Le origini della dichiarazione Balfour
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LA GRANDE PROMESSA BELLICA BRITANNICA A LORD ROTHSCHILD
A cura di: Robert John
Tratto da: The Journal of Historical Review, Inverno 1985-1986 (Vol. 6, N° 4). Questo documento fu presentato per la prima volta dall’autore alla 5a. Conferenza dell’IHR (Institute for Historical Review), nel 1983. Fu la base per l’opuscolo intitolato: Behind the Balfour Declaration: The Hidden Origin of Today’s Mideast Crisis (dietro alla Dichiarazione Balfour: l’origine nascosta dell’odierna crisi mediorientale), pubblicato dall’Institute for Historical Review nel 1988
Fonte: http://www.ihr.org/jhr/v06/v06p389_John.html
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CIRCA L’AUTORE:
Robert John, analista di affari esteri, storico diplomatico, scrittore e psichiatra, fece i suoi studi in Inghilterra. Si laureò all’Università del London King’s College. Poi studiò al Middle Temple, Inns of Court, a Londra. Fu l’autore, con Sami Hadawi, di: The Palestine Diary: British, American and United Nations Intervention, 1914-1948 (Il diario della Palestina: l’intervento britannico, Americano e delle Nazioni Unite, 1914-1948). Quest’opera dettagliata in due volumi, pubblicata per la prima volta nel 1970, include una prefazione dello storico britannico Arnold Toynbee. Robert John morì il 4 Giugno 2007 all’età di 86 anni.
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RICONOSCIMENTI:
A Benjamin H. Freedman, che si è impegnato a raccogliere e a raccontare i fatti inerente il Sionismo e il Comunismo, incoraggiando altri a fare la stessa cosa. Figlio di uno dei fondatori del Comitato Ebraico-Americano che per molti anni fu anti-Sionista, Ben Freedman fondò la Lega per la Pace con Giustizia in Palestina nel 1946. Mi consegnò copie di materiale sulla Dichiarazione Balfour che non avrei mai potuto trovare per conto mio e mi spronò nella ricerca. (Morì nell’Aprile del 1984)
L’Institute for Historical Review fornisce gli strumenti per una migliore comprensione degli avvenimenti del nostro tempo.
I tentativi di riesaminare in modo imparziale documenti storici spesso rivelano che la responsabilità, la colpevolezza o il disonore non sono da ascrivere ad una parte sola per quanto riguarda i conflitti degli ultimi cento anni. Cercare di scollare i fatti veri dalla propaganda è un lavoro meritevole, in quanto aumenta la comprensione di come ci si è arrivati, di dove ci troviamo e dovrebbe permettere alla gente di resistere allo sfruttamento da parte di interessi potenti e distruttivi nel presente e nel futuro, denunciando la loro opera passata.
Vorrei suggerire al Comitato per il Premio Nobel che quando il lavoro di riesame storico e di ricerca della verità di questa organizzazione prevarrà nelle varie società che hanno dato il loro contributo, diciamo entro circa 5 anni o forse meno a partire da ora, possa considerare l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace all’IHR.
Purtroppo alcuni troveranno difficile da digerire questa assegnazione!
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La Dichiarazione Balfour potrebbe essere il documento più straordinario mai esibito da un qualsiasi governo nella storia del mondo. Prese la forma di una lettera del Governo di Sua Maestà Britannica Re Giorgio V°, il Governo del più vasto impero che il mondo abbia mai conosciuto, sul quale, una volta, non tramontava mai il sole. Una lettera ad un finanziere internazionale dell’istituto bancario dei Rothschild che era diventato un Pari del Regno.
Arthur Koestler scrisse che nella lettera “una nazione prometteva solennemente ad una seconda nazione il territorio di una terza”. Come se ciò non bastasse, quel territorio era ancora parte dell’Impero di una quarta nazione, cioè la Turchia.
Ecco il testo:
Ministero degli esteri
2 Novembre 1917
- Originale della Dichiarazione di Balfour
Egregio Lord Rothschild,
ho il grande piacere di trasmetterLe da parte del Governo di Sua Maestà la seguente dichiarazione di solidarietà con le aspirazioni Ebraico-Sioniste, che è stata sottoposta e approvata dal Governo:
“ Il Governo di Sua Maestà vede favorevolmente la creazione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo Ebraico e si avvarrà del suo impegno per facilitare il raggiungimento di questo obiettivo, restando ben chiaramente sottointeso che niente dovrà pregiudicare i diritti civili e religiosi delle già esistenti comunità non Ebraiche in Palestina o i diritti e lo status politico goduti dagli Ebrei in qualsiasi altro paese”
Sarei grato se voleste portare detta Dichiarazione alla conoscenza della Federazione Sionista.
Sinceramente Vostro
Arthur James Balfour (1)
Fu deciso da Lord Allenby che la “Dichiarazione” non venisse pubblicata in Palestina dove le sue forze erano ancora a sud della linea Gaza-Beersheba. Ciò non fu fatto fin dopo la creazione dell’Amministrazione Civile nel 1920
Allora perché la “Dichiarazione” fu fatta un anno prima della fine di quella che venne chiamata La Grande Guerra?
“Alla gente” fu raccontato all’epoca che essa fu data in cambio di un debito di gratitudine che si riteneva ci fosse nei confronti del leader Sionista (e primo Presidente d’Israele), Chaim Weizman, nato in Russia e immigrato in Inghilterra dalla Germania del quale si diceva che avesse inventato un processo di fermentazione di castagne da trasformare in acetone, difficile da reperire, per la produzione di esplosivi da partedel Ministero degli Armamenti.
Questa creazione della propaganda delle castagne non fu rimossa dalla testa della gente nemmeno dalla breve entrata in scena di un’altra storia che venne ufficialmente usata tra le due guerre.
Quindi archiviamo e seppelliamo per sempre le castagne.
Per sapere dove cercare dobbiamo fare un passo indietro ed esaminare alcune parti del relativo bagaglio storico. Il terreno è vasto e il fango profondo, quindi cercheremo di procedere mettendo in evidenza gli indicatori.
HERZL SUL PROBLEMA EBRAICO
Il sostegno per un “focolare nazionale” per gli Ebrei in Palestina, da parte del governo del più grande impero del mondo, era in parte un adempimento degli sforzi e delle trame di Theodore Herzl (1860-1904), di discendenza Sefardita (da parte del ricco padre), che aveva pubblicato Der Judenstaat (lo stato ebraico) a Vienna nel 1896. Esso descriveva i fattori che credeva avessero creato un problema ebraico universale e proponeva un programma per regolamentarlo tramite l’esodo di Ebrei infelici e non desiderati verso un territorio autonomo per conto loro in un contesto nazionalsocialista.
Herzl propose la realizzazione di un movimento Sionista che fu fondato a Odessa nel 1881, che si diffuse velocemente in tutte le comunità ebraiche della Russia, e piccole affiliazioni che erano sorte in Germania, Inghilterra e altrove. Sebbene “Sion” si riferiva ad una località geografica, esso funzionò come concezione utopica nei miti dei tradizionalisti, modernisti e Sionisti. Era l’opposto di tutto ciò che veniva rifiutato nella vera e propria situazione ebraica nella “Diaspora”, sia che fosse oppressione o assimilazione.
Nel suo diario Herzl descrive la presentazione delle sue bozze di proposta al Consiglio della Famiglia Rothschild, evidenziando: “ Porto ai Rothschilds e ai grandi Ebrei la loro storica missione. Saluterò tutti gli uomini di buona volontà, dobbiamo essere uniti e schiacciare tutti quelli di cattiva volontà “ (2)
Lesse il suo manoscritto “indirizzato ai Rothschilds” ad un amico, Meyer-Cohn, il quale disse:
“ Finora ho creduto che non fossimo una nazione, ma più di una nazione. Ho creduto che avessimo la storica missione di essere gli interpreti dell’universalismo fra le nazioni e che quindi fossimo più che un popolo identificato con una terra specifica “
Herzl rispose:
“ Niente ci impedirà di essere e rimanere gli interpreti di una umanità unita, quando avremo una nazione per nostro conto. Per adempiere a questa missione non dobbiamo restare letteralmente trapiantati in mezzo alle nazioni che ci odiano e ci disprezzano. Se, nelle circostanze attuali, volessimo determinare l’unità del genere umano senza più confini nazionali, dovremmo allora combattere l’idea del patriottismo. Quest’ultimo, tuttavia, si dimostrerà più forte di noi per molti futuri anni “ (2a)
In quell’epoca c’erano un certo numero di gruppi Cattolici e Messianici che aspettavano un “ritorno” ebraico. Uno di questi era il cappellano protestante presso l’Ambasciata Britannica a Vienna che aveva pubblicato nel 1882 il libro: The Restoration of the Jews to Palestine According to the Prophets (la restituzione degli ebrei alla Palestina secondo i profeti). Tramite Lui, Herzl ottenne un colloquio con Gran Duca di Baden e mentre aspettavano di andare al castello per l’appuntamento, Herzl disse al Cappellano Hechler: “ quando andrò a Gerusalemme la porterò con me”.
Il Duca prese in considerazione la proposta di Herzl e concordò con la richiesta di Herzl di potervi fare riferimento nei suoi colloquio fuori da Baden. Poi se ne avvalse per aprire la strada verso i livelli più alti del potere.
Tramite intermediari riuscì ad ingraziarsi le simpatie del Sultano di Turchia in seguito agli impegni mirati a ridurre le agitazioni da parte di Comitati Armeni a Londra e Bruxelles che richiedevano riforme alla Turchia e la cessazione dell’oppressione (A) ed iniziò una campagna di stampa per calmare l’opinione pubblica di Londra sulla questione Armena. Ma quando offrì denaro per la Palestina, il Sultano rispose che il suo popolo si era guadagnato l’Impero col sangue ed era di sua proprietà. “ Gli Ebrei possono spendere i loro soldi. Quando l’Impero sarà diviso forse potranno avere la Palestina per niente. Ma solo il nostro cadavere può essere diviso ma non lo permetteremo mai da vivi “ (2b)
Herzl incontrò il Nunzio Papale a Vienna e promise l’esclusione di Gerusalemme, Betlemme e Nazaret dallo stato ebraico. Inaugurò un giornale Sionista, Die Welt (il mondo) e fu lieto di apprendere dagli Stati Uniti che un gruppo di rabbini guidati dal Dr. Gustave Gottheil erano a favore del movimento Sionista. Tutto questo, e anche di più, in pochi mesi.
Fu Herzl a indire il primo Congresso Sionista a Basilea (Svizzera) il 29-31 Agosto 1897, (B). C’erano 197 “delegati”, alcuni erano ortodossi, altri nazionalisti, liberali, atei, culturalisti, anarchici, socialisti e alcuni capitalisti.
Herlz dichiarò: “ Vogliamo porre la prima pietra della casa che ospiterà la nazione ebraica “ e “ Il Sionismo cerca di ottenere una nazione in Palestina, pubblicamente riconosciuta e legalmente garantita per il popolo ebraico “. E il suo detto anti-assimilazionista che “ il Sionismo è un ritorno all’ovile ebraico prima ancora di essere un ritorno alla terra ebraica “, era un espressione in base alla sua esperienza che fu estesa al capitolato ufficiale del Sionismo con lo scopo di “rafforzare il sentimento nazionale Ebraico e la consapevolezza nazionale “ (3)
Un'altra figura di spicco che parlò al Congresso fu Max Nordau, un medico e scrittore ebreo ungherese che fece una polemica contro gli Ebrei assimilati. “ Per la prima volta il problema ebraico è stato presentato efficacemente davanti ad un pubblico europeo “, scrisse Weizmann. Ma gli Ebrei russi pensavano che Herzl li trattasse con condiscendenza come Askenazi. Ritennero che la sua dignità occidentale non si adattava al loro realismo russo-ebraico; e senza volerlo, non potevano essere di aiuto irritandolo. (4)
In conseguenza al Congresso, il “Protocollo di Base”, chiave di volta del movimento Sionista mondiale, venne approvato come segue:
Il Sionismo si impegna a creare per il popolo ebraico un focolare in Palestina avvalorato dal pubblico diritto. Il Congresso contempla i seguenti mezzi per il raggiungimento dello scopo:
1 – La promozione su basi idonee della colonizzazione della Palestina da parte di operai e agricoltori
2 - L’organizzazione ed il consolidamento dell’insieme dell’Ebraismo tramite appropriate istituzioni, locali ed internazionali, in conformità alle leggi di ciascun paese.
3 – Il rafforzamento e l’incoraggiamento della consapevolezza e del sentimento nazionale ebraico
4 – La preparazione dei presupposti per avere un consenso governativo, dove necessario, per il raggiungimento dello scopo del Sionismo (5)
L’Associazione Britannica Chovevei-Zion declinò un invito di presentarsi al Congresso ed il Comitato Esecutivo dell’Associazione dei Rabbini in Germania protestò dicendo che:
1 – Gli sforzi dei così detti Sionisti per fondare uno stato nazionale ebraico in Palestina contraddicono la promessa messianica del Giudaismo come contenuto nella Sacra Scrittura e nelle successive fonti religiose
2 – Il Giudaismo obbliga i suo adepti a servire con tutta la devozione la Patria alla quale appartengono e a promuovere i suoi interessi nazionali con tutto il loro cuore e la loro forza.
3 – Tuttavia, quei nobili obiettivi indirizzati verso la colonizzazione della Palestina da parte di contadini e agricoltori Ebrei non sono in contraddizione con questi obblighi, in quanto questi non sono affatto in relazione con la fondazione di uno stato nazionale (6)
Conversando con un delegato al Primo Congresso, Litman Rosenthal, Herzl disse:
“ Può darsi che la Turchia si rifiuti di capirci o non sia in grado di farlo. Questo non ci scoraggerà. Cercheremo ogni mezzo per arrivare all’obiettivo. La questione Orientale è ora all’ordine del giorno. Prima o poi porterà ad un conflitto tra le nazioni. Una guerra europea è imminente. La grande guerra europea deve arrivare. Mentre guardo l’orologio attendo questo terribile momento. Dopo la fine della grande guerra europea verrà indetta una Conferenza di Pace. Per quel momento dobbiamo essere pronti. Verremo sicuramente invitati a questa grande conferenza delle nazioni e dobbiamo dimostrare loro l’impellente importanza di una soluzione Sionista alla Questione Ebraica. Dobbiamo dimostrare loro che il problema Orientale e della Palestina è uno solo assieme a quello ebraico, entrambi devono essere risolti insieme. Dobbiamo dimostrare loro che il problema ebraico è un problema mondiale e che un problema mondiale deve essere risolto dal mondo. E la soluzione deve essere il ritorno della Palestina al popolo Ebraico. (American Jewish News, 7 Marzo 1919)
Alcuni mesi più tardi, in un messaggio durante una conferenza ebraica a Londra, Herzl scrisse: “ fin dal primo momento in cui entrai nel Movimento, i miei occhi erano puntati verso l’Inghilterra perché, in base alla generale situazione delle cose in quel paese, vidi il punto Archimedeo dove poter far leva “. Herzl mostrò il suo desiderio di trovare credito in Inghilterra e forse anche il suo rispetto per Londra come il centro della finanza mondiale, creando il Jewish Colonial Trust (fondo d’investimento coloniale ebraico) che sarebbe diventato il principale strumento finanziario del suo Movimento e che sarebbe stato incorporato nel 1899 come un’azienda inglese.
Herzl era instancabile. Offrì al Sultano della Turchia il suo aiuto nel riorganizzare i suoi affari finanziari in cambio di sostegno per l’insediamento ebraico in Palestina (7). Al Kaiser, che visitò la Palestina nel 1888 e ancora nel 1898, (C), promise il suo sostegno per promuovere gli interessi tedeschi nel Vicino Oriente. Un’offerta simile fu fatta a Re Edoardo VII d’Inghilterra; e promise al Papa di rispettare i luoghi santi del cristianesimo in cambio del sostegno del Vaticano (D). Ma solo dallo Zar ricevette, tramite il Ministro degli Interni, un impegno di “assistenza morale e materiale riguardo alle misure prese dal movimento che avrebbero portato ad una diminuzione della popolazione ebraica in Russia” (8)
Fece un rapporto del suo lavoro al Sesto Congresso Sionista di Basilea il 23 Agosto 1903, ma affermò: “ Zion non è e non potrà mai essere. E’ semplicemente un espediente per scopi di colonizzazione, ma, sia ben chiaro, un espediente fondato su una base politica e nazionale” (9)
Quando venne sollecitato sulla colonizzazione ebraica della Palestina, la Sublime Porta Turca (ossia l’Impero Ottomano) offrì un documento di concessione per qualsiasi altro territorio turco (con accettazione da parte dei coloni della cittadinanza ottomana) che Herzl rifiutò (11). Il Governo Inglese, al corrente delle attività di Herzl grazie alla sua presenza di fronte alla Commissione Reale sull’Immigrazione Straniera, (E) e influenti organi di stampa come il Daily Chronicle e la Pall Mall Gazzette che chiedevano una conferenza delle Potenze per considerare il programma Sionista, (12) aveva curiosamente dimostrato una disponibilità a negoziare circa una colonia ebraica nel territorio egiziano di El-‘Arish sulla frontiera turco-egiziana nella Penisola del Sinai. Ma il Governo Egiziano fece obiezione nel rendere le acque del Nilo disponibile per l’irrigazione; il Governo Turco, tramite il suo Commissario al Cairo, fece obiezione; e l’Agente Britannico alCairo Lord Cromer, alla fine caldeggiò il rifiuto del progetto (13).
Intanto, di ritorno da una visita nell’Africa Orientale Britannica nella primavera del 1903, il Primo Ministro Joseph Chamberlain propose a Herzl l’idea di un insediamento ebraico in quella che presto sarebbe diventata la Colonia del Kenya, ma in seguito ad un malinteso, Herzl credeva che si intendesse l’Uganda e quindi diventò il “Progetto Uganda”. Della parte della conversazione circa la proposta di El-‘Arish, Herzl scrisse nel suo diario di aver detto a Chamberlain che alla fine raggiungeremo i nostri scopi “ non con la buona volontà ma con l’invidia delle Potenze “ (14). Col fallimento della proposta di El-‘Arish, herzl autorizzò la preparazione di una bozza di proposta per l’insediamento in Africa Orientale. Questa venne preparata dall’ufficio legale di Lloyd George, Roberts & Company, su disposizioni del tramite di Herzl presso il Governo Britannico, Leopold Greenberg (15).
Herzl sollecitò l’accettazione del “Progetto Uganda”, favorendolo come un rifugio temporaneo, ma ebbe opposizione da tutte le parti e morì improvvisamente di attacco cardiaco il 3 Luglio 1904. La morte di Herzl sbarazzò i Sionisti di un “alieno”, e fu sostituito da David Wolffsohn (The Litvak) (F). (16)
La “proposta Uganda” divise il movimento Sionista. Coloro che erano a favore formarono l’Organizzazione Territoriale Ebraica, sotto la dirigenza di Israel Zangwill (1864-1926). Per questi territorialisti, la rinuncia a “Zion” non veniva in genere percepita come un sacrificio ideologico; anzi essi sostenevano che l’ubicazione di un focolare nazionale ebraico non doveva essere determinato da pretese mistiche di “legame storico” ma dalle attuali condizioni. (17)
In Turchia, la rivoluzione dei “Giovani Turchi “ (Comitato per l’Unione e il Progresso) del 1908 fu apparentemente un movimento popolare che si opponeva all’influenza straniera. Comunque, Ebrei e cripto-Ebrei, conosciuti come Dunmeh ebbero una parte importante nella Rivoluzione. (19)
I Sionisti aprirono una filiale della Banca Anglo-Palestinese nella capitale turca e la banca divenne il quartier generale della loro attività nell’Impero Ottomano. Victor Jacobson (G) venne portato da Beirut “apparentemente per rappresentare la Compagnia Anglo-Palestinese, in verità per fare della propaganda Sionista fra gli Ebrei turchi” (20). I suoi contatti includevano partiti politici, discussioni con membri arabi del Parlamento di Siria e Palestina e un generico approccio a giovani intellettuali ottomani tramite un giornale stampato dall’ufficio Sionista (21). In Turchia, così come in Germania, “gli Ebrei nativi del posto erano risentiti del tentativo di segregarli in quanto Ebrei e si erano opposti all’intrusione del nazionalismo ebraico nei loro affari locali”. Sebbene vari periodici in lingua francese “fossero sovvenzionati” dall’ufficio Sionista sotto la direzione di Victor Jacobson, (22) (il primo Sionista che aspirava a non essere un leader Sionista ma un diplomatico di “carriera”) e nonostante avesse costruito buone relazioni politiche tramite contatti sociali, “sempre evitando la crudezza dello scontro diretto e aspettando con paziente fare orientale che gli insidiosi frutti della propaganda dessero i suoi risultati” (23), alcuni di coloro che erano impegnati nell’attività, specialmente Vladimir (Zev) Jabotinsky (1880-1940), disperavano del successo fintanto che l’Impero Ottomano controllava la Palestina. Da quel momento essi riposero le loro speranza sul suo crollo (24).
Al Decimo Congresso Sionista nel 1911, David Wolffsohn, che era successo a Herzl, nel suo discorso presidenziale disse che quello che volevano i Sionisti non era uno stato ebraico ma un focolare, una terra natia, (26) mentre Max Nordau denunciava gli “infami calunniatori” che supponevano che “i Sionisti volessero insinuarsi furtivamente in Turchia per prendersi la Palestina. E’ nostro dovere convincerli (i Turchi) che al mondo non hanno amici più generosi e pieni di abnegazione dei Sionisti” (H) (27).
La timida simpatia che i Giovani Turchi avevano nutrito per il Sionismo fu sostituita dal sospetto man mano che i crescenti disordini nazionali minacciavano l’Impero Ottomano, specialmente nei Balcani. La politica Sionista allora si spostò verso gli arabi, in modo che questi giudicassero il Sionismo come un eventuale contrappeso contro i Turchi. I Sionisti si accorsero presto che la loro accettazione presso gli arabi cresceva man mano che gli arabi rimanevano delusi nelle loro speranze di ottenere concessioni dai Turchi, ma si raffreddò presto quando queste speranze si riaccesero. Gli oltre 60 delegati parlamentari arabi a Costantinopoli (l’attuale Istanbul) e la stampa araba di recente attività alzò un “fuoco tambureggiante di lamentele” contro l’immigrazione ebraica, l’acquisto di terreni e l’insediamento in Palestina. (28)
Wezmann, nell’ultimo Congresso Sionista pre-bellico, disse “ Dopo molti anni di lotta, si impose in noi la convinzione di trovarci davanti ad un muro che ci era impossibile oltrepassare con normali mezzi politici”. Ma la forza della volontà nazionale costruì per se stessa due strade principali verso il suo obiettivo: la graduale estensione e rafforzamento del nostro Yishuv (in ebraico, letteralmente, “insediamento”, un nome generico per i coloni ebrei) in Palestina e la diffusione in lungo e in largo dell’idea Sionista fra l’Ebraismo. (29)
I Turchi facevano quello che potevano per tenere fuori gli Ebrei dalla Palestina. Ma questa barriera la si poteva aggirare di nascosto, in parte grazie alla venalità dei funzionari Turchi, (30) (come discretamente indicato nel rapporto Sionista: “ era sempre possibile girare intorno al singolo funzionario con un piccolo artificio “); (32) e in parte grazie alla diligenza dei consoli Russi in Palestina che proteggevano gli Ebrei Russi evitando loro l’espulsione. (33)
Ma se il Sionismo doveva riuscire nelle sue ambizioni, il governo Ottomano della Palestina doveva finire. L’indipendenza araba poteva essere prevenuta dall’intervento dell’Inghilterra e Francia, Germania o Russia. Gli Ebrei dell’Est odiavano la Russia zarista. Con in essere la Entente Cordiale (intesa cordiale), sarebbe toccato alla Germania o all’Inghilterra, con un leggero vantaggio a favore dell’Inghilterra a potenziale sostegno dell’obiettivo Sionista in Palestina, nonché per quanto riguarda la forza militare. (I). D’altra parte, il Sionismo stava attirando alcuni Ebrei tedeschi e austriaci con importanti interessi finanziari e doveva tenere in considerazione una forte opinione ebraica anti-sionista in Inghilterra.
Ma prima che il Sionismo avesse infine considerato che non avrebbe ottenuto alcuna particolare considerazione in Palestina dalla Turchia, il corrispondente del The Times riuscì a raccontare in un messaggio pubblicato il 14 Aprile 1911, della “violenta ostilità verso l’Inghilterra” dell’organo Sionista Jeune Turc (J) ed “il suo entusiasmo germanofilo” e della propaganda fatta tra gli Ebrei turchi da parte di “agenti Sionisti tedeschi”. Quando la linea politica cambiò, questa impressione in Inghilterra doveva essere cancellata (34). La preoccupazione della maggioranza di ricchi Ebrei inglesi non fu dissipata dagli articoli del Jewish Chronicle, pubblicato da Leopold Greenberg, che evidenziava che nel programma di Basilea non c’era “una sola parola di un qualsiasi stato ebraico autonomo” (35) e nel Die Welt, l’organo ufficiale del Movimento, l’articolo di Nahum Sokolow, l’allora Segretario Generale dell’Organizzazione Sionista, nel quale protestava che non c’era alcuna verità nell’affermazione che il Sionismo puntava alla creazione di uno stato ebraico indipendente. (36). Persino all’11° Congresso nel 1913, Otto Warburg, parlando come presidente dell’Esecutivo Sionista, diede assicurazioni di lealtà alla Turchia, aggiungendo che colonizzando la Palestina e sfruttando le sue risorse, i Sionisti sarebbero un valido contributo al progresso dell’Impero Turco. (37)
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(A) Una lettera inclusa nel diario di Herzl il 15 Maggio 1896 afferma che il capo del movimento Armeno a Londra è Avetis Nazarhek, “e che dirige il giornale Huntchak (la campana), verrà interpellato”.
(B) Su ambo le parti dell’entrata principale della hall pendevano due stendardi con due strisce azzurre e sopra l’entrata fu messa uno “Scudo di Davide” a sei punte. Fu l’invenzione di David Wolffsohn che utilizzò i colori del tradizionale scialle di preghiera ebraico. Cinquant’anni dopo, i due emblemi combinati assieme divennero la bandiera dello stato Sionista. Lo “Scudo di Davide” è di origine assira: in precedenza un motivo decorativo o magico emblema. Apparve sulla bandiera araldica degli Ebrei a Praga nel 1527.
(C) Su quest’ultimo viaggio venne accompagnato dalla sua Imperatrice. Una volta ormeggiata ad Haifa la loro imbarcazione da diporto, furono scortati a Gerusalemme da 2.000 soldati turchi.
(D) Papa Pio X° gli disse che la Chiesa non poteva appoggiare il ritorno degli “Ebrei infedeli” in Terra Santa.
(E) Nel 1880 c’erano circa 60.000 Ebrei in Inghilterra. Fra il 1881 e il 1905 ci fu un immigrazione di ben 100.000 Ebrei dell’Est. Nonostante ridotta dal Decreto degli Stranieri del Governo Balfour, che divenne legge nell’estate del 1905, l’immigrazione continuò, così che nel 1914 in Inghilterra c’era una popolazione ebraica di 300.000 persone. Una figura di spicco nella lotta contro il Decreto degli Stranieri e contro il giro di vite sulle norme della naturalizzazione nel 1903-1904, fu Winston S. Churchill. (18)
(F) Gli Ebrei dell’Est usavano chiamarsi tra di loro “Litvaks” (Lituania), “Galizianers” (Galizia), “Polaks”, “Hungarians” e con regioni geografiche della loro ancestrale origine, ad esempio “Pinskers”, ma mai col termine Ebreo.
(G) (1869-1935). Nato in Crimea e educato in un ambiente di assimilazione e agitazione rivoluzionaria in Russia, Jacobson aveva organizzato dei circoli e scritto del Sionismo su giornali ebraici russi. Dopo la Prima Guerra Mondiale, l’epoca della tangente diretta e indiretta e del contatto giusto, diede il via a ciò nel quale gli interessi delle nazionalità, rappresentati da avvocati diplomatici, dovevano essere rispettati, scrisse Lipsky: “in questo nuovo mondo nel quale Jacobson è stato proiettato, egli operò con la delicatezza e la concentrazione di un artista…lavorando insistentemente e con la visione di costruire un interesse nella causa. Doveva guadagnarsi la solidarietà nonché la convinzione “. (25)
(H) Nel Congresso Sionista del 1911, (22 anni prima che Hitler salisse al potere e tre anni prima della Prima Guerra Mondiale), Nordau disse: “ Come osano i melliflui oratori, i furbi chiacchieroni, aprire bocca e vantarsi del progresso? Da una parte tengono esultanti conferenze di pace nelle quali parlano contro la guerra, ma, dall’altra, gli stessi virtuosi governi, così nobilmente e assiduamente attivi nello stabilire la pace duratura, stanno preparando, per loro stessa ammissione, la completa distruzione di sei milioni di persone, e non c’è nessuno, tranne i predestinati, che alzi la propria voce per protestare, sebbene questo sia un crimine peggiore di qualsiasi guerra “ (31)
(I) La spesa annuale approssimativa per scopi militari da parte delle Potenze Europee nei primi anni del secolo, fu: Francia 38.400.000 Sterline – Germania 38.000.000 di Sterline – Italia 15.000.000 di Sterline – Russia 43.000.000 di Sterline – Stati Uniti 38.300.000 Sterline – Gran Bretagna 69.000.000 di Sterline, al cambio della Sterlina antecedente al 1914.
(L) Il suo direttore commerciale era un Ebreo tedesco, Sam Hochberg. Fra i contribuenti invitati c’era l’immensamente ricco Ebreo russo Alexander Helphand, il quale, in qualità di “Parvus”, avrebbe in seguito consigliato ai partiti di estrema sinistra tedeschi che Lenin e soci dovevano essere mandati in Russia nel 1917 per demoralizzare ulteriormente le già sconfitte armate russe.
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LA GRANDE GUERRA
Fino alla metà del 1914 l’andamento delle relazioni diplomatiche europee era tranquillo, rispecchiante accordi su questioni coloniali e altre, negoziati con successo. Ma alcuni giornalisti britannici furono accusati dai loro colleghi “di avere deliberatamente iniziato ad avvelenare le relazioni anglo-tedesche e a creare con il loro allarmismo un clima tale nell’opinione pubblica che una guerra fra le due Grandi Potenze fosse inevitabile “ (The Scaremongers: The Advocacy of War and Rearmament 1896-1914), (Gli allarmisti: il sostegno alla guerra e al riarmo 1896-1914), A.J.A. Morris, Routledge & Kegan Paul, 1984.
Furono pagati o fu un puro caso? Ogni diatriba anti-tedesca sui giornali britannici aggiungeva preoccupazione al governo tedesco sul fatto se questo fosse parte di una politica istigata o tollerata da Downing Street. Inoltre, c’erano gruppi in ogni importante paese europeo che vedevano solo nella guerra il mezzo possibile per favorire i loro interessi o contrastare le ambizioni dei loro avversari. Questo è il motivo per il quale l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando, erede legittimo al trono Austro-Ungarico, il 28 Giugno a Sarajevo, incendiò presto l’Europa, un incendio che si propagò in modo naturale attraverso le linee di comunicazione fino a lontani territori coloniali come la Cina.
Il 28 Luglio l’Austria dichiarò guerra alla Serbia. La Germania inviò un ultimatum alla Russia minacciando di ostilità se non fossero stati revocati gli ordini per la totale mobilitazione dell’esercito e della marina russi.
Un telegramma datato 29 Luglio 1914 dello Zar Nicola all’Imperatore Guglielmo, con la proposta di affidare la disputa austro-serba al Tribunale dell’Aja, rimase senza risposta. Nel contempo la Germania inviò un messaggio alla Francia chiedendole se essa rimaneva neutrale, ma la Francia che aveva incamerato varie emissioni di buoni delle ferrovie russe assieme ad altri problemi, stava inequivocabilmente dalla parte della Russia. Fra tensione in aumento e violazioni di frontiera, la Germania dichiarò guerra alla Russia e alla Francia.
Il Capo di Stato Maggiore francese, generale Joseph Joffre, era pronto a marciare sul Belgio se i tedeschi ne avessero violato per primi la neutralità (38) la quale era stata garantita dalla Gran Bretagna, Francia, Prussia, Austria e Russia. Le truppe tedesche varcarono la frontiera belga (il 4 Agosto alle ore 8 del mattino) ed il Regno Unito dichiarò guerra alla Germania.
PRIMA PROMESSA
Lord Kitchener, che era partito da Londra alle ore 11.30 del mattino del 3 Agosto per ritornare in Egitto, appena dopo la partenza fu fermato a Dover e nominato al Ministero della Guerra. (39) Alla prima riunione del Consiglio di Guerra egli avvertì i suoi colleghi di una lunga lotta che non sarebbe stata vinta in mare ma in terra, per la quale la Gran Bretagna doveva organizzare un esercito di milioni di uomini e mantenerli sul campo per vari anni. (40) Quando la difesa dell’Egitto fu discussa alla riunione, Winston Churchill suggerì che il metodo ideale per difendere l’Egitto era di attaccare la penisola di Gallipoli, che, nel caso di successo, avrebbe dato all’Inghilterra in controllo dei Dardanelli. Ma l’operazione era molto difficile e richiedeva grosse forze. Così preferì l’alternativa di un finto attacco a Gallipoli e uno sbarco ad Haifa o in qualsiasi altro punto della costa siriana.
In Turchia il Sultano aveva preso il titolo di Khalif-al-Islam, ossia leader supremo di tutti i Musulmani e vennero inviati emissari presso capi arabi con le istruzione che nel caso la Turchia fosse coinvolta nelle ostilità europee, avrebbero dovuto dichiarare una jihad, cioè una guerra santa musulmana. Una forza fisica e psicologica che Kitchener di Khartoum, il vendicatore della morte del Generale Gordon, comprese molto bene.
Kitchener progettò di giocare la carta della jihad che poteva nuocere alle forze indiano-britanniche e il dominio all’Est promuovendo una rivolta araba con a capo Hussein il quale era stato autorizzato dai turchi di assumere il suo titoloe rdeitario di Sceriffo della Mecca e governatore titolare di Hejaz. Kitchener telegrafò a suo figlio Abdullah, alla Mecca, il 13 Ottobre 1914, dicendo che se la nazione araba avrebbe aiutato l’Inghilterra in questa guerra, l’Inghilterra avrebbe garantito che non ci sarebbe stato alcun intervento interno in Arabia ed avrebbe dato agli arabi ogni assistenza contro aggressioni esterne.
Una serie lettere furono scambiate fra lo Sceriffo Hussein ed il Governo britannico, tramite Sir Henry McMahon, Alto Commissario per l’Egitto, intese per assicurare il sostegno arabo agli inglesi nella Grande Guerra. Una, datata 24 Ottobre 1915, impegnava il Governo di Sua Maestà all’inclusione della Palestina entro i confini dell’indipendenza araba dopo la guerra, ma escludeva l’area conosciuta oggi come Libano. Questo viene chiaramente riconosciuto in un “Memorandum segreto sugli Impegni britannici verso Re Hussein” preparato per il gruppo interno alla Conferenza di Pace nel 1919. (Vedi appendice). Ne trovai una copia nel 1964 fra le carte del Prof. Wm. Westermann che era stato consigliere sugli affari turchi presso la Delegazione Americana alla Conferenza di Pace.
SECONDA PROMESSA
In qualità di principale alleato, le richiesta preferenziali della Francia sulla Siria non potevano essere ignorate. Il Ministro degli Esteri britannico, Sir Edward Grey, informò l’Ambasciatore Francese a Londra, Mr. Paul Gambon, il 21 Ottobre 1915, degli scambi di corrispondenza con lo Sceriffo Hussein e suggerì che i due governi arrivassero ad una intesa con il loro alleato russo sui loro futuri interessi nell’Impero Ottomano.
Il Sig. Picot fu nominato rappresentante francese assieme a Sir Mark Sykes, ora Segretario del Gabinetto britannico della Guerra, per definire gli interessi dei loro paesi ed andare in Russia per includere le opinioni di quel paese nel loro accordo.
Nelle successive discussioni segrete col Segretario agli Esteri Sazonov, alla Russia fu concessa l’occupazione di Costantinopoli, entrmabe le sponde del Bosforo e alcuni parti dell’Armenia “turca”. (A). la Francia chiese il Libano e la Siria ad est di Mosul. La Palestina aveva abitanti e luoghi santi di chiese greche, russo-ortodosse e armene e in un primo momento la Russia richiese i diritti in quell’area come sua protettrice. La cosa fu contrastata da Sykes e Picot e la richiesta fu ritirata al punto che la Russia, consultandosi con gli altri Alleati, avrebbe dato la sua partecipazione solamente nel decidere una forma di amministrazione internazionale della Palestina.
L’Accordo Sykes-Picot era incompatibile con le promesse fatte agli Arabi. Quando i turchi diedero a Hussein i dettagli dell’Accordo dopo la Rivoluzione Russa, egli limitò la sua azione ad un ripudio formale.
Come la corrispondenza Hussein-McMahon, l’Accordo del Tripartito non faceva alcuna menzione delle concessioni al Sionismo sul futuro della Palestina, ne tantomeno la menzione della parola “Ebreo”. Comunque oggi è risaputo che prima della partenza di Sykes (B) per Pietrogrado il 27 Febbraio 1916 per incontrare Sazonov, egli venne contattato con una proposta da Herbert Samuel che aveva un seggio al Ministero come Presidente dell’Ente Governativo Locale e che aveva forti simpatie per il Sionismo di Herzl. (41)
Il progetto portato avanti da Samuel era sotto forma di memorandum che Sykes ritenne prudente imparare a memoria e distruggere. Commentandolo, Sykes scrisse a Samuel suggerendo che se il Belgio avesse assunto l’amministrazione della Palestina, sarebbe stato più accettabile per la Francia come alternativa all’amministrazione internazionale che essa voleva ma che i Sionisti non volevano. (42) Dei confini segnati su una mappa allegata al memorandum, scrisse: “ escludendo Hebron e a Est del Giordano c’è poco da discutere con i musulmani in quanto la Moschea di Omar diventerebbe il solo argomento di vitale importanza da discutere con loro ed inoltre eliminerebbe ogni contatto con i beduini i quali non attraversano mai il fiume tranne che per scambi commerciali. Immagino che l’obiettivo principale del Sionismo sia la realizzazione dell’ideale di un centro di nazionalità anziché di confini o di estensione di territorio. Appena ritorno vi farò sapere come stanno le cose “ (43)
Tuttavia, conversando sia con Sykes che con l’ambasciatore francese, Sazonov fece attenzione a non impegnarsi personalmente al riguardo dell’entità dell’interesse russo in Palestina, ma disse chiaramente che la Russia dovrà insistere che non solo i luoghi santi, ma tutte le città e le località nelle quali c’erano edifici religiosi appartenenti alla Chiesa Ortodossa, dovevano essere poste sotto amministrazione internazionale, con una garanzia di libero accesso al Mediterraneo. (44)
La Russia Zarista non avrebbe aderito alla formula Sionista per la Palestina, ma i suoi giorni erano contati.
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A) Questa nuova offerta alla Russia di uno sbocco diretto sul Mediterraneo è una misura di grande importanza inclusa dall’Inghilterra e dalla Francia per la continuata e generosa partecipazione russa alla guerra. La politica britannica dalla fine delle guerre napoleoniche era stata diretta contro gli sforzi russi di allargare le sue conquiste al Corno d’Oro e al Mediterraneo (minacciando l’Egitto e la via per l’India). Per questa ragione la Gran Bretagna e la Francia avevano formato un’alleanza e combatterono nella Guerra di Crimea (1854-56) che terminò con la dichiarazione di neutralità del Mar Nero; nessuna nave da guerra vi poteva entrare e nemmeno potevano essere allestiti arsenali sulle sue rive. Ma l’interesse russo nella conquista di Costantinopoli andava oltre le ragioni economiche e strategiche. Non era insolito per i preti dichiarare che il popolo russo aveva il sacro dovere di cacciare “l’infedele” turco ed alzare la croce ortodossa sulla cupola di Santa Sofia. Nel 1877 gli eserciti russi mossero verso Costantinopoli con la scusa di vendicare le crudeltà messe in atto sui Cristiani. Ancora una volta l’Inghilterra fece fallire questi piani e l’aggressione terminò con il Congresso di Berlino e l’occupazione britannica di Cipro.
B) Sir Mark Sykes, Segretario del Gabinetto della Guerra Britannico, fu inviato in Russia per negoziare l’Accordo Tripartito (Sykes-Picot) per la Partizione dell’Impero Ottomano. Il Sig. Picot era il rappresentante francese alle trattative. Ne Hussein, ne Sir Henry Mcmahon furono messi al corrente di queste discussioni segrete. Fra le altre cose, l’accordo prevedeva che parti della Palestina venissero messe sono “amministrazione internazionale).
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TERZA PROMESSA
Nel 1914 l’ufficio centrale dell’Organizzazione Sionista e la sede della sua direzione, l’Esecutivo Sionista, erano a Berlino. Contava già aderenti nella maggior parte delle comunità ebraiche dell’Est, inclusi tutti i paesi in guerra, sebbene la sua forza principale fosse in Russia e nell’Austria-Ungheria. (45) Alcune importanti istituzioni, come il Jewish Colonial Trust (consorzio coloniale ebraico), la Compagnia Anglo-Palestinese ed il Fondo Nazionale Ebraico, furono incorporate in Inghilterra. Dell’esecutivo, due membri (Otto Warburg (A) e Arthur Hantke) erano cittadini tedeschi, tre (Yechiel Tschlenow, nahum Sokolow e Victor Jacobson) erano russi ed uno (Shmarya Levin) aveva recentemente cambiato la sua nazionalità russa in quello austro-ungarica. I 25 membri del Consiglio Generale includevano 12 dalla Germania e Austria-Ungheria, 7 dalla Russia, Chaim Weizmann e Leopold Kessler dall’Inghilterra e uno dal Belgio, Francia, Olanda e Romania. (46)
Alcuni Sionisti tedeschi di spicco si associarono ad una organizzazione fondata da poco, conosciuta come Komitee fuer den Osten (Comitato per l’Est), i cui scopi erano: “ mettere a disposizione del governo tedesco la particolare conoscenza dei fondatori e le loro relazioni con gli Ebrei dell’Europa Orientale e dell’America in modo da contribuire al rovesciamento della Russia Zarista ed assicurare l’autonomia nazionale degli Ebrei “. (47)
Autorevoli Sionisti al di fuori delle Potenze Centrali furono disturbati dalle attività di tale Comitato per l’Est ed erano preoccupati che il movimento Sionista non venisse compromesso. Il consiglio di Weizmann era di trasferire l’ufficio centrale da Berlino e che la conduzione degli affari Sionisti durante la guerra fosse affidata ad un comitato esecutivo provvisorio per gli affari Sionisti generali negli Stati Uniti.
Ad una conferenza a New York il 30 Agosto 1914, questo comitato fu allestito sotto la direzione di Louis D. Brandeis, assieme al Dr. Richard Gottheil e Jacob de Haas, il Rabbino Stephen Wise e Felix Frankfurter, suoi principali collaboratori. Per Shmarya Levin, il rappresentante dell’Esecutivo Sionista negli Stati Uniti, e il Dr. Judah Magnes, ai quali l’alleanza dell’Inghilterra e della Francia con la Russia pareva “sacrilega”, lo Zarismo russo era il nemico contro il quale dovevano concentrarsi i loro sforzi. (48) Ma il 1° Ottobre 1914 Gottheil, primo Presidente dell’Organizzazione Sionista d’America, scrisse dalla Sezione Lingue Semitiche della Columbia University, a Brandeis a Boston accludendo un memorandum su ciò che l’organizzazione pianificava di richiedere dai belligeranti per quanto riguarda gli Ebrei russi:
“ Dobbiamo essere pronti a lavorare sotto i governi di qualunque Potenza e sarei grato di avere un vostro parere circa questo memorandum e di sapere se questi può essere soggetto alla vostra approvazione. Riconosco che non avrei dovuto presentarlo senza prima consultarvi, ma le esigenze della situazione richiedevano un azione immediata. Dovremmo essere totalmente pronti ad approfittare di qualsiasi occasione venga offerta “. (49)
In un discorso il 9 Novembre, quattro giorni dopo la dichiarazione di guerra della Gran Bretagna alla Turchia, il Primo Ministro Asquith disse che la tradizionale politica orientale era stata abbandonata e che lo smembramento dell’Impero Turco era diventato un obiettivo di guerra. Egli dichiarò: “ E’ il Governo Ottomano e non noi ad avere suonato le campane a morto del dominio Ottomano non solo in Europa ma anche in Asia “. (50) Alla dichiarazione fece seguito una discussione sull’argomento ad una riunione di Gabinetto al mattino presto dello stesso giorno, alla quale sappiamo, dalle memorie di Herbert Samuel, che Lloyd George, che era stato in carica come consigliere legale dai Sionisti alcuni anni prima, (51) “ si riferì al definitivo destino della Palestina “. In un discorso con Samuel dopo la riunione, Lloyd George gli assicurò “ di essere molto entusiasta di vedere uno stato Ebraico stabilirsi in Palestina “.
Nello stesso giorno Samuel sviluppò maggiormente la posizione Sionista in un colloquio col Segretario agli Esteri Sir Edward Grey. Egli parlò delle aspirazioni Sioniste per la creazione in Palestina di uno stato Ebraico e dell’importanza della sua posizione geografica per l’Impero Britannico. Tale stato, disse, “non potrà essere grande abbastanza da difendersi “ e quindi sarebbe importante che fosse, per costituzione, neutrale. Grey chiese se la Siria nel suo insieme doveva andare necessariamente con la Palestina e Samuel rispose che questo non solo non era necessario ma anche sconsigliabile poiché avrebbe portato con sé una grossa popolazione araba inassimilabile. Disse che sarebbe stato meglio se il resto della Siria fosse annesso alla Francia in quanto, per uno paese come la Siria sarebbe molto meglio avere una Potenza Europea come vicino anziché i Turchi. (52)
Nel Gennaio 1915, Samuel presentò un memorandum Sionista sulla Palestina dopo vari colloqui con Weizmann e Lloyd George. Esso conteneva argomenti favorevoli all’annessione britannica della Palestina col sostegno britannico alle aspirazioni Sioniste, e terminava con la contrarietà a qualsiasi altra soluzione. (53) Samuel lo fece circolare tra i suoi colleghi nel Governo. Lloyd George era già un “sostenitore” Sionista; Lord Haldane, al quale Weizmann ebbe accesso, scrisse esprimendo un interesse amichevole; (54) il Marchese di Crewe, sebbene esprimesse privatamente simpatie Sioniste, probabilmente non espresse alcun parere nel Governo circa il memorandum. (55) Il Sionismo aveva una forte attrazione sentimentale per Grey (56) ma i suoi colleghi, incluso suo cugino Edwin Montagu, non gli diede un grande appoggio. Il Primo Ministro Asquith scrisse: “ Ammetto di non essere attirato dalla proposta che si aggiunge alle nostre responsabilità, ma si tratta di una curiosa illustrazione della massima preferita da Dissy (?) che la razza è tutto da trovare questo scoppio quasi entusiasmante proveniente dal cervello metodico e bene ordinato di H.S. “ (57)
Dopo altri colloqui con Lloyd George e Grey, (58) Samuel fece circolare nel Governo un testo revisionato alla metà di Marzo del 1915.
Non è dato a sapere se il memorandum fu preso formalmente in considerazione dal Governo, ma Asquith scrisse nel suo diario il 13 Marzo 1915 del “memorandum ditirambico” del quale Lloyd George era “l’unico altro sostenitore”. (59) Di sicuro, a quell’epoca, le richieste e le aspirazioni sioniste erano secondarie rispetto alla politica britannica verso la Russia a gli Arabi.
La Gran Bretagna, la Francia e la Germania davano molta importanza all’atteggiamento dell’Ebraismo nei loro confronti perché per la guerra erano necessari soldi e credito. Gli istituti bancari internazionali dei Fratelli Lazard, Eugene Mayer, J & W Seligman, Speyer Brothers e M.M. Warburg, portavano tutti avanti importanti operazioni negli Stati Uniti, come facevano i Rothschild tramite l’istituto bancario di New York di Kuhn, Loeb & Co. (B) Indipendentemente dalla loro benevolenza, i 3 milioni di voti della comunità ebraica americana erano importanti sul tema dell’intervento o del non intervento di quel paese nella guerra e sulle forniture militari. La grande maggioranza rappresentava un terzo degli Ebrei dell’Est Europa, inclusa la Russia, che avevano lasciato le loro terre per venire in America fra il 1880 e il 1914. Molti detestavano la Russia Zarista e desideravano vederla distrutta. Di questi Ebrei non più di 12.000 erano membri iscritti all’Organizzazione Sionista. (60)
La benevolenza dell’Ebraismo, ed in particolare degli Ebrei d’America, fu giudicata da ambo le parti nella guerra essere molto importante. Gli Ebrei dell’Europa Orientale, che erano una volta poveri, raggiunsero una posizione di dominio nell’industria dell’abbigliamento a New York ed erano diventati un’importante forza politica. Nel 1914 inviarono un socialista nato in Russia al Congresso degli Stati Uniti. Crearono dozzine di periodici Yiddish; patrocinavano numerosi teatri e sale musicali Yiddish; i loro figli e figlie riempivano i licei metropolitani e le università. (61)
Dall’inizio della guerra, all’Ambasciatore tedesco a Washington, Conte Bernstorff, fu assegnato, da parte del Comitato per l’Est, un consigliere sugli affari ebraici (Isaac Straus); e quando il capo dell’Agenzia Sionista a Costantinopoli si rivolse, nell’inverno del 1914, all’Ambasciata tedesca perché facesse il possibile per allentare la pressione sugli Ebrei in Palestina, un simile appello fu inoltrato a Berlino da Bernstorff (62). Nel Novembre del 1914, quindi, l’Ambasciata tedesca a Costantinopoli ricevette istruzioni di suggerire che i Turchi approvassero la riapertura della Banca della Compagnia Anglo-Palestinese, una istituzione-chiave Sionista. In Dicembre l’Ambasciata fece delle rimostranze che evitarono una pianificata deportazione di massa di Ebrei di nazionalità russa. (63) Nel Febbraio 1915 l’influenza tedesca permise di salvare un certo numero di Ebrei in Palestina dalla prigione o dall’espulsione e “una dozzina o venti volte” i tedeschi intervennero presso i turchi, su richiesta dell’ufficio Sionista in Turchia, “salvando e proteggendo così lo Yishuv “ (insediamento) (65) Le rimostranze tedesche rafforzarono quelle dell’Ambasciatore americano in Turchia (Henry Morgenthau). © (66) Inoltre, sia i consolati tedeschi in Palestina, sia il capo della missione militare tedesca del posto esercitarono spesso la loro influenza per conto degli Ebrei. (67)
Il rispetto tedesco per la benevolenza ebraica consentì all’Agenzia Sionista di Costantinopoli, a partire dal Dicembre 1914, di avvalersi del servizio di corriere diplomatico tedesco e del codice telegrafico per comunicare con Berlino e la Palestina. (68) Il 5 Giugno 1915 Victor Jacobson fu ricevuto al Ministero degli Esteri tedesco dal Sottosegretario di Stato (von Zimmerman) ed iniziarono così relgolari contatti fra l’Esecutivo Sionista di Berlino (Warburg, Hantke e Jacobson) ed il Ministero degli Esteri tedesco. (69)
I propagandisti Sionisti in germania elaborarono e divulgarono l’idea che la Turchia poteva diventare un satellite tedesco e che il suo Impero in Asia si era ampiamente aperto all’iniziativa tedesca; il sostegno per un “ritorno della vita ebraica in Palestina” avrebbe rappresentato un bastione di influenza tedesca in quella parte del mondo. (70) A ciò seguì l’invito del Ministero degli Esteri tedesco di notificare ai consoli tedeschi in Palestina l’interesse amichevole del Governo tedesco per il Sionismo. Questa linea fu appoggiata da von Neurath (D) quando Berlino gli chiese la sua opinione in Ottobre, e nel Novembre del 1915, il testo di tale documento fu concordato e fu fatto circolare dopo l’approvazione del Cancelliere tedesco (Bethmann-Hollweg). Fu stilato prudentemente e in modo vago per non provocare la suscettibilità turca, affermando ai consoli in Palestina che il governo tedesco vedeva favorevolmente le “attività ebraiche mirate a promuovere il progresso economico e culturale degli Ebrei in Turchia ed anche l’immigrazione e l’insediamento di ebrei provenienti da altri paesi” (71)
I Sionisti sentivano che era stato fatto un passo importante verso un fermo impegno tedesco nei confronti dei loro obiettivi, ma quando l’Esecutivo Sionista di Berlino sollecitò una pubblica promessa di simpatia e di sostegno, il Governo disse loro di aspettare fino alla fine della guerra, quando una Germania vittoriosa avrebbe dimostrato la sua benevolenza. (72)
Quando i leaders Sionisti in Germania incontrarono Jemal Pasha, grazie agli auspici del Ministero degli Esteri, durante la sua visita a Berlino nell’estate del 1917, fu loro detto che la esistente popolazione ebraica sarebbe stata trattata correttamente ma che non sarebbe stato consentito l’ingresso ad altri immigrati Ebrei. Gli Ebrei potevano stabilirsi ovunque ma non in Palestina. Jemal Pasha dichiarò che il governo turco non voleva nuovi problemi di nazionalità ne tantomeno era disposto a fare da antagonista agli Arabi Palestinesi, “che formavano la maggioranza della popolazione e erano all’unisono oppositori del Sionismo”. (73)
Alcune settimane dopo il colloquio, la pressione dei Sionisti di Berlino fu ulteriormente indebolita dalla scoperta da parte del controspionaggio turco di un’organizzazione spionistica Sionista che operava per la sezione di controspionaggio del Generale Allenby, un certo Aaron Aaronssohn. “ non c’è da stupirsi che i tedeschi tentassero, sulla base dei loro vantaggi, di indietreggiare dall’impegnarsi ad una dichiarazione pro-Sionista “. (74)
Fu di buon auspicio per il Sionismo che gli Ebrei americani , nel loro insieme, non mostrarono entusiasmo per la causa Alleata, scrisse Stein, segretario politico dell’Organizzazione Sionista dal 1920 al 1929, “ Se fossero stati per tutto il tempo amici affidabili, non ci sarebbe stato bisogno di prestare loro alcuna particolare attenzione “ (75)
Nel 1914 il governo francese aveva sponsorizzato una visita negli Stati Uniti del Prof. Sylvain Levy e del Gran Rabbino di Francia con lo scopo di influenzare l’opinione ebraica a loro favore, ma senza successo. Un anno dopo, cercò di replicare a rapporti scomodi provenienti dalla sua ambasciata di Washington circa le simpatie degli Ebrei americani (76) inviando un ebreo di origine ungherese (Prof. Victor Basch) negli Stati Uniti nel Novembre 1915. (77)
Apparentemente egli rappresentava il Ministero della Pubblica Istruzione, ma la sua vera missione era di influenzare gli Ebrei americani tramite il contatto con i loro leaders. (78) Sebbene provvisto di un messaggio per l’ebraismo americano da parte del Primo Ministro Briand, incontrò un ostacolo insuperabile: l’alleanza russa. “ Per la Russia c’è odio universale e diffidenza. Ci viene rimproverata una cosa sola, la persecuzione degli Ebrei russi che noi tolleriamo, una tolleranza che ci rende complici. E’ certo che qualsiasi misura a favore dell’emancipazione ebraica equivarrebbe ad una grande battaglia persa dalla Germania “. (79) Basch dovette comunicare al Presidente francese Poincare il fallimento della missione. (80)
Mentre Basch veniva mandato negli Stati Uniti, il governo francese approvava la creazione di un “ Comitato di propaganda francese presso gli Ebrei neutrali “ e Jacques Bigart, il Segretario dell’Alleanza Israelita, accettò la segreteria del Comitato. Bigart suggerì a Lucien Wolf, del Comitato Ebraico Estero Congiunto di Londra, di creare anche in loco un comitato simile. Wolf consultò il Ministero degli Esteri e fu invitato da Lord Robert Cecil a presentare un’esposizione delle sue opinioni. (81)
Nel Dicembre 1915 Wolf presentò un memorandum nel quale analizzava le caratteristiche della popolazione ebraica degli Stati Uniti e arrivò alla conclusione che “ la situazione, sebbene insoddisfacente, è lontana dall’essere non promettente “. Seppur smentendo il Sionismo, egli scrisse che “ in America, le organizzazioni Sioniste hanno di recente conquistato l’opinione ebraica. Se venisse fatta una dichiarazione di sostegno con le loro aspirazioni, ritengo che trasformerebbero l’intero ebraismo americano in una entusiasta fedeltà alla loro causa “ (82)
Agli inizi del 1916 un altro memorandum fu presentato al Ministero degli Esteri britannico come comunicazione formale da parte del Comitato Estero Ebraico Congiunto. Esso affermava che “ i Comitati di Londra (Congiunto) e di Parigi creati per influenzare l’opinione ebraica nei paesi neutrali in modo favorevole agli Alleati “ avevano concordato di fare le loro osservazioni ai loro rispettivi governi. Per prima cosa il governo russo doveva venire sollecitato ad alleggerire la posizione dei loro Ebrei dando immediate concessioni per l’autonomia culturale e nazionale. In secondo luogo, “ in considerazione della grande forza organizzata dei Sionisti negli Stati Uniti “, (infatti dei tre milioni di Ebrei negli USA, meno di 12.000 si erano iscritti nelle file Sioniste nel 1913), (83) le Potenze Alleate dovevano assicurare agli Ebrei le strutture in Palestina per l’immigrazione e la colonizzazione, il locale auto-governo per i coloni Ebrei, la creazione di una università ebraica ed il riconoscimento dell’ebraico come uno dei dialetti del territorio, nel caso della loro vittoria. (84)
Il 9 Marzo 1916 i Sionisti furono informati dal Ministero degli Esteri che “ la formula da voi suggerita sta ricevendo l’attenta e dovuta attenzione di Sir Edward Grey, ma è necessario che il Governo di Sua Maestà consulti i propri Alleati sul tema “. (85) Un memorandum confidenziale fu di conseguenza inviato al Ministro russo per gli Affari Esteri a Pietrogrado, per verificare il suo parere, sebbene la sua paternità, vedendo che Asquith era ancora Primo Ministro, “ rimane da accertarsi “. (86) Non fu data alcuna risposta diretta, ma in una nota indirizzata agli ambasciatori britannico e francese quattro giorni dopo, Sazonov , per non obiettare all’insediamento di coloni ebraici in Palestina, approvava elusivamente, chiedendo garanzie per la Chiesa Ortodossa e il suo sistema. (87)
Di queste proposte non arrivò niente. Il 4 Luglio il Ministero degli Esteri informò il Comitato Congiunto che un annuncio ufficiale a sostegno era inopportuno. (88) Il tutto va considerato sulla base dell’Accordo Sykes-Picot che si stava negoziando e il perfezionamento effettivo del Carteggio Hussein-McMahon entro il 10 Marzo 1916, con la speranza che una rivolta araba e altre misure possano portare vicina la vittoria.
Ma il 1916 fu un anno disastroso per gli Alleati. “ Nella storia della guerra “ – scrisse Lloyd George – “ la fine del 1916 trovò le fortune degli Alleati al loro punto più basso . nelle offensive sul fronte occidentale avevamo perso 3 uomini per ogni 2 tedeschi. Oltre 300.000 truppe britanniche erano immobilizzate per mancanza di iniziativa o di equipaggiamento o a causa dei turchi in Egitto ed in Mesopotamia, e per la stessa ragione quasi 400.000 soldati Alleati si trovavano per vari motivi internati nelle pianure malariche attorno a Salonicco. (89)
Il sistema di arruolamento volontario fu abolito e fu introdotto un esercito a reclutamento di massa su scala continentale, un qualcosa che non era mai capitato prima nella storia britannica. (E) (90) L’attività dei sottomarini tedeschi nell’Atlantico era formidabile; quasi 1,5 milioni di tonnellate di navi mercantili erano state affondate nel solo 1916. Per quanto riguarda il finanziamento della guerra, gli Alleati all’inizio avevano utilizzato i grossi debiti americani in Europa per pagare le forniture di guerra, ma nel 1916 le risorse di J.P. Morgan and Company, gli agenti acquirenti e finanziari degli Alleati negli Stati Uniti, si diceva fossero quasi esaurite in seguito alla continua richiesta di crediti americani da parte Alleata. (91) Ci fu una ribellione in Irlanda. Lord Robert Cecil affermò al governo inglese: “ La Francia è a breve distanza dal collasso. Il panorama politico in Italia è in pericolo. Le sue finanze traballano. In Russia c’è un grande sconforto. Essa è stata spesso sull’orlo della rivoluzione. Anche il suo potenziale umano ha raggiunto i limiti “. (94)
Il Segretario di Stato Kitchener era deceduto, annegato quando l’incrociatore Hampshire affondò il 5 Giugno 1916 al largo delle isole Orkneys mentre si stava recando ad Arcangelo e a Pietrogrado per stroncare sul nascere la rivoluzione. Egli aveva una conoscenza del Medio Oriente migliore di chiunque altro al governo. Le circostanze suggeriscono spionaggio e tradimento. Walter Page, l’ambasciatore americano a Londra, scrisse nel suo diario: “ C’era una speranza e la sensazione che Lord Kitchener non sarebbe più tornato….da quanto rilevo “.
C’era una situazione di stallo su tutti i fronti. In Inghilterra, Francia e Germania, era difficile trovare una famiglia con tutti i suoi figli ancora in vita. Ma il pubblico britannico, francese o tedesco, non avevano il diritto di conoscere il numero dei morti e dei feriti. Tramite una censura giornalistica di guerra, anche al pubblico americano non era consentito di sapere la verità.
I dati che sono noti sono una sequenza di orrori. (E)
In queste circostanze, una tradizione europea di pace negoziata in simili conseguenze belliche, avrebbe portato la pace alla fine del 1916 o agli inizi del 1917.
In questo cupo inverno del 1916 faceva l’apparizione un nuovo personaggio. Era James Malcolm, (F), un armeno educato a Oxford (G) che, all’inizio del 1916, con l’approvazione dei governi britannico e russo, era stato nominato dal Patriarca Armeno membro della Delegazione Nazionale Armena per prendersi a carico gli interessi armeni durante e dopo la guerra. In questa veste ufficiale e in qualità di consigliere del governo britannico sugli affari orientali, (95), ebbe frequenti contatti con l’Ufficio del Ministero, il Ministero degli Esteri, il Ministero della Guerra e con le ambasciate francese e degli altri paesi Alleati a Londra, facendo visite a Parigi per consultazioni con i suoi colleghi e importanti funzionari francesi. Egli era spassionatamente per una vittoria Alleata che sperava avrebbe garantito la libertà nazionale degli armeni a quel tempo sotto il dominio turco e russo.
Sir Mark Sykes, con il quale aveva rapporti a livello di amicizia di famiglia, gli disse che il Ministero guardava con entusiasmo ad un intervento nella guerra degli Stati Uniti al fianco degli Alleati, ma quando chiese a quale punto si era su questo argomento, Sykes scosse cupamente il capo, dicendo: “ Assai poco! “
James Malcolm suggeriva a Mark Sykes che la ragione per la quale le precedenti aperture all’ebraismo americano per sostenere gli Alleati non avevano ricevuto l’attenzione necessaria, era perché l’approccio era stato fatto nei confronti della gente sbagliata. Era agli gli Ebrei Sionisti che i governi britannico e francese dovevano rivolgere i loro abboccamenti.
“ State andando nella direzione sbagliata “, disse il Sig. Malcolm. “ Potete accattivarvi ovunque la simpatia di certi ebrei politicamente orientati, ed in particolare negli Stati Uniti, in un solo modo, e cioè offrendo la certezza della Palestina per loro “. (96)
Ciò che ora pesava veramente tanto per Sykes erano i termini dell’Accordo segreto Sykes-Picot. Egli disse a Malcolm che offrire la garanzia della Palestina per gli Ebrei era impossibile. Malcolm insistette che non c’era altro modo e sollecitò una discussione al Ministero. Uno o due giorni dopo, Sykes gli disse che la cosa era stata riferita a Lord Milner che chiese ulteriori delucidazioni. Malcolm mise in evidenza l’influenza del Giudice Brandeis della Corte Suprema Americana e delle sue forti simpatie Sioniste. (97)
Negli Stati Uniti, il consigliere del Presidente, Louis D. Brandeis, un importante sostenitore del Sionismo, era stato insediato come giudice ausiliare della Corte Suprema il 5 Giugno 1916. Che Wilson fosse vulnerabile era evidente, in quanto, già agli inizi del 1911, aveva reso noto il suo sentito interesse per l’idea Sionista e l’Ebraismo. (98)
Malcolm descrisse Wilson di essere “legato a Brandeis da legami di particolare durezza”, un celato riferimento alla storia che Wilson era stato ricattato per 40.000 Dollari a causa di alcune lettere d’amore spinte che avrebbe scritto alla moglie del suo vicino quando era Presidente di Princeton. Egli non aveva i soldi e l’intermediario, Samuel Untermeyer, dell’ufficio legale di Guggenheim, Untermeyer & Marshall, disse che vi avrebbe provveduto se Wilson avesse nominato alla Corte Suprema, alla prima occasione, una persona scelta dal Sig. Untermeyer. Il denaro fu pagato, le lettere restituite e Brandeis ebbe la nomina.
Wilson aveva scritto al Senato, dove l’opposizione a Brandeis era forte: “ l’ho conosciuto. L’ho esaminato chiedendogli il suo parere su alcune delle più difficili e perplesse questioni pubbliche sulle quali mi era necessario dare un giudizio “. Quando Brandeis fu approvato dal Senato, Wilson scrisse a Henry Morgenthau: “ non ho mai firmato un incarico con tanta soddisfazione “. “ Sollievo “sarebbe stata forse la parola più idonea.
Il fatto che l’approvazione di Brandeis da parte del Comitato di Giustizia del Senato fosse stata data “dopo udienze di una lunghezza senza precedenti” (99) non era importante. Brandeis aveva l’ascolto del Presidente, era formalmente coinvolto nel Dipartimento di Stato. (100) Questo fu lo sviluppo significativo, disse Malcolm, che obbligò ad un nuovo approccio verso i Sionisti offrendo loro le chiavi della Palestina.
L’Ambasciatore britannico a negli Stati Uniti (Sir cecil Spring-Rice) aveva scritto da Washington nel Gennaio 1914 che “ una delegazione venne da New York e in due giorni fece il punto con le due Camere così che il Presidente dovette rinunciare all’idea di fare un nuovo accordo con la Russia “. (101) Nel Novembre 1914 aveva scritto al Segretario britannico per gli Affari Esteri in merito ai banchieri ebrei tedeschi che stavano protraendo i crediti al governo tedesco e che si stavano impossessando dei principali giornali di New York, “portandoli il più possibile dalla parte tedesca e impegnandosi, come una solida falange, a ottenere la nostra distruzione”. (102)
Questo sentimento anti-russo era parte di una forte preoccupazione per il benessere degli ebrei russi e polacchi. Brandeis scrisse a suo fratello da Washington l’8 Dicembre 1914: “ Forse non puoi nemmeno immaginare le orribili sofferenze degli Ebrei in Polonia e paesi limitrofi. Questi cambi di controllo dall’antisemitismo tedesco a quello polacco e russo stanno portando delle sofferenze tali che gli Ebrei non avevano mai sofferto durante tutti i loro esili “ (H) (103)
In un discorso alla Duma russa il 9 Febbraio 1915 (27 Gennaio secondo il calendario gregoriano), il Ministro degli Esteri Sazonov negò i racconti calunniatori che, disse lui, furono fatti circolare dalla Germania, racconti di presunti pogroms (persecuzioni) contro gli Ebrei e omicidi in massa di Ebrei da parte degli eserciti russi. “ Se la popolazione ebraica ha sofferto nella zona di guerra, la circostanza purtroppo era inevitabilmente legata alla guerra stessa e alle stesse condizioni patite in egual misura da tutte le genti che vivevano all’interno della regione di attività militari “. Aggiunse, rigettandoli, racconti di sofferenze nelle aree di azione militare tedesca in Polonia, Belgio e Serbia. (104).
Degno di nota il fatto che il presidente del Comitato Ebraico Americano non-Sionista rispose ad un appello da parte del gruppo Brandeis che tutti gli Ebrei americani dovevano organizzarsi per evidenziare gli obiettivi Sionisti in Palestina davanti alle Grandi Potenze in qualsiasi trattativa durante o alla fine della guerra, dissociando la sua comunità dal suggerimento che agli Ebrei di altre nazionalità fosse garantito uno statuto speciale. Disse che: “ il solo pensiero della massa degli Ebrei d’America aventi voce in capitolo nel decidere il benessere degli Ebrei nel mondo, lo faceva rabbrividire dall’orrore “ (107)
Il nuovo approccio verso il movimento Sionista da parte di Mark Sykes, con James Malcolm, come interlocutore preliminare, si trasformò in una serie di incontri nella casa di Londra di Chaim Weizmann, con la conoscenza e l’approvazione del Segretario del Ministero della Guerra, Sir Maurice Hankey.
Un programma per una Nuova Amministrazione della Palestina in Conformità alle Aspirazioni del Movimento Sionista fu emesso dal Comitato Politico Britannico dell’Organizzazione Sionista nell’Ottobre 1916 e sottoposto al Ministero degli Esteri britannico come base di discussione in modo da dare un aspetto ufficiale ai colloqui privati in casa informali. Esso includeva quanto segue:
1 – La Compagnia di Concessione Ebraica ha il potere di esercitare il diritto di prelazione sulla Corona e altre terre e acquisire per il suo proprio utilizzo tutte o alcune concessioni che possono essere date in qualsiasi momento da governi sovrani.
2 – L’attuale popolazione, essendo troppo piccola, troppo povera e troppo poca preparata per fare rapidi progressi, richiede l’introduzione di un nuovo elemento progressivo nella popolazione. (Ma i diritti delle nazionalità minoritario dovevano essere tutelati).
Altri punti erano: 3) riconoscimento a parte della nazionalità ebraica in Palestina; 4)partecipazione della popolazione ebraica in Palestina all’autogoverno locale; 5) autonomia ebraica in affari di esclusiva natura ebraica; 6) riconoscimento e legalizzazione ufficiale delle esistenti istituzioni ebraiche per la colonizzazione della Palestina. (108)
Questo Programma non sembra abbia raggiunto i piani del Ministero quando fu emesso, probabilmente per la nota mancanza di sostegno da parte di Asquith, ma come riferito da Samuel Landman, all’Organizzazione Sionista fu concesso l’accesso a strutture ufficiali britanniche per la sua corrispondenza internazionale. (109)
Lloyd George, un serio e potente demagoga, era ora pronto ad estromettere Asquith, il suo capo, con un colpo di mano. Con la morte di Kitchener nell’estate del 1916, era passato dal Ministero dei Rifornimenti a quello della Guerra e già intravedeva la cima della piramide parlamentare a portata di mano. In questa manovra fu fortemente assistito dal proprietario di giornali Northcliffe, (I) il quale trasformò il suoi articoli, dal The Times in giù, in modo da screditare Asquith, nonché dal Membro del Parlamento e proprietario di giornali Max Aitken (in seguito Lord Beaverbrook).
Con l’appoggio pubblico già ben disposto, Lloyd George chiese il controllo vero e proprio della politica di guerra. Lo scopo era che Asquith rifiutasse. Lo fece. Lloyd George si dimise. Anche Asquith si dimise per facilitare la ricomposizione del Governo. Il Re allora mandò a chiamare il leader Conservatore Nonar Law, il quale, come prestabilito, gli suggerì di offrire il premierato a Lloyd George. (110)
Asquithe Grey erano fuori. Lloyd George e Balfour erano dentro. Con Lloyd George come Primo Ministro dal Dicembre 1916, i rapporti Sionisti col Governo Inglese si svilupparono velocemente. Lloyd George era stato consigliere legale per i Sionisti e, mentre era al Ministero dei Rifornimenti, aveva avuto assistenza dal leader Sionista Chaim Weizmann. Il nuovo Ministro degli Esteri, Arthur Balfour, era già noto per le sue simpatie Sioniste.
I sionisti stavano scardinando il muro fra loro ed il loro obiettivo, la Palestina, che ritenevano fosse impossibile “sormontare con i normali mezzi politici” prima della guerra. (111). Il consiglio di Herzl che avrebbero avuto la Palestina non grazie alla benevolenza ma all’invidia delle Potenze” (112) stava per realizzarsi.
I Sionisti si mossero in modo risoluto per sfruttare la nuova situazione ora che il Primo Ministro ed il Segretario agli Esteri erano i loro fermi sostenitori:
Landman, nel suo Secret History of the Balfour Declaration (storia segreta della dichiarazione Balfour), scrisse:
“ Tramite il Generale McDonogh, Direttore delle Operazioni Militari, che fu convinto da Fitzmaurice (ex interprete dell’Ambasciata Britannica a Costantinopoli ed amico di James Malcolm), il Dr. Weizmann riuscì, all’epoca, a garantirsi dal Governo i servizi di una mezza dozzina di giovani Sionisti per svolgere un lavoro attivo per conto del Sionismo. A quel tempo era in vigore la leva obbligatoria e soltanto quelli impegnati in un lavoro di importanza nazionale potevano essere esentati dal servizio attivo al fronte. Mi ricordo il Dr. Weizmann che scriveva una lettera al Generale McDonogh, invocando il suo aiuto per ottenere l’esenzione dal servizio attivo di Leon Simon (che più tardi arrivò agli alti ranghi dell’Amministrazione Statale come Sir Leon Simon, C.B. ossia Compagno dell’Ordine del Bagno)), Harry sacher (dello staff editoriale del Manchester Guardian), Simon Marks, (J) Yamson Tolkowsky ed il sottoscritto. Su richiesta del Dr. Weizmann fui trasferito dal Ministero della Guerra (M.I.9), per il quale lavoravo allora, al Ministero della Propaganda sotto la direzione di Lord Northcliffe, e più tardi all’ufficio Sionista dove iniziai a lavorare nel Dicembre 1916. Simon Marks arrivò addirittura al Ministero vestito in kaki ed iniziò immediatamente ad organizzare l’ufficio il quale, come è facilmente comprensibile, doveva mantenere contatti costanti con i Sionisti nella maggior parte dei paesi. Da quel momento in poi, per diversi anni, il Sionismo era considerato un alleato del Governo Britannico ed era disponibile ogni tipo di aiuto e assistenza da ogni dipartimento governativo. Difficoltà di viaggio o di passaporto non esistevano quando qualcuno veniva raccomandato dal nostro ufficio, Ad esempio, un certificato firmato da me era accettato dal Ministero degli Interni a quel tempo, come prova che un Ebreo ottomano andava trattato come uno straniero amico e non come nemico, cosa che invece era nei confronti dei soggetti turchi “.
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A. Jacob Schiff, di origine tedesca, socio di maggioranza della Kuhn, Loeb & Co. e “ la figura più influente al giorno d’oggi nella vita ebraica americana “, nel The Menorah Journal dell’Aprile 1915, scrisse: “ Sono conosciuto per essere un simpatizzante della Germania. L’Inghilterra è stata contaminata dalla sua alleanza con la Russia. Sono convinto che in Germania l’antisemitismo appartenga al passato.” (64). L’Enciclopedia Ebraica del 1906 afferma che “l’azienda di Schiff sottoscrisse e lanciò il grande prestito di guerra giapponese del 1904-1905 (guerra russo-giapponese), a riconoscimento del quale il Mikado conferì a Schiff il secondo ordine del Sacro Tesoro del Giappone “. Soci di Schiff erano Felix M. Warburg e suo fratello Paul che erano arrivati a New York da Amburgo nel 1902 ed organizzarono il Sistema della Federal Reserve.
B. Un riconoscimento per il cospicuo sostegno finanziario di Morgenthau per la campagna presidenziale di Wilson.
C. In seguito Ministro degli Esteri (1932-38) e Protettore di Boemia (1939-43)
D. I cittadini di origine russa, residenti nel Regno Unito (quasi tutti Ebrei), non essendo diventati soggetti britannici, dei quali 25.000 in età per il servizio militare, riuscirono a sfuggire al servizio di leva. (92) Questo spinse Jabotinsky e Weizmann a sollecitare la formazione di una brigata speciale di ebrei russi, ma l’idea non fu accolta favorevolmente dal governo, e i Sionisti si unirono ai non-Sionisti nell’impegno a convincere gli ebrei russi in età di leva ad arruolarsi come volontari per il servizio nell’esercito britannico. Il riscontro fu trascurabile e nel Luglio 1917, al Decreto sul Servizio Militare (Convenzioni con gli Alleati) venne dato il consenso Reale. Uomini in età di leva venivano invitati ad arruolarsi nell’esercito britannico oppure rischiare la deportazione in Russia. Comunque la rivoluzione russa ne impedì la sua libera applicazione. (93)
E. Mezzo milione di francesi persero la vita nei primi quattro mesi di guerra, 1 milione alla fine del 1915 e 5 milioni nel 1918. Chi può immaginare che gli Alleati persero 600.000 uomini il una sola battaglia, quella della Somme, ed i britannici più ufficiali nei primi di guerra che in tutte le guerre dei cento anni precedenti? A Stalingrado, nella Seconda Guerra Mondiale, la Wehrmacht tedesca lasciò sul campo 230.000 uomini. Le perdite tedesche a Verdun furono di 325.000. A quell’epoca un soldato in una delle migliori divisioni poteva contare su un massimo di 3 mesi senza essere ferito o ucciso e l’aspettativa di vita di un ufficiale al fronte era di cinque mesi in un normale reggimento e di sei settimane in un reggimento scelto.
F. Vedi Origins of the Balfour Declaration: Dr. Weizmann’s Contribution (le origini della Dichiarazione Balfour: il contributo del Dr. Weizmann)
G. Nato in Persia, dove la sua famiglia si era stabilita prima dell’epoca elisabettiana. Fu mandato a scuola in Inghilterra nel 1881, sotto la tutela di un amico e agente della sua famiglia, Sir Albert (Abdullah) Sassoon. Agli inizi del 1915 fondò la Società Russa a Londra fra il pubblico britannico, come mezzo per migliorare i rapporti fra i due paesi. A differenza dei Sionisti egli non aveva alcuna animosità verso la Russia Zarista.
H. Un riferimento all’invasione del 1914 dell’Austria e della Prussia Orientale da parte dei Russi con vigore tale che molta gente credeva che “ il compressore russo” avrebbe presto raggiunto Berlino e messo termine alla guerra. Solo il dirottamento di intere divisioni dell’esercito dal fronte occidentale a quello orientale, sotto il comando del Generale von Hindenburg, salvò Berlino e, a sua volta, Parigi. C’era un impegno diretto da parte di certi gruppi ad appoggiare le attività anti-imperiali in Russia dagli Stati Uniti, (105) (106) ma Brandeis pare che non vi fosse implicato.
I. Northcliffe fu abbastanza meschino da far chiamare Lloyd George al telefono, davanti ad amici, per dimostrare che il politico aveva bisogno della stampa.
J. Collegato a Israel M. Sieff, un altro del circolo interno di Weizmann, nell’affare che in seguito divenne Marks & Spencer LTD., Sieff fu nominato consulente economico dell’Amministrazione USA (OPA) nel Marzo del 1924. In qualità di conseguenti sostenitori, con Lord Melchett, del “Political and Economic Planning” (PEP), esercitarono una notevole influenza sulla politica britannica fra le due guerre:
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LA DICHIARAZIONE, 1917
Il comitato informale di Sionisti e Mark Sykes come rappresentante del governo britannico, si riunirono il 7 Febbraio 1917 nella casa di Moses Gaster, (A), il Rabbino Capo delle congregazioni Sefardite (spagnole e portoghesi) in Inghilterra. Gaster aprì la riunione con un’affermazione che mise in rilievo il sostegno Sionista per gli interessi strategici britannici in Palestina che dovevano essere una parte integrale in qualsiasi accordo fra di loro. Siccome questi interessi possono essere considerati di importanza vitale per gli statisti inglesi, il sostegno degli scopi Sionisti in loco, disse Gaster, era totalmente giustificato. Il Sionismo si opponeva in modo irreversibile a qualsiasi proposta di internazionalizzazione, persino a un condominio anglo-francese. (113)
Herbert Samuel seguì con un’espressione di speranza che gli Ebrei in Palestina ricevessero un completo status nazionale che sarebbe stato condiviso dagli Ebrei della Diaspora. La questione del conflitto di nazionalità non fu menzionato e un successivo oratore, Harry Sacher, suggerì che la condivisione non doveva coinvolgere le implicazioni politiche della nazionalità. (114) Weizmann parlò della necessità di immigrazione senza restrizioni. E’ chiaro che il contenuto di ogni discorso fu attentamente preparato prima della riunione.
Sykes evidenziò gli ostacoli: le inevitabili obiezioni russe, l’opposizione degli arabi e forti pressioni della Francia di pretendere tutta la Siria, inclusa la Palestina. (115) Parlarono anche James de Rothschild e Nahum Sokolow, il leader Sionista internazionale.
I. L’incontro terminò con un riassunto degli obiettivi Sionisti:
II. Riconoscimento internazionale del diritto degli Ebrei alla Palestina
III. Status di nazione giuridica per la comunità ebraica in Palestina
IV. La creazione di una Compagnia Mercantile Ebraica in Palestina avente il diritto di acquisire terre
V. Un’amministrazione unica per la Palestina
VI. Status di extra-territorialità per i luoghi santi. (117)
I primi tre punti sono Sionisti, gli ultimi due erano destinati a rabbonire l’Inghilterra e la Russia rispettivamente (118) e probabilmente l’Italia e il Vaticano. Sokolow fu scelto per operare in qualità di rappresentante Sionista per negoziare con Sir Mark Sykes.
Ovviamente i Sionisti stavano coordinando le loro attività a livello internazionale. Lo stesso giorno della riunione di Londra, il Rabbino Stephen Wise negli Stati Uniti scrisse a Brandeis: “ Ho inviato il memorandum sulla nostra questione al Colonnello House e questi risponde dicendo di sperare che il sogno che abbiamo diventi presto realtà “. (118a)
Le notizie che arrivavano in Inghilterra sulla imminente dissoluzione dello stato russo rimossero praticamente la necessità dell’approvazione russa degli obiettivi Sionisti, ma questo rese ancora più urgente l’accettazione da parte francese e italiana. Ad ogni buon conto questo era il principio in cui credevano Sykes, Balfour, Lloyd George e Winston Churchill, i quali, come sostenuto nelle loro successive affermazioni, erano convinti che l’affermato sostegno Alleato agli obiettivi Sionisti avrebbe influenzato in particolar modo gli Stati Uniti. Gli avvenimenti in Russia resero molto più facile la cooperazione di gruppi ebraici con gli Alleati. In un incontro di massa del Marzo 1917 per celebrare la rivoluzione che era appena iniziata , il Rabbino Stephen Wise, che era succeduto a Brandeis come presidente del Comitato Provvisorio Sionista Americano dopo la nomina di Brandeis alla Corte Suprema, disse: “ Credo che tra tutte le conquiste del mio popolo, nessuna è stata più nobile della partecipazione da parte dei figli e delle figlie di Israele al grande movimento che culminò nella liberazione della Russia “ (119)
Trattative per una serie di prestiti ammontanti a 190 milioni di dollari da parte degli Stati Uniti al Governo Provvisorio russo di Alexander Kerensky ebbero inizio su consiglio dell’Ambasciatore americano in Russia, David R. Francis, che scrisse nel suo telegramma al Segretario di Stato Lansing: “ L’aiuto finanziario in questo momento dall’America sarebbe un colpo da maestro. Confidenziale. Smisuratamente importante per gli Ebrei affinché la rivoluzione riesca…” (120)
Il 22 Marzo 1917 Jacob H. Schiff della Kuhn, Loch & Co. scrisse a Mortimer Schiff: “ Dovremmo in un qualche modo essere prudenti per non sembrare ultra-zelanti ma potete telegrafare a Cassel che per via della recente azione della Germania (dichiarazione di guerra sottomarina senza limiti) e degli sviluppi in Russia, non continueremo ad astenerci dal finanziare i Governi Alleati non appena se ne presenti l’occasione “.
Egli inviò anche un telegramma di congratulazioni al Ministro degli Esteri del primo Governo Provvisorio, riferendosi al governo precedente come “ gli spietati persecutori dei miei correligionari “.
Nello stesso mese, Leiber Davidovich Bronstein, alias Leon Trotsky, un immigrato americano nato in Russia, aveva lasciato il Bronx, a New York, per andare in Russia con un manipolo di seguaci, mentre V.I. Ulyanov (Lenin) ed una squadra di altri trenta partivano dalla Svizzera per la Russia passando via Germania e Scandinavia. Esistono prove che Schiff e altri finanziatori, come Helphand, sostennero finanziariamente questi rivoluzionari.
Nel Marzo 1917, il Presidente Wilson definì “ un piccolo gruppo di uomini cocciuti “ i non interventisti che facevano ostruzionismo ad una proposta di legge sostenuta dall’Amministrazione che avrebbe conferito a Wilson i poteri per intraprendere una guerra navale non dichiarata contro la Germania. L’opposizione a Wilson era guidata dai Senatori La Follette e Norris.
Il 5 Aprile, il giorno prima che il Congresso degli Stati Uniti adottasse una risoluzione di guerra, Schiff era stato informato dal Barone Gunzburg dell’effettiva firma dei decreti che toglievano ogni restrizione sugli Ebrei in Russia.
In una sessione speciale del Congresso, il 2 Aprile 1917, il Presidente Wilson fece riferimento alle navi mercantili americane che portavano rifornimenti agli Alleati che erano state affondate nei mesi precedenti dai sottomarini tedeschi (che operavano un contro-blocco in quanto le flotte inglesi e francesi avevano già messo in atto i blocchi navali contro le Potenze Centrali fin dall’inizio della guerra), e poi disse al Congresso che “ In Russia nelle ultime settimane erano successe cose meravigliose e incoraggianti “.
Egli richiese una dichiarazione di guerra con una missione:
per la democrazia, perché coloro che sono sottomessi all’autorità abbiano voce in capitolo nei loro governi, per i diritti e le libertà delle piccole nazioni, per un dominio universale del diritto da parte dell’insieme dei popoli liberi in quanto porterà pace e sicurezza a tutte le nazioni e renderà alla fine libero il mondo stesso.
Ad un tale compito noi possiamo dedicare le nostre vite e i nostri avere, ogni cosa che noi siamo e che possediamo, con l’orgoglio di coloro che sanno che è venuto il giorno del privilegio per l’America di versare il proprio sangue e la propria forza per i principi che la fecero nascere e per la felicità e la pace di cui ha fatto tesoro. Dio l’aiuti, essa non può fare altrimenti.
Quella notte folle di persone riempirono le strade, marciando, urlando, cantando “Dixie” oppure “The Star Spangled Banner”. Wilson si rivolse al suo segretario, Tumulty, dicendo: “ Pensa un po’, gli applausi! Quello di stassera era un messaggio di morte. Com’è strano che vanga apllaudito! “
Così, entro sei mesi dal suggerimento specifico di Malcom a Sykes, gli Stati Uniti d’America, guidati da Woodrow Wilson, erano dalla parte degli Alleati nella Grande Guerra.
Ma Wilson fu guidato dalla neutralità alla guerra da Brandeis?
A Londra, il Ministero della Guerra guidato da Lloyd George, non perse tempo ad impegnare le forze britanniche in primo luogo ad occupare Gerusalemme e in secondo luogo ad espellere completamente i turchi dalla Palestina. L’attacco sull’Egitto, lanciato il 26 Marzo 1917 nel tentativo di prendere Gaza, finì in un fallimento. Alla fine di Aprile fu respinto un secondo attacco su Gaza ed divenne chiaro che su questo fronte non vi erano prospettive di un rapido successo.
Dal Cairo dove si recò nella speranza di seguire l’esercito nell’entrata a Gerusalemme con Weizmann, Sykes telegrafò al Ministero degli Esteri che se il Corpo di Spedizione Egiziano non fosse stato rinforzato, allora sarebbe stato necessario “lasciar perdere tutti i progetti Sionisti….I Sionisti a Londra e negli USA devono essere informati di questo tramite M. Sokolow…” (120a)
Tre settimane dopo Sykes fu informato che i rinforzi sarebbero arrivati da Salonicco. Il Ministero della Guerra decise anche di sostituire il comandante della Spedizione col Generale Allenby.
Sykes era il negoziatore ufficiale per l’intero progetto di assistenza ai Sionisti. Egli ag’ subito dopo l’incontro nella casa di Gaster chiedendo al suo amico M. Picot di incontrare Nahum Sokolow all’Ambasciata francese a Londra nel tentativo di indurre i francesi a dare spazio sulla questione della sovranità britannica in Palestina. (121) A james Malcom fu chiesto di andare da solo a Parigi per allestire un colloquio per Sokolow direttamente col Ministro degli Esteri francese. In precedenza Sokolow era stato incapace di ottenere il sostegno dell’ebraismo francese ad un incontro col Ministro, in quanto gli ebrei più ricchi e più influenti negli Stati Uniti e in Inghilterra, con la nota eccezione dei Rothschilds, che avrebbero potuto organizzare tale incontro, si opponevano alle implicazioni politiche del Sionismo. A Parigi la potente Alliance Israélite Universelle aveva fatto ogni sforzo per dissuaderlo dalla sua missione. (122) Non che i Sionisti non avessero altri sostenitori in Francia che Edmond de Rothschild, (B) ma il Ministero degli Affari Esteri non aveva alcuna ragione di impegolarsene. (123) Ora James Malcolm aprì loro direttamente la porta come aveva fatto a Londra.
Sykes raggiunse Malcolm e Sokolow a Parigi. Sykes e Malcolm, a parte la considerazione del Sionismo e il futuro appoggio americano alla guerra, erano preoccupati della possibilità di una intesa arabo-ebraico-armena la quale, tramite relazioni amichevoli fra popoli islamici, ebraici e cristiani, avrebbe portato la pace, stabilità ed un nuovo brillante futuro per gli abitanti di quell’area dove Europa, Asia Minore e Africa si incontrano. Sokolow andò avanti sulla strada diplomatica ma in una lettera a Weizmann (20 Aprile 1917) scrisse: “ Considero l’idea veramente fantastica. E’ difficile raggiungere un intendimento con gli arabi ma dovremo provarci. Non ci sono conflitti fra Ebrei e Armeni in quanto non ci sono comuni interessi “ (C) (124)
Si tennero vari colloqui con Picot, incluso quello del 9 Aprile quando altri funzionari, come Jules Cambon, Segretario generale del Ministero degli Esteri e il Capo di gabinetto del Ministero. Quali assicurazioni furono esattamente date a Sokolow non è dato a conoscere, ma egli scrisse a Weizmann “ che in linea di massima accettano il riconoscimento della nazionalità ebraica in termini di focolare nazionale, autonomia locale ecc.” (125) A Brandeis e a Tschlenow telegrafò tramite canali ufficiali francesi: “ Ho piena fiducia che la vittoria Alleata realizzerà le nostre aspirazioni Sioniste sulla Palestina “. (126)
Sokolov si mise in viaggio per Roma e il Vaticano. “ Laggiù, grazie alle conoscenze di Fitzmaurice, da una parte, e all’aiuto del Barone Sidney Sonnino (D), dall’altra, “ furono organizzate velocemente un udienza papale e dei colloqui con importanti funzionari del Ministero degli Esteri. (127)
Quando Sokolow tornò a Parigi, richiese e ricevette una lettera dal Ministero degli Esteri datata 4 Giugno 1917 sostenente la causa Sionista in termini generali. Scrisse rapidamente due telegrammi che diede a M. Picot per il loro invio tramite i canali diplomatici ufficiali. Uno era indirizzato a Louis D. Brandeis negli Stati Uniti. Diceva: “ Adesso potete muovervi. Abbiamo l’assicurazione formale del governo francese “. (E) (128)
“ Dopo tanti anni “ – scrisse M. Picot – “ sono ancora commosso dei ringraziamenti che mi rivolgeva mentre mi dava i due telegrammi…non dico che fu la causa del grande aumento di entusiasmo che si verificò negli Stati Uniti, ma intendo dire che il Giudice Brandeis, al quale era indirizzato questo telegramma, era certamente uno degli elementi che determinava la decisione del Presidente Wilson “. (129)
Ma Wilson aveva dichiarato guerra un mese prima!
E’ naturale che M. Picot volesse credere di aver svolto un ruolo significante nel portare l’America in guerra e quindi contribuire alla vittoria del suo paese. Le prove dimostrano con certezza la sua partecipazione al contributo della vittoria Sionista.
Il loro obiettivo era in vista, ma doveva essere conquistato e mantenuto.
Sebbene gli Stati Uniti fossero ora dei belligeranti, nessuna dichiarazione di sostegno era stata fatta per il programma Sionista in Palestina, ne dall’Inghilterra ne dagli USA, ed alcuni dei più ricchi e potenti ebrei in entrambi i paesi erano contrari.
L’eccezione fra questi ricchi mercanti ebraici era, ovviamente, la Casa dei Rothschild. Da Londra, il 25 Aprile 1917, James de Rothschild telegrafò a Brandeis che Balfour stava venendo negli Stati Uniti e sollecitava che l’ebraismo americano sostenesse “ una Palestina ebraica sotto tutela britannica “ ed esercitare pressioni sul governo affinché lo facesse. Consigliò a Brandeis di incontrare Balfour. (134) L’incontro avvenne ad un pranzo ufficiale alla Casa Bianca. “ Lei è uno degli americani che volevo incontrare “ disse Segretario agli Esteri britannico. (135) Brandeis telegrafò a Louis de Rothschild: “ Ho avuto un colloquio soddisfacente col Sig. Balfour, e anche col Nostro Presidente. Questo non è da pubblicare “. (136)
D’altro canto, una lettera datata 17 Maggio 1917 fu pubblicata sul The Times (Londra) firmata dal Presidente dell’Ufficio dei Delegati Ebraici e dal Presidente dell’Associazione Anglo-Ebraica (Alexander e Montefiore, entrambi uomini ricchi e di spessore) riportante la loro approvazione sull’insediamento ebraico in Palestina come fonte di ispirazione per tutti gli Ebrei, ma aggiungendo che non potevano favorire lo schema politico Sionista. Credevano che gli Ebrei erano una comunità religiosa e si opponevano alla creazione di una “nazionalità secolare ebraica assunta su un oscuro e vago principio di razza e di peculiarità etnologica “ Essi muovevano obiezione in particolare alla pressione Sionista per una compagnia mercantile ebraica investita di privilegi economici e politici dei quali solo gli Ebrei ne erano partecipi, in quanto ciò era incompatibile con le aspirazioni dell’ebraismo mondiale per eguali diritti ovunque essi vivevano. (137)
Una controversia risultata poi nella stampa britannica, nelle associazioni ebraiche e nei corridoi del governo, fra Ebrei Sionisti e non Sionisti. In tutto ciò, Weizmann aveva veramente poco peso, ma mobilitò la squadra più potente. Il Rabbino-Capo si dissociò dall’affermazione non Sionista ed accusò che la lettera di Alexander e Montefiore non rappresentava le opinioni delle loro oraganizzazioni. (138) Lord Rothschild scrisse: “ Noi Sionisti non vediamo come la creazione di uno Stato Ebraico autonomo sotto l’egida di una delle Potenze Alleate possa essere sovversivo alla lealtà degli Ebrei nei paesi in cui essi ne erano cittadini. Nella lettera da Voi pubblicata viene anche levata la questione di una compagnia mercantile. Noi Sionisti abbiamo sempre ritenuto che se la Palestina deve essere colonizzata dagli Ebrei, bisogna pur mettere in piedi un sistema per ricevere gli immigrati, insediarli sulle terre per svilupparle ed agire in genere come un agenzia di sviluppo. Posso solo sottolineare di nuovo che noi Sionisti non desideriamo privilegi a spese di altre nazionalità ma desideriamo solamente poter decidere dei nostri destini al fianco di altre nazionalità in uno stato autonomo sotto la sovranità di una delle Potenze Alleate “ (139) Questa lettera metteva l’accento sull’aspetto colonialista del Sionismo ma sminuiva la forte dichiarazione statalista di Weizmann. L’entità Sionista in Palestina doveva essere di carattere più organizzativo per la comunità Ebraica.
Weizmann inviò anche questa corrispondenza al Times, forse sentendo che la sua affermazione era stata un po’ troppo forte per un’accettazione da parte progressista. Scrivendo come Presidente della Federazione Sionista Inglese, per prima cosa sostenna che:
“ E’ strettamente un dato di fatto che gli Ebrei sono una nazionalità. Una stragrande maggioranza di loro aveva sempre avuto la convinzione di essere una nazionalità, che è stata condivisa dai non Ebrei in tutti i paesi “.
La lettera continuava:
“ I Sionisti non chiedono monopoli in Palestina o esclusivi privilegi, e non chiedono nemmeno che una qualsiasi parte della Palestina venga amministrata da una compagnia mercantile a discapito di altri. E’ sempre stato e rimane un principio cardinale del Sionismo, in quanto movimento democratico, che tutte le razze e le religioni in Palestina debbano godere di completa giustizia e libertà, ed i Sionisti sono fiduciosi che la nuova sovranità, che sperano la Palestina acquisisca come conseguenza della guerra, venga, nell’amministrazione del paese, guidata dallo stesso principio. (140)
La corsa per avere l’attenzione del pubblico e dell’ebraismo britannico da parte dei Sionisti e degli oppositori ebraici continuava sulla stampa e nelle loro varie riunioni speciali. Un manifesto di solidarietà, con le opinioni di Alexander e Montefiore, fu inviato al The Times il 1° Giugno 1917; e nello stesso mese, a Buffalo nello stato di New York, il Presidente della Convenzione Annuale della Conferenza Centrale dei Rabbini d’America aggiunse la sua enfasi contro il nazionalismo ebraico: “ Non sono qui per litigare col Sionismo. La mia è solo l’intenzione di dichiarare che noi, come rabbini, consacrati al servizio del Signore, non abbiamo posto in un movimento nel quale gli Ebrei fanno causa comune su argomenti nazionali o razziali, e per uno Stato politico o persino per un Focolare legalmente riconosciuto “. (141)
Ma mentre la controversia continuava, i Sionisti si davano molto da fare per produrre una bozza di documento che potesse rappresentare una dichiarazione accettabile per gli Alleati, in particolare Gran Bretagna e Stati Uniti e che sarebbe stata nella natura di un atto istitutivo di status internazionale per i loro obiettivi in Palestina. Ciò fu trattato con la massima priorità in quanto Weizmann credeva che avrebbe rimosso il sostegno proveniente dagli Ebrei non Sionisti (142) e che avrebbe dato sicurezza contro le incertezze inseparabili dalla guerra.
Il 13 Giugno 1917 Weizmann scrisse a Sir Ronald Graham al Ministero degli Esteri che “ sarebbe auspicabile da ogni punto di vista che il governo britannico esprimesse la sua simpatia e sostegno alle richieste Sioniste sulla Palestina. Infatti basterebbe solo confermare l’opinione che eminenti mebri rappresentativi del governo hanno espresso molte volte nei nostri confronti…” (143) Ciò fu calcolato per coincidere con una bozza della stessa data di uno dei consiglieri di Balfour nella quale si affermava che l’ora era arrivata “ quando potremo aderire ai desideri dei Sionisti e dare loro l’assicurazione che il Governo di Sua Maestà è in linea con le loro aspirazioni “. (144) A ciò Balfour osservò: “ Personalmente, preferirei ancora associare gli USA nel Protettorato, sempre che riusciamo ad assicurarcene l’appoggio “. (145)
I Sionisti dovettero anche contrastare i progetti provvisori britannici e americani di cercare una pace separata con la Turchia. Quando Weizmann, per i Sionisti, insieme a Malcolm, per gli americani, andarono il 10 Giugno al Ministero degli Esteri per protestare contro questo progetto, Weizmann consigliò largamente che i leaders Sionisti in Germania venissero corteggiati dal governo tedesco e affermò, per aumentarne la credibilità, che i contatti con loro venissero presi per il tramite del Dr. Lepsius.
Probabilmente la verità è che l’Esecutivo Sionista di Berlino stava riprendendo i contatti col governo tedesco così da dare un peso alla perorazione delle loro contro controparti a Londra che il rischio della competizione tedesca non poteva non essere presa in esame. Lepsus era in verità un importante religioso evangelico, noto per la sua difesa degli Armeni che a quell’epoca venivano massacrati in Turchia. Quando Leonard Stein esaminò i documenti dell’Esecutivo Berlinese dopo la guerra, il suo nome non si trovava ed il Sig. Lichtheim dell’Esecutivo non aveva alcun ricordo di un qualsiasi approccio da parte di Lepsius. (146)
Negli Stati Uniti, nel Luglio 1917, una missione speciale composta da Henry Morgenthau Sr. Ed il nipote del Giudice Brandeis, Felix Frankfurter, fu incaricata dal Presidente Wilson di recarsi in Turchia, contro la quale gli Stati Uniti non dichiararono guerra, per sondare la possibilità di negoziati di pace fra la Turchia e gli Alleati. In tutto ciò, Wilson poteva essere stato particolarmente motivato dalla sua intenzione di fermare i massacri di cristiani armeni e greci che avevano luogo all’epoca in Turchia e per i quali espresse molta preoccupazione in molte occasioni. Weizmann, comunque, accompagnato dal Sionista francese M. Weyl, e preavvisato, riuscì a raggiungerli a Gibilterra e a convincerli a tornarsene indietro. (147) Durante il 1917 e il 1918 altri cattolici vennero massacrati in Turchia. Se Morgenthau e Frankfurter avessero portato a termine la loro missione con successo, forse tutto ciò si sarebbe potuto evitare.
Questo racconto appare nel libro di William Yale: The Near East: A Modern History (il Vicino Oriente: una storia moderna). Questi era un agente speciale del Dipartimento di Stato nel Vicino Oriente durante la Prima Guerra Mondiale. Quando cenai con lui, il 12 Maggio 1970 all’Hotel Baltimore a New York, gli chiesi se Weizmann gli aveva detto di come la missione speciale era stata fatta fallire. Rispose che Weizmann disse che il Governatore di Gibilterra aveva offerto un banchetto speciale in loro onore, ma alla fine tutti i funzionari britannici si ritirarono discretamente, lasciando i quattro Ebrei da soli. “ Allora “ – disse Weizmann – “ ci pensammo noi “.
La stessa sera mi disse qualcosa che asseriva non aver mai detto a nessun altro e che era nelle sue carte segrete da aprirsi solo dopo la sua morte. In seguito mi scrisse, dopo aver letto The Palestine Diary, dicendo che avrebbe voluto che mi occupassi di quelle carte.
Uno degli incarichi di Yale era di seguire la preferenza di Wilson di avere colloqui privati con personaggi-chiave in grado di influenzare il corso degli eventi. Fece questo con Lloyd George, il Gen. Allenby ed il Col. T.E. Lawrence, ad esempio. Yale disse di avere avuto un colloquio con Weizmann “da qualche parte nel Mediterraneo nel 1919” e gli chiese che cosa potrebbe accadere se i britannici non sostenessero un focolare nazionale per gli Ebrei in Palestina. Weizmann picchiò il pugno sul tavolo facendo sobbalzare le tazze del thè, “ Se non lo faranno “ – disse – “ frantumeremo l’Impero Britannico come frantumammo l’Impero Russo “.
Brandeis era a Washington durante l’estate del 1917 e conferiva di volta in volta col Segretario di Stato Robert S. Lansing sui rapporti turco-americani e sul trattamento degli Ebrei in Palestina. (148) Egli si occupò in particolare di bozze di ciò che più tardi divenne la Dichiarazione Balfour e il Mandato Britannico per la Palestina, ottenendo l’approvazione americana per entrambi. (149) Un considerevole numero di bozze furono preparate a Londra e trasmesse negli Stati Uniti tramite i canali del Ministero della Guerra, ad uso del Comitato Politico Sionista Americano. Alcune erano dettagliate ma il governo britannico non voleva impegnarsi oltre ad una generale affermazione di principi.
Il 18 Luglio, tale dichiarazione, approvata negli Stati Uniti, fu spedita da Lord Rothschild a Lord Balfour. Si leggeva quanto segue:
“ Il Governo di Sua Maestà, dopo aver considerato gli obiettivi dell’Organizzazione Sionista, accetta il principio di riconoscere la Palestina come Focolare Nazionale (E) del popolo Ebraico ed il diritto del popolo Ebraico di costruire la propria vita nazionale in Palestina sotto un protettorato da stabilirsi alla conclusione di pace a seguito del vittorioso esito di guerra.
Il Governo di Sua Maestà considera vitale per la realizzazione di questo principio il garantire l’autonomia interna alla nazionalità Ebraica in Palestina, libertà di immigrazione per gli Ebrei e la creazione di una società di colonizzazione nazionale Ebraica per il re insediamento e lo sviluppo economico del paese.
Le condizioni e le forme dell’autonomia interna e uno statuto per la società di colonizzazione nazionale Ebraica, dovrebbero, nell’opinione del Governo di Sua Maestà, venire elaborate in dettaglio e determinate con i rappresentanti dell’Organizzazione Sionista. “ (150)
Pare possibile che Balfour abbia fatto tale dichiarazione ma contro di essa vi furono forti rimostranze fatte direttamente al Ministero da Lucien Wolf, Claude Montefiore, Sir Mathew Nathan, il Segretario di Stato per l’India Edwin Montagu, (F) e altri Ebrei non Sionisti. Questi credevano che “ gli anti-semiti sono sempre dalla parte del Sionismo “ e sebbene avrebbero visto di buon grado la creazione in Palestina di un centro di cultura ebraica, alcuni, come Philip Magnes, temevano che una dichiarazione politica avrebbe inimicato altri settori della popolazione in Palestina e che avrebbe portato i Turchi a trattare con gli Ebrei così come avevano trattato con gli Armeni. (154) L’opposizione Ebraica era troppo forte per essere ignorata e si tava quindi preparando la stesura di una nuova bozza. All’incirca a quell’epoca, Northcliffe e Reading (G) visitarono Washington ed ebbero un colloquio con Brandeis nel quale discussero indubbiamente di Sionismo. (155)
Varie pressioni nei punti chiave indussero Lord Robert cecil a telegrafare al Colonnello E.M. House, il 3 Settembre 1917: “ Siamo sottoposti a pressioni affinché venga dichiarato il sostegno al movimento Sionista ed io Vi sarei grato se poteste assicurarvi in via non ufficiale se il Presidente è a favore di tale dichiarazione “. (156) House, che aveva svolto mansioni inerenti la Federal Reserve e la legislazione monetaria per Jacob W. Schiff e Paul Warburg, (157) ed era il consigliere più vicino a Wilson, riferì il messaggio, ma ancora una settimana dopo Cecil era sempre senza risposta
L’11 Settembre, il Ministero degli Esteri aveva pronto per la spedizione il seguente messaggio per Sir William Wiseman, (H) capo del Servizio di Controspionaggio Militare Britannico negli Stati Uniti: “ Il Colonnello House ha poi potuto accertare se il Presidente favorisce l’appoggio alle aspirazioni Sioniste come richiesto nel mio telegramma del 3 Settembre? Saremmo grati di una sollecita risposta in quanto il 17 Settembre è il Nuovo Anno Ebraico e un annuncio di sostegno entro o in quella data avrebbe un forte effetto”. Ma prima che venisse spedito, un telegramma dal Colonnello House datato 11 Settembre raggiunse il Ministero degli Esteri.
Wilson era stato contattato come richiesto ed aveva espresso l’opinione che “ non era ancora tempo per una dichiarazione definitiva a parte, forse, una nota di sostegno a patto che potesse essere fatta senza comportare un vero impegno “. Presumibilmente una dichiarazione formale avrebbe presupposto l’espulsione dei Turchi dalla Palestina, ma gli Stati Uniti non erano in guerra con la Turchia ed una dichiarazione implicante l’annessione avrebbe escluso una pace anticipata e separata con quel paese. (158)
In un discorso ampiamente reso pubblico a Cincinnati il 21 Maggio 1916, dopo aver temporaneamente rinunciato alla sua nomina di Ambasciatore in Turchia a favore di un collega Ebreo, Henry Morgenthau aveva affermato di aver di recente suggerito al governo turco che la Turchia dovrebbe vendere la Palestina ai Sionisti dopo la guerra. La proposta, disse, fu ben recepita ma la sua pubblicazione provocò rabbia nel paese. (159)
Weizmann fu “enormemente stupito” di questa notizia, specialmente in quanto aveva “telegrafato a Brandeis chiedendogli di usare la sua influenza a nostro favore…Ma fino ad ora non ho avuto notizie da Brandeis” (161)
Il 19 Settembre Weizmann telegrafò a Brandeis:
il seguente testo dichiaratorio è stato approvato dal Ministero degli Esteri e dal Primo Ministro e sottoposto al Ministero della Guerra:
1. Il Governo di Sua Maestà accetta il principio che la Palestina debba essere ricostituita come focolare nazionale del popolo ebraico.
2. Il Governo di Sua Maestà farà uso dei suoi buoni uffici per garantire la riuscita dell’obbiettivo e discuterà i metodi e i modi necessari con l’Organizzazione Sionista. (162)
Weizmann suggerì che l’opposizione Sionista fosse preceduta e in questo “ sarebbe di grande aiuto se il Presidente Wilson e Voi stesso sosteneste il testo. Questione della massima urgenza “ (163) Fece seguito con un telegramma a due importanti Sionisti di New York chiedendo loro di “ vedere Brandeis e Frankfurter affinché discutessero immediatamente i miei due ultimi telegrammi a loro inviati “, aggiungendo che potrebbe essere necessario venire negli Stati Uniti. (164)
Brandeis vide House il 23 Settembre e scrisse un messaggio, spedito il giorno successivo tramite il Ministero della Guerra inglese. Esso riferiva che il sostegno presidenziale sarebbe stato facilitato se i francesi e gli italiani assumessero informazioni sull’atteggiamento della Casa Bianca, ma a ciò fece seguito nello stesso giorno un altro telegramma affermante che da precedenti colloqui col Presidente e secondo il parere dei suoi stretti consiglieri, poteva tranquillamente dire che Wilson avrebbe dato il suo completo sostegno. (165)
Così Brandeis aveva convinto Wilson che nella bozza dichiaratoria (Rothschild) del 19 Settembre non c’era niente che potesse essere interpretato come se “comportasse un vero impegno”, il che è difficile da credere, oppure aveva portato il Presidente a cambiare parere circa il tipo di dichiarazione che poteva approvare o che era sicuro che lui e House potevano fare. (166)
Il 7 Febbraio 1917, Stephen Wise aveva scritto a Brandeis: “ Mando il memorandum sulla nostra questione al Colonnello House. Spero che il Vostro sogno diventi presto realtà”. (167) In Ottobre dopo aver visto entrambi House e Wise, de Haas riferì a Brandeis: “ Ci ha detto che era interessato quanto noi al nostro successo “. A Wilson, House affermò che: “ Gli Ebrei di ogni tribù calavano in forze e sembrano determinati a irrompere usando un palanchino se non li faranno entrare “. (168) Una nuova bozza dichiaratoria doveva essere redatta. Wilson doveva sostenerla.
Il 9 Ottobre 1917, Weizmann telegrafò di nuovo a Brandeis da Londra circa le difficoltà provenienti dall’opposizione degli “assimilati”: “ Essi hanno trovato un eccellente campione in Mr. Edwin Montagu che è un mebro del governo e si è certamente avvalso della sua posizione per insultare la causa Sionista “. (169)
Weizmann telegrafò a Brandeis anche una nuova formula (Milner-Amery). La stessa bozza fu telegrafata da Balfour a House a Washington il 14 Ottobre:
“ Il Governo di Sua Maestà vede con favore la creazione in Palestina di un focolare nazionale per la razza Ebraica e farà uso dei suoi buoni uffici per facilitare il raggiungimento di questo obbiettivo. Resti chiaramente beninteso che niente verrà fatto che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle esistenti comunità non Ebraiche in Palestina oppure i diritti e lo status politico goduto in qualsiasi altro paese da quegli Ebrei che sono soddisfatti della loro attuale nazionalità e cittadinanza “ (170)
Ciò venne rinforzato da un telegramma dall’Ambasciata americana a Londra diretto al Presidente Wilson (by-passando il Dipartimento di Stato), affermante che la “ questione di un messaggio di sostegno al movimento (Sionista) “ stava per essere riconsiderato dal Ministero Britannico “ per via delle notizie che il governo tedesco sta facendo grandi sforzi per accattivarsi la simpatia del movimento (Sionista) “. (171)
Brandeis e soci considerarono la bozza non soddisfacente in due punti. Non gradivano quella parte della seconda clausola di salvaguardia della bozza che diceva …da quegli Ebrei che sono soddisfatti della loro attuale nazionalità e cittadinanza “, e la sostituirono con “ i diritti e lo status civile e politico goduto dagli Ebrei in qualsiasi paese “. Inoltre, pare che Brandeis propose di cambiare il termine “ razza Ebraica “ in “ popolo Ebraico “. (172) Jacob de Haas, allora Segretario di Direzione del Comitato Sionista Provvisorio, scrisse che la pressione esercitata per il rilascio della dichiarazione proveniva dai leaders anglo-sionisti: “ Essi avevano apparentemente bisogno di stabilizzare la loro posizione nei confronti dell’anti-Sionismo locale. Se i Sionisti americani ne fossero stati preoccupati, Washington avrebbe agito “. De Haas continua così:
“ Fu così che un mattino, il Barone Furness, un modesto rappresentante dell’Inghilterra, portò al 44 East 23rd Street, all’epoca il quartier generale dell’Organizzazione Sionista, la bozza finale pronta per la pubblicazione. Il Linguaggio della dichiarazione accettata dai Sionisti inglesi, basato così com’era sulla teoria del malcontento, per me era inaccettabile. Informai il giudice Brandeis delle mie opinioni, feci venire il Dr. Schmarya Levin e procedemmo alla variazione del testo. Poi col Dr. Wise, mi precipitai dal Colonnello House. Quella volta arrivò a parlare del Sionismo come “la nostra causa”. Egli esaminò accuratamente e con calma la variazione da me proposta, ne discusse il senso e promise di chiamare il Presidente Wilson sulla sua linea privata e sollecitarne la variazione. Telegrafò al Ministero Britannico. Il giorno dopo mi informò che il Presidente aveva approvato. In quel fine settimana ero a Boston per motivi di lavoro e fu nel corso di una telefonata interurbana che il mio segretario a New York mi lesse la forma definitiva come ripetuta telegraficamente da Londra. Si trattava del testo che io avevo modificato “. (173)
“ Appare chiaro “ – scrisse Stein, “ che non fu certo senza qualche suggerimento di House che Wilson alla fine autorizzò una risposta favorevole alla richiesta britannica “. Sir William Wiseman, “ che era persona grata sia del Presidente che di House, fu fatto oggetto di fiducia da parte del Ministero degli Esteri per negoziare la dichiarazione dalla parte americana. Il ricordo di Sir William è che il Colonnello House fu determinante nel portare la questione all’attenzione del Presidente e convincerlo ad approvarne la formula”. (174)
Il 16 Ottobre 1917, dopo una riunione con House, Wiseman telegrafò al segretario privato di Balfour: “ Il Col. House ha sottoposto la formula al Presidente il quale approva, ma chiede che non venga fatta menzione della sua approvazione quando il Governo di Sua Maestà la renderà pubblica, in quanto, come previsto, gli Ebrei americani gli chiederanno la sua approvazione che lui darà pubblicamente qui “ (175)
La Dichiarazione Balfour, come detto, fu rilasciata il 2 Novembre 1917. Il suo testo, apparentemente così semplice, era stato preparato dal meglio del meglio della stesura legale. Volantini contenti il suo messaggio furono lanciati dall’aria in Germania e Austria e sulla fascia territoriale abitata da ebrei che andava dalla Polonia al Mar baltico.
Erano passati 7 mesi da quando l’America entrò in guerra. Fu un trionfo epocale per il Sionismo e, si pensa, anche per gli Ebrei in generale.
Due mesi prima della Dichiarazione però, Sokolow aveva scritto di una marcata diminuzione del “ filo-semitismo di una volta “, dovuto all’impressione di alcuni che gli Ebrei russi fossero la molla principale del Bolscevismo; e il giorno della sua pubblicazione, il Jewish Chronicle lamentava una “ campagna a ntisemita che una parte della stampa di questo paese sta conducendo, indifferente degli interessi nazionali “ (176) Non rimanevano che certi atti di cortesia da esprimere. Nel Novembre 1917 Weizmann scrisse una lettera di ringraziamenti a Brandeis:
“ ….non ho bisogno di dire quanto gioiamo di questo grande evento e quanto ci sentiamo grati nei Vostri confronti per il prezioso e valido aiuto da Voi portato alla causa nell’ora critica. Ancora una volta, Sig. Brandeis, Vi rivolgo le più sentite congratulazioni non solo da parte mia ma anche da parte dei nostri amici e possa questo importante momento essere l’inizio di un grande lavoro per il nostro popolo, messo a dura prova, e per tutta l’umanità “ (177)
Gli altri principali governi Alleati furono contattati con la richiesta di rilasciare dichiarazioni simili. I francesi appoggiarono semplicemente il governo britannico in un breve paragrafo il 9 Febbraio 1918. Il sostegno italiano era contenuto in una nota del 9 Maggio 1918 al Sig. Sokolow da parte del loro ambasciatore a Londra, nella quale egli metteva l’accento sulle divisioni religiose delle comunità, raggruppando “ un centro nazionale Ebraico “ con le esistenti comunità religiose.
Il 31 Agosto 1918, il Presidente Wilson scrisse al Rabbino Wise “…per esprimere la mia soddisfazione nello sviluppo del movimento Sionista sin dall’approvazione britannica della creazione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo Ebraico “. Brandeis si unì alla gioia Sionista per il sostegno del Presidente e scrisse: “ dopo la lettera del Presidente l’anti-Sionismo è quasi un atto di slealtà e il non-Sionismo sta diminuendo “ (178) Gli Ebrei non-Sionisti ora avrebbero avuto parecchie difficoltà se avessero voluto divulgare le loro opinioni. Se non avessero potuto sostenere il Sionismo, allora sarebbe stato chiesto loro di stare zitti.
Il 30 Giugno 1922 fu adottata la seguente risoluzione dal Congresso degli Stati Uniti a favore della creazione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo Ebraico:
“ Risoluto dal Senato e dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America, riuniti in Congresso, che gli Stati Uniti d’America siano a favore della creazione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo Ebraico, si intende chiaramente che niente verrà fatto che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi dei Cattolici e di tutte le altre comunità non Ebraiche in Palestina e che i luoghi santi, gli edifici e i siti religiosi in Palestina verranno adeguatamente protetti “. (J)
Tutti tendono a vedere il mondo e i suoi eventi in base alle loro proprie esperienze, idee e pregiudizi. Ciò è naturale. E’ un modo utilizzato da politici navigati e manipolatori di idee, che formulano le loro richieste conformemente. Il caso della Dichiarazione Balfour è un affascinante esempio di uno schema che offre una varietà di immagini in base all’aspetto programmatico sul quale si rifletteva.
Ci furono critiche alla Dichiarazione Balfour, nonostante la cacofonia di molti eventi degni di nota, solo pochi suoi beneficiari si concentrarono sul significato di ciò che veniva offerto. Uno era il leader Ebreo e statista Mr. Edwin Montagu che non desiderava che gli Ebrei fossero considerati come una razza a parte ed una distinta nazionalità. (181) L’altro era Lord Curzon che divenne Segretario agli Esteri alla fine dell’Ottobre 1918. Preparò un memorandum datato 26 Ottobre 1917 sulla penultima e finale bozza della Dichiarazione Balfour e relativi documenti e lo fece circolare al Ministero. Era intitolato “ Il Futuro della Palestina “. Ecco alcuni estratti:
Non sono preoccupato di discutere la questione controversa fra Ebrei-Sionisti e anti-Sionisti. Mi preoccupano le seguenti domande di natura pratica:
A) Qual è il significato della frase “ un focolare nazionale per la razza Ebraica in Palestina “ ? e qual è la natura dell’impegno che andremo ad assumerci se accettiamo ciò come un principio della politica britannica?
B) Se verrà portato avanti una tale politica, quali saranno le possibilità di realizzarla con successo?
Se cerco di orientarmi fra le ultime documentazioni divulgate (Il Movimento Sionista, G-164), trovo una discrepanza di base fra le autorità ivi citate circa lo scopo e la natura del loro obiettivo.
Un “ focolare nazionale per la razza o il popolo Ebraico “ sembrerebbe, se le parole corrispondono al loro normale significato, essere un luogo dove gli Ebrei possono riunirsi come Nazione e dove godranno dei privilegi di una entità nazionale indipendente. Questo è sicuramente il concetto di coloro che, come Sir Alfred Mond, parlano della creazione in Palestina di uno “ Stato Ebraico autonomo “, parole che sembrano contemplare uno Stato, cioè un entità politica composta da Ebrei, governata da Ebrei ed amministrata principalmente nell’interesse degli Ebrei.
Lo stesso concetto sembra essere alla base di diverse altre frasi usate in questi documenti, ad esempio, quando ci dicono che la Palestina diventerà “ un focolare per la nazione Ebraica “, “ un focolare nazionale per la razza Ebraica “, “ una Palestina ebraica “ e quando leggiamo del “ riassetto della Palestina come centro nazionale “ e “ la restituzione della Palestina al popolo Ebraico “. Tutte queste frasi sono varianti della stessa idea, ossia la ri-creazione della Palestina com’era prima dei giorni della dispersione.
Lord Rothschild però quando parla di Palestina come “ un focolare dove gli Ebrei possono parlare la loro lingua, ricevere la loro formazione scolastica, la loro civilizzazione e le istituzioni religiose sotto l’egida di governi Alleati “, sembra supporre una forma molto meno definita di esistenza politica, ma, in verità, completamente compatibile con l’esistenza di un governo straniero (fintanto che non sia turco).
Ora, qual è la capacità per quanto riguarda la popolazione della Palestina nell’ambito di un ragionevole periodo di tempo?. Sotto i turchi non c’è un luogo o un paese come la Palestina perché è divisa fra i Sanjak di Gerusalemme e i Vilayets di Siria e Beirut. Ma presumiamo che quando parliamo della Palestina nell’attuale contesto, intendiamo la Palestina delle vecchie scritture, che si estende da Dan a Beersheba, cioè da Banias a Bir es-Sabi, un’area inferiore alle 10.000 miglia quadrate. Che cosa diventerà il popolo di questo paese, presumendo di espellere i turchi e gli abitanti che non sono stati sterminati dalla guerra? Ce ne sono più di mezzo milione, siriani e arabi, una comunità mista di arabi, ebrei, canaaniti, greci, egiziani e forse genti dal sangue Crociato. Essi e i loro avi hanno occupato il paese per quasi 1.500 anni. Posseggono la terra che appartiene sia a proprietari privati che a comunità paesane. Professano la fede di Maometto. Non saranno felici di venire espropriati a favore degli immigrati Ebrei o di lavorare soltanto come spaccalegna o, per ultimo, come portatori di acqua.
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A. Nato in Romania nel 1856, la sua maestosa presenza e cultura combinate ad “ una forma profetica che lasciava intravedere la sua capacità di accedere a misteri nascosti agli altri, lo fece diventare un personaggio importante ai Congressi Sionisti e nelle oratorie Sioniste in Inghilterra e all’estero “. Si riteneva che Sykes fosse stato colpito dalla sua personalità e dalla sua formazione. (116)
B. Questi includevano il leader socialista Jules Cuesde, che si era unito al Governo Nazionale di Viviani come Ministro di Stato; Gustave Herve il giornalista, il futuro Ministro de Monzie, e altri.
C. Privatamente, Sokolow criticava Malcolm come “uno straniero nel bel mezzo del nostro lavoro”, che “era dotato di uno spirito di natura Goyim” (130)
D. Di estrazione Ebraica (131)
E. La nota francese rappresentò una sconfitta per il “Partito Siriano” nel governo che credeva nel dominio francese sull’intera area. Ciò non era dovuto solamente alle forti rimostranze di Sykes da parte del suo governo, ma venne aiutato da quelli del Barone Edmond de Rothschild, (132) che ebbero la meglio sulla Alliance Israélite per sostenere la causa Sionista. Il risultato di conversazioni di non meno successo a Roma e in Vaticano furono telegrafate all’Organizzazione Sionista per vie controllate dai britannici. (133)
F. L’uso del termine “ Focolare Nazionale “ era la continuazione dell’eufemismo deliberatamente adottato sin dal primo Congresso Sionista, quando il termine “ Heimstatt” (cioè: casa, dimora, patria) fu impiegato al posto di una qualsiasi parola tedesca che significasse “stato”. All’epoca, lo scopo era di evitare di provocare l’ostilità degli Ebrei non-Sionisti. (151). L’autore o inventore del termine “Heimstatt” fu Max Nordau che lo coniò “per fuorviare a causa della suo modo gentile di porsi” fino a quando “ non ci sarebbe stata più ragione di dissimulare il nostro vero obiettivo “ (152) La traduzione araba di “focolare nazionale” ignora l’intenzionale sottigliezza e le parole utilizzate: watan, qawm, e sha’b sono molto più forti nel significato che un’astratta nozione di governo. (153)
G. (1879 – 1924). Suo padre, il primo Lord Swaythling e il padre di Herbert Samuel erano fratelli
H. Rufus Isaacs, un avvocato Ebreo, che era salito velocemente all’apice della sua professione e poi in politica. Questo era un periodo dove le nomine aristocratiche, ai fini del sostegno politico e finanziario del partito in carica, erano così numerose che l’intero sistema aristocratico britannico fu indebolito. Nel 1916 Isaacs era un visconte, nel 1917 un conte.
I. Arrivò alla Kuhn, Loeb & Co. nel 1921 ed era responsabile per il loro collegamento con le banche londinesi e fu “ responsabile del finanziamento a diverse grosse imprese “. (160)
J. Fu presentato da Mr. Hamilton Fish. L’interpretazione della sua condotta fu chiarita 38 anni dopo quando il Sionismo Mondiale tenne il suo 25 Congresso a Gerusalemme. David Ben Gurion, in qualità di Primo Ministro, si rivolse all’assemblea affermando: “ ogni Ebreo religioso ha quotidianamente violato i precetti del Giudaismo restando nella diaspora “, e citandol’autorità dei savi Ebrei, disse: “ Chiunque risieda al di fuori della terra di Israele è considerato un senza Dio “. Poi aggiunse: “ il Giudaismo è in pericolo di vita per strangolamento. Nei paesi liberi e prosperosi esso affronta il bacio della morte, una lenta ed impercettibile discesa verso l’abisso dell’assimilazione “ (179)
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Il Sig. Hamilton Fish rispose: “ in qualità di autore della prima Risoluzione Sionista modellata sulla Risoluzione Balfour, condanno pubblicamente e ripudio le affermazioni di Ben Gurion come inconciliabili con la mia Risoluzione così come adottata dal Congresso, e se essi rappresentano il Governo di Israele e l’opinione pubblica del posto, allora sconfesserò pubblicamente il mio sostegno alla mia stessa Risoluzione, in quanto non desidero essere associato a tali dottrine anti-americane “. (180)
WILSON E LA GUERRA
Se il contratto con l’Ebraismo era di portare gli Stati Uniti nella Grande Guerra in cambio della promessa della Palestina, lo rilasciarono tramite Brandeis o qualcun altro?
Per i principi ebraico-tedeschi del portafoglio negli Stati Uniti, le prove puntano di più verso la Rivoluzione russa essendo essa il fattore con maggior peso a determinare il loro atteggiamento.
Fu la ripresa del blocco sottomarino della Germania, l’affondamento del Laconia, il telegramma di Zimmerman, ad avere influenzato Wilson sull’entrata in guerra? Fu il suggerimento Sionista di Brandeis? In un dettagliato studio, il Prof. Alex M. Arnett dimostrò nel 1937 che Wilson aveva deciso di fare entrare gli Stati Uniti in guerra al fianco degli Alleati molti mesi prima della ripresa della guerra sottomarina da parte della Germania, la quale fu considerata come una ragione sufficiente. (182)
Nella battaglia propagandistica per l’opinione pubblica americana fra Gran Bretagna e Germania, la prima ebbe il vantaggio della lingua e il fatto che il 5 Agosto 1914 tagliò i cavi sottomarini internazionali che collegavano la Germania agli Stati Uniti, eliminando quindi velocemente le comunicazioni fra quei due paesi e dando alle “notizie” britanniche il vantaggio nella formazione dell’opinione pubblica.
Il successo dei metodi della propaganda britannica furono riconosciuti da un soldato tedesco dell’epoca quando scrisse le sue memorie, Mein Kampf, nel 1925: “ In Inghilterra la propaganda era considerata come un’arma di prim’ordine, mentre da noi rappresentava l’ultima speranza di un mezzo di sostentamento per i nostri politici disoccupati e un comodo lavoro per scansafatiche di modesta eroicità. A prenderla bene in considerazione, i suoi risultati furono negativi “.
La propaganda britannica dipingeva la guerra come una difesa contro un aggressore barbaro, simile alle orde di Gengis Khan, che stuprava suore, mutilava i bambini, guidato dal Kaiser, descritto come una bestia in forma umana, un mostro pazzo, deformato, un Giuda moderno ed un monarca criminale.
Storie di soldati tedeschi che tagliavano le mani ai bambini belgi, che crocifiggevano i prigionieri e perpetravano ogni tipo di atrocità, si diceva accadessero in Belgio, dove venivano ampiamente divulgate. La storia secondo la quale facevano glicerina e sapone con i cadaveri non comparve fino all’Aprile del 1917, quando nuove storie vennero inventate dai propagandisti americani. Una, un libro chiamato Christine, di “Alice Cholmondeley”, una raccolta di lettere che si pretendeva fossero state scritte da una ragazza adolescente, studentessa di musica, a sua madre in Inghilterra fino alla sua morte nel 1914, mescolava una serie maledetta di presunte colpe tedesche con sentimenti emotivi per la sua madre e musica immaginarie. Gli esperti di propaganda ne diedero un’alta valutazione. (183)
Il capo della sezione americana dell’ufficio della propaganda inglese, Sir Gilbert Parker, riuscì a fare rapporto sul suo successo nel numero della sua rivista segreta American Press Review dell’11 Ottobre 1916 prima delle elezioni presidenziali: “ Questa settimana fornisce soddisfacenti prove della permeazione della Stampa Americana da parte dell’influenza britannica “.
Uomini di discendenza britannica continuavano a dominare la potente infrastruttura dell’economia, occupavano posti di rilievo nel Dipartimento di Stato, nelle influenti università della Costa Est, nelle comunicazioni e nei media culturali. La Gran Bretagna e la Francia venivano identificate più con la democrazia e la libertà, mentre le Potenze Centrali con autoritarismo militaristico-imperiale. Da Oyster Bay, l’ex Presidente Theodore Roosevelt, Premio Nobel per la Pace, suonò danze di guerra con furbi giri di parole a sostegno della belligeranza.
Ma alla Convention Democratica, e nella successiva campagna, fu William Jennings Bryan e i suoi oratori alleati che crearono il detto e lo slogan: “ Lui ci ha tenuti fuori dalla guerra “.
Bryan si era dimesso da Segretari di Stato nel Giugno 1915 perché credeva che Wilson stesse mettendo a repentaglio la neutralità americana e mostrando parzialità verso l’Inghilterra. Nel suo ultimo colloquio, egli disse a Wilson amaramente: “ Il Colonnello House è stato Segretario di Stato, non io, e io non ho mai avuto la vostra completa fiducia “.
House, un fine e riservato adulatore, che aveva svolto incarichi riguardanti la Federal Reserve Bank e la legislazione monetaria per Jacob W. Schiff e Paul Warburg, era considerato da Wilson come “ l’amico che mi capisce completamente “, “la mia second personalità”, il mio io indipendente”, “i suoi pensieri e i miei sono un tutt’uno”.
Bryan avrebbe voluto andare in missione di pace in Europa agli inizi del 1915 ma il Presidente inviò House al suo posto. House salpò veramente sulla nave britannica Lusitania e mentre questa si avvicinava alla costa irlandese il 5 Febbraio, il capitano ordinò che fosse issata la bandiera americana.
I Documenti Privati del Colonnello House raccontano che il mattino del 7 Maggio 1915, lui e il Segretario agli Esteri Britannico andarono a Kew. “ Parlammo della possibilità che un transatlantico venisse affondato” – scriveva House, “ e gli dissi che se ciò fosse accaduto, un’ondata di indignazione avrebbe attraversato l’America, la quale farebbe in modo di portarci in guerra “. Un’ora dopo, House era con Re Giorgio a Buckingham Palace. “ Cominciammo a parlare, abbastanza stranamente “ – scrisse il Colonnello quella notte – “ della possibilità che la Germania affondasse una nave transatlantica…”. Disse: “ Supponiamo che affondino il Lusitania con passeggeri americani a bordo….”
Quella sera House cenò all’Ambasciata Americana. Arrivò un dispaccio affermante che alle due del pomeriggio un sottomarino tedesco aveva silurato e affondato il Lusitania al largo della costa meridionale dell’Irlanda. Ci furono 1.200 vittime, inclusi 128 americani. Ci vollero 60 anni per arrivare alla verità sul carico che trasportava e cioè che trasportava munizioni che esplosero quando il siluro colpì. Ma il Segretario di Stato fece rilevare a sua moglie: “ mi chiedo se quella nave trasportasse munizioni di guerra. Se le trasportava allora l’intera faccenda assume un aspetto ben diverso! L’Inghilterra avrebbe usato i nostri cittadini per proteggere i suoi munizionamenti “.
In un telegramma dall’Inghilterra al Presidente Wilson il 9 Maggio 1915, House disse di ritenere di dover fare una immediata richiesta alla Germania di assicurazione contro incidenti simili:
Devo informare la Germania che il nostro Governo si aspettava di prendere provvedimenti per garantire la sicurezza dei cittadini americani. Se ci sarà una guerra, non sarà una nuova guerra, ma uno sforzo per porre velocemente fine ad una vecchia. Il nostro intervento risparmierà vite umane anziché incrementarle. Non possiamo più rimanere spettatori neutrali.
In un altro telegramma del 25 Maggio, disse che aveva ricevuto dall’ambasciatore Gerard un telegramma che la Germania non aveva bisogno di viveri. “ Questo elimina la loro tesi che la Germania alla fame giustificasse la loro politica sottomarina “.
Il giorno dopo House pranzò con Sir Edward Grey e gli lesse tutti i telegrammi che erano stati scambiati tra il Presidente, Gerard e lui stesso dall’ultima volta che si erano incontrati. E il 30 Maggio 1915 scrisse: “ Sono arrivato alla conclusione che la guerra con la Germania è inevitabile e questo pomeriggio, alle ore 18, ho deciso di andare a casa sulla nave St. Paul di sabato. Al riguardo ho spedito un telegramma al Presidente “. Dopo il suo arrivo negli Stati Uniti, scrisse al Presidente da Rosslyn, Long Island, il 16 Giugno 1915, una lunga lettera che includeva il paragrafo:
Non ho bisogno di dirvi che se gli Alleati non riusciranno a vincere, ciò comporterà un capovolgimento di tutta la nostra politica.
Penso che ci troveremo impegolati nella guerra con la Germania. Per quanto spiacevole, ci sarebbero dei compensi. La guerra verrebbe conclusa più rapidamente e noi saremmo in una posizione preminente per portare aiuti alle altre grandi democrazie mettendo il mondo sulla giusta strada. E’ un qualcosa che dobbiamo affrontare con forza d’animo, consolati dal pensiero che non importa i sacrifici che dobbiamo fare, il fine li giustifica. Vostro affezionatamente, E.M. House.
Questi riferimenti riguardano il Sionismo o la Palestina? Io non credo. Forse il suggerimento è che subito dopo la elezione di Wilson, House aveva anonimamente pubblicato un romanzo politico dal titolo: Philip Dru: Administrator. Dru guida una rivolta e diventa un dittatore a Washington, dove formula una nuova costituzione americana e determina una raggruppamento internazionale ossia una lega di Potenze.
Diamo nuovamente un’occhiata sull’altra sponda dell’oceano nel 1916, un anno dopo.
Circa un mese prima dell’incontro di Malcolm con Sir Mark Sykes, Lloyd George ebbe un colloquio col Presidente della Unites Press of America, nel quale disse che “ L’Inghilterra si era appena messa al passo nel suo sforzo bellico ed era comprensibilmente sospettosa di qualsiasi suggerimento che il Presidente Wilson dovesse scegliere in questo momento per intromettersi con una proposta per fermare la guerra prima ancora di ottenere la vittoria “.
“ Tutto il mondo deve sapere che a questo punto non può esserci nessuna interferenza esterna. La Gran Bretagna non chiese alcun intervento quando non era preparata a combattere. Non ne tollererà alcuno ora che è pronta fintanto che il despotismo militare Prussiano non sarà distrutto. Il motto degli Alleati era “mai più!”. E ciò rese giustificabile i sacrifici, anche quelli necessari per finire la guerra vittoriosamente. (184)
Grey gli scrisse il 29 Settembre di essere preoccupato circa le conseguenze “ del monito a Wilson nel vostro colloquio. E’ sempre stata mia opinione che fintanto che gli Alleati fossero sicuri della vittoria, si doveva tenere aperta la porta per la mediazione di Wilson “.
Ma il mese dopo, ad uno dei regolari incontri formali col Capo dello Staff Imperiale, quando Lloyd George ricevette le note risposte circa il corso della guerra (le perdite tedesche erano superiori a quelle Alleate, che i tedeschi stavano per logorarsi ed il loro morale scosso da constanti sconfitte e ritirate, egli chiese a Sir Wm. Robertson la sua opinione su “ come questo sanguinoso conflitto poteva essere concluso con successo… Lui borbottò qualcosa circa il “logoramento”.
Lloyd George allora richiese un memorandum formale sull’argomento. Ciò non era di aiuto e disse che una fine non sarebbe stata ipotizzabile “prima dell’estate del 1918. Per quanto tempo possa prolungarsi non ne ho la più pallida idea “.
I fatti erano tutt’altro che rosei, ma le speranze della Gran Bretagna dipendevano veramente dall’entrata in guerra americana? C’erano due altre strade.
Una venne suggerita dal Marchese di Landsdowne, un memebro del Ministero ed uno statista di considerevole elevatura essendo stato l’autore dell’Entente Cordiale nel 1904 (cioè: Intesa Amichevole, accordo stipulato a Londra fra Francia e Gran Bretagna per il reciproco riconoscimento di sfere di influenza coloniale, ndt.). Era contenuta in un Memorandum nel Rispetto di un Trattato di Pace, divulgato al Ministero con l’approvazione del Primo Ministro. Landsdowne espresse dubbi circa la possibilità di vittoria entro un ragionevole spazio di tempo.
“ Che cosa significa il prolungamento della guerra? Le nostre perdite ammontano già a oltre 1.100.000. Sono stati uccisi 15.000 ufficiali, senza contare quelli dispersi. Non c’è alcuna ragione di supporre che, mentre la forza al fronte sui diversi teatri di guerra aumenta, le vittime aumenteranno in una proporzione minore. Stiamo lentamente ma inesorabilmente uccidendo il meglio della popolazione maschile di queste isole. I dati riguardanti le vittime dei nostri Alleati non li ho con me ma il totale deve essere spaventoso “ (185)
Gli altri membri del Ministero e lo Stato maggiore ripudiavano la pace senza la vittoria.
L’altra strada era quella adottata: impegnare più uomini e denaro nell’olocausto (inteso come sacrificio globale o distruzione). Ciò che sarebbero stati chiamati ora incontri dei vertici politici e militari si tennero in Francia al fine di fare un programma. Iniziarono il 15 Novembre 1916.
Nelle presentazioni politiche, l’unico riferimento all’America sembra sia stato accennato da Lloyd George:
“ Le difficoltà vissute nell’effettuare il pagamento dei nostri acquisti all’estero devono essere ben chiare sia nelle menti degli statisti francesi che nelle nostre. La nostra dipendenza dall’America sta crescendo per quanto riguarda i viveri, la materia prima e gli armamenti. Stiamo rapidamente esaurendo i nostri titoli negoziabili in America. Se la vittoria arridesse alle nostre bandiere, le nostre difficoltà scomparirebbero “. Asquith cancellò la frase successiva che recitava: “ il successo significa credito: i finanziatori non esitano mai a prestare ad un’azienda prospera, ma gli affari che si fanno strada con gran rumore in mezzo a grandi difficoltà troveranno le banche che a poco a poco chiuderanno i loro libri nei loro confronti “.
Questo riferimento ai problemi Alleati nell’ottenere maggior credito dai banchieri negli Stati Uniti, i quali erano in prevalenza Ebraico-Tedeschi, spiega l’accordo di Schiff per ottenere crediti per l’Inghilterra attraverso il banchiere Ebreo Cassel. Essi non erano in attesa di una Dichiarazione Balfour ma stavano aspettando la Rivoluzione Russa!
Sul lato militare c’era un accordo generale alla conferenza del vertice che ciò di cui c’era bisogno era un “colopo da k.o.” e così venne deciso che il piano di campagna militare del 1917 sarebbe stato offensivo su tutti i fronti, inclusa la Palestina, con il Fronte Occidentale come principale protagonista.
Il 7 Dicembre il governo Asquith cadde e Lloyd George, che si era impegnatoad un più vigoroso proseguimento della guerra, andò al governo. Cinque giorni dopo, la Germania e i suoi alleati avanzarono proposte nelle quali affermavano la loro disponibilità a considerare la pace con compromessi e negoziati.
La prima battaglia iniziò il 9 Aprile 1917, annunciata da un bombardamento di 2.700.000 colpi. Un altro attacco venne sferrato dai francesi nove giorni dopo che ebbe come risultato circa 1 milione di morti e feriti da ambo le parti. L’esercito francese si ammutinò e il Generale Pètain fu messo alla sua guida.
A questo punto stavano per succedere due avvenimenti che avrebbero cambiato il mondo: la Rivoluzione Russa e l’entrata in guerra dell’America.
Il governo francese voleva rimandare tutte le operazioni offensive fino a quando non fosse disponibile l’assistenza americana, ma i generali pensavano diversamente. Il Maggiore Generale J.F.C. Fuller, che ho incontrato, una delle più brillanti menti politico-militari di questo secolo, ci dice che Haig “ aveva riposto tutte le speranze su una battaglia decisiva nelle Fiandre e ne era talmente ossessionato che credeva di poter battere i tedeschi da solo prima dell’arrivo degli americani “. (186) Non penso che la gente che non ha vissuto i grandi giorni dell’Impero Britannico possa avere un senso della tracotanza di un Haig, a meno che non si guardi nella letteratura classica. Forse oggi lo si troverebbe a capo della Banca Mondiale, dalla quale noi contribuenti, come i comuni soldati dell’epoca, veniamo rimossi! C’era invece del risentimento nell’Inghilterra della mia infanzia circa le pretese accampate dagli americani di aver giocato un ruolo importante nel partecipare alla Grande Guerra.
La conseguenza della grandiosità dei generali e dei politici fu la costosa campagna delle Fiandre nell’estate e nell’autunno. Il 7 Giugno fu aperta dalla limitata e vittoriosa battaglia di Messines che fu preceduta da un bombardamento di diciassette giorni di 3.500.000 colpi e iniziata con l’esplosione di diciannove mine confezionate con un milione di libbre di esplosivi ad alto potenziale.
Il 31 Luglio fece seguito la terza battaglia di Ypres nella quale fu allestita la più grande forza di artiglieria mai vista nella storia britannica. In tutto, il bombardamento preliminare durò 19 giorni durante i quali furono lanciati sul campo di battaglia 4.300.000 colpi per un totale di 107.000 tonnellate. L’intera superficie del territorio bombardato era sollevato, i fossati, gli argini, le fognature e le strade erano distrutte e si creò una palude quasi invalicabile nella quale la fanteria si trascinò per tre mesi e mezzo. Quando, il 10 di Novembre, la battaglia terminò, i tedeschi erano stati respinti ad una distanza massima di cinque miglia su un fronte di dieci miglia al costo di circa 200.000 uomini e, da parte del nemico, di circa 300.000 uomini.
Così terminò l’ultima delle grandi battaglie di logoramento di artiglieria sul Fronte Occidentale e quando le si guardano in retrospettiva, si capisce perché i politici erano così impazienti di evitarle.
La Grande Guerra fu come una versione altamente esaltata della reciproca distruzione di uomini nobili nel Canto dei Nibelunghi. Aizzati uno contro l’altro dalla vanità e dalla mancanza di lungimiranza dei loro governanti, più essi combattevano e più c’era da vendicarsi finché la morte non si presentava loro. “ Al tramonto del solo e all’alba “ dovremmo imparare la lezione.
IMPEGNO DELLA GRAN BRETAGNA?
In un memorandum contrassegnato di suo pugno “ Privato e Confidenziale “ a Lord Peel e altri membri della Commissione Reale sulla Palestina, nel 1936, James Malcolm scrisse:
Sono sempre stato convinto che fintanto che la questione Ebraica non fosse stata più o meno definita in modo soddisfacente, non ci poteva essere una vera e propria pace al mondo e la soluzione era proprio la Palestina. Questa fu una delle due principali considerazioni che mi costrinsero, nell’autunno del 1916, a dare il via ai negoziati che portarono infine alla Dichiarazione Balfour e al Mandato Britannico sulla Palestina. L’altra, ovviamente, era quella di portare l’America in guerra.
Per generazioni gli Ebrei e i Gentili, in egual misura, hanno erroneamente supposto che la causa dell’antisemitismo risiedesse nella religione. Anzi, gli Ebrei, nella speranza di ricevere aiuto dall’intolleranza, si impegnarono in una intensa e sovversiva divulgazione di dottrine materialistiche, produttrici di “Liberalismo”, “Socialismo e Irreligione”, che aveva come conseguenza la de-Cristianizzazione. D’altra parte, più i Gentili diventavano materialistici, più venivano fatti sub consciamente consapevoli della causa dell’antisemitismo, il quale, alla fine, era e rimane ad oggi di natura prettamente economica. Uno scrittore francese, Visconte de Poncins, ha rilevato che per alcuni aspetti l’antisemitismo è ampiamente una forma di auto-difesa contro l’aggressione economica Ebraica. A mia opinione, tuttavia, ne gli Ebrei ne i Gentili ne sono i soli responsabili.
Come ho già detto, ebbi un ruolo nel dare il via ai negoziati agli inizi dell’autunno del 1916 fra i governi francese e britannico e i dirigenti Sionisti, che portarono alla Dichiarazione Balfour e al Mandato Britannico sulla Palestina.
La prima cosa, ovviamente, fu di procurarsi l’importantissima e necessaria influenza degli Ebrei , specialmente degli Ebrei Sionisti e Nazionalisti, per portare l’America in guerra nel periodo più critico delle ostilità. Questo fu ammesso da Lloyd George durante un recente dibattito alla Camera dei Comuni.
La seconda cosa era di mettere in grado e spingere gli Ebrei di tutto il mondo a prevedere un lavoro costruttivo nel loro stesso interesse e togliersi dalla testa quelli schemi distruttivi e sovversivi che, a causa del loro generale senso di insicurezza e di mancanza di patria, anche nei periodi precedenti la Rivoluzione Francese, avevano causato così tanti guai e agitazioni in vari paesi, finché la loro sempre crescente violenza culminò nella Terza Internazionale e nella Rivoluzione Comunista Russa. Ma per realizzare l’obiettivo era necessario promettere loro la Palestina in considerazione del loro aiuto, come già spiegato, e non come un semplice esperimento umanitario, come descritto in certi ambienti.
Non c’è da stupirsi che Weizmann non abbia fatto riferimento a Malcolm nella sua autobiografia, mentre Sokolow se la prendeva con Malcolm per “ essere uno straniero nel mezzo della nostra opera “ che era “ dotato di uno spirito di tipo Goyim “ (187)
Vale la pena sottolineare che a pagina sette del suo memorandum Malcolm citò il Generale Ludendorff, ex Generale del Commissariato dell’esercito tedesco, e forse ricordato per essere stato a capo di un tentativo di colpo di stato fallimentare a Monaco nel 1923, per aver detto che la Dichiarazione Balfour fu “ la cosa più furba fatta dagli Alleati nel senso della propaganda e che desiderava che la Germania ci avesse pensato per prima “.
D’altra parte, non si sarebbe potuta dare qualche magra consolazione per portare Ludendorff a credere che gli Ebrei Sionisti fossero un fattore importante nell’esito della guerra, se era questo a cui egli accennava?
La definizione di Malcolm della Dichiarazione Balfour come un mezzo di portare gli Stati Uniti in guerra fu confermata da Samuel Landman, segretario dei leaders Sionisti Weizmann e Sokolow, e in seguito segretario dell’Organizzazione Sionista Mondiale. Mentre l’unico modo (che così fu) di indurre il Presidente americano ad entrare in guerra era di assicurare la cooperazione degli Ebrei Sionisti promettendo loro la Palestina, procurandosi e mobilitando le forze finora insospettatamente poderose degli Ebrei Sionisti d’America e altrove a favore degli Alleati su una base contrattuale quid pro quo (compenso, contropartita).
Così, come vedremo, avendo i Sionisti fatto la loro parte e contribuito ampiamente a portare l’America in guerra, la Dichiarazione Balfour del 1917 non era che la conferma pubblica del “ gentlemens’” agreement (accordo leale) obbligatoriamente segreto del 1916, fatto con la previa conoscenza, acquiescenza e/o approvazione degli arabi, e dei britannici, e dei francesi e altri governi Alleati, e non semplicemente un volontario gesto romantico e altruistico da parte della Gran Bretagna, come certe persone presumerebbero per una loro scusabile ignoranza o per loro imperdonabile malafede. (188)
Parlando alla Camera dei Comuni il 4 Luglio 1922, Winston Churchill chiese in modo retorico:
Dobbiamo mantenere la nostra promessa ai Sionisti fatta nel 1917? Promesse e impegni furono presi durante la guerra e furono presi non solo per i meriti, sebbene io ritenga che i meriti siano considerevoli, ma furono presi perché si considerava che ci sarebbero stati preziosi per vincere la guerra. Si considerava che il sostegno che gli Ebrei potevano darci in tutto il mondo, e in particolare negli Stati Uniti e anche in Russia, sarebbe stato un chiaro e preciso vantaggio. All’epoca io non ero responsabile nell’elargizione di queste promesse e nemmeno per il modo di condurre la guerra nella quale essi erano parte integrale, ma, come altri membri, io sostenni la politica del Ministero della Guerra. Come altri membri, io accettai, e fui orgoglioso di accettarla, una condivisione in quelle importanti operazioni che ci lasciarono con terribili perdite, con enormi impegni, ma comunque con una indiscutibile vittoria.
Comunque, nota Hansard, un mebro, il Sig. Gwynne, si lamentava mestamente che “ la Camera non aveva ancora avuto l’occasione di discuterne “.
Scrivendo al The Times il 2 Novembre 1949, Malcolm Thomson, il biografo ufficiale di Lloyd George, fece notare che questo era il 32° anniversario della Dichiarazione Balfour e che sembrava l’occasione adatta per affermare brevemente certi fatti inerenti la sua origine che sono stati di recente raccontati in modo non corretto.
Quando ho scritto la biografia ufficiale di Lloyd George, riuscii a esaminare i documenti originali vertenti sulla questione. Da questi era chiaro che, sebbene alcuni membri dei Ministeri del 1916 e 1917 simpatizzavano con le aspirazioni Sioniste, gli sforzi dei leaders Sionisti per ottenere una qualsiasi promessa di sostegno dal governo inglese si erano dimostrati inefficaci, e l’accordo segreto Sykes-Picot con i francesi per la suddivisione delle sfere di interesse in Medio Oriente pareva segnare gli obiettivi Sionisti. Tuttavia un cambiamento di atteggiamento arrivò grazie all’iniziativa di James A. Malcolm, che sollecitò a Sir Mark Sykes, allora Sottosegretario al Ministero della Guerra, la tesi che un’offerta Alleata per restituire la Palestina agli Ebrei avrebbe fatto oscillare dalla Germania verso la parte Alleata la fortissima influenza degli Ebrei americani, incluso il giudice Brandeis, amico e consigliere del Presidente Wilson. Sykes era interessato e su sua richiesta Malcolm lo presentò al Dr. Weizmann e agli altri leaders Sionisti, dando il via ai negoziati che culminarono nella Dichiarazione Balfour.
Questi fatti sono stati più volti menzionati in vari libri e articoli e vengono esposti dal Dr. Adolf Boehm nella sua monumentale storia del Sionismo: “ Die Zionistische Bewegung “ (Il Movimento Sionista), Volume 1, pag. 656. Fui quindi sorpreso nel trovare nella autobiografia del Dr. Weizmann: “ Trial and Error “ (Processo ed Errore) nessuna menzione dell’intervento crucialmente importante di Malcolm, attribuendo persino la sua presentazione a Sir Mark Sykes al Dr. Caster. Mentre i futuri storici non potranno supporre in modo innaturale che il racconto del Dr. Weizmann sia autentico, mi sono messo in comunicazione col Sig. Malcolm il quale non solo conferma il racconto da me detto, ma è in possesso di una lettera scrittagli dal Dr. Weizmann il 5 Marzo 1941 che dice: “ Vi interesserà sapere che qualche tempo fa ebbi l’occasione di scrivere a Lloyd George in merito alla Vostra utile e opportuna iniziativa nel 1916 di portare avanti i negoziati fra me e i miei colleghi Sionisti e Sir Mark Sykes e altri in merito alla Palestina e in merito al sostegno Sionista della causa Alleata in America e altrove “.
Non c’è dubbio che dietro alla Dichiarazione Balfour ci sia tutto un complesso di motivazioni, incluse considerazioni di natura strategica e diplomatica e, da parte di Balfour, Lloyd George e Smuts, una sincera simpatia nei confronti degli obiettivi Sionisti. Ma il fattore determinante fu l’intervento del Sig. Malcolm con il suo schema ottenere l’impegno dei Sionisti americani per la causa Alleata nella Prima Guerra Mondiale.
Sinceramente Vostro
MALCOLM THOMSON
Secondo le Memorie della Conferenza di Pace di Lloyd George, nella quale, come programmato molti anni prima, i Sionisti erano fortemente rappresentati:
non c’è miglior prova del valore della Dichiarazione Balfour come mossa militare, del fatto che la Germania entrò in trattative con la Turchia nel tentativo di fornire uno schema alternativo che sarebbe stato di interesse per i Sionisti. Fu creata una società ebraico-tedesca, la V.J.O.D., (A), e nel Gennaio 1918, Talaat, il Gran Visir turco, su istigazione dei tedeschi, diede vaghe promesse di una legislazione secondo la quale “ tutti i legittimi desideri degli Ebrei in Palestina avrebbero potuto essere realizzati “.
Un’altra ragione convincente per l’adozione da parte degli Alleati della politica della Dichiarazione, risiede nella Russia stessa. Gli Ebrei russi avevano agito segretamente per conto delle Potenze Centrali fin dall’inizio; erano diventati i principali agenti della propaganda pacifista tedesca in Russia. Nel 1917 avevano fatto molto nel preparare quella generale disintegrazione della società russa, riconosciuta in seguito come Rivoluzione. Si credeva che se la Gran Bretagna si dichiarasse per l’adempimento delle aspirazioni Sioniste in Palestina sotto la propria egida, una conseguenza sarebbe stata quella di portare l’Ebraismo russo verso la causa dell’Intesa.
Si credeva anche che tale dichiarazione avrebbe avuto un forte effetto sull’Ebraismo mondiale al di fuori della Russia ed avrebbe garantito all’Intesa l’aiuto degli interessi finanziari Ebraici. In America, il loro aiuto a questo riguardo avrebbe avuto un valore speciale nel momento in cui gli Alleati avessero quasi esaurito i titoli e l’oro negoziabili e disponibili per gli acquisti americani. Queste erano le considerazioni-chiave che, nel 1917, portarono il governo britannico ad intraprendere un contratto con l’Ebraismo. (189)
Per quanto riguarda l’ottenimento del sostegno dell’Ebraismo russo, gli obiettivi di Trotsky erano di far cadere il Governo Provvisorio e trasformare la guerra imperialista in una guerra di rivoluzione internazionale. Nel Novembre 1917 il primo obiettivo fu raggiunto. Furono fattori militari che principalmente influenzarono Lenin portandolo a firmare il trattato di pace di Brest-Litovsk nel 1918.
I simpatizzanti Sionisti Churchill e George sembravano non perdessero mai l’occasione di dire al popolo britannico che avevano un impegno di sostenere i Sionisti.
Ma i Sionisti che cosa avevano fatto per la Gran Bretagna?
Dov’era la documentazione?
“ Visto dalla sola parte degli interessi britannici “, scrisse la storica di Oxford Elizabeth Monroe nel 1963, la Dichiarazione Balfour “ fu uno dei più grandi errori della nostra storia imperiale !”.
I Sionisti avevano la tradizione Herzliana – diaciamo così – delle “Promesse”.
Un peso considerevole per la diplomazia, che portò all’esistenza del focolare nazionale Ebraico, va accreditato a Weizmann. Un funzionario britannico che venne in contatto con lui riassunse il suo metodo diplomatico con le seguenti parole:
Quando iniziò la Prima Guerra Mondiale, la sua causa (quella di Weizmann) era quasi sconosciuta ai principali uomini di stato delle potenze vincitrici Essa aveva molti nemici e alcuni dei più acerrimi erano tra quelli della sua stessa gente che si trovavano ai piani alti. Una volta mi disse che ci vollero ben 2.000 colloqui per arrivare alla stesura della Dichiarazione Balfour. Con accurata perizia adattò i propri argomenti alle particolari circostanze di ciascun uomo di stato. Con gli inglesi e gli americani usava un linguaggio biblico risvegliando un sottofondo profondamente emotivo. Con le altre nazioni si esprimeva più spesso in termini di interesse. A Lloyd George fu detto che la Palestina era un piccolo paese montagnoso non diverso dal Galles; per Lord Balfour lo sfondo filosofico del Sionismo poteva essere valutato; per Lord Cecil il problema andava posto nel quadro di una nuova organizzazione mondiale; mentre per Lord Milner l’espansione del potere imperiale poteva essere vividamente descritta. In quanto a me, che mi occupai di queste faccende in qualità di giovane ufficiale dello Stato Maggiore, egli fece uscire da molte fonti tutte le prove possibili circa l’importanza di un focolare nazionale ebraico per la posizione strategica dell’Impero Britannico, ma ha sempre fatto capire, con centinaia di espressioni d’ombra e flessioni della voce, di credere che io avrei potuto apprezzare meglio dei miei superiori altri argomenti più sottili e astrusi. (190)
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A) Vereinigung Juedischer Organisationen in Deutschland zur Wahrung der Rechte des Osten. (Alleanza delle Organizzazioni Ebraiche di Germania per la Salvaguardia dei Diritti nell’Est)
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TRIONFO E TRAGEDIA
Herzl predisse con esattezza una grande guerra fra le Grandi Potenze. I suoi seguaci si organizzarono ad essere pronti per quel periodo e perseguire le loro ambizioni sfruttando la rivalità delle Grandi Potenze. Essi avevano interessi in gioco nel favorire quella guerra e la sua continuità fino a che la Palestina non sarebbe stata strappata alla Turchia da parte dei soldati inglesi.
Si prepararono per la Conferenza di Pace a Versailles nonostante non avessero alcun titolo di belligeranti, ma avevano il peso di chiamarsi Rothschilds, Bernard Baruch, Felix Frankfurter e altri riuscendo a ritagliarsi il loro spazio.
Nell’Introduzione del The Palestine Diary (il diario di Palestina), scrissi:
“ La creazione nel 1948 di uno “Stato Ebraico” in Palestina fu un successo fantastico. In 50 anni dal Congresso Sionista di Basilea, Svizzera, nel 1897, presenziato da un piccolo numero di Ebrei che non rappresentavano altro che se stessi, l’idea Sionista di è accattivata l’appoggio della stragrande maggioranza dell’Ebraismo mondiale, e coinvolse soprattutto la Gran Bretagna, l’America e le Nazione Unite all’intervento in Palestina in suo sostegno “.
Nel 1983, settantacinque anni dopo la Dichiarazione Balfour e circa novantanni dopo il Primo Congresso Sionista in Svizzera, si tenne un incontro della Conferenza Internazionale sulla Questione della Palestina, ma i conferenzieri non erano Ebrei, erano Palestinesi. Due milioni di loro sono in esilio, fatti sloggiare dagli Ebrei!
Cosa significa questo per noi?
A livello quotidiano, possiamo vedere sui nostri giornali le tattiche Sioniste di influenza e di potere e che possiamo documentare essere state usate con successo in passato.
Poi vi è una strategia a lungo termine. Dalla massa di materiale in un secolo di storia e nella nostra complessa società odierna, l’effetto implicito di due temi. Essi influenzano le vite di ognuno di noi e continueranno a farlo a meno che non sopraggiunga un cambiamento.
Possiamo vederli chiaramente nella loro formulazione iniziale, prima di essere stati considerati come dati validi nei sistemi di software e processi informativi della nostra società, col risultato che la maggior parte delle risposte che riceviamo sono sbagliate!
Si trovano nel colloquio di Herzl e Meyer-Cohn nel 1895. Questi temi sono quelli associati al nazionalismo ed al razzismo Ebraico di Destra (191), essendo il razzismo definito da Sir Andrew Huxley come il credo nella sottomissione di una razza da parte di un’altra, e dall’altra parte il concetto di “universalismo”.
L’accettazione di questo input dalla Destra nel nostro calcolo ha avuto come conseguenza il trasferimento di un qualcosa come 50 miliardi di Dollari dalle nostre tasche alle loro. (192). Nel 1983, solo la preventivata somma delle imposte americane, chiamata “assistenza”, ammonta a 625 Dollari per ogni uomo, donna e bambino in Israele. (193) Ciò provoca la nostra accettazione dei campi di concentramento per Palestinesi contenenti migliaia di persone senza un solo squittio da parte della cosi detta “comunità internazionale” avallando così il loro assassinio, la loro deportazione, la loro tortura, la chiusura delle loro scuole e licei, persino il loro massacro. (194). Le vite delle truppe americane, uomini e donne, sono impegnate a sostenere questi crimini. (195). La critica viene chiamata “antisemitismo”, una parola per definire un “reietto sociale inutilizzabile”.
Il nazionalismo Ebraico e la politica di Israele pianificarono nel 1955 l’attuale destabilizzazione del Libano. (196). Questo fa parte di un più ampio schema per frammentare e indebolire eventuali sfide alla loro supremazia in medio Oriente. (197)
Sull’altro versante abbiamo “l’universalismo”. Questo credo sia stato il fattore che ha motivato Woodrow Wilson, tramite House, nel suo telegramma del 30 Maggio 1916 e la lettera del 16 Giugno 1915 al Presidente, ai quali ho già fatto riferimento. “ La Società delle Nazioni “, l’Organizzazione delle Nazioni Unite sono i suoi risultati di stampa. Proprio come House fu un coefficiente dei banchieri internazionali, così le Nazioni Unite e i banchieri internazionali sono stati parte del coefficiente per mezzo del quale oltre 400 miliardi di redditi dei lavoratori nei paesi dove l’universalismo rappresenta una forza importante, sono stati trasferiti ai popoli di Asia, Africa, Sudamerica e paesi comunisti; denaro necessario per i nostri principali investimenti.
La gente dovrebbe chiedersi: Com’è che, con una tale moltiplicazione di potere industriale e risorse, lo standard di vita dei nostri popoli e le possibilità di avere e mantenere bambini, non si sono moltiplicati nella stessa maniera? Perché così tante nostre donne devono lavorare? Perché nessuna figura pubblica, politico, leader sindacale, osa porre la domanda e fare chiasso?
L’universalismo ed il marxismo competono in superficie per il primo posto come finalisti nella distorsione culturale occidentale. Entrambi promuovono la sua diluizione etnica, ma ci negano la realtà delle differenze razziali. Contro la nostra individualità ed il nostro nazionalismo, loro e i capitalisti globali e le loro multinazionali si uniscono come transnazionali per ridurre tutti quanti, tranne loro, ad un comune mercato di consumatori dai confini incerti e monocolore. Vorrebbero una sola legge, che approverebbero; una sola forza armata, che controllerebbero. L’universalismo imporrebbe non una pace globale ma una tirannia globale!.
L’universalismo si è presentato come “interdipendenza”, un’espressione usata come copertura per l’esproprio dei nostri redditi come aiuti esteri in varie forme; ha anestetizzato il senso di auto-difesa dei nostri paesi, cosi che coloro che hanno cercato di fermare la loro colonizzazione, da paesi in esplosione demografica in Africa, Asia e America Latina, sono stati accusati come se stessero privando altri dei loro “diritti umani”.
Nei paesi dove vivono, al di fuori di Israele, i Sionisti sono in prima linea nell’opposizione alle restrizioni sull’immigrazione. Si noti che nel 1903, un leader della battaglia contro il Decreto sugli Stranieri e contro il giro di vite sulle norme della naturalizzazione in Gran Bretagna, fu il filo-Sionista Winston S. Churchill, e l’ultra-Sionista Herzl si presentò davanti alla Commissione Reale sull’Immigrazione Straniera per opporsi a qualsiasi restrizione.
Invece, i miei amici Arabi nati a Gerusalemme vengono cacciati e non possono fare ritorno.
“ Se “ – disse Herzl – “ avessimo voluto portare l’unità della razza umana indipendentemente dai confini nazionali, avremmo dovuto combattere l’ideale del patriottismo. Questi, comunque, si sarebbe rivelato più forte di noi per molti anni ancora a venire “.
Nel giro di cento anni hanno quasi vinto la battaglia.
In una conversazione con Joseph Chamberlain nel 1903, a Theodore Herzl fu chiesto come avrebbe sopravvissuto la colonia Ebraica nel futuro. Herzl disse: “ Giocheremo il ruolo di un piccolo stato cuscinetto. Ci arriveremo non tramite la benevolenza ma dalla invidia delle Potenze “.
Questa è la partita che gioca oggi Israele, ottenendo le sue forniture militari, l’alta tecnologia e i miliardi di dollari dalle tasche dei contribuenti-lavoratori americani, usando la rivalità dell’URSS e degli USA.
Non dovremmo permettere a noi stessi di diventare pedine nelle mani di altri.
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APPENDICE
S E G R E T O
Dipartimento di Controspionaggio Politico
Ministero degli Esteri
Speciale 3.
Memorandum sugli Impegni Britannici verso Re Husein
(Pagina 9) Per quanto riguarda la Palestina, il Governo di Sua Maestà si è impegnato, con la lettera di Sir H. McMahon allo Sceriffo in data 24 Ottobre 1915, alla sua inclusione nei confini dell’indipendenza Araba. Ma essi hanno affermato la loro politica in merito ai Luoghi Santi Palestinesi e la colonizzazione Sionista nel loro messaggio indirizzatogli il 4 Gennaio 1918:
“ Che per quanto riguarda la Palestina, siamo fermamente risoluti che nessun popolo debba essere sottomesso a un altro, ma che in considerazione del fatto che:
a) ci sono in Palestina santuari, Wakfs e Luoghi Santi, sacri in alcuni casi ai soli Musulmani, o ai soli Ebrei, o ai soli Cristiani, e in altri casi sacri a soli due o a tutti e tre, e poiché questi luoghi sono di interesse per grandi masse di genti al di fuori della Palestina e dell’Arabia, ci deve essere un sistema politico speciale che si occupi di questi luoghi approvato dal mondo intero.
b) per quanto riguarda la Moschea di Omar, questa verrà considerata da sola di interesse musulmano e non sarà sottomessa direttamente o indirettamente ad alcuna autorità non musulmana.
Poiché l’opinione Ebraica nel mondo è a favore di un ritorno degli Ebrei in Palestina, e in quanto questa opinione deve rimanere un fattore costante, il Governo di Sua Maestà vede favorevolmente la realizzazione di questa aspirazione. Il Governo di Sua Maestà è fermamente risoluto che per quanto sia compatibile con la libertà sia economica che politica della popolazione ivi esistente, nessun ostacolo fra posto sulla via della realizzazione di questo ideale “.
Questo messaggio fu inoltrato personalmente a Re Husein dal Comandante Hogarth e quest’ultimo disse quando gli fu consegnato:
“ Il Re non accetterà uno Stato Ebraico indipendente in Palestina e io non ho nemmeno ricevuto disposizione di avvertirlo che tale Stato era stato contemplato dalla Gran Bretagna. Egli probabilmente non sa nulla della vera o eventuale economia della Palestina e la sua pronta approvazione all’insediamento Ebraico non ha un granché di valore. Ma penso che lui apprezzi il vantaggio finanziario della cooperazione Araba con gli Ebrei “.
NOTE:
1 – A Survey of Palestine, 1945-1946, H.M.S.O. (Istituto Poligrafico di Sua Maestà), vol. I, pag 1
2 – Lowenthal, The Diaries of Theodor Herzl, pag. 35
2a – Ibid. pag. 63
2b – Ibid: pag. 128-129, 132, 152, 176
3 – Ibid. pag. 215
4 – Weizmann, Trial and Error (giudizio ed errore) pag. 45-46
5 – Stein Leonard, Zionism, (Londra: Kegan Paul, Trench, Trubaer and Ca., 1932) pag. 62
6 – Bela. Alex, Theodor Herzl (tr. Maurice Samuel), (Philadelphia: Jewish Palestine Society), pag. 304-305; Halpern. The Ideal of a Jewish State, pag. 144
7 – Ibid. Per dettagli finanziari, vedi pag. 262-264
8 – Lowenthal, The Diaries of Theodor Herzl, pag. 398
9 – Lewisohn, Ludwig, Theodor Herzl. (New York: World. 1955), pag. 335-341
10 – Bela. Theodor Herzl, pag. 490
11 – Ibid., pag. 361 – 378
12 – Ziff, William B., The Rape of Palestine. (Lo stupro della Palestina)(New York: Longmans & Green, 1938), pag. 43
13 – British Foreign Office to Herzl. 19 lane 1903, Zionist Archives, Jerusalem
14 – Tagebuecher, vol. 111, pag. 412-413 (24 Aprile 1903), Berlino 1922
15 – Stein, Leonard. The Balfour Declaration. (New York: Simon & Schuster, 1916)
16 – Lipsky, Louis, A Gallery of Zionist Profiles, (una rassegna di profile Sionisti) (New York: Farrar, Straus & Cudahy, 1956), pag. 37
17 – Halpern, The Idea of a Jewish State,(L’idea di uno Stato Ebraico) pag. 154-155
18 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 78
19 – Ibid., pag. 35
20 – Lipsky, A Gallery of Zionist Profiles, pag. 94
21 – Alsberg, F.A., Ha-Sh’ela ha-Aravit, Vol. I, Shivat Zion, IV, pag. 161-209. Citato da Halpern in The Idea of a Jewish State (l’idea di uno stato ebraico)
22 – Lipsky, A Gallery of Zionist Profiles, pag. 36
23 – Ibid., pag. 98
24 – Halpern, The Idea of a Jewish State, pag. 267
25 – Lipsky, A Gallery of Zionist Profiles, pag. 95-98
26 – Protocolli del 10° Congresso Sionista, pag. 11
27 – Lipsky, A Gallery of Zionist Profiles, pag. 26
28 – Halpern, The Idea of a Jewish State, pag. 267
29 – Report of the 12th Zionist Congress (London: Ufficio Centrale dell’Organizzazione, 1922), pag. 13
30 – Bela, A., Return to the Soil (ritorno alla terra) – (Gerusalemme: Organizzazione Sionista, 1952), pag. 27
31 - Hecht, Ben, Perfidy (New York: Julian Messner, Inc., 1961), pag. 254
32 – Rapporti presentati dall’Esecutivo dell’Organizzazione Sionista al 12° Congresso Sionista, Londra, 1921, Rapporto Palestina, pag. 7
33 – Hyamson, A.M., The Near East (il Vicino Oriente) 31 Ottobre 1913, (Londra, 1917), pag. 68
34 – Ibid., pag. 39-40
35 – Jewish Chronicle, 16 Ottobre 1908
36 – Die Welt, 22 Gennaio 1909
37 – Protocolli dell’11° Congresso Sionista, pag. 6
38 –Joffre, Joseph J.C., The Memoirs of Marshal Joffre, (Londra e New York: Harper & Brothers, 1932), Vol. I, pag. 38-39
39 –Chamberlain, Austen, Down the Years, (Londra: Cassell & Co., 1935), pag. 104
40 – Churchill, Winston L.S., The World Crisis, 1911-1918, (Londra: T. Butterworth, 1931), Vol. 1 – pag. 234
41 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 104-105
42 – Ibid., pag. 109
43 – Ibid., pag. 233-234
44 – Adamov, E., Ed., Die Europaeische Maechte und die Tuerkei Waehrend des Weltkrieges-Die Aufteilung der Asiatischen Tuerkei (le potenze europee e la Turchia durante la guerra mondiale-la ripartizione della Turchia asiatica). Traduzione dal russo (Dresda, 1932), No. 91
45 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 97
46 – Per dettagli vedere Rapporti del 1921 presentati dal Comitato Esecutivo dell’Organizzazione Sionista al 12° Congresso Sionista, Londra 1921
47 – Lettera di Max Bodenheimer a Otto Warburg, 22 Novembre 1914 (Gerusalemme: Archivi Sionisti), citato in Stein, The Balfour Declaration, pag. 98, N° 8
48 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 197-198
49 – Gottheil a Louis O. Brandeis, 1° Ottobre 1914 (non pubblicato)
50 – Londra, The Times, 10 Novembre 1914
51 – Lettera di Greenberg a Herzl, 4 Luglio 1913, citata in Stein, The Balfour Declaration, pag. 28. Essa pare indicare il primo contatto di Lloyd George col movimento Sionista: “ Lloyd George, come saprete, è un deputato e quindi è pratico di queste cose e può esserci di aiuto “.
52 – Samuel, Visconte Herbert, Memoirs, (Londra: Cresset Press. 1945), pag. 139
53 – Lettera di Samuel a Weizmann, 11 Gennaio 1915, citata in Stein, The Balfour Declaration, pag. 109, fo. 24; anche Samuel, Memoirs, pag. 144
54 – Samuel, Memoirs, pag. 143. In una lettera del 20 Novembre 1915 all’Esecutivo Sionista, Weizmann menzionava Haldane come una delle persone importanti al quale riteneva poter rivolgersi: Archivi Sionisti.
55 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 111, fn. 33; la suocera di Crewe era la Contessa di Rosebery, figlia del Barone Mayer de Rothschild, vedi pag. 112, fn. 34
56 – Samuel, Memoirs, pag. 141
57 – Oxford e Asquith, Duca, Memories and Reflections, (London: Cassell, 1928), Vol. II, pag. 59
58 – Samuel, Memoirs, pag. 143-144
59 – Oxford e Asquith, Memories and Reflections, Vol. II, pag. 65
60 – Ibid., pag. 88; Rapporti presentati dal Comitato Esecutivo dell’Organizzazione Sionista al 12° Congresso Sionista, Londra 1921. “Rapporto dell’Organizzazione”, pag. 113, indica un dato molto inferiore.
61 – Rischin, Moses The Promised City: New York’s Jews, 1870-1914 (la città promessa: gli Ebrei di New York, 1870-1914), Cambridge Harvard University Press, 1962.
62 – Documenti del Ministero degli Esteri Tedesco presso l’Archivio di Stato di Londra, Washington a Berlino K 692/K 176709-10, e K 692/K 17611-12 Berlino a Washington, 1° Novembre 1914. “ Qualche tempo fa consigliammo con forza, da parte dell’Ebraismo internazionale, di proteggere gli Ebrei di qualsiasi nazionalità e ora ritorniamo un’altra volta sull’argomento “.
63 – Documenti del Ministero degli Esteri tedesco, K 692/K 176723 e 176745
64 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 201
65 – Richard Lichtheim a Leonard Stein, 12 Febbraio 1952, The Balfour Declaration, pag. 209, fn. 9
66 – Rapporto datato 8 Marzo 1915, documenti di Nahum Sokolow, citato in Stein, The Balfour Declaration, pag. 210, fn. 10
67 – Palestine Report al Congresso Sionista del 1921, pag. 34
68 – Lichtheim, Richard, Memoirs, pubblicato in versione ebraica come She’ar Yashoov, (Tel Aviv: Newman, 1953), Capitolo XV
69 – Ibid., Capitolo XVIII
70 – The Times of History of the War (I tempi della storia della guerra), Vol. XIV, pag. 320-321; Stein, The Balfour Declaration, pag. 212-213; e.g. Preussischer Jahrbuecher (Annuario Prussiano), Agosto-Settembre 1915, articolo di Kurt Blumenfeld.
71 – Lichtheim, Memoirs, Capitolo XVIII; Stein, The Balfour Declaration, pag. 213-214, fns. 21.22.
72 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 214, fn. 23
73 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 536-537; Nota del colloquio nel memorandum del 28 Agosto 1917, Archivi Sionisti.
74 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 537. Persino nel 1959, il superior di Aaronssohn, il Colonello Richard Meinertzhagen, scrisse: “ Non ho l’autorità di divulgare le sue azioni perché rivelerebbero metodi che è meglio tenere segreti “ – Middle East Diary 1917-1956 (Diario mediorientale, 1917-1956), New York: Yoseloff, 1960, pag. 5
75 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 217
76 – Comitato Estero Congiunto 1916/210, 5 Aprile 1916; Stein, The Balfour Declaration, pag. 218
77 – Hatikvah (Anversa), Dicembre 1927, contiene articolo di Basch
78 – Comitato Estero Congiunto, 1915/340
79 – Ibid., 1916/183; tradotto in Stein, The Balfour Declaration, pag. 219
80 – Poincare, R, Au Service de la France (al servizio della Francia), Paris: Plon 1926, Vol. VIII, pag. 220, 15 Maggio 1916
81 – Comitato Estero Congiunto, 1916/110, 124; Stein, The Balfour Declaration, pag. 220
82 – Comitato Estero Congiunto, 1916/11; Stein, The Balfour Declaration, pag. 220-221
83 – Die Welt, 1913, No. 35, pag. 1146; Stein, The Balfour Declaration, pag. 67
84 – Comitato Estero Congiunto, 1916/130, 18 febbraio 1916; Stein, The Balfour Declaration, pag. 221
85 – Comitato Estero Congiunto, 1916/206; Stein, The Balfour Declaration, pag. 223
86 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 225
87 – Adamov, E., Ed., Le Potenze Europee e la Turchia Durante la Guerra Mondiale-La Ripartizione della Turchia Asiatica. Traduzione dal russo (Dresda, 1932), No. 80
88 – Comitato Estero Congiunto, 1916/387
89 – Lloyd George, War Memoirs, 1915-1916 (Memorie di Guerra 1915-1916), pag. 434
90 – Falls, Cyril, The Great War (La Grande Guerra), New York: Putman, 1959 – pag. 180
91 – Yale, William, The Near East: A Modern History (Il Vicino Oriente: una Storia Moderna) , Ann Arbor: The University of Michigan Press, 1958), pag. 263
92 – Documenti di Caster (Moses), citati in Stein, The Balfour Declaration, pag. 285
93 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 488-490
94 – Lloyd George, War Memoirs, 1915-1916, (Memorie di Guerra, 1915-1916), pag. 276
95 – Landman, S., in World Jewry, Balfour Declaration: Secret Facts Revealed (Ebraismo Mondiale, la Dichiarazione Balfour: Rivelati Fatti Segreti), Londra: Independent Weekly Journal, 1935 – Vol. 2, No. 43, 22 Febbraio 1935
96 – Landman, Balfour Declaration, Secret Facts Revealed (Dichiarazione Balfour: Rivelati Fatti Segreti), Vol. 2, No. 43m 22 Febbraio 1935; anche Malcolm: Origins of the Balfour Declaration: Dr. Weizmann’s Contribution (le origini della Dichiarazione Balfour: il contributo del Dr. Weizmann), pag. 2-3
97 –Landman, Balfour Declaration: Secret Facts Revealed (Dichiarazione Balfour: Rivelati Fatti Segreti), Vol. 2, No. 43, 22 Febbraio 1935; anche Link A.S. Wilson, The New Freedom (Wilson, la nuova libertà), Princeton: University Press, 1956, pag. 10 e 13
98 – Ziff, The Rape of Palestine (Lo Stupro della Palestina), pag. 58
99 – Mason, Alphoos T.M., Brandeis, A Free Man’s Life (Brandeis, la vita di un uomo libero), New York: Viking press, 1956, pag. 451
100 – Ibid., pag. 452
101 – Gwynn, Stephen, Ed., Letters and Friendships of Sir Cecil Spring Rice (Lettere e amicizie di Sir cecil Spring Rice), Londra: Constable, 1929, Vol. II, pag. 200-201
102 – Yale, The Near East (Il Vicino Oriente), pag. 268
103 – Mason, Brandeis, A Free Man’s Life (Brandeis, la vita di un uomo libero), pag. 448
104 – The Times: Documentary History of the War (The Times: Storia Documentata della Guerra), Londra, 1917, Vol. IX, parte 3 – pag. 303
105 – Archivi nazionali, Dipartimento di Stato, archivio decimale 1910-1929, No. 881.4018/325
106 – Jewish Advocate, 13 Agosto 1915
107 – Boston Post, 4 Ottobre 1915
108 – La Fondazione ESCO (Ethel Silverman Cohn) di Palestina, Inc., Palestine: A Study of Jewish, Arab and British Policies (Palestina: uno studio delle politiche ebraiche, arabe e britanniche), New Haven: Yale University Press, 1947, Vol. 1 – pag. 87-89
109 – Sykes, Two Studies in Virtue, pag. 187
110 – Somervell, D.C., British Politics Since 1900 (politici britannici dal 1900), New York: Oxford University Press, 1950, pag. 113
111 – Rapporto sul 12° Congresso Sionista (Londra: Ufficio Centrale dell’Organizzazione Sionista, 1922), pag.
112 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 25
113 – Antonius, The Arab Awakening (il risveglio arabo), pag. 263
114 – Taylor, Alan, Prelude to Israel (preludio a Israele), New York: Philosophical Library, 1959, pag. 19
115 – La Fondazione ESCO. Palestine: A Study of Jewish, Arab and British Policies (Palestina: uno studio delle politiche ebraiche, arabe e britanniche), Vol. I, pag. 92-93
116 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 286-287
117 – La Fondazione ESCO, Palestine: A Study of Jewish, Arab and British Policies (Palestina: uno studio delle Politiche ebraiche, arabe e britanniche), Vol. I – pag. 94
118 – Taylor, Alan, Prelude to Israel (Preludio a Israele), pag. 20
118a – Stein, pag. 109 che cita i documenti di Brandeis
119 – New York Times, 24 Marzo 1917
120 – Stati Uniti: Documento del Dipartimento di Stato 861.00/288, 19 Marzo 1917
120a – Stein, pag. 332
121 – Sykes, Two Studies in Virtue, pag. 196
122 – Jeffries, Palestine: The Reality (Palestina: la realtà), pag. 140. Stein, The Balfour Declaration, pag. 396, fn. 10
123 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 396-397
124 – Ibid., pag. 394 fn 3
125 – Lettera di Sokolow a Weizmann, citata in The Balfour Declaration, pag. 400, fn. 27
126 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 400, fn. 29
127 – Landman, S., in World Jewry, Balfour Declaration: Secret Facts Revealed (Ebraismo mondiale, la Dichiarazione Balfour: Rivelati Fatti Segreti), Londra: Independent Weekly Journal 1935), 1° Marzo 1935
128 – Les Origines de la Declaration Balfour, Question d’Israel (Le origine della Dichiarazione Balfour, la questione di Israele), Parigi 1939, Vol. 17, pag. 680 (Traduzione)
129 – Ibid.
130 – Traduzione dal russo di Stein, The Balfour Declaration, pag. 395
131 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 414
132 –Sykes, Two Studies in Virtue, pag. 211
133 – Jeffries, Palestin:, The Reality (Palestina: la realtà), pag. 141
134 – Mason, Brandeis, A Free Man’s Life (Brandeis, la vita di un uomo libero), pag.452
135 – Dugdale, Blanche E.C., Arthur James Balfour, (Londra, Hutchinson, 1936), Vol. II, pag. 231
136 – Mason, Brandeis, A Free Man’s Life (Brandeis, la vita di un uomo libero), pag. 452-453
137 – The Times, (Londra), 24 Maggio 1917
138 – Ibid., 28 Maggio 1917
139 – Jeffries, Palestine: The Reality (Palestina: la realtà), pag. 148
140 – Ibid., pag. 149
141 – Ibid., pag. 153
142 – Weizmann, Trial and Error (giudizio ed errore), pag. 179
143 – Stein, pag. 462
144 – Ibid.
145 – Ibid.
146 – Ibid., pag. 463-464
147 – Yale, The Near East: A Modern History (Il Vicino Oriente: una storia moderna), pag. 241. Anche articolo di William Yale in World Politics (New Haven: Aprile 1949), Vol. I, N° 3, pag. 308-320 sulla Missione Speciale dell’Ambasciatore Morgenthau del 1917; Stein, The Balfour Declaration, pag. 352-360
148 – Mason, Brandeis: A Free Man’s Life (Brandeis: la vita di un uomo libero), pag. 453
149 – Ibid., pag. 453
150 – Jeffries, Palestine: The Reality (Palestina: la realtà), pag. 163-164
151 – De Haas, Jacob, Theodor Herzl: A Biographical Study (Theodor Herzl: uno studio biografico), Chicago: University Press, 1027, Vol. 1 – pag. 194 e seguenti
152 – Sykes, Two Studies in Virtue. Sulla base del manoscritto di Nordan, “The Prosperity of His Servant” (la prosperità del suo servitor), pag. 160 fn. 1
153 – Sadaqu Najib, Qadiyet Falastin, (Beirut: 1946), pag. 19-31
154 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 526
155 – Mason, Brandeis: A Free Man’s Life (Brandeis: la vita di un uomo libero), pag. 673
156 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 504, fn. 5
157 – Seymour, Charles (edito da), The Intimate Papers of Col. House (I documenti riservati del colonnello House), New York: Houghton Mifflin, 1926, pag. 161, 174
158 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 504-505, fn. 5, 7
159 – The Jewish Chronicle, 26 Maggio 1916. In una comunicazione personale, il Prof. W. Yale fa presente che l’editore del Cairo Dr. Faris Nimr gli disse che Morgenthau aveva parlato con il Viceré dell’Egitto, Abbas Hilmi, nel 1914, in merito ad un ruolo nel promuovere la cessione della Palestina all’Egitto.
160 – New York Times, Obituary (annunci mortuari), 18 Giugno 1962
161 – Chaim Weizmannn Papers (I documenti di Chaim Weizmann) in Stein, The Balfour Declaration, pag. 506
162 – Mason, Brandeis: A Free Man’s Life (Brandeis: la vita di un uomo libero), pag. 453
163 – Ibid., pag. 453. Stein, The Balfour Declaration, pag. 506
164 – Brandeis a de Haas e a Lewin-Epstein. 20 Settembre 1917, Brandeis Papers (i documenti di Brandeis), in Stein, The Balfour Declaration,pag. 506
165 – Ibid., Brandeis ad House, 24 Settembre 1917.
166 – Stein, The Balfour Declaration, pag. 507-508
167 – The Bradeis Papers (I documenti di Brandeis) in Stein, The Balfour Declaration, pag. 509
168 – The Wilson Papers (I documenti di Wilson) in Stein, The Balfour Declaration, pag. 509
169 – Mason, Brandeis: A Free Man’s Life (Brandeis: la vita di un uomo libero), pag. 453
170 – Ibid.
171 – Adler. The Palestine Questione in the Wilson Era (la questione Palestinese all’epoca di Wilson), pag. 305-306. Citato in Stein, The Balfour Declaration, pag. 528
172 – Vedi “ Le Richieste Israelo-Sioniste di costituire l’entità nazionale del Popolo Ebraico e conferirle la condizione di membro: valutazione nel diritto internazionale pubblico “. W.T. Mallinson, Jr., Rassegna Legislativa George Washington, Vol. 32, No. 5 (Giugno 1964), pag. 983-1075, in particolare a pag. 1015.
173 – The New Palestine (la nuova Palestina) pubblicato dall’Organizzazione Sionista d’America, 28 Ottobre 1927, pag. 321, 343
174 – William Wiseman a Leonard Stein, 7 Novembre 1952: in Stein, The Balfour Declaration, pag. 529
175 – In un dispaccio datato 19 Maggio 1919 da Balfour a Curzon, “la corrispondenza con Sir William Wiseman nell’Ottobre del 1917 è menzionata come prova di sostegno della Dichiarazione Balfour. Document on british Foreign Policy (documento sulla politica estera britannica), Prima Serie, Vol. IV, No. 196, fn. 4, pag. 281
176 – Stein, pag. 561-562
177 – Mason, Brandeis, A Free Man’s Life (Brandeis, la vita di un uomo libero), pag. 454
178 – Ibid., pag. 455
179 – New York Times, 8 Gennaio 1961, 53:6
180 – Ibid., 14 Gennaio 1961, 22:5
181 – Lloyd George, Memoirs of The Peace Conference (memorie della Conferenza di Pace), Vol. II, pag. 732
182 – Claude Kitchen and The Wilson War Policies, 1937 (Claude kitchen e le politiche belliche di Wilson), ristampato nel 1971, Russel
183 – Knightley, Phillip, The First Casualty (la prima vittima), N.Y.: Harcourt Brace, 1975, pag. 122
184 – War Memoirs of David Lloyd George (memorie di Guerra di David Lloyd George), Boston: Little, Brown, 1933), pag. 280-283
185 – War Memoirs (memorie di guerra9, pag. 291
186 – The Conduct of War (lo svolgimento della guerra), J.F.C. Fuller (New Brunswick: Rutgers, 1961), pag. 171
187 – Traduzione dal russo in Stein, The Balfour Declaration, pag. 395
188 – Great Britain, the Jews and Palestine (La Gran Bretagna, gli Ebrei e la Palestina), Londra, 1936, pag. 4-5, New Zionist Press.
189 – George, Memoirs of the Peace Conference (memorie della Conferenza di Pace), pag. 726
190 – Taylor, Prelude to Israel (preludio a Israele), pag. 24
191 – Esempio: il Capo di Stato Maggiore israeliano dimissionario, Generale Rafael Eytan, in seguito all’invasione del Libano, paragonò i Palestinesi a “scarafaggi”
192 – Il dato dell’Ufficio Generale di Segreteria Contabile americana circa gli aiuti militari ed economici a Israele dal 1948 al 1982 era di 24 miliardi di Dollari. A ciò bisogna aggiungere le donazioni esentasse ad organizzazioni israeliane, perdite di investimento di fondi su obbligazioni israeliane da parte di città americane come New York, da parte di sindacati e altri enti. Va inoltre aggiunto il costo di trasferimento in Israele di tecnologia americana. Dal 1982 le imposte ai contribuenti per Israele sono state aumentate dal Congresso e quindi il costo che pagano gli Stati Uniti per mantenere Israele potrebbe salire comodamente a 100 miliardi di Dollari nel prossimo decennio.
193 – New York Times, 10 Luglio 1983
194 – Ricordo chiaramente come i nostri soldati sparavano ai vecchi, alle donne e ai bambini, su ordine dei loro comandanti. Ho assistito personalmente alle suppliche e ai pianti di bambini dopo che le loro madri furono brutalmente assassinate dai nostri soldati davanti ai loro occhi. Alcuni soldati spararono proiettili al fosforo nei rifugi di Ein El-Helweh dove centinaia di civili avevano trovato riparo. Nessuno di loro sopravvisse. “Racconto del Tenente Eytan Kleibneuf in Haolam Hazeh, Isaele, 7 Luglio 1982. Kleibneuf è un membro del Kibbutz Mi’jan Michael e membro del Movimento Mapam’s United Kibbutzim ed un ufficiale della riserve nelle forze di fanteria israeliane. Il settimanale tedesco-occidentale Stern del 24 Agosto 1982, pubblicava un articolo del Cancelliere Austriaco, di origini ebraiche, Bruno Kreisky, affermante che Israele aveva commesso “giganteschi crimini” durante l’invasione del Libano. “ Israele non ha scuse morali. I suoi leaders hanno mostrato il loro vero volto “, concluse.
Durante l’invasione israeliana del Libano, l’agenzia di stampa americana Jewish Press (cioè: stampa ebraica), pubblicò un articolo di colonna, da parte del Rabbino Meir Kahane, che sosteneva l’uccisione dei Palestinesi di ogni età. Questo, scrisse, era la volontà di Dio già espressa nella Torah. Non farlo, era opporsi alla Sua volontà. Questa è la Guerra Santa (herem) che Dio “ordinò” agli Ebrei di attuare contro i Canaaniti per il possesso della Terra Promessa. Il Vecchio Testamento si riferisce ripetutamente al terrore che la herem provocherebbe ed anche all’obbligo di Israele di distruggere tutte le persone con le relative proprietà che restano sul territorio, affinché non diventino schiavi o persone corruttibili. La parola ebraica herem definisce una sfera sacra dove i normali standard non vengono applicati, e in un contesto militare, la herem è una guerra totale di distruzione senza limiti contro uomini, donne, animali e proprietà. Per una discussione sulla herem e sulla sua rinascita da parte degli Zeloti come rivelato nei Manoscritti del Mar Morto, vedi de Vaux, R:, Ancient Israel (antico Israele), New York: McGraw-Hill, 1972, pag. 258-267. In termini psicologici, la difesa dell’ indulgenza nell’orrore della herem è la proiezione dell’idea di herem come un qualcosa detenuto da altri, oppure l’indulgere nel comportamento che attrae in “Gruppo-Fantasia di Martirio” cioè “ il paradosso psicodinamico di sopravvivenza usando la persecuzione” – Stein, pag. 151-210. Vedi Journal of Psychohistory (giornale di psicostoria) Vol. 6, No. 2, Autunno 1978
195 – Tre settimane dopo la presentazione di questo brano alla Conferenza dell’IHR (Istituto di Rassegna Storica), 241 marines americani e 58 militari francesi furono uccisi a Beirut il 23 Ottobre 1983
196 – Israel’s Sacred Terrorism (il terrorismo sacro di Israele) di Livia Rokach, Belmont 1980: Associazione dei Laureati Arabo-Americani, dei Laureati Americani, contenente le memorie di Moshe Sharett 1953-1957, primo Ministro degli Esteri israeliano e secondo Primo Ministro.
197 – A Strategy for Israel in The Nineteen Eighties “ (una strategia per Israele negli anni 80), di Oded Yinon, un ex ufficiale del Ministero degli Esteri israeliano. In Kivunim (direzioni), il giornale in lingua ebraica del Dipartimento Informazioni dell’Organizzazione Sionista Mondiale, Febbraio 1982: “ La dissoluzione di Siria e Irak in sole aree etniche e religiose, come il Libano, è il principale obiettivo di Israele sul fronte orientale nel lungo termine, mentre la dissoluzione del potere militare di quegli stati è intesa come obiettivo a breve termine “, così la presentazione in parte.
Traduzione a cura di: Gian Franco SPOTTI
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Author(s): | Olodogma |
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Published: | 2013-08-13 |
First posted on CODOH: | Oct. 8, 2017, 3:17 p.m. |
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