L'infezione dei cervelli (tedeschi) ! La fine dell'Europa, il ruolo dell'ebraismo...di Gianantonio Valli
.
Del come infettare il cervello (dei Tedeschi)
Il testo è un estratto, pagg.628-637, da Gianantonio Valli, La fine dell'Europa, il ruolo dell'ebraismo, seconda edizione, corretta e ampliata, 2011, effepi, Genova. La pubblicazione avviene col consenso dell'Autore, che ringraziamo per l'assistenza e la goyish disponibilità. Olodogma
(...) Se, come abbiamo visto, è dalla primavera 1941 che si palesano, col buon TNK [si intenda l'ebreo kaufman nathan-newman theodor, ndolo], gli intendimenti della strategia post-bellica angloamericana nei confronti del popolo tedesco, è dalla fine del 1943 che essa assume dignità «scientifica» attraverso i più illustri docenti delle discipline psicologiche, psichiatriche, antropologiche, sociologiche, storiche, nonché attraverso numerosi numerosi «esperti speciali» nei settori delle scienze educative, economiche e politiche del Paese di Dio.
Uno dei massimi prodotti di tali think tanks, situati per la quasi totalità nelle metropoli della Costa Orientale, è il convegno organizzato dal Joint Committee of Post-War Planning, Comitato Unificato per la Pianificazione Postbellica, al College of Physicians and Surgeons della Columbia University, rettore Willard C. Rappleye, nei giorni 29 e 30 aprile, 6, 20 e 21 maggio e 4 giugno 1944 (assistenti e stenografe M. Weiss, Myra Ellenbogen ed Ellen G. Penhell). Solo due giorni dopo, il 6 giugno, lo sbarco in Normandia si sarebbe incaricato di porre le premesse per applicare quegli elaborati sul solito corpore vili. A riassumere il dibattito ci è rimasto il protocollo (Abstract) stilato da un'apposita sottocommissione del JCPP, affiancato da undici specifici allegati:
Introduzione,
L'approccio psicoculturale,
Le costanti del carattere nazionale tedesco,
Specifiche applicazioni delle costanti del carattere nazionale tedesco,
Il problema dei mutamenti istituzionali controllati,
Le procedure a breve termine nel trattamento della Germania (le dirette conseguenze della guerra),
Le procedure a lungo termine del trattamento della Germania (lo sviluppo positivo della pace),
Considerazioni economiche e politiche,
I problemi del trattamento della Germania alla luce delle motivazioni che sostanziano una democrazia,
Le possibili reazioni del popolo americano,
Rilievi finali.
Le principali organizzazioni rappresentate al convegno sono l'American Association of Mental Deficiency, l'American Branch of the International League Against Epilepsy, l'American Neurological Association, l'American Ortopsychiatric Association, l'American Psychiatric Association, l'American Society for Research in Psychosomatic Problems e il National Committee for Mental Hygiene.
Tra i membri delegati ricordiamo in ordine alfabetico e senza distinzione tra Arruolati veri e goyish: Theodore Abel, docente di sociologia alla Columbia University; Franz Alexander, direttore dell'Institute of Psychoanalysis di Chicago; Alvan L. Barach, docente associato di Medicina Clinica al College of Physicians and Surgeons della Columbia; Lauretta Bender, capo psichiatra della Children's Ward del newyorkese Bellevue Hospital; Siney Biddie, medico a Filadelfia; Carl Binger, docente di Psichiatria Clinica al newyorkese Cornell Medical College; il già detto Richard M. Brickner, docente di Neurologia Clinica al CPS della Columbia; Lyman Bryson, docente di Scienza dell'Educazione alla Columbia; D. Ewen Cameron, docente di Psichiatria alla McGill University di Montreal; Frank S. Churchill, già consulente del tribunale minorile di Chicago e dell'American Pediatric Society; Richard S. Cruchfield, docente di Psicologia al pennsylvaniano Swarthmore College; Lawrence K. Frank, presidente del JCPP; Frank Fremon-Smith, medico a New York; Thomas M. French, direttore associato dell'Institute for Psychoanalysis; M.R. Harrower-Erickson, del dipartimento di Neuropsichiatria dell'Università del Wisconsin;
Ives Hendrick, medico non meglio specificato di Boston; Edward J. Humphreys, direttore del Department of Research and Training in Mental Deficiency della Commissione Ospedaliera Statale del Michigan; Marion E. Kenworthy, direttore del dipartimento di Igiene Mentale e docente di Psichiatria alla newyorkese School of Social Work; Lawrence S. Kubie, membro del Sottocomitato di Psichiatria del National Research Council; Bertram Dexter Levin, medico a New York; Lawson G. Lowrey, direttore dell'American Journal of Orthopsychiatry; Marion McBee, segretario esecutivo del JCPP, membro del National Commitee on Mental Hygiene; Margaret Mead, Associate Curator of Anthropology dell'American Museum of Natural History; Adolf Meyer, docente emerito di Psichiatria alla Johns Hopkins University di Baltimora; John A.P. Millet, presidente dell'Emergency Committee of Neuro-Psychiatric Societies; Gardner Murphy, docente di Psicologia al newyorkese College of the City; Harry A. Overstreet, docente emerito di Filosofia allo stesso College; il noto sociologo Talcott Parsons, docente ad Harvard; Tracy J. Putnam, docente di Neurologia al CPS della Columbia; George Stevenson, direttore medico del NCMH.
Tra i consulenti e gli ospiti: Mildred Adams, Frederica Barach, Jane Belo Tannenbaum, Gustav Bychowski, Malcolm Davis, Frederick Foerster, Hans Ernst Fried, Ralph Gerad, Heinz Hartmann, Seward Hiltner, Edith Jackson, I.L. Kandel, Robert P. Knight, Walter Kotchnigg, Ernst Kris, Ruth Larned, Mary Woodward Lasker, Lewis Lorwin, Samuel D. Marble, Josiah P. Marvel, Rhoda Metraux, Eugene Isaac Meyer, Anne Page, John H.G. Pierson, Koppel Pinson, Reinhold Schairer, Sigrid Schultz, Frank Tannenbaum, Sigrid Undset, Robert Waelder. Tra i collaboratori speciali, molti dei quali divenuti rinomati nel dopoguerra nei campi della psicanalisi, della biologia e dell'antropologia: Gregory Bateson, Ruth Benedict, Gothard C. Booth, Milton Erickson, Erik Erikson, Ladislas Farago, Erich Fromm, Geoffrey Gorer, Elizabeth Hellersberg, Marianne Kris, Alfred Metraux, Laura Thompson, etc.
Questo, in otto paragrafi, l'Abstract del dibattito (riportato e da noi tradotto dall'opera di Helmuth Mosberg), punto di riferimento obbligato per ogni Rieducatore:
Introduzione: «Il presente rapporto riassume in linguaggio corrente i risultati di un convegno sulla pianificazione postbellica organizzato dal Joint Committee of Post-War Planning. Il convegno nacque dalla convinzione che una pace duratura con la Germania richiederà ben altro che misure unicamente militari, politiche o economiche, o anche una loro combinazione. Essa richiederà una trasformazione dei tedeschi nel loro più intimo nòcciolo. Solo ora si comincia a riconoscere che il nazismo è una espressione delle idealità e delle disposizioni comportamentali che da secoli dominano la massima parte dei tedeschi. I suoi rovinosi e innaturali fondamenti hanno prodotto tali orrori e distruzione universali che si rendono necessarie misure in grado di annientare le forze che ne sono alla base, in modo che il mondo sia in futuro garantito contro un loro risorgere. Le nostre disposizioni comportamentali americane e democratiche ci fanno credere che quanto i popoli pensano e fanno nei loro paesi non sia affar nostro. Noi abbiamo però riscontrato che questo nostro atteggiamento non è sempre giusto. Il pensiero e il comportamento che da generazioni caratterizzano il popolo tedesco hanno in sé le motivazioni che hanno portato i tedeschi a ripetute aggressioni fuori dei loro confini; di necessità, quindi, le questioni tedesche sono diventate questioni nostre. L'aggressività tedesca nasce dal carattere tedesco.
Le tendenze caratteriali tedesche di cui stiamo trattando non sono innate, ma sono state acquisite con la pratica e l'educazione. In ogni cultura il carattere viene formato attraverso le istituzioni, nelle quali l'individuo trova la possibilità di estrinsecare se stesso. Un'istituzione è un concetto concretizzato per tutti i modelli tradizionali di comportamento, lingua, fede e sentimenti che i popoli hanno sviluppato nella storia per trovare una propria via verso l'ordine sociale, per regolamentare il comportamento umano e per adempiere agli eterni doveri della vita. Le istituzioni formano il carattere, il carattere rende durature le istituzioni. Il convegno è stato del parere che la nostra unica speranza di evitare il riesplodere di questo irresistibile impulso tedesco – l'impulso cioè di aggredire e distruggere, questa incredibile ricaduta nella barbarie e nell'orrore – sta nell'affrontare con decisione, fermezza e animosità il problema tedesco e nell'impegnare ogni mezzo a disposizione per giungere a trasformare, progressivamente e durevolmente, il carattere tedesco».
Obiettivi: «Il compito principale di questo convegno è stato perciò, soprattutto perché è stato formato da esperti nelle scienze psicologiche, di descrivere l'essenza del carattere tedesco e del suo possibile comportamento dopo la sconfitta e la ristrutturazione postbellica; di richiamare l'attenzione sui pericoli che devono essere riconosciuti e sui benefici che possono essere assicurati usando determinati modelli di comportamento e pianificazione; e, infine, di indagare sui metodi e sulle possibilità per giungere a trasformare durevolmente il carattere dei tedeschi. A parere del convegno la maggioranza dei fatti esaminati ha indicato che è possibile trasformare gli aspetti pericolosi del carattere tedesco».
Orientamento - Le basi culturali del carattere nazionale: «Il quadro del carattere tedesco è stato delineato come segue: i tedeschi sono un popolo molto attento alle questioni di gerarchia. Chi comanda e chi viene comandato, queste sono questioni di primaria importanza. Il più alto in grado domina sul più basso, il più basso è sottomesso al più alto. Su questa base è stata impostata la società tedesca per generazioni, attraverso sentimenti di dominio e di sottomissione. Il tedesco comanda o viene comandato. Questo aspetto lo si evidenzia [anche] all'interno della famiglia, ove il padre domina la moglie e i figli. Quando è fuori casa, il padre obbedisce al suo superiore, mentre la madre sacrifica le proprie attitudini alla cura dei figli, sull'altare dell'obbedienza al padre. In una siffatta società la qualità più apprezzata è la capacità di comando. In tal modo il comando – in casa, a scuola, negli affari e nell'amministrazione statale – è il modo d'essere riconosciuto ed atteso. C'è tuttavia nel carattere tedesco un conflitto interiore profondamente radicato: come risultato della rigorosa gerarchizzazione del rango e del potere il tedesco tipico cerca di giustificarsi in modo poco realistico, si volge a comportamenti contrapposti e compie le peggiori esagerazioni, che giustifica come espressione di alte idealità. Un secondo aspetto di tale sorprendente conflitto interiore può essere visto nel sentimentalismo e nella propensione per la musica, tipici dei tedeschi.
Data tale situazione, non sorprende la storia politica tedesca. La rappresentazione che i tedeschi hanno di se stessi è quella di una nazione di dominatori; la sola alternativa al dominio è la sottomissione. O guerra totale o sconfitta totale; o gloria o vergogna. I tedeschi non hanno mai raggiunto l'ideale del compromesso, dell'adattamento reciproco e della collaborazione paritaria con gli altri [popoli]. Le manifestazioni di tale conflitto caratteriale sono evidenti nel comportamento nazionale in tratti che s'apparentano a quelli che possiamo osservare nei malati di mente. Perciò l'individuo può essere portato a vivere in un'eterna ansia del "nemico" e a sentire il bisogno di mantenersi forte abbastanza per vincerlo. Le rappresentazioni che il tedesco ha del suo mondo non sono quelle di esseri simili, coi quali collaborare; la rappresentazione che ha della pace non è mai quella di uno stato di cose duraturo. La pace comporta sempre, per lui, un'attesa ansiosa e la preparazione alla guerra.
È opinione concorde del convegno che se pure è necessario adottare misure militari, politiche o economiche, tutte devono però essere pianificate con lo scopo di aiutare i tedeschi a formarsi un nuovo quadro di sé, che sostituisca al dovere di dominare il mondo la volontà di collaborare con le altre nazioni».
Approccio al problema: «Quanto al problema di come gestire il dopoguerra, il convegno è stato unanime nel chiarire che esso non si è proposto di sostituirsi all'uomo politico, quanto piuttosto di analizzare i passi politici nell'ottica dei loro possibili effetti sul popolo tedesco e su quello americano. Le seguenti conclusioni riposano, ovviamente, sulla premessa di una prossima, totale disfatta dell'esercito tedesco. Si è concordato che talune misure dovranno essere di natura temporanea e imperativa, decise in particolare da organismi militari, mentre altre di più ampia portata dovranno essere pianificate e attuate soprattutto dalle amministrazioni civili delle Potenze alleate. Queste prime misure devono essere attentamente pensate in relazione ad una sistemazione di lungo periodo. Una corretta esecuzione delle misure militari porrà le premesse per il successo delle ulteriori misure [politiche]. Il contrario è altrettanto vero. Entrambe le modalità non sono che le tappe di una rivoluzione gigantesca e inevitabile nell'ambito della risistemazione del mondo. Entrambe le tappe vanno pensate in primo luogo nell'ottica degli effetti che avranno sul carattere dei tedeschi, perché soltanto se si arriva a riorientare strutturalmente il carattere dei tedeschi il mondo potrà essere reso sicuro per la democrazia. Questo principio è altrettanto indispensabile per le tappe militari, politiche ed economiche della risistemazione».
Piani a breve termine: «Il convegno è stato unanime nel segnalare l'utilità fondamentale dei seguenti provvedimenti, che considera più o meno logici e conseguenti:
- L'esercito tedesco deve essere totalmente e completamente battuto sul campo, distruggendone con ciò la reputazione.
- Le condizioni armistiziali non devono prevedere nessun compromesso, ma si deve esigere che il vinto si sottometta totalmente al volere del vincitore.
- Il concetto di "resa incondizionata" deve significare ben più della semplice resa di soldati, armi e materiale bellico: dovrà essere visto come atto di resa dell'intera sovranità tedesca. Questo vuol dire che il tedesco dovrà sentire nell'intimo che il governo tedesco ed il Reich hanno cessato di esistere, e che la loro futura ristrutturazione quale entità o stato sovrano dipende dal fatto che si siano formate personalità e istituzioni forti e responsabili, sulla cui autorità e collaborazione il resto del mondo civile potrà confidare e i cui atti saranno approvati dal mondo civile.
- Gli Alleati non dovranno sottoscrivere impegni di sorta quanto ai piani futuri sul mantenimento o meno dei propri eserciti [sul territorio tedesco].
- I responsabili di crimini contro l'umanità e il diritto internazionale verranno processati. Il popolo tedesco si attende che vengano fatti passi in questa direzione. Se le attese andranno deluse, il nocciolo duro del partito nazista otterrà un nuovo, spettacolare successo. Al quesito "chi portare in giudizio?" possiamo rispondere solo se consideriamo ciò che sta al fondo del problema: cosa ha turbato la Germania? Abbiamo cercato di chiarire che non dobbiamo aspettarci una frattura fra il governo e il popolo tedesco. L'uno s'appoggia all'altro. Le accuse sulla responsabilità della guerra non possono logicamente limitarsi al governo senza con ciò assolvere il popolo. Per qualche tempo i processi e le punizioni devono essere estesi a tutta la popolazione, per chiarire una volta per tutte che i fautori delle antiche tradizioni culturali non devono considerarsi innocenti solo perché sono stati capi di basso rango o non hanno impartito ordini. Le norme penali non possono però essere eguali per tutti. Finché sia ragionevolmente possibile, la pena dev'essere adeguata al tipo di crimine, al grado di responsabilità e all'efferatezza dimostrata dall'autore del misfatto.
- Il potere per l'applicazione delle misure di emergenza resta nelle mani delle autorità militari alleate, mentre la loro effettiva applicazione resta nelle mani degli amministratori civili tedeschi, preferibilmente di quelli formatisi nei settori lavorativi e nei diversi campi operativi della Croce Rossa. Sottolineiamo in particolare il punto che la gestione dell'assistenza dev'essere affidata a organizzazioni nelle quali sia possibile privilegiare il ruolo delle donne, piuttosto che a quelle guidate e amministrate da maschi. Deve inoltre essere autorizzata la partecipazione di persone di altre nazionalità che vogliano collaborare di buon grado con le autorità tedesche. Dobbiamo anche dire che un personale ausiliario similare potrebbe essere reclutato nei paesi neutrali o nelle file dei quaccheri [adepti di ideologie paci-mondialiste].
- Occorre vigilare contro la possibilità che scoppino disordini fino a ribellioni e spargimento di sangue, nonché vere e proprie rivoluzioni clandestinamente organizzate. Non dobbiamo scordare l'abilità dimostrata dai tedeschi nell'ideare metodi per ingannare i nemici e nel generare pregiudizi attraverso la creazione di capri espiatori. Una vera rivoluzione in proposito depurerebbe il carattere tedesco e permetterebbe l'introduzione di una dieta più sana; ma ogni segno di attività rivoluzionaria deve essere guardato con diffidenza, perché è possibile che venga ideata per celare attività clandestine. Di più, tali contrasti potrebbero facilmente produrre sensi di pentimento e comportamento da martiri, cose che potrebbero ingannare coloro cui compete valutare la situazione e ripristinare l'ordine.
- La durata della risistemazione a breve termine non sarà stabilita in anticipo, ma sarà in relazione col comportamento dei tedeschi».
Piani a lungo termine: «Quando la polvere della guerra si sarà posata e il programma di ricostruzione sarà avviato, sarà il momento di dare inizio a quanto previsto dalla pianificazione di lungo periodo. Il convegno è stato concorde su alcune direttive di fondo, basate sulla conoscenza del carattere tedesco e sugli obiettivi da raggiungere nel lungo periodo. Dato che il convegno si attende una totale vittoria degli Alleati, dopo fervido dibattere è giunto a concludere che a questa vittoria non deve seguire l'annientamento del popolo tedesco, ma piuttosto la trasformazione sostanziale della sua struttura caratteriale, dalla quale trasformazione dovrebbe nascere una forma di governo tedesco più duttile, amante della pace e accettabile. Da tale premessa scaturisce la necessità di un programma di lungo periodo per reinserire con successo tra gli altri popoli un popolo tedesco punito sì, ma soprattutto mutato. Per conseguire con successo tale risultato, si è convenuti sui seguenti princìpi:
- Devono essere trovati mezzi e metodi per conservare nel popolo tedesco una stima realistica di sé, sulla quale potranno essere poste nuove fondamenta per ricostruire le istituzioni, la società e infine la vita politica.
- Il lavoro per ricostruire il carattere tedesco e le istituzioni tedesche deve essere compiuto dai tedeschi stessi e non dai vincitori.
- Non è opportuno né foriero di successo cercare di volgere i tedeschi a formulazioni unicamente ideologiche di democrazia. Non è questa la chiave per trasformare con successo il loro carattere e le loro istituzioni. Ciò che auspichiamo è una comunità di tedeschi che desiderano i valori della democrazia e capiscono che debbono creare tali valori da se stessi.
- L'intero sistema di formazione militare con le diverse istituzioni militari deve essere abolito. La concezione di una Germania che sia inscindibile da un potente apparato militare e da scopi militaristi dev'essere scalzata alle basi e distrutta.
- L'intero sistema educativo tedesco va ristrutturato al fine di ottenere il maggior grado possibile di decentralizzazione e abolire la gerarchia dettata a livello centrale.
- L'intero sistema d'istruzione deve essere indirizzato allo sviluppo del pensiero indipendente, alla considerazione dei contributi della società e al disprezzo per la gerarchia in sé. Va posto l'accento sull'importanza di un mondo unificato e della collaborazione [fra i popoli].
- Occorre istituire centri per l'educazione degli adolescenti, con programmi autorizzati dalle autorità alleate responsabili per il settore educativo.
- Occorre introdurre un programma per un'adeguata preparazione del corpo docente, con precise disposizioni per gli istituti di formazione dei docenti, i cui piani di insegnamento dovranno essere autorizzati dagli Alleati. Se possibile, dovrebbe essere introdotto un maggior numero di donne insegnanti, dato che troppo facilmente i maschi inclinano a diventare generali delusi.
- Ogni possibile incoraggiamento per la riforma dei loro vecchi usi e costumi dovrebbe essere lasciato ai singoli Länder, i quali svilupperanno da se stessi programmi per gare sportive, danze popolari, musica e altro.
- Gli edifici scolastici dovrebbero essere utilizzati come centri sociali, ove siano disponibili tutte le possibili prevenzioni mediche, i consigli e le cure per l'assistenza ai bambini, compresi i programmi come "un latte migliore per i piccoli" e gruppi di discussione sull'educazione dei figli e sui rapporti figli-genitori. In tal modo tali istituzioni servirebbero a rafforzare la fiducia delle madri nel nuovo sistema scolastico e a creare in loro una nuova fiducia in se stesse.
- Occorre introdurre mutamenti sociali e politici che perseguano l'obiettivo di un nuovo e più liberale sistema educativo.
- Il principio dei diritti dei singoli Länder deve essere rivitalizzato come mezzo contro la tendenza verso un governo centralizzato e gerarchico.
- Occorre sviluppare un'equilibrata economia di piano col pieno sfruttamento delle risorse agricole e industriali, ma con l'obiettivo di sovvenire con tale pianificazione ai bisogni di altri paesi piuttosto che di rendere la Germania superiore ad essi o indipendente in qualche settore produttivo.
- La stampa, la radio, il teatro, il cinema e le chiese devono essere sottratte al controllo del governo.
- L'esercizio dei mezzi di comunicazione internazionale (telegrafo, radio, aviazione, marina commerciale, etc.) devono dipendere a tempo indefinito da una commissione alleata.
- Devono essere rese accessibili alle donne tutte le possibilità di formazione professionale e di lavoro. Tale politica infrangerà il vecchio modo di pensare, cosicché la capacità di guadagnarsi la vita dovrà dipendere più dalla produttività dell'individuo che dal suo sesso.
- Occorre ottenere una maggiore presenza dei gruppi professionali nei quali la produttività è centrale e importante. Corrispettivamente, a tal fine dovrebbero essere indebolite le attività un tempo stimate, quali ampi settori del contadinato, del vecchio ceto medio e delle élite.
- L'autorità che sta alle spalle di tutti questi programmi dovrebbe essere necessariamente una commissione interalleata. Occorre cooptare in questa commissione i tedeschi, incaricandoli della realizzazione dei piani e rimuovendoli dalle cariche quando dessero prova di inaffidabilità collaborativa riguardo agli obiettivi indicati.
- Molte delle persone irriducibili si tradiranno da sé con la parola e con gli atti. Occorre compiere assidui sforzi per smascherare almeno i peggiori malintenzionati e impedir loro di sabotare il [nostro] programma. Non ci sono molti modi per disarmare tali individui: a) internarli a tempo indeterminato in Germania o all'estero, b) impiegarli in battaglioni del lavoro strettamente vigilati, impiegati all'estero o anche in Germania per la riparazione dei danni bellici; si dovrebbe anche, con questi presupposti, obbligarli a partecipare a conferenze nelle quali verrebbero tenute in forma accessibile lezioni su eventi storici, movimenti politici, fatti bellici, etc., ponendo l'accento sugli obiettivi di fondo delle Nazioni Unite, c) deportarli in piccoli gruppi in zone isolate (ciò non risolverebbe il problema in caso di grossi numeri).
- In ogni caso occorre impartire un'educazione di base a tutto il personale cui verranno affidate l'amministrazione e l'attuazione della politica e delle ordinanze della commissione di controllo delle Nazioni Unite. Tale personale dovrà essere scelto sia sulla base di una piena consonanza coi suoi compiti, sia per le sue conoscenze tecniche e linguistiche. Il successo o il fallimento del programma dipenderà essenzialmente da quanto questi uomini e donne avranno compreso del carattere tedesco e da quanto le loro simpatie, ma anche i loro pregiudizi, potrebbero ostacolare la costante ed efficace attuazione dei loro doveri. Innanzitutto essi devono essere messi in guardia dal ritenere sincero un cambiamento apparentemente totale e improvviso nel comportamento di un tedesco o di un gruppo di tedeschi. Essi dovrebbero osservare, segnare e segnalare, ma essere anche avveduti a non dare giudizi se non sono essi stessi convinti della genuinità del cambiamento. Occorre guardarsi dalla tentazione di mostrare una maggiore simpatia verso le persone di pari cultura. È [infatti] possibile che ci si invischi con individui o gruppi dai quali è poi difficile staccarsi.
Alla base di tutte queste riforme dovrebbe essere sempre presente l'obiettivo fondamentale di screditare gli insani concetti di "razza dei signori", di uno speciale destino [tedesco] e l'insana idea che il potere crei il diritto. L'ideale della potenza deve venire sostituito dall'ideale di una giusta forza, la tesi della differenza sostanziale [tra le razze] e della superiorità [di una sull'altra] deve venire sostituita dal riconoscimento delle differenze e dal loro rispetto, i concetti di "onore" e di autostima devono venire sostituiti dall'approvazione [democratica] e dalla condotta morale».
Ostacoli: «Il convegno è stato unanime nel riconoscere che sulla strada dell'attuazione di tali obiettivi sono presenti ostacoli, alcuni dei quali nati all'interno del nostro stesso carattere, e ha proposto alcuni metodi per superarli.
Il primo di tali ostacoli è la difficoltà di preparare coloro che avranno la responsabilità particolarmente della pianificazione e dell'esecuzione del progetto, cose che toccano le complesse questioni psicologiche di cui abbiamo trattato. Il convegno propone di inoltrare parti di questo rapporto, e dei singoli specifici allegati, alle autorità competenti per gli specifici settori. Il secondo è il pericolo che noi americani falliamo nel nostro compito. Dopo il primo conflitto mondiale già perdemmo la pace. Perderemo questa pace anche se non saremo più che attenti alle tentazioni nate dal nostro stesso carattere nazionale. La coscienza della nostra forza ci porta a minimizzare il pericolo di difficoltà future. Una forte minoranza isolazionista potrebbe ostacolare l'espletamento del programma, influenzando il Congresso. Potrebbe essere scatenata una campagna di sentimentalismo per convincere i nostri stanchi veterani e i loro familiari che è possibile avere fiducia nei tedeschi e lasciare che siano essi stessi a provvedere alla loro salvezza, visto che Hitler e Goebbels non conteranno più nulla.
Dopo una guerra vittoriosa i popoli democratici sono propensi a nutrire sentimenti di colpa. Questi sentimenti ci rendono inclini a confermare le accuse di ingiustizia sollevate dal nemico sconfitto. Per questa ragione, con un eccesso di amicizia e indulgenza, noi tendiamo a considerarlo [non un nemico, ma] un individuo danneggiato. Noi riflettiamo troppo e ci lasciamo raggirare facilmente da un nemico che usa ogni trucco per riprendere forza per vendicarsi. Tutto ciò, unito alla nostra forte inclinazione ad immischiarci negli affari degli altri popoli, potrebbe costituire il più arduo degli impedimenti per l'assunzione di una leadership duratura al fine di assicurare la pace. Questa volta dobbiamo saper vincere le nostre pulsioni interiori, vigilare nei confronti della raffinata abilità che i tedeschi verosimilmente useranno per approfittare di noi. Non dovremmo dimenticare che i tedeschi hanno già ideato i piani per la prossima guerra e che il loro prossimo tiro consisterà verosimilmente in azioni clandestine per influenzare il comportamento americano con missioni negli Stati Uniti e in Sudamerica. Come potremmo combattere una minaccia talmente insidiosa? Operando in sintonia con un governo americano consapevole della struttura caratteriale del popolo tedesco, i nostri opinion makers otterranno nel dopoguerra grandi successi come li hanno ottenuti i nostri capitani d'industria e i nostri operai nell'impegno bellico. Se non siamo preparati a contrastare il dilagante imperialismo tedesco, tutte le fatiche per creare una Germania più collaborante falliranno a causa dei movimenti clandestini tedeschi (quando saranno pronti a riemergere dai loro covi)».
Conclusioni: «In ogni caso le misure che giudichiamo necessarie devono essere pensate in relazione agli effetti che avranno sulla trasformazione del popolo tedesco. Dobbiamo rappresentarci il tedesco come un popolo che da molte generazioni ha praticato un modo d'essere che semplicemente non ha funzionato. E non ha funzionato perché riposa su atavismi concettuali primitivi e puerili non solo nei capi, ma anche nel popolo. Dobbiamo capire e aiutare i tedeschi a comprendere che ciò che chiamiamo "democrazia" è un Sistema che funziona, perché rappresenta un cumulo di esperienze emotivamente più maturo e crea perciò un ambiente nel quale può svilupparsi un carattere migliore, del tutto opposto al modo d'essere e al punto di vista dei tedeschi. Dobbiamo far sì che i tedeschi si comportino in modo tale da sviluppare lo spirito democratico del dare e dell'avere, della discussione, del reciproco adattamento e della collaborazione tra eguali. Il che non significa che vogliamo imporre ai tedeschi il nostro modo di essere. Significa invece che li aiuteremo a forgiare disposizioni mentali indispensabili per vivere in un mondo pacifico».
Ripreso ed amplificato da migliaia di voci in migliaia di giornali, pubblicazioni, dichiarazioni, conferenze e seminari, tale sublime lavaggio dei cervelli viene riassunto nel 1945 da Max Gottschalk, direttore del Research Institute on Peace and Post-War Problems dell'American Jewish Committee, e Abraham G. Duker, autore di Jewish Survival in the World Today:
«L'educazione alla democrazia deve necessariamente essere un processo lento, soprattutto nel caso di nazioni e individui con forti tradizioni antidemocratiche. Ma è chiaro che nessuna pace durevole è possibile senza tale educazione. Agli avvelenati dalla propaganda hitleriana dev'essere insegnato un complesso di valori del tutto differente per far loro capire che tutti gli uomini, a prescindere dalla razza, dal colore, dalla religione o dalla nazionalità hanno il diritto alla "vita, libertà e ricerca della felicità". La gioventù, allevata nella Hitlerjugend e nei diversi movimenti giovanili ispirati dal nazismo, è il problema più grave. Diverse proposte sono state avanzate per portare a buon fine tale opera educativa. Gli psichiatri suggeriscono speciali tecniche psichiatriche per eliminare il paranoico complesso (di persecuzione) del popolo tedesco. Altre proposte, meno estremiste, prevedono di importare nei paesi dell'Asse insegnanti dai paesi democratici, l'attenta supervisione dei curricula e dei libri di testo, la preparazione di nuovi libri di testo e provvedimenti per uno speciale addestramento di insegnanti nei paesi democratici e lo scambio di studenti dai paesi dell'Asse. Questi studenti, di ritorno in patria, saranno il nucleo di una nuova generazione di educatori democratici. Altri, obiettando che l'importazione di educatori dall'estero non risolverebbe il problema, pensano si possa ottenere di più affidando il compito rieducativo agli antifascisti del luogo. La maggior parte delle proposte in tale settore prende in considerazione la Germania e il Giappone, i cui popoli sappiamo essere stati le maggiori vittime della propaganda totalitaria e del mito della superiorità razziale. Dato che l'antisemitismo ha giocato un ruolo talmente importante nella propaganda fascista e nel sistema educativo fascista, gli educatori alla democrazia dovranno esercitare sforzi particolari per allontare da questo aspetto i popoli europei. Ogni strumento di educazione: scuole, giornali, radio, chiese, film, teatri e biblioteche dovrà essere mobilitato per sradicare l'antisemitismo. Le fondamenta di un'Europa democratica non saranno sicure finché ciò non sarà compiuto». (...)
Additional information about this document
Property | Value |
---|---|
Author(s): | Olodogma |
Title: | |
Sources: |
n/a
|
Contributions: |
n/a
|
Published: | 2015-03-01 |
First posted on CODOH: | Nov. 21, 2018, 12:23 p.m. |
Last revision: |
n/a
|
Comments: |
n/a
|
Appears In: | |
Mirrors: | |
Download: |
n/a
|