L'impatto politico e sociale del dogmatismo olocau$tico in Europa...di Jürgen Graf

Published: 2014-05-04

.

Page 1

“L'IMPATTO POLITICO E SOCIALE DEL DOGMATISMO OLOCAUSTICO IN EUROPA” 

.

di Jürgen Graf

.

Nota introduttiva, traduzione e note di Pio De Martin

 

Conseguenze dell'immigrazione - Due famiglie - Una politica multiculturale - Reazioni al

libro sull'Olocausto - Un complesso di colpa imposto - Una visione utopistica - Il Grande

Piano - La Legge anti-razzismo - L'ingannevole democrazia svizzera - Un referendum

nazionale - Propaganda orwelliana - Revisionismo in Svizzera - Repressione in Germania -

Profonde implicazioni politiche - Pericoloso mito religioso

.

NOTA INTRODUTTIVA

.

Jürgen Graf

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Jürgen Graf, nato nel 1951, ha insegnato in istituti scolastici elvetici.

Attualmente è tra gli storici di punta del revisionismo olocaustico. Parla diciassette lingue. Ha al suo attivo numerosi libri e conferenze tenute in tre Continenti.

La prova lampante che le sue analisi hanno colpito nel segno è costituita dal fatto che i poteri forti hanno ripetutamente tentato di indurlo al silenzio, attuando le seguenti manovre.

Gli hanno tolto la possibilità di disporre del reddito percepito coll'esercizio della professione di insegnante: nel marzo 1993, a seguito della pubblicazione del suo libro Der Holocaust auf dem Prüfstand (L'Olocausto alla sbarra), è stato licenziato in tronco dal posto di professore di latino e di francese presso un liceo statale.(1) Pressioni politiche sul preside della scuola privata che lo aveva successivamente assunto, lo hanno costretto a lasciare anche quell'istituto il 1° agosto 1998 .(2)

Nel luglio 1998 hanno istruito contro di lui un processo politico di stampo stalinista, affrontato da Graf con grande dignità, processo definito:

«L'esempio più spettacolare della deriva totalitaria elvetica dallo stato di diritto. Questa deriva è iniziata il 1° gennaio 1995 con l'entrata in vigore dell'art. 261 bis del Codice penale svizzero. Fingendo di lottare contro la discriminazione razziale e con il pretesto di allinearsi alla legislazione internazionale, pur non essendo la Svizzera membro dell'Unione Europea né dell'ONU - per una precisa scelta del suo popolo sovrano - questa legge ha permesso di "mettere la museruola" al libero dibattito politico, qualificando come "razzista" ogni opinione non conforme alla cultura e alla politica dominanti».

«Circa 40 processi politici hanno già avuto luogo in Svizzera in questi ultimi tre anni».

«Quello contro Jürgen Graf è particolarmente esemplare, perché riguarda l'importante e

controverso argomento dell'Olocausto. Jürgen Graf ha risposto senza odio e senza paura ai

suoi giudici. Le sue risposte non sono state oggetto di alcuna seria confutazione, all'infuori

di formule piene di pregiudizi. Processo esemplare anche per la natura stessa del dibattito,

che ha mostrato un tribunale colto in flagrante delitto di negazione della giustizia, poiché la

Corte non ha voluto intendere l'accusato».(3)

 

(1) Cfr. The Journal of Historical Review, settembre-ottobre 1993 e novembre-dicembre

1994.

(2) Cfr. L'amara patria di Jürgen Graf, in Sentinella d'Italia (Monfalcone, Gorizia), dicembre

1998.

(3) Un procès politique au scanner-L'affaire Jürgen Graf, ed. Association Vérité & Justice,

CH-Châtel-Saint-Denis, ottobre 1999.


Page 2

Il Tribunale di Baden, Cantone d'Argovia, in prima istanza ha condannato Graf a 15 mesi di

prigione senza condizionale, e il suo editore, Gerhard Förster (78 anni, malato terminale

affetto da gravissima osteoporosi e portato in aula in carrozzella) a 12 mesi di prigione senza

condizionale; ed entrambi a 8.000 franchi (10.000.000 di lire) di ammenda, più un'ammenda

ulteriore di 55.000 franchi (69 milioni di lire) provenienti dalla vendita dei loro libri.

Il processo d'appello, nel giugno 1999, ha confermato la sentenza di primo grado. Graf è

ricorso al Tribunale Federale di Losanna che, nell'aprile 2000, ha confermato definitivamente

la condanna.

Jürgen Graf dall'ottobre 2000 sarà internato nel carcere del Cantone di Solothurn.

Gerhard Förster, disattendendo le attese della «giustizia», è morto il 23 settembre 1998.

Uno Stato sano, che ha come obbiettivo il bene del suo popolo, dovrebbe tenere nella

massima considerazione gli elementi più dotati del corpo sociale. La Svizzera invece si è

dimostrata uno Stato che colpisce i suoi uomini migliori.

Pubblichiamo di seguito la traduzione di un saggio di Jürgen Graf, che mantiene la sua piena

validità a notevole distanza di tempo dalla prima stesura.

Il testo è apparso sulla rivista revisionista The Journal of Historical Review, nel novembre-

dicembre 1995.

.

.....................................................................................................Pio De Martin

.

.

«Non dimentichiamo le origini del problema (del Kosovo).

Non ci dovrà più essere posto in Europa per popoli non meticciati.

Popoli non meticciati appartengono alle idee superate del XX secolo».

GENERALE WESLEY CLARK

(originario cognome ebreo del padre: Kanne;del nonno: Nemerovsky)

comandante supremo delle forze aeree NATO che hanno effettuato i bombardamenti terroristici sulla Serbia e sul Kosovo nel 1999.

(dichiarazione alla rete tv CNN, cit. in Courrier du Continent, giugno 1999)

.

.

Jürgen Graf.Click...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Jürgen Graf.Click...

Non voglio qui tornare sulla incongruità del «rapporto Gerstein» né sulle impossibilità

tecniche delle gassazioni di massa nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda

Guerra Mondiale.(4)

Mi occuperò invece della funzione politica e psicologica della campagna olocaustica nei suoi

effetti sulla società europea odierna.

Poiché sono un cittadino svizzero, metterò a fuoco la situazione del mio Paese, ma l'intreccio

è essenzialmente il medesimo nei Paesi confinanti - Italia, Germania, Austria e Francia e,

quantunque in misura molto minore, in altri Stati europei.

.

(4) Jürgen Graf si riferisce qui a temi trattati da precedenti relatori al 12° Convegno

dell'Institute for Historical Review. Il testo presentato dal Journal è un'elaborazione della

conferenza tenuta da Graf a detto convegno in California.


Page 3

Alcuni anni fa ero impiegato nel servizio svizzero di immigrazione, dove il mio lavoro

consisteva nell'intervistare coloro che chiedevano asilo. Dopo aver lasciato quel lavoro nel

1989, scrissi un libro intitolato Das Narrenschiff (La nave dei folli).

Il titolo (che è lo stesso di una ben nota satira del XV secolo) fa riferimento ad un vascello sul

Fiume Reno dove questi richiedenti asilo venivano alloggiati in attesa di essere interrogati.

Poiché il mio libro venne sostenuto da un brillante commentatore conservatore, ottenne un

ragionevole successo. Subito venne conosciuto nei gruppi della destra-nazionale contrari

all'immigrazione, i quali spesso mi invitavano a parlare su tale problema o a prendere parte

ad accese discussioni pubbliche.

Durante lo scorso decennio sono affluiti nella Confederazione, chiedendo «asilo politico»,

approssimativamente 150.000 immigrati illegali, la maggior parte dei quali provenienti da

Paesi extraeuropei, il resto principalmente dall'ex Iugoslavia.

Malgrado circa il 90% delle richieste siano state respinte, la maggioranza di questi immigrati

si è fermata, con o senza permesso di residenza.

Naturalmente, le motivazioni che spingono questi immigrati sono del tutto comprensibili, e

non si può certo esprimere nei loro confronti una condanna morale. In considerazione delle

disastrose condizioni che spesso regnano nei loro paesi d'origine - sovente devastati da

governi repressivi, guerre civili, contese tribali e sottosviluppo economico - io comprendo

pienamente la spinta di un albanese del Kosovo, di un turco, di un indiano o di un africano in

cerca di una vita migliore nelle relativamente ricche società dell'occidente.

Ma quali sono le conseguenze di questa immigrazione per una piccola nazione europea come

la Svizzera? In certi quartieri delle nostre città, dal 70% all'80% dei bambini in età scolastica

sono ora d'origine straniera.

Non occorre che io mi soffermi sulle condizioni da Babilonia che si determinarono in tali

scuole. Molto spesso gli insegnanti non sono, semplicemente, in grado di comunicare con i

loro alunni, poiché ci sono pochi svizzeri con adeguati capacità linguistiche ed entusiasmo

per imparare l'albanese, il turco o il tamil.

Naturalmente, ogni svizzero che può permetterselo ha da tempo lasciato tali quartieri.

Quegli svizzeri che restano appartengono alla classe operaia, e i loro figli vengono obbligati a

sopportare le conseguenze della insana politica d'immigrazione adottata dal nostro governo.

.

Conseguenze dell'immigrazione

.

Un concomitante fenomeno è quello dell'esplosione dei crimini, in particolare delitti collegati

alla droga. Difficilmente passa un giorno senza che i giornali lamentino l'oscena situazione a

Zurigo, la più grande città della Svizzera, dove spacciatori di droga, quasi tutti stranieri,

vendono apertamente la loro mortale merce a giovani tossicomani svizzeri.

Nell'agosto del 1994 un gruppo di gangster della droga libanesi minacciò di far saltare due

fabbricati se la polizia non avesse cessato di molestarli. Non che avessero molto da temere

dalla polizia. Poiché non ci sono celle disponibili nelle prigioni, il governo locale (cantonale)

ha esplicitamente diffidato la polizia dall'arrestare tali persone, e nei rari casi in cui un arresto


Page 4

ha oggi luogo, il sospettato viene d'abitudine scarcerato dopo un paio di giorni.(5)

Quando scrissi il libro (nel 1989), la situazione, per quanto malsana non era ancora critica

come è oggi.(6)

Ho pensato molto alla inesplicabile politica del nostro governo. Perché mai dei legislatori

perseguono una politica che è così chiaramente nociva all'interesse del loro stesso popolo?

Forse il governo è costituito da persone essenzialmente corrette, ma deboli ed incompetenti,

che hanno ceduto alle pressioni dei gruppi pro-immigrazione dell'estrema sinistra, della

stampa (che è in misura predominante di sinistra) e delle Chiese.

Probabilmente i dirigenti governativi avrebbero voluto perseguire una politica più

ragionevole, ma non osavano per tema d'essere tacciati di «razzismo» dalla lobby favorevole

all'immigrazione.

Ma poi, sono migliori i governi dei Paesi nostri confinanti?

In Italia, un paese tradizionalmente afflitto da un alto tasso di disoccupazione e da larghe

sacche di povertà, specialmente al sud, si sono riversati negli ultimi anni circa due milioni di

africani, mentre in Francia ed in Germania vasti settori delle maggiori città vengono

rapidamente trasformati in ghetti da Terzo Mondo oppressi dal crimine.

Pertanto ho concluso che la stupidità delle classi dirigenti non poteva adeguatamente spiegare questo disastro. Tanta stupidità, semplicemente, non può esistere.

In altre parole, dev'esserci un piano d'azione, una deliberata politica per pianificare una

società multirazziale nella quale la popolazione europea sia lentamente, ma inesorabilmente

ridotta a minoranza.

.

Due famiglie

.

Consentitemi una breve digressione. Vi parlerò di due famiglie che conosco personalmente.

La famiglia A è svizzera. II padre, un mio ottimo amico che chiamerò Albert, è un

commerciante che vende dischi e libri. Ha 4 bambini d'età tra i 9 mesi ed i 14 anni; sua

moglie, che chiamerò Heidi, non può lavorare fuori casa: deve provvedere alla cura dei figli.

Se Albert fosse un salariato o un impiegato statale, egli avrebbe diritto al pagamento di

assegni familiari (Kindergeld) per l'equivalente di circa 750.000 lire al mese - una somma

tutt'altro che adeguata a coprire le spese per i quattro figli.

Ma poiché egli è un commerciante, viene considerato un «lavoratore autonomo», e come tale

non riceve un quattrino dallo Stato.

Quantunque Albert guadagni abbastanza per sopravvivere, negli ultimi tre anni non è stato in

grado di andare in vacanza con la moglie neppure per una settimana. Non può permetterselo.

Se Albert ed Heidi avessero deciso di non avere alcun bambino, lei sarebbe stata in grado di

.

(5) Scarcerazioni velocissime: ogni rassomiglianza con la situazione italiana non è puramente

casuale. Al contrario, le scarcerazioni sono lentissime per i revisionisti detenuti per delitto

d'opinione.

(6) Nell'agosto del 1994, data del presente testo di Graf.


Page 5

trovare un lavoro, ed essi ora sarebbero agiati «Dinks»: doppio stipendio, nessun bambino.(7)

In effetti, lo Stato svizzero li penalizza per aver messo al mondo ed allevato quattro bambini

sani ed intelligenti, ed aver così contribuito alla sopravvivenza ed al benessere della nazione

svizzera.

Se Albert ed Heidi avessero deciso di abortire il 3° e il 4° bambino, avrebbero potuto farlo

facilmente, evitando «difficoltà sociali», e l'assicurazione statale sulla salute avrebbe

pagato gli aborti.

La famiglia B è turca. Chiamerò il padre Ibrahim.

Egli è un uomo corretto, osservante delle leggi, venuto in Svizzera come immigrante legale

impiegato del governo turco per insegnare la loro lingua ai bambini turchi in una scuola

svizzera.

Ibrahim ha due figlie che lavorano entrambe come commesse di negozio. Sua moglie, che

chiamerò Hatice, un tempo lavorava come lavapiatti in un ristorante, ma lasciò il lavoro a

seguito di reali o asseriti dolori di schiena.

Hatice ora riceve un sussidio mensile di disoccupazione di 2000 franchi svizzeri, circa

2.500.000 di lire, che corrisponde a circa 3 volte la paga di un operaio qualificato in Turchia.

Ibrahim ed Hatice possiedono già due case sulla costa mediterranea. Essi affittano queste

case, che procurano loro una fonte supplementare di reddito, e riescono a mettere da parte i

2000 franchi che Hatice riceve mensilmente dal governo svizzero per comperare una terza

casa.

Le due figlie sono fidanzate con ragazzi turchi, che presto verranno anch'essi in Svizzera.

Poiché le figlie sono immigrate legalmente, i loro futuri mariti otterranno automaticamente i

permessi di soggiorno in Svizzera.

.

Una politica multiculturale

.

Considerando i fatti, possono esservi pochi dubbi sulla natura delle politiche adottate dai

governi della Svizzera e di altri Paesi dell'Europa occidentale: creare una società

multiculturale, un crogiolo di razze (racial melting-pot) favorendo l'immigrazione dal Terzo Mondo e al tempo stesso incoraggiando, con ogni mezzo possibile, un minor tasso di natalità della popolazione nativa europea.

Questi mezzi includono un basso livello di assegni familiari statali per figli di genitori svizzeri e l'incoraggiamento ad abortire sani nascituri. Al tempo stesso, legislatori e giornalisti dipingono l'eutanasia, l'uccisione misericordiosa di malati incurabili nella Germania nazionalsocialista, come un abietto crimine contro l'umanità.

Tale politica non può che essere considerata come suicida.

Essa m'ha fatto tornare alla mente un inquietante passaggio di un romanzo romeno, Delirul.

(I1 delirio) nel quale l'autore, Marin Preda, descrive l'estinzione di un raro uccello rosso che

viveva nel delta del Danubio.

.

(7) Dink: acronimo (double income no kids = coniuge di una famiglia senza figli e con doppio

reddito).


Page 6

Ecco il passaggio in questione:

«Ornitologi romeni al lavoro nel delta del Danubio hanno scoperto una specie di uccello con piume rosse che mostrava un inesplicabile comportamento».

«Ogni anno la volpe derubava l'uccello delle uova, ponendo nel nido delle pietre. L'uccello

covò quelle pietre per tutta l'estate senza notare che erano pietre».

«Per soccorrere la specie in pericolo, gli ornitologi abbatterono la volpe».

«Con estrema costernazione degli scienziati che osservavano attraverso i loro binocoli,

l'uccello iniziò a correre qua e là come preso da pazzia sanguinaria. Egli frantumò le uova

con il suo becco e saltellò come fosse impazzito».

«Quale pazzia colpì quell'uccello? Quale oscuro istinto lo condusse all'autodistruzione?

Perché voleva morire.?»

«Nessuno seppe rispondere a queste domande.»

«La natura aveva condannato a morte l'uccello rosso, e nessuno poteva cambiare la

sentenza.»

 

Reazioni al libro sull'Olocausto

.

Nella primavera del 1993 spedii copie del mio primo libro sul problema Olocausto ad un

certo numero di persone che avevano letto ed apprezzato il mio libro sull'Immigrazione.

Le reazioni furono molto interessanti.

Un amico mi scrisse dicendo di non capire perché avevo rovinato una potenziale carriera

politica con quelle vecchie tediose storie. Un altro scrisse: «Perché scrivi degli orrori della

2° guerra mondiale, anziché pensare al presente?».

Ora, se l'Olocausto è una vecchia tediosa storia, dovremmo chiederci come mai i media ne

parlano ogni giorno e come mai la propaganda cresce con sempre maggior intensità,

cinquant'anni dopo la guerra.

Arthur Vogt. Click...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Arthur Vogt. Click...

Sono stato ripetutamente colpito dal fatto che la gente, semplicemente, non comprende lo stretto legame tra l'Olocausto - a prescindere che creda oppure no alla storia (ufficiale) - e le politiche suicide perseguite dai governi della maggior parte degli Stati dell'Europa occidentale.

Sino all'aprile del 1991 io ho accettato la storia dell'Olocausto come sostanzialmente vera.

Mentre pensavo che la cifra di sei milioni di vittime era probabilmente esagerata, non mi venne mai in mente di mettere in dubbio l'esistenza delle camere a gas nei campi di

concentramento nazionalsocialisti.

Sapevo che un piccolo gruppo di ricercatori negava la versione ufficiale, ma non feci alcun tentativo per approfondire i loro argomenti.

Dopo essere stato convertito al revisionismo olocaustico dal mio amico Arthur Vogt, inizialmente pensai che il principale motivo per cui la storia dell'Olocausto veniva mantenuta viva  dovevano essere i risarcimenti dovuti dai tedeschi ad Israele ed agli ebrei sparsi nel


Page 7

mondo.

Ma abbandonai questa teoria dopo un paio di mesi, poiché essa non spiegava adeguatamente

una tanto gigantesca frode perpetrata su scala mondiale.

Più a fondo ricercavo le origini del mito e più studiavo il suo utilizzo quotidiano come

propaganda politica, più divenivo convinto di due cose:

.

che i governi degli Stati dell'Europa occidentale sono poco più che fantocci che ballano, mossi da fili tirati da forze nascoste nell'ombra,

.

e che la menzogna delle camere a gas è strettamente collegata alle suicide politiche di immigrazione degli Stati europei.

.

Un complesso di colpa imposto

.

Come ho detto, a seguito della pubblicazione del mio libro sull'immigrazione, ho partecipato

a numerose discussioni sull'argomento.

In ognuno di questi dibattiti, i miei oppositori invariabilmente brandivano lo spettro della

seconda guerra mondiale, del Nazionalsocialismo e dell'Olocausto.

La loro argomentazione è essenzialmente questa:

Mentre milioni di ebrei venivano gasati nella Germania nazionalsocialista, il governo

svizzero restò pigramente fermo, chiudendo le nostre frontiere alle vittime della furia razzista

di Hitler. (8)

.

(8) «Malgrado la povertà che colpiva la popolazione, la Svizzera si mostrò allora ben più

generosa verso gli stranieri che non altri Paesi, come per esempio la Svezia. Anche se la sua

collocazione geografica nel centro dell'Europa significava che essa era più esposta di

quanto lo fosse quello Stato del Nord-Europa, la Svizzera ha accolto, durante la guerra,

circa 21.000 rifugiati d'origine ebraica, mentre la Svezia non ne ha accolti che 8.000».

«Nell'insieme più di 300.000 stranieri (soldati, rifugiati civili, bambini accolti per soggiorni

in vacanza o in convalescenza, etc.) hanno trovato, in Svizzera, un accoglienza durevole o

temporanea [...] Questa riconoscenza è ancora viva presso gli ebrei che hanno trovato

rifugio nel nostro paese [...] in una lettera pubblicata il 18 gennaio 2000 dalla Neue Zürcher

Zeitung, Susi Weill, entrata in Svizzera con i propri genitori nell'aprile (lei 1943, dichiara:

"I miei genitori avevano tentato invano di emigrare in America, ed oggi è un fatto stabilito

che le rappresentanze diplomatiche americane in Europa avevano ricevuto l'ordine di

respingere tali domande. L'America non era tra l'altro né accerchiata né minacciata. lo sono

veramente molto riconoscente verso la Svizzera per averci accolto e per averci consentito di

dimorare in questo paese dopo la guerra". «A pagina 21 del rapporto Bergier si afferma che

tra il mese di gennaio 1940 ed il mese di maggio 1945 vi furono circa 24.500 rifiuti di

accoglimento alle nostre frontiere [...], ma che il numero di respinti è stato tuttavia più

elevato». «Limitiamoci a questa precisazione: dato che non ci s'interessa veramente che ai

soli rifugiati ebrei, (lei quali si sostiene con forza che essi erario minacciati, in quanto ebrei,

di venire sterminati in toto, limiteremo le nostre ricerche a questi ultimi». «Il numero degli

ebrei, inclusi fra i 24.500 e più respinti, non è menzionato nel rapporto Bersier; perché non

c'è alcun dubbio che questa cifra (non documentata - ndr) sarebbe troppo piccola per poter

soddisfare la propaganda della Commissione Bersier a proposito delle "parecchie migliaia",

dovendo la menzione di queste "parecchie migliaia" dare un'apparenza di consistenza alla

tesi della complicità della Svizzera nell'assassinio dei fuggitivi». «Lo stesso Serge Klarsfeld,

autodefinendosi "cacciatore di nazisti", cita un massimo di 5.000 persone per i fuggitivi di

origine ebraica respinti alle nostre frontiere. Noti è certo immaginabile che Serge Klarsfeld

riduca intenzionalmente questa cifra per un riguardo alla reputazione della Svizzera; al

contrario ciò che possiamo ben mostrare è che egli la maggiora». «Un indice di questa stima


Page 8
Jurgen Graf, olocausto allo scanner. Click...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Jurgen Graf, olocausto allo scanner. Click...

Perciò noi siamo diventati colpevoli, e non dobbiamo più commettere la stessa colpa

rinviando rifugiati politici verso sanguinari stati dittatoriali, e condannandoli così a morte

certa.

Anziché adottare una più restrittiva politica di asilo, dovremmo espiare per i crimini del

passato accogliendo le odierne vittime del terrore e della persecuzione.

In quel tempo, quando accettavo ancora la versione ufficiale dell'Olocausto, rispondevo

dicendo che oggi la situazione è diversa da quella della seconda guerra mondiale, e che un

Tamil colpito da persecuzione politica nello Sri Lanka potrebbe trovare più facilmente asilo

tra i 50 milioni di Tamil nel Sud dell'India che non in Svizzera.

Dopo aver scoperto la verità in merito alla storia dell'Olocausto, cominciai gradualmente a

capire che uno dei suoi principali scopi è quello di infondere un complesso di colpa nei

.

maggiorata ci è fornito da un articolo apparso il 5 gennaio 1998 nel periodico Blick, dove si

può leggere: "Sinora ci si è basati su una cifra arrotondata di circa 30.000 ebrei respinti.

Dalla stima dei documenti relativi ai fuggitivi presentatisi a Ginevra [...] questo numero può

riguardare tra le 5.000 e le 10.000 persone [...]. Sarebbero allora più di 10.000 i fuggitivi

che sono stati respinti alla frontiera ginevrina, tra l'estate del 1942 ed il 1945, tra i quali

soltanto 500 ebrei". "La maggior parte di coloro che cercavano  rifugio erano dei

residenti in zone di confine francesi, che volevano evitare l'obbligo di andare a lavorare in

Germania. Un terzo dei fuggitivi ottenne l'ammissione a Ginevra". «Le operazioni

aritmetiche dei redattori di Blick lasciano a desiderare, poiché: se un terzo (dei fuggitivi sono

stati accolti alla frontiera ginevrina, tra cuoi soltanto 500 persone d'origine ebraica, per

conseguenza il totale degli ebrei che si son visti rifiutare l'entrata, a partire dall'estate 1942,

stimato tra "5.000 e 10.000", si riduce di fatto a una cifra globale di circa 1.500 persone

«Poiché gli ebrei che sono stati respinti priva dell'estate 1942 non sono presi in

considerazione in questa statistica, ammettiamo per precauzione che questa cura possa

essere raddoppiata, ciò che, per quanto li concerne, cl dà un totale di 3.000 respinti. Alfine

di non incorrere nell'accusa di minimizzare il numero di queste persone, accettiamo la cifra

di un "massimo di 5.000" avanzata (la Klarsfeld come limite massimo». «Resta la possibilità,

del tutto verosimile, che molti fuggitivi abbiano chiesto asilo più volte in luoghi diversi, sotto

diversi nomi, e pertanto che essi figurano più volte nella statistica; possibilità di cui non si è

volutamente temuto conto». «Quasi tutti gli ebrei fiiggivano dalla Francia; le frontiere del

Reich erano quasi impermeabili, e tra gli italiani di origine ebraica che hanno cercato

rifugio nel nostro paese solo un numero molto piccolo si è visto interdire l'entrata». «Nel

giugno 1940 circa 300.000 ebrei vivevano in Francia, un numero considerevole dei quali

possedeva un passaporto straniero (dell'Europa orientale, della Germania, etc.). Circa

65.000 tra di essi sono stati incontestabilmente deportati, soprattutto ad Auschwitz. Non

esiste alcuna fonte che permetta di supporre che la percentuale dei deportati, tra i quali gli

ebrei respinti alla frontiera svizzera, sia stata significativamente più elevata [...]». «Si può

dunque dedurre da questa statistica che, secondo ogni evidenza, tra 750 e 1.250 ebrei (ossia

un quarto del numero minimo di 3.000 e del numero massimo di 5.000), cui la Svizzera ha

rifiutato l'entrata, sono stati deportati - numeri a partire dai quali appare chiara la

menzogna delle «parecchie migliaia» di vittime della politica d'asilo della Svizzera».

.

(Jürgen Graf: Anatomie d'une falsification de 1'Historie, in Le Contre Rapport Bergier, Association

Vérité & Justice, CH Châtel-Saint Denis, marzo 2000, pp. 15-IS. La brochure è disponibile

anche in lingua tedesca. Dopo il rallentamento, negli ultimi anni, dell'attività dello Institute

for Historical Review (che però annuncia un'imminente ripresa) e dei ricercatori francesi e

tedeschi (bersagliati con anni di galera e pesanti ammende in applicazione di leggi liberticide

create ad hoc in quei paesi), Jürgen Graf e Carlo Mattogno sono attualmente gli storici di

punta in campo revisionista).


Page 9

popoli europei.

Per quanto i tedeschi e gli austriaci fossero i principali «colpevoli», anche gli altri popoli

occidentali erano colpevoli, perché non avevano alzato un dito per salvare gli ebrei da

Auschwitz e Treblinka.

Poiché noi fummo complici di un crimine senza paragone nella storia umana, non abbiamo più diritto ad alcuna forma di coscienza nazionale, meno ancora ad orgoglio nazionale.

L'unica garanzia contro il pericolo di un risveglio del nazionalsocialismo e di un nuovo Olocausto è la cancellazione di ogni distinzione razziale e nazionale, e la creazione di una società multiculturale pacifica e tollerante, nella quale non ci sarà più razzismo perché non ci saranno più razze.

adios Europa,il piano kalergi,gerd honsik-plankalergi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo modo di vedere non è nuovo. Nel 1925 il conte Richard Coudenhove-Kalergi, semi-ebreo  fondatore dell'Unione Pan-Europea - sorta di antenato spirituale della Comunità Europea - scriveva nel suo libro Praktischer Idealismus (Idealismo pratico):

«L'uomo del futuro sarà di razza mista. Le odierne razze e classi spariranno gradualmente per il venir meno di spazio, tempo e pregiudizi. La razza eurasiana-negroide del futuro, in

apparenza simile a quella degli antichi Egizi, sostituirà la diversità dei popoli con la diversità degli individui

.

Una visione utopistica

.

Ovviamente questo modo di vedere è assurdo.

Mentre l'immigrazione massiccia di razze straniere conduce ad un certo numero di matrimoni

inter-razziali, la maggior parte della popolazione nativa rimane fedele alle proprie radici nazionali e culturali, e molti gruppi di immigrati, specialmente quelli di fede musulmana, rifiutano semplicemente di essere assimilati. Il risultato dell'immigrazione non è la fine delle specificità nazionali, culturali e religiose, ma il terreno di coltura dei ghetti. Di qui una crescita delle tensioni razziali che presto o tardi conduce a violenti conflitti.

A prescindere dunque se sia o meno desiderabile un crogiuolo di razze (melting-pot), nonché

l'abolizione di ogni distinzione nazionale, questo obbiettivo è semplicemente impossibile da

realizzare e fornisce risultati ben diversi da quelli pubblicizzati.

Ma chi sono le persone e le organizzazioni che nell'ombra inducono i governi nazionali ad

adottare politiche che riflettono gli ideali di Coudenhove-Kalergi e dei suoi attuali successori?

È una domanda terribilmente difficile, molto più difficile della storia dell'Olocausto, giacché

questa, alla luce della ricerca revisionista, è oggi facile da ridurre alle giuste proporzioni:

poiché le pretese gassazioni di massa erano tecnicamente impossibili, è da ritenersi che non

ebbero luogo.

Ma, mentre è molto facile confutare la versione ufficiale dell'Olocausto (9), non è altrettanto

.

(9) Fra i recenti testi in lingua italiana che contraddicono la versione ufficiale dell'Olocausto

segnaliamo: dello stesso Jürgen Graf, L'Olocausto allo scanner in l'Uomo libero n. 41, aprile

1996; di Carlo Mattogno: Olocausto: dilettanti allo sbaraglio, ed. Ar, Padova, 1996;

Auschwitz: fine di una leggenda, Ar, Padova, 1994; L'irritante questione delle camere a gas

ovvero da Cappuccetto Rosso ad ... Auschwitz - Risposta a Valentina Pisanty, ed. Graphos, Genova, 1998.


Page 10

facile dimostrare ciò che realmente accadde agli ebrei d'Europa durante gli anni di guerra, e

quanti di essi perirono. Nondimeno, studi demografici come quello di Walter Sanning (The

Dissolution of Eastern European Jewry/La dissoluzione dell'ebraismo est-europeo) (10)

provano conclusivamente come la cifra di sei milioni di vittime ebraiche sia del tutto

irrazionale.

Mentre nel caso della menzogna dell'Olocausto possiamo lavorare con solide prove tecniche

e chimiche, non c'è una tale vigorosa prova che corrobori la teoria d'un coordinato appoggio a

livello mondiale per distruggere la razza e la cultura europea, e in definitiva tutte le razze e le

culture, mediante immigrazioni di massa ed incroci di razze.

Se esiste tale iniziativa internazionale, coloro che ne tirano le fila difficilmente pubblicheranno i verbali dei loro incontri. Per il momento, dunque, dobbiamo accontentarci di ciò che il nostro vecchio amico Jean-Claude Pressac chiama «tracce criminali».

Avendo osservato attentamente lo stato degli affari (politici) in Europa nel corso degli ultimi

anni, ed avendo letto le opere di eminenti ricercatori quali Johannes Rothkranz, autore di Die

kornmende Diktatur der Humanitüt (L'imminente dittatura dell'umanità, Pro Fide Catholica,

1991), io sono convinto che i governi occidentali sono, in varia misura, controllati da gente

che coscientemente persegue l'obbiettivo di distruggere tutte le nazioni sovrane ed istituire un governo mondiale.

.

Il Grande Piano

.

Nel marzo del 1993, quando la camera alta del nostro parlamento, lo Städerat (grosso modo

comparabile al Senato degli Stati Uniti), discusse la così detta legge «anti-razzismo», non ci

fu una sola voce dissenziente.

Un senatore della Svizzera francofona parlò di le Gran Plan che aveva reso necessaria l'adozione della legge. Nessuno gli chiese di spiegare questo «grande piano». Ognuno sapeva.

I nostri legislatori sembrarono essere già stati «iniziati» ad una cospirazione quasi-segreta di

qualche sorta. Se così è, ciò aiuterebbe a spiegare numerosi fenomeni altrimenti inspiegabili.

Con l'eccezione di tre relativamente piccoli partiti di destra che assieme rappresentano un

decimo dei votanti, e a parte alcuni deputati dei partiti maggiori, l'intero parlamento e il

governo essenzialmente convengono su due punti principali: la Svizzera deve sparire come

nazione, il più presto possibile, e il popolo svizzero, come nazionalità distinta, deve

ugualmente sparire.

Una netta maggioranza del nostro popolo si oppone all'ingresso della Svizzera nella Comunità Europea, in parte per ragioni economiche, ma principalmente perché significherebbe in pratica la fine della Svizzera come nazione sovrana.

A dispetto di questo manifesto sentimento, tutti e quattro i maggiori partiti politici - socialisti,

democratici cristiani, liberali ed il moderatamente conservatore partito del popolo svizzero -

sono espliciti sostenitori dell'ingresso della Svizzera in quel corpo sovranazionale, nel quale

un'anonima, invadente burocrazia centrale ubicata a Bruxelles, si impadronisce sempre più

dei diritti e delle funzioni di Stati sovrani.

.

La Legge «anti-razzismo»

.

.

(10) Walter N. Sanning, The Dissolution of Eastern European Jewry, Institute for Historical

Review, 1983.


Page 11

Tutti e quattro i partiti di governo appoggiarono anche la legge «anti-razzismo» dianzi

menzionata, il cui scopo è quello di imbavagliare ogni opposizione all'immigrazione di massa e di mettere a tacere il revisionismo storico riguardante l'Olocausto.

Approvata dalla camera bassa del parlamento nel dicembre 1992, e dalla camera alta nel

marzo del 1993, questa legge si occupa di crimini generici quali la discriminazione razziale,

la diffamazione di appartenenti ad un gruppo razziale o etnico e la difesa, la negazione o la

minimizzazione di un genocidio o di un altro crimine contro l'umanità.

L'ultima parte è ovviamente diretta contro i revisionisti, e conferisce alle autorità il potere di

perseguitare e punire individui sospetti di coltivare l'eresia revisionista.(11)

A parte pochi giornali nazionalisti con limitata circolazione, tutta la stampa, le radio e le

televisioni enfaticamente sostengono questa politica e raramente, tutt'al più, consentono

qualche libero dibattito su tali questioni - problemi dai quali dipende il destino della nazione

svizzera.

Praticamente tutti i giornalisti patriottici sono stati scalzati da posizioni di responsabilità negli

ultimi anni, così che i media svizzeri presentano oggi un quadro di deprimente uniformità.

.

L'ingannevole democrazia svizzera

.

In queste circostanze, le elezioni oggidì consistono in poco più che uno show tra Punch e

Judy, nel quale bambini col fiato sospeso guardano il valoroso Punch che combatte contro il

cattivo coccodrillo, senza immaginare che entrambi i contendenti vengono manipolati dalla

stessa persona che sta dietro lo schermo.

Che si voti per un socialista, per un democratico cristiano o per un politico liberale è di poco

rilievo, poiché tutti e tre in parlamento sosterranno la stessa politica.

Una effettiva opposizione di sinistra al sistema ha cessato di esistere.

Mentre gli ecologisti di sinistra e i pochi comunisti ancora presenti in parlamento ostentano

un insincero «anti-capitalismo» e occasionalmente denunciano il «nuovo ordine mondiale» o

«la potente burocrazia di Bruxelles», essi, nella sostanza, condividono l'ideologia anti-

nazionale delle classi dirigenti.

Tutti costoro sono davvero convinti che l'affluenza degli stranieri non è ancora abbastanza

massiccia - in altre parole, che la nazione svizzera dovrebbe sparire anche più velocemente di

quanto già ora sta accadendo.

L'opposizione di destra, anche se è in larga misura inefficace e priva di capi carismatici, viene

giornalmente tacciata di «reazionaria», «anti-progressista» e «nazionalista» da tutti i inedia, e

i suoi rappresentanti vengono trattati in parlamento, moralmente, come dei banditi.

Questa è la democrazia svizzera d'oggi. Tu sei libero di scegliere tra un imponente

spiegamento di giornali, i quali tutti propagandano la stessa visione del mondo, mentre alla

.

(11) Il termine eresia non viene utilizzato a caso da Graf. Si noti che Michael Bimbaum,

autore di The History of the Holocaust as told in the U.S. Holocaust Mennorial Museum (La

storia dell'Olocausto raccontata nel Museo dell'Olocausto degli Stati Uniti), è professore

aggiunto di teologia presso la Georgetown University.


Page 12

sera tu puoi accendere il tuo televisore per osservare sinistre farse quali «il dialogo cristiano-

giudaico» nel quale oratori ebrei chiedono più rigide misure contro i «criminali del pensiero»,

che essi chiamano «antisemiti», «razzisti», «fascisti» o «neonazisti», mentre i partecipanti

«cristiani» piamente assentono in accordo su ogni punto prima di scusarsi per il pernicioso

ruolo ricoperto dalle Chiese cristiane nella persecuzione degli Ebrei.

.

Un referendum nazionale

.

Una recente campagna per un referendum nazionale mostra come la cosiddetta «democrazia

diretta» opera in pratica in Svizzera.

Secondo la nostra costituzione, ogni organizzazione, gruppo o individuo ha il diritto di

chiedere un referendum, mediante il quale il popolo votante può chiedere di revocare una

legge federale o cantonale già promulgata (un cantone è grosso modo comparabile ad uno

stato degli USA o ad un Land tedesco).(12)

Dopo la promulgazione d'una legge la gente ha tre mesi di tempo per raccogliere uno

specifico numero di firme di cittadini svizzeri per chiederne l'abrogazione.

A livello nazionale, il numero di firme richieste è di 50.000.

Dopo che la legge «anti-razzista» venne adottata dalle due camere del parlamento, un gruppo

«ad hoc», «Programma per la libertà di parola» (Aktion für freie Meinungsäusserung) lanciò

una campagna per un referendum abrogativo.

Nessuno dei cinque capi di questo gruppo, diffuso soprattutto nelle aree rurali, era importante o conosciuto a livello nazionale.

Nonostante i tre partiti di destra rappresentati nella camera bassa del Paese si fossero opposti

alla legge «anti-razzismo», essi inizialmente decisero di non sostenere la richiesta di

referendum, intimoriti da una campagna ostile lanciata dai media.

Unitamente ai leaders del comitato referendario, tutti coloro che furono soltanto sospettati di

sostenere questa iniziativa furono indiscriminatamente tacciati dai media come «razzisti» e

«antisemiti». Quasi giornalmente la popolazione fu ammonita che nessuna persona per bene

poteva pensare di sostenere tali tesi.

A causa di scarsità di fondi e di carente organizzazione, il referendum sembrò condannato al

fallimento sin dall'inizio.

Un mese prima del 6 ottobre 1993, termine ultimo fissato per la raccolta delle firme, fu

formato un 2° comitato referendario, politicamente più moderato e consistente

essenzialmente di dissidenti dei due principali partiti di governo.

Questi due comitati assieme riuscirono finalmente ad ottenere, in tempo, 58.000 firme, le

quali furono ampiamente sufficienti.

.

Propaganda orwelliana

.

Nel corso delle settimane precedenti la data del referendum fissata per il 25 settembre 1994,

la televisione sperimentò qualcosa di molto simile alla orwelliana «settimana d'odio». Questa

intensa iniziativa propagandistica, condotta da tutti i media, stampati ed elettronici, fu

.

(12) O ad una regione italiana.


Page 13

talmente rozza che avrebbe dovuto disgustare ogni persona ragionevole.

Secondo il quadro dei media, un piccolo gruppo di leali antirazzisti che sostenevano questa

legge stava combattendo una valorosa, quasi disperata lotta contro una combutta di criminali, una vasta rete di razzisti senza pietà e di neonazisti.

Poiché ci sono pochissimi autentici razzisti e nazionalsocialisti in Svizzera, essi dovettero

essere inventati.

Come risultato, fondamentalisti cattolici e protestanti, gruppi anti-abortisti, gruppi anti-

vivisezione che si oppongono alla macellazione di animali secondo le regole ebraiche

(Jewish kosher slaughter of animals), conservatori moderati di destra critici della politica

ufficiale di immigrazione - tutti furono con noncuranza messi alla gogna come razzisti e

pericolosi elementi «filo-nazisti».

Quando tre giovani membri dei partiti maggiori - un cristiano democratico, un liberale ed un

conservatore - formarono un comitato per opporsi alla legge «antirazzismo» sulla base che

essa minacciava la libertà di parola, il diffusissimo giornale «Sonntagsblick» pubblicò le loro

foto sotto il titolo: «Questi sono i giovani lacchè dei vecchi razzisti. Perché i loro partiti non

li mettono a tacere?».

Rosmarie Dormann, presidente del comitato a favore della legge «antirazzismo», il 28 agosto

1994 dichiarò pubblicamente che rigettare la legge avrebbe significato «mettere a

repentaglio la nostra democrazia».

In altre parole, coloro che sostengono una legge che permette di incarcerare i dissidenti per tre anni sono difensori della libertà, mentre coloro che si oppongono a tale legge mettono in pericolo la democrazia.

Ovviamente, quasi nessun giornalista osò dissentire.

Come ci si poteva aspettare, tutto ciò fu accompagnato, attraverso i media, da un intenso

flusso di letteratura olocaustica senza valore. Nell'edizione del 7 agosto della

Somitagszeitung, un'ebrea di nome Erika Rothschild ricordò le atrocità di Auschwitz:

 

«Siccome i tedeschi nel giugno del 1944 avevano scorte di Zyklon B (13) sufficienti soltanto per uccidere i bambini, gli ebrei adulti furono tolti dalle camere a gas ancora vivi prima d'essere gettati in forni crematori a gruppi di sei.».

.

«Prigionieri ebrei furono costretti a lavarsi con sapone fatto con le ceneri dei loro compagni uccisi».(14)

.

(13) Lo Zyklon B è acido cianidrico allo stato liquido, imbevuto in coibenti granulosi o

discoidali, utilizzato per la disinfestazione di locali e, secondo gli «storici di corte», durante

la guerra, per la gassazione dei detenuti.

.

«Ad Auschwitz-Birkenau furono installati almeno 8 impianti di disinfestazione funzionanti a Zyklon B»; «periodicamente, con lo Zyklon B, furono disinfestati interi settori del campo» (C. Mattogno, Olocausto: dilettanti allo sbaraglio, pp. 258-259).

«La causa principale dell'altissimo tasso di mortalità ad Auschwitz fu il tifo petecchiale. Nella tarda estate del 1942 questa epidemia provocò 403 morti in una sola giornata. I documenti (dell'epoca) mostrano che i tedeschi (che amministravano il campo di Auschwitz) chiesero ripetutamente forniture di Zyklon B per eliminare i pidocchi, poiché le scorte erano carenti ... incidentalmente, richiamo la vostra attenzione sul fatto che durante la guerra lo Zvklon Bfit inviato anche in Svizzera, in Norvegia ed in Finlandia. Ciò significa forse che gli ebrei furono gassati anche in quei paesi?»

.

(testimonianza di Jürgen Graf al tribunale di Baden, 16 luglio 1998, cit. in The Journal of Historical Review, July-August 1998).


Page 14

In questo periodo numerosi giornali si unirono a loro, lodando un nuovo libro d'una

ottantasettenne ebrea di nome Jenny Spritzer che decise di rompere il silenzio su Auschwitz

ben quarantanove anni dopo la sua liberazione dal campo.

 

 

elisa_springer,shlomo_venezia,ebrei,menzogna_di_auschwitz,sonderkommanndo,holocaust_frau_lie

.

 

 

 

 

 

 

 

[Il caso NON è raro nè unico, infatti nello stesso periodo sono spuntati come funghi, ad ogni latitudine, sedicenti testimoni. Il fenomeno è manipolato da una regia internazionale, non se ne esce! Anche l'Italia ha avuto i suoi casi di memoria ritrovata (Vedere QUI , e vedere QUI) , miracolosamente, ovvio! L'industria dell'oloca$to ha sette vite! Questa nota è di Olodogma] .

.

Il suo compito di prigioniera, essa disse, era quello di registrare i nomi di tutti gli ebrei gassati.

Si può supporre che i nazionalsocialisti (15) certamente si sarebbero liberati d'una testimone

così imbarazzante; ma no, inesplicabilmente essi dimenticarono di sbarazzarsi della signora

Spritzer, in tal modo mettendola in grado di raccontare gli orrori di Auschwitz mezzo secolo

più tardi.

In aggiunta a questo incessante flusso di fantasiose storie olocaustiche, i media riportarono

ogni genere di atrocità razziste inventate: alcuni ebrei tiranneggiati da compagni di scuola

antisemiti, boy-scout picchiati da energumeni «neonazisti», scritte sul muro del tipo «maiali

immigrati alle camere a gas» e così via.

Naturalmente gli oppositori della legge «antirazzismo» erano completamente impotenti a

contrastare questa propaganda a rullo compressore. Molti giornali rifiutarono anche gli avvisi

a pagamento, e soltanto occasionalmente fu concesso l'accesso ai media (alla vigilia della

votazione, comunque, ci fu un dibattito televisivo diffuso a livello nazionale).

Nel referendum indetto per il 25 settembre 1994, la legge «antirazzista» venne approvata dal

54,7% dei votanti (più della metà degli aventi diritti al voto non votò). Esattamente metà dei

Cantoni svizzeri la bocciò.

Credo che le organizzazioni ebraiche ed altri gruppi, nonostante la vittoria riportata, abbiano

commesso un grossolano errore chiedendo a gran voce una tale legge oltraggiosamente anti-

svizzera ed anti democratica.

Se la legge, che divenne esecutiva nel gennaio 1995, venisse applicata rigorosamente, ne

conseguirebbe una serie infinita di processi politici, cosa che non accade da quando, nel

secondo dopoguerra, alcuni comunisti e nazionalsocialisti furono processati per tradimento.

Revisionisti convinti, incluso me stesso, hanno messo alla prova la legge inviando

pubblicazioni revisioniste ad eminenti personalità.

In ragione del fatto che il testo della legge è del tutto vago - non vi si menziona né

«l'Olocausto» né «le camere a gas» né «crimini nazisti» - ancora non è chiaro come i tribunali la metteranno precisamente in pratica.

.

(14) Nella Greuelpropaganda rientrava anche il «sapone umano» che lo stesso direttore del

Museo dell'Olocausto israeliano, Shmuel Krakowski, definì nel 1990 accusa assolutamente

priva di fondamento. Analogamente per i pretesi «paralumi di pelle umana»: nel 1948 il

generale Lucius Clay, governatore militare americano della Germania occupata, inviò tutti i

manufatti di «pelle umana» ad un laboratorio specializzato, richiedendo le opportune analisi

ed un'accurata relazione. Il risultato fu: pelle di capra. (Cfr: C. Mattogno:

Olocausto:dilettanti allo sbaraglio, p. 263; Il Ministero della Verità e la RAI presentano ...,

in Sentinella d'Italia, aprile 1997; Risarcimento per Fred Leuchter?, in Sentinella d'Italia,

novembre 1999.

.

(15) Nel testo inglese Graf usa il termine nazis, che quasi tutta la pubblicistica traduce con la

parola nazisti ma, osserva a proposito Gianantonio Valli, il termine è errato (volutamente

secondo noi, perché contiene, in chi lo usa, un'accentuazione dispregiativa) in quanto, alla

stessa stregua, si dovrebbe altresì pronunciare comisti anziché comunistisocisti in luogo di

socialisti, e così via.


Page 15

Revisionismo in Svizzera

.

Lasciatemi aggiungere alcune parole sulla situazione attuale (agosto 1994) del revisionismo

olocaustico in Svizzera. Il 9 maggio 1994 quattro revisionisti - Arthur Vogt, Andres Studer,

Bernhard Schaub (un insegnante che, come me, perse il posto di lavoro, accusato di eresia

revisionista) ed io - spedimmo circa 3500 copie della versione ridotta del «Rapporto Rudolf»

(16), unitamente ad una lettera d'introduzione di cinque pagine, a docenti universitari, politici

media.

La reazione dei media fu interessante. Con rare eccezioni (la Weltwoche e la marxista

Wochenzeitung), che subito denunciarono l'azione come un altro sinistro complotto fascista,

tutta la stampa mantenne il silenzio per più di un mese. Poi, il 16 giugno, il quotidiano di

Berna Bund pubblicò ben tre lunghi articoli anti-revisionisti nella stessa edizione.

Ciò diede il via ad un fiume di articoli simili in altri giornali, in generale quasi identici nel

.

(16) «Il rapporto Leuchter ha il merito di aver aperto un nuovo campo d'indagine, ma esso è

ormai superato; la "prova chimica" revisionista per eccellenza è la perizia sulla formazione e

sulla rilevabilità di composti di cianuro nelle "camere a gas" di Auschwitz del chimico

tedesco Germar Rudolf, che ha studiato scientificamente tutti i problemi chimici e tecnici

fondamentali connessi con le presunte camere a gas omicide (sistema costruttivo degli

impianti di disinfestazione ad acido cianidrico, formazione e stabilità del ferrocianuro ferrico,

influenza dei vari materiali costruttivi, tossicologia dell'acido cianidrico, caratteristica di

vaporizzazione dello Zyklon B, analisi critica delle testimonianze basata, tra l'altro, sullo

studio della diffusione dell'acido cianidrico nei locali, delle possibilità di ventilazione delle

"camere a gas", della capacità dei filtri delle maschere antigas); egli ha inoltre eseguito una

serie di prelievi nelle camere di disinfestazione e nelle presunte "camere a gas" omicide di

Birkenau e ha anche effettuato esperimenti di gassazione di materiale murario; infine ha

confutato sul piano chimico le obiezioni dei personaggi più importanti (Pressac, Wegner

Wellers, Jagschitz, Fleming, nonché le perizie di Cracovia del 1945 e del 1990) mosse al

Rapporto Leuchter»; «Le analisi chimiche dei campioni prelevati» da Germar Rudolf nel nel

1991 «hanno indicato il contenuto massimo di cianuridi 13.500 mglkg nella camera a gas di

disinfestazione del BW 5b e un contenuto massimo di 7,2 tnglkg nelle presunte camere a gas

omicide (crematorio II)» (C. Mattogno, Intervista sull'Olocausto, Ar, Padova, pp. 39-40). Le

vessazioni cui è stato successivamente sottoposto Germar Rudolf richiederebbero un articolo

a parte. Rudolf, mentre lavorava presso il prestigioso Istituto Max Planck di Stoccarda, aveva

eseguito le analisi di cui sopra consegnando la perizia chimica all'avvocato difensore del

generale Otto Ernst Remer, sottoposto a procedimento giudiziario perché aveva scritto che

non credeva nell'esistenza delle camere a gas nella Germania nazionalsocialista. I1 giudice

non accettò la perizia. Il generale Remer fu condannato a 22 mesi di carcere. Egli fece

pubblicare la perizia nel 1993, aggiungendovi una prefazione ed una postfazione (nulla di

criminale: segnalava che la perizia era stata rifiutata dal giudice ed altro di quel tenore). Per

tale pubblicazione Rudolf fu condannato. Nel frattempo anche l'Università di Stoccarda

rifiuta di fissare la data dell'esame di laurea per Rudolf. Iniziano le persecuzioni poliziesche:

gli viene confiscata la corrispondenza, viene aperto contro di lui un procedimento giudiziario con giudici che subiscono fortissime pressioni esterne: da giudici di altri tribunali, da professori universitari di altri istituti, da membri del parlamento. I1 governo di Tel Aviv

preme per aver accesso al suo archivio. Rudolf decide di lasciare la RFT, e da allora è in

esilio. Sua moglie, che non è riuscita a integrarsi in un paese di diversa cultura e linguaggio,

ha chiesto il divorzio ed è tornata a Stoccarda portandosi appresso i figlioli. Vedi: The

Scientist and the Gas Chambers/Lo scienziato e le camere a gas, intervista audio di Michael

A. Hoffman II a Germar Rudolf, 1999, Revisionist History, Coeur d'Atene, Idaho, USA


Page 16

frasario, che chiaramente suggeriscono un'azione coordinata.

Anche giornali che sono in disaccordo tra di loro su molti temi, si unirono nel condannare i

revisionisti con le stesse frasi e menzogne: essi «negano Auschwitz», «negano l'esistenza di

campi di concentramento nazisti» o «negano la morte di Anna Frank».

.

Repressione in Germania

.

"Organisationsform einer Modalität der Fremdherrschaft"... " Forma Organizzativa di una Modalità del Dominio Straniero"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
"Organisationsform einer Modalität der Fremdherrschaft"... " Forma Organizzativa di una Modalità del Dominio Straniero"

Anche peggiore è la situazione che regna nella vicina Germania, dove si è giunti a livelli di

isterismo.

Come forse saprete, Giinter Deckert, presidente della NPD, il Partito Nazional Democratico di destra, è stato condannato a due anni di prigione perché ha tradotto una relazione dell'esperto americano Fred Leuchter ad un convegno in Germania nel 1991.(17)

Nonostante un interprete incaricato dal Tribunale, che analizzò la videoregistrazione della presentazione (da parte di Günter Deckert), avesse confermato che Deckert aveva tradotto accuratamente le parole di Leuchter, senza alcun commento, la corte giudicò che Deckert aveva diffamato gli ebrei e la memoria degli ebrei morti.

Una circostanza aggravante fu che l'accusato aveva sorriso parecchie volte nel corso della

traduzione delle parole di Leuchter, così commettendo l'offesa orwelliana di «crimine

facciale» (face crime).

La cronaca del «caso» comunicata dalla stampa tedesca fu una specie di frenetica campagna di calunnie: si voleva dare l'impressione che i «neonazisti» fossero sul punto di impadronirsi della repubblica.

Questa campagna propagandistica è stata così grottesca che avrebbe dovuto insospettire

chiunque non sia una pecora a due zampe sulla versione ufficiale dell'Olocausto.

Se la storia dei sei milioni e delle camere a gas avesse in effetti qualche fondamento, gli «sterminazionisti» (18) sarebbero ben contenti di confutare pubblicamente i revisionisti, e non sarebbe necessario punire i revisionisti per mezzo di leggi liberticide.

Peraltro, sfortunatamente risulta molto difficile per il cittadino normale sapere la verità a

causa della totale censura praticata dai media.

Supponiamo che la leggenda dell'Olocausto fosse già stata ridotta alle sue giuste proporzioni

nei primi anni Sessanta a seguito degli scritti revisionisti del pioniere Paul Rassinier.

Tale disconoscimento sarebbe stato grosso modo comparabile allo sgonfiamento delle

.

(17) Insomma, come ha argutamente osservato André Chelain, direttore-editore del periodico

L'Autre Histoire, Deckert è colpevole del «delitto di traduzione simultanea»! Ma

l'accanimento della Repubblica Federale Tedesca contro Deckert è palesato da ulteriori

condanne per complessivi 60 mesi di prigione per delitto d'opinione. Egli è ormai in carcere

da 52 mesi (al febbraio 2000) e, secondo indiscrezioni, potrebbe tornare in libertà - forse

condizionata all'abbandono di ogni attività storica e politica - nell'agosto del 2000. Cinque

anni di vita sottratti dalla Polizia del «più libero stato tedesco», come si autodefinisce la

Bundesrepublik. In merito al trattamento subito da Fred Leuchter nella "cine-biografia"diretta

dall'ebreoamericano Errol Morris, documentarista di grido, film in visione nelle sale

americane da fine dicembre 1999, cfr. Risarcimento per Fred Leuchter pugnalato alle spalle,

in Sentinella d'Italia, novembre e dicembre 1999.

.

(18) Così vengono definiti i sostenitori della teoria dell'avvenuto sterminio degli Ebrei.


Page 17

menzogne diffuse dagli «alleati» durante la prima guerra mondiale in merito ai soldati

tedeschi che tagliavano le mani ai bambini belgi o ricavavano sapone dai corpi dei soldati

«alleati» morti.

Certamente ci sarebbe stata una differenza di livello - nessun ufficiale tedesco fu impiccato

per mutilazione di bambini belgi, per esempio, ma sostanzialmente i due casi sarebbero stati

similari.

.

Profonde implicazioni politiche

.

Ma ora, dopo quattro decenni (19) di propaganda politica e parecchie centinaia di libri e film

sull'Olocausto (20), per la lobby dell'Olocausto non c'è più via d'uscita dal pantano.

.

Se la storia dell'Olocausto venisse oggi pubblicamente screditata, le conseguenze, già

disastrose, diverrebbero irreparabili, non soltanto per il sionismo internazionale, ma per l'intera élite politica ed intellettuale dell'occidente.

.

La Germania sarebbe probabilmente ingovernabile, ma anche negli USA ed in vari paesi europei, politici, giornalisti e storici verrebbero completamente screditati. Nessuno crederebbe più a loro.

.

Il futuro delle classi dirigenti in parecchie nazioni dell'Occidente, specialmente Germania, Francia e Stati Uniti, è dunque legato alla tenuta di un mito.

.

Per tali circostanze, i leader intellettuali e politici dell'occidente sono gli alleati naturali del sionismo, e non sarebbe equo accusare soltanto gli ebrei per la repressione anti-revisionista e per la censura dei media.

.

I nostri avversari lo capiscono, naturalmente. Perciò l'importante quotidiano tedesco Die Welt

dichiarò (16 marzo 1994) che

.

«chiunque nega Auschwitz attacca non soltanto la dignità umana degli ebrei, ma scuote le fondamenta del concetto che di se stessa ha questa società».

.

 

Nella Frankfurter Allgemeine Zeitung, 15 agosto 1994, probabilmente il più influente

quotidiano tedesco, il giornalista Patrick Behners scrisse:

.

«Se il punto di vista (revisionista) di Deckert fosse accolto, la Repubblica Federale (tedesca) sarebbe fondata sulla menzogna: ogni discorso del presidente, ogni minuto di silenzio (per ricordare i gassati) ed ogni libro di. storia sarebbe mendace. Negando l'assassinio degli ebrei, Deckert contesta la legittimità della Repubblica Federale».

.

Mentre sappiamo che la leggenda dell'Olocausto è condannata, non conosciamo quali

circostanze specifiche ne provocheranno il collasso né quanti anni dovremo attendere ancora

perché prevalga la verità.

Il revisionista austriaco ingegner Walter Lüftl, che mi telefonò nel 1994, alcuni giorni prima

della mia partenza per gli Stati Uniti, è parecchio ottimista, e predisse la fine del mito entro

un paio d'anni. Per quanto io non riesca a condividere il suo ottimismo, sono convinto che

vedremo la fine dell'inganno prima della fine del secolo.(21)

.

(19) Ad oggi, più di 5 decenni.

(20) La stima di Graf è eccessivamente prudenziale: i film sull'Olocausto distribuiti nelle sale

e presentati in tv sono nell'ordine delle migliaia. I1 volume Hate Whitey (Odia il bianco) del

1997, il revisionista americano Michael A. Hoffman II riporta i titoli di 234 film "antinazisti"

in prevalenza recenti, oltre a 305 genericamente anti-bianchi, a 66 anti-cristiani, etc.

(21) Ottimista, invero, anche Graf. Tuttavia, come informa il Journal, tra la fine del 1999 e


Page 18

Comunque, ci saranno delle vittime.

.

In Francia e in Germania la cricca governativa sembra presa da pazzia, e ai revisionisti

conviene prepararsi a qualche spiacevole sorpresa. (22)

Il dottor Robert Faurisson disse una volta che il futuro era luminoso per il revisionismo, ma oscuro per i revisionisti.

Faurisson ha dimostrato di aver ragione nel 95% dei casi, e temo che questa previsione sia

uno di quei casi.

l'inizio del 2000 sono apparsi indubbi segnali di un qualche cambiamento. Fra questi:

.

1. La presentazione nelle sale cinematografiche americane, a fine dicembre, della "cine-biografia" di Fred Leuchter. Il film, Mr. Death (I1 signor Morte), tenta ovviamente di screditare i

risultati del Rapporto Leuchter; dipinge Leuchter ad un tempo come arrogante e illuso; ignora

completamente le ricerche e gli studi di altri specialisti che confermano i risultati della sua

investigazione in loco.

Ma, per esempio, il critico cinematografico Godfrey Cheshire del settimanale New York Press ha scritto che Mr. Death è la cosa più vicina, di cui disponiamo, ad un film che mette in discussione I'Olocaustolatria ...

.

2. Un altro indice del cambiamento di clima è il recente articolo di prima pagina Pericolo nel negare l'Olocausto? nel Los Angeles Dines. Per la prima volta in assoluto, un quotidiano, fra i maggiori in USA, porta in primo piano la notizia che in Francia, in Germania ed in altri paesi europei, degli studiosi vengono incarcerati, multati e forzati all'esilio per aver contestato la storia dell'Olocausto stabilita/ordinata dal governo. Nel lungo articolo del 7 gennaio 2000 Kim Murphy inizia citando la persecuzione del giovane chimico tedesco Germar Rudolf, concludendo - sulla base di un dettagliato esame effettuato in loco - che nessuno fu ucciso, o avrebbe potuto essere ucciso, nelle pretese camere a gas di Auschwitz e Birkenau. Non pochi lettori certamente si son chiesti: che genere di «verità storica» è mai questa che dev'essere protetta da un'armatura di polizia, di procedimenti penali, di ammende e di incarcerazioni? ....

La lobby ebraica non perse tempo attaccando furiosamente sia il Los Angeles Times che Murphy per questo articolo definito «immorale».

.

3. Più importante ancora in termini di pubblica notorietà è quel che accadde a Londra l'11 gennaio 2000. In quel giorno iniziò il processo per diffamazione intentato dallo storico britannico David Irving contro l'attivista ebrea-americana Deborah Lipstadt. Nella sua deposizione iniziale di fronte alla Corte, Irving accusò la Lipstadt ed il di lei editore britannico (Penguin Books) di aver gravemente danneggiato la sua reputazione e la sua carriera mediante il libro Denying the Olocaust (Negare l'Olocausto), un'opera stridente che attacca anche i professori Robert Faurisson ed Arthur Butz, l'attivista revisionista Bradley Smith e l'lnstitute for Historical Review. Ma tutti i grandi mezzi di "comunicazione" in Europa - esclusi quelli del Regno Unito - in Canada e in USA, dopo l'annuncio dell'inizio dell'azione giudiziaria, hanno puntualmente ignorato l'argomento.

Questa concomitanza di comportamenti deriva indubbiamente da direttive superiori impartite alle direzioni dei giornali/telegiornali, quantomeno nel mondo occidentale. Irving, un Davide letterale ed allegorico, ha fronteggiato un Golia. Giorno dopo giorno, solitario egli ha preso posto da un lato dell'aula della corte; schierata contro di lui una batteria di qualcosa come 20 avvocati e specialisti para-legali (per non parlare della falange dello staff di supporto sistemata fuori dell'aula). Irving è apparso, sin dall'inizio del processo, un uomo segnato, un paria - più che mai un obiettivo dell'odio dei suoi nemici. L' 11 aprile il Tribunale inglese lo ha condannato al pagamento delle spese legali (6 miliardi di lire).

.

4. In un saggio pubblicato recentemente in uno dei maggiori quotidiani britannici, l'eminente storico ebreo dell'Olocausto David Cesarani scrive con inquietudine ciò che egli definisce "il crescente colpo di frusta, il rinculo (backlash) contro la cosiddetta industria dell "`Olocausto". Egli cita come prova il nuovo libro dello scrittore ebreo-americano Peter Novick, L'Olocausto nella vita americana, ed un libro, L'industria dell'Olocausto, d'un altro studioso ebreo, Norman


Page 19

***

Per gli storici delle prossime generazioni, l'Olocausto apparirà davvero unico, ma in guisa

alquanto diversa da quella conclamata dalla lobby dell'Olocausto. Gli storici del XXI secolo

saranno imbarazzati nello spiegare come mai gente istruita della seconda metà del XX secolo,

nel corso di un periodo di progresso tecnico senza precedenti, abbia potuto credere ad una

leggenda tanto insostenibile dal punto di vista scientifico!

Come mai gente che è stata in grado di inviare satelliti al pianeta Giove poté credere che i

nazionalsocialisti utilizzassero - fra tutte le armi disponibili - motori diesel per uccidere 1.750.000 ebrei a Belzec, Sobibor e Treblinka?

Come poterono credere che i forni crematori di Auschwitz potessero bruciare corpi umani sei

volte più velocemente di quanto lo possano i forni computerizzati degli anni Novanta?

Mentre i futuri storici senza dubbio porranno in rilievo il fatto che la leggenda dell'Olocausto

fu protetta con successo per un periodo così lungo con l'aiuto della censura praticata dai media e con la repressione da Stato di polizia, essi potranno concludere che ci fu un altro, anche più cruciale, fattore psicologico.

Per quanto posso tornare indietro nel tempo, anche quando ci credevo, ho sempre pensato alla storia dell'Olocausto come ad una macabra fiaba.

All'età di 16 anni fui profondamente impressionato da un racconto del celebre scrittore

Friedrich Dürrenmatt, Der Verdacht (I1 sospetto).

Il romanzo racconta di un medico svizzero, il dr. Emmenberger, che operò sadici esperimenti

pseudo-scientifici nel campo di concentramento di Stutthof (nel romanzo di Dürrenmatt, che

fu pubblicato inizialmente nel 1948, Stutthof anziché Auschwitz viene dipinto come il maggior centro tedesco di sterminio).

Questo brutale dottore fu braccato da Bärlach, un detective mortalmente ammalato di cancro.

Gli altri personaggi principali erano un gigante sopravvissuto ad infiniti esperimenti medici

(ed anche ad una uccisione di massa) ed un nano usato da Emmenberger per uccidere i suoi

nemici. Con tali caratteristiche si hanno tutti gli ingredienti per una fiaba da incubo.

.

Pericoloso mito religioso

.

Finkelstein. Questo "backlash intellettuale", continua Cesarani, sta prendendo piede nei

circoli di chi canta e dei media.

.

5. Forse la più rimarchevole ricaduta, sinora, del caso Irving-Lipstadt è The Holocaust on Trial (Processo all'Olocausto), articolo di prima pagina dell'Atlantic Monthly, febbraio 2000, scritto dall'autore ebreo-americano, con base a Londra, D.D. Guttenplan. Scrive, tra l'altro, Guttenplan, che un altro storico ebreo, docente a Princeton, Arno Mayer, venne «praticamente sconunticato» dall'ebraismo organizzato per aver concluso, nel suo libro del 1989 sulla «soluzione finale» (ed. it.: Soluzione finale. Lo sterminio degli Ebrei nella storia europea, Mondadori, 1990), che Hitler era molto più interessato ad annientare il comunismo che non a decimare gli Ebrei (Journal of Historical Review, settembre-dicembre 1999, editoriale).

.

(22) Le spiacevoli sorprese preconizzate da Graf sono le persecuzioni, in Francia dei

revisionisti Jean Plantin, Vincent Reynouard e André Chelain, e in Germania di Udo

Walendy, di Germar Rudolf, ma anche di Hans Schmidt venuto dagli Stati Uniti (cittadino

americano) e di Fredrick Toben (cittadino australiano).


Page 20

Per gli ebrei la storia dell'Olocausto è diventata una parte indispensabile del loro patrimonio

religioso, molto simile  alla situazione dei figli d'Israele, in Egitto, per sopravvivere, o alla

distruzione del secondo Tempio.

Anche per i non-ebrei l'Olocausto è stato gradualmente trasformato in un mito religioso.

Quasi tutti hanno un bisogno istintivo di credere in qualcosa.

Coloro che hanno perpetuato la leggenda, mentre sovvertivano sistematicamente la religione

cristiana, hanno abilmente sfruttato questa fondamentale esigenza umana paragonando

Auschwitz al Golgota, i «nazisti» al diavolo ed il popolo ebraico al Messia.

Anche la più tenue critica verso ebrei come Elie Wiesel o Simon Wiesenthal è diventata tabù: se critichi un ebreo, sei un antisemita.

Essendo anche Hitler un antisemita che, come tutti sanno, fece gassare gli ebrei, chiunque critica gli ebrei apre di nuovo la strada alle camere a gas!

Per quanto sia primitivo, questo genere di argomenti è sinora risultato considerevolmente efficace.

.

Ecco ciò che rende la battaglia revisionista eccezionalmente difficile: noi dobbiamo non

soltanto combattere contro la censura dei media, contro la repressione e la propaganda, ma

dobbiamo altresì prevalere su una sorta di fede religiosa.

La storia insegna che confutare religioni con argomenti razionali non è esattamente un

compito facile. Ma questa lotta deve essere combattuta, e poiché il destino delle future

generazioni dipende dal risultato di tale battaglia, sarebbe bene che la si vinca.

La leggenda dell'Olocausto ha intossicato gli europei ed altri popoli bianchi di origine

europea con un complesso di colpa che minaccia di distruggere il rispetto di noi stessi e la

nostra stessa volontà di sopravvivenza.

Per tutti coloro che sono impegnati in questa battaglia contro un nemico che dispone di potere e di risorse finanziarie virtualmente illimitate, gli anni del prossimo futuro saranno

difficilmente privi di interesse.

Per i revisionisti, quantomeno, la vita non è tediosa.

.

.

Jürgen Graf

.

.

Fonte: http://www.uomo-libero.com/images/articoli/pdf/247.pdf

.

.

 


Additional information about this document
Property Value
Author(s): Olodogma
Title:
Sources:
n/a
Contributions:
n/a
Published: 2014-05-04
First posted on CODOH: May 15, 2018, 5:33 p.m.
Last revision:
n/a
Comments:
n/a
Appears In:
Mirrors:
Download:
n/a