des Kriegsgefangenenlagers der Waffen-SS in Auschwitz” (Preventivo di costo per l’ampliamento del campo per prigionieri di guerra delle Waffen-SS di Auschwitz) del 1• ottobre 1943 e non c’è bisogno di spiegare per quale ragione Meyer non menzioni la data di questo documento. [48] Inoltre, in questo documento figura questo solo accenno ad una “Haus für Sondermassnahmen (casa per misure speciali)”, perciò la pretesa di Meyer che qui “sono menzionate due costruzioni” è infondata. Aggiungo che la menzione di questa casa appare già nell’ “Erläuterungsbericht zum Ausbau des Kriegsgefangenenlagers der Waffen-SS in Auschwitz O/S” (Rapporto esplicativo sull’ampliamento del campo per prigionieri di guerra delle Waffen-SS di Auschwitz, Alta Slesia) del 30 settembre 1943, dove però non rientra tra gli “Aussenanlagen” (impianti esterni), ma nel “Bauabschnitt III” (settore di costruzioni III), dunque non si trovava al di fuori del campo come i presunti “Bunker” ma al suo interno, come le case 903, 904, 905, 906, 907, 908, 909, 910, 911, 912, 913 e 914 che si trovavano nell’area del Bauabschnitt III ed erano state prese in carico e così numerate dalla Zentralbauleitung secondo la pianta 1733 del 5 ottobre 1942.
La casa in questione fu utilizzata come “prov. Sauna und Entwesungsanlage” (sauna e impianto di disinfestazione provvisori) per la truppa. La lettera di Bischoff a Kammler del 9 gennaio 1943 dice infatti:
“Un apparato di disinfezione (produttore: Werner) e un apparato ad aria calda produttore Hochheim sono installati in un edificio [pre]esistente a Birkenau provvisoriamente per la truppa, inoltre un impianto sauna, in funzione dal dicembre 1942.” [49]
Se dunque Meyer nega la tesi delle camere a gas nei crematori che è avallata da decine di documenti (sia pure male interpretati), come può sostenere la tesi delle camere a gas nei “Bunker” che non è avallata da nessun documento?
Negando la tesi delle camere a gas nei crematori, Meyer nega anche l’attendibilità delle relative testimonianze: ma se queste testimonianze sono inattendibili, come può egli considerare attendibili le testimonianze relative alla tesi dei “Bunker“?
Ciò è tanto più incredibile in quanto la tesi dei “Bunker” si basa esclusivamente su testimonianze. Con un altro salto logico incomprensibile, invece, egli nega in blocco quelle relative ai crematori e accetta in blocco quelle relative ai “Bunker”.
Nonostante tutto, bisogna apprezzare il coraggio di Fritjof Meyer. Il suo contributo, ancor più di quello di Pressac, dimostra che una seria impostazione tecnica della problematica di Auschwitz per la storiografia ufficiale è come un piano inclinato: prima o poi, di riduzione in riduzione, essa porta necessariamente alla logica conclusione cui già da tempo è pervenuta la storiografia revisionsitica.
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Note:
1 / Les crématoires d’Auschwitz. La machinerie du meurtre de masse. CNRS Editions, Paris 1993. Trad. it.: Le macchine dello sterminio. Auschwitz 1941-1945. Feltrinelli, Milano 1994 .
2 / Auschwitz: Technique and operation of the gas chambers. The Beate Klarsfeld Foundation. New York 1989.
3 / “Zeszyty oswiecimskie”, 1995, pp. 309-329.
4 / Auschwitz: Fine di una leggenda. Edizioni di Ar, 1994, p. 77.
5 / Come scrisse il giudice Gray nella sentenza del processo Irving-Lipstadt, van Pelt “affermò che il quantitativo di coke necessario per un cadavere non sarebbe stato superiore a 3.5 kg”! ( Sentenza dell’11 aprile 2000, punto 7.125). Affermazione insensata equivalente a quella di chi pretendesse che la Ferrari F 2002 di Schumacher possa superare i 1.600 km/h!
6 / Vedi al riguardo il mio articolo Supplementary Response to John C. Zimmerman on his “Body Disposal at Auschwitz”, in www.russgranata.com/Risposta-new-eng.html.
7 / Osteuropa. Zeitschrift für Gegenwartsfragen des Ostens, Nr. 5, Mai 2002, pp. 631-641. L’articolo è stato pubblicato in scansione ottica da D. Irving all’indirizzo www.fpp.co.uk/Auschwitz/Osteuropa_5_2002/Fritjof1.html . Nelle citazioni mi riferisco a questa edizione.
8 / F. Piper, Die Zahl der Opfer von Auschwitz. Verlag Staatliches Museum in Oswiecim, 1993, p. 202.
9 / J.-C. Pressac, Le macchine dello sterminio. Auschwitz 1941-1945, op. cit., p. 173.
10 / RGVA (Rossiiskii Gosudarstvennii Vojennii Archiv, ex TCIDK – Tsentr Chranenija Istoriko-dokumental’nich Kollektsii, Mosca), 502-1-83, p. 269 .
11 / Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung, 4. Jg., Heft 1, Juni 2000, pp. 50-56.
12 / Recte: la Zentralbauleitung.
13 / Jean-Claude Pressac, Enquête sur les chambres à gaz, in: “Les Collections de l’ Histoire”, supplemento della rivista L’Histoire, n. 3, ottobre 1998, p. 41.
14 / La pubblicazione, per conto delle Edizioni di Ar, è prevista entro il 2003.
15 / A Buchenwald, dal 3 al 30 agosto morirono 335 detenuti, dal 31 agosto al 27 settembre 203 detenuti. Konzentrationslager Buchenwald. Bericht des internationalen Lagerkomitees Buchenwald. Weimar, s.d., p. 85.
16 / Su questo impianto esistono molte liste delle cremazioni con l’indicazione della durata del processo di cremazione che ho analizzato nello studio “I forni crematori di Auschwitz”, op. cit., vol. I, Parte Seconda, cap. XI.
17 / I forni Ignis-Hüttenbau avevano una muffola lunga m 2,60 (i forni Topf, una muffola di 2 metri) nei quali i cadaveri venivano caricati con una bara leggera di tavole grezze. Dopo circa 35 minuti il cadavere, ormai essiccato e disarticolato, veniva spostato con un apposito raschiatoio nella parte posteriore della muffola, davanti al bruciatore, dove avveniva la combustione principale. Nel frattempo si introduceva un altro cadavere nella parte anteriore della muffola. Con questo sistema di cremazione, nel forno si trovavano sempre due cadaveri, uno nella parte anteriore della muffola in fase di essiccamento, l’altro nella parte posteriore in fase di combustione principale e il momento dell’introduzione del secondo cadavere veniva considerato quello della fine della cremazione del primo, anche se in realtà essa continuava per altri 20-30 minuti davanti al bruciatore.
18 / Erläuterungsbericht zum Vorentwurf für den Neubau des Kriegsgefangenenlagers der Waffen-SS, Auschwitz O/S, 30 ottobre 1941. RGVA, 502-1-233, p. 20.
19 / Lettera della Topf alla SS-Neubauleitung del KL Mauthausen del 1• novembre 1941. BAK, NS4/Ma 54.
20 / Ciò corrisponde ad una durata della cremazione di 33-40 minuti. La griglia del forno di Gusen era strutturata in modo tale da formare 8 aperture rettangolari di cm 30 x 25. Dopo circa 35 minuti, le parti del cadavere essiccato e disarticolato cadevano attraverso queste aperture nel sottostante cenerario, dove avveniva la combustione principale. Nel frattempo, nella muffola ormai libera, veniva introdotto un altro cadavere. Con questo sistema di cremazione nel forno si trovavano sempre due cadaveri, uno nella muffola in fase di essiccamento, l’altro nel cenerario in fase di combustione principale. La disponibilità oraria di calore era accresciuta da un apposito impianto di tiraggio aspirato, che permetteva di aumentare il quantitativo di coke bruciato in un’ora sulla griglia dei focolari. Nei forni a 3 muffole le barre della griglia della muffola formavano aperture di 21 cm, come nei forni civili, e i residui del cadavere cadevano nel sottostante cenerario solo in una fase avanzata della combustione principale, cioè dopo circa un’ora.
21 / Staats Archiv Weimar, LK 4651.
22 / Obóz koncentracyjny Oswiecim w _wietle akt Delegatury Rz_du R.P. Zeszyty oswiecimskie, numero speciale I, 1968, p. 42. Il 4 marzo 1943 al “nuovo crematorio” (il crematorio II) i resistenti attribuirono una capacità di cremazione di 3.000 cadaveri al giorno! Idem, p. 93 e 94.
23 / Hitler and the Final Solution.University of California Press, 1994.
24 / J. Graf, “Anatomie der sowjetischen Befragung der Topf-Ingenieure. Die Verhöre von Fritz Sander, Kurt Prüfer, Karl Schultze und Gustav Braun durch Offiziere der sowjetischen Antispionageorganisation Smersch (1946/1948)”, in: Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung, 6. Jg., Heft 4, Dezember 2002, pp. 398-421.
25 / Idem, p. 404.
26 / Idem, p. 413-414.
27 / Idem, p. 407. Cfr. G. Fleming, Hitler and the Final Solution, op. cit., p. 207.28 / Lageplan des Kriegsgefangenenlagers del 6 ottobre 1942. Vojensky Historicky Archiv, Praga, Fond OT 31(2)/2.
29 / “I forni crematori di Auschwitz”, vol. I, Parte Seconda, cap. VIII.
30 / Idem, cap. IX, 2. Gli unici impianti di combustione nei quali avveniva l’equivalente della cremazione di più cadaveri in una muffola erano i Tier-Verbrennungsöfen (inceneritori per animali). Nei migliori apparati di questo tipo, costruiti dalla ditta H. Kori di Berlino, si potevano incenerire 900 kg di sostanza organica in 13,5 ore con un consumo di 300 kg di carbon fossile; ciò equivale alla cremazione contemporanea di 12 cadaveri di 75 kg , ciascuno con una durata di circa 67 minuti e un consumo di circa 25 kg di carbon fossile. Perciò, se nei forni di Birkenau la cremazione contemporanea di 3 cadaveri fosse stata possibile , avrebbe comportato una durata tripla e un consumo di coke triplo rispetto ad una cremazione singola, senza alcun beneficio economico.
31 / Poiché nella lettera di Bischoff del 28 giugno 1943 la capacità di cremazione è considerata “in un impiego lavorativo di 24 ore”, questo documento, secondo la tesi di Meyer, dovrebbe essere falso.
32 / Archiwum G_ównej Komisji Badania Zbrodni Przeciwko Narodowi Polskiemu Instytutu Pami_ci Narodowej, Varsavia, NTN, 105, p. 99.
33 / Parti incombustibili del coke che si fondevano a causa dell’alta temperatura del focolare, colavano attraverso lo strato di combustibile e si solidificavano sulla griglia per il raffreddamento provocato dall’aria di combustione, creando delle placche che ostruivano le fessure per l’aria di combustione.
34 / “I forni crematori di Auschwitz”, vol. I, Parte Seconda, cap. IX, 1.
35 / In: Ernst Gauss, Grundlagen zur Zeitgeschichte. Grabert Verlag, Tübingen 1994.
36 / Idem, p. 310.
37 / Idem, p. 309. Alle giornate di attività dei crematori II e III ivi indicate (177 e 190) bisogna sottrarre le 67 giornate dal 26 ottobre al 31 dicembre 1943.
38 / “I forni crematori di Auschwitz”, vol. I, Parte Seconda, cap. X. I consumi sono stati calcolati sulla base dei consumi reali del forno Topf di Gusen.
39 / Secondo l’ipotesi di Meyer, 18 cadaveri al giorno per muffola = 108 cadaveri al giorno in 6 muffole.
40 / Nessun testimone e nessuno storico afferma che in questo periodo fossero state eseguite delle cremazioni all’aperto.
41 / La cremazione di 3 cadaveri dunque avrebbe richiesto 14,1 kg di coke, ma soltanto per compensare la perdita oraria di calore per irraggiamento e conduzione di un forno a 3 muffole alla temperatura di esercizio di 800•C erano necessari circa 17 kg di coke!
42 / Per la discussione delle obiezioni di J.C. Zimmerman, essenzialmente basate su ignoranza e malafede, vedi il mio articolo citato nella nota 6.
43 / Oltre che dall’assenza dei documenti relativi, ciò risulta inoltre dall’elenco delle fatture della ditta Topf per lavori e forniture ad Auschwitz-Birkenau.
44 / Meyer suppone che ad Auschwitz furono deportati 180.000 Ebrei ungheresi, di cui da 100.000 a 110.000 furono trasferiti in altri campi e 70.000-80.0000 furono gasati [ p. 7].
45 / In realtà questa cifra è enormemente esagerata.
46 / F. Piper, Die Zahl der Opfer von Auschwitz, op. cit., p. 164.
47 / “Sonderbehandlung” ad Auschwitz. Genesi e significato. Edizioni di Ar, 2001, pp. 77-78 e relativi riferimenti.
48 / Il documento include anche opere già costruite, ma questo, F. Meyer , che lo cita da R.J. van Pelt, non lo sapeva.
49 / RGVA, 502-1-332, p. 46a Fonte


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Published: 2014-03-29
First posted on CODOH: April 13, 2018, 7 a.m.
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