Nel verbale dell'interrogatorio/autodifesa Adolf Hitler riconosce l'olocausto ebraico! Crollo del negazionismo!
... “Da voi, tutto. Ho imparato a scegliere una razza, a impedire che venga contaminata, a farle vagheggiare una terra promessa, a ripulire quella terra dai suoi abitanti o a costringerli alla servitù. (…) Il mio Superuomo? Roba di seconda mano(…) Il mio razzismo era una parodia del vostro, un’avida imitazione. Che cos’è un Reich millenario rispetto all’eternità di Sion?”...
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L'ebreo giosuè ferma il sole e la luna (Venezia, Biblioteca Marciana, miniatura del XV secolo)
Nel 1975 circa, il Capo del Nazionalsocialismo, "scampato" al conflitto e a una caccia trentennale, "venne rintracciato" da un commando israeliano e "sottoposto" a processo... (Olodogma non ha modo di verificare che il testo riprodotto corrisponda a fatti reali, quindi lo propone come racconto di fantasia, un esercizio di libertà di espressione, pari a quanto scritto, da altri, per esempio sul "sole che si fermò" su richiesta di un ebreo) ____________________________________
Verbale dell'interrogatorio di Adolf Hitler
Anni '50-'60 ?
1 - Erster Punkt. Articolo primo. Perché dovete capire che non ho inventato niente, io. ..."È stato Adolf Hitler che si è sognato la razza padrona, che ha avuto l'idea di rendere schiavi i popoli inferiori"... Bugie, bugie. Fu nel dormitorio pubblico, nel Männerheim, che capii per la prima volta [...] Il potere segreto della vostra dottrina. Dico la vostra. Un popolo eletto. Scelto da Dio come Suo. L'unica razza in terra scelta, esaltata, portata ad esempio come unica in tutta l'umanità [...] Fu Grill che m'insegnò, che mi spiegò le parole: il popolo eletto. Il popolo di Dio ed eletto fra gl'impuri, fra la ridda dei popoli. Che sarà castigato per la sua impurità se prende in moglie una pagana, che potrà avere schiavi e schiave fra i goyim, ma dovrà tenersene lontano. Io promisi solo mille anni. "Per l'eternità" disse Grill; ecco è scritto qui, in lettere di fuoco incandescenti: l'alleanza e la predilezione, la scelta della razza, das heilige Volk, simile a nessun'altra. Sotto la legge di ferro. Circoncisione e il segno sulla fronte. Una legge, una razza, un destino fino alla fine del tempo [...] "Votarono allo sterminio tutto ciò che vi era nella città". A Samaria, perché i samaritani leggevano altri testi sacri, e si erano costruiti un santuario tutto loro, di terebinto. Sei cubiti a sinistra. E loro ne avevano fatti sette o cinque o Dio solo lo sa. Li passarono tutti a fil di spada, uomini, donne, bambini, vacche, anche i cani. No, i cani no, perché sono fra le cose impure che saltano o strisciano per terra, come i filistei, gli impuri di Moab, i lebbrosi di Sidone. Massacrare una città per un'idea, per un cavillo di parole: oh, fu una grande invenzione, un bell'espediente per mutare l'animo umano; la vostra invenzione». «Punkt II [...] Ci fu mai invenzione più crudele, trovata maggiormente intesa a torturare l'esistenza umana di quella di un Dio onnipotente, che tutto vede eppure è invisibile, impalpabile, inconcepibile? Signori, vi prego, esaminate il caso, esaminatelo con attenzione. Il mondo pagano era pieno di piccole divinità, malevoli o amiche, alate o panciute, nelle foglie e nei rami, nelle rocce e nei fiumi. Tenevano compagnia all'uomo, gli pizzicavano il sedere o lo accarezzavano, ma erano alla sua misura. Si dilettavano di focacce al miele e di carne arrosto. Dèi secondo la nostra immagine e le nostre necessità. E persino le grandi divinità, le divinità dell'Olimpo, scendevano a visitare i mortali, a far guerra e bagordi. Più potenti di noi, d'accordo, ma tangibili e capaci di entrare nella pelle delle cose. L'ebreo ha vuotato il mondo, allontanando il suo Dio a una distanza incommensurabile dai sensi umani. Nessun'immagine, nessun'incarnazione concreta, neppure la possibilità d'immaginarselo. Un vuoto più vuoto del deserto. Eppure terribilmente vicino. Che scruta ogni nostra mancanza, che scandaglia il profondo del cuore cercando un senso. Un Dio di vendetta fino alla trentesima generazione (sono parole degli ebrei, non mie).
Un Dio di contratti e di patti meschini, di baratti e di venalità».
«Ma questa non fu che la prima parte del ricatto. Doveva ancora venire il peggio. Il pallido Nazareno. Signori, mi è difficile contenermi, ma i fatti parlano da soli. Che cosa chiese all'uomo quel rabbino epilettico? Che rinunciasse al mondo, che lasciasse il padre e la madre, che tendesse l'altra guancia allo schiaffo, che rendesse il bene per il male, che amasse il prossimo suo come se stesso, anzi ancora di più, perché l'amore di sé è una brutta cosa e va superato. Quale immensa castrazione! Notate l'astuzia [...] Prima il Dio del Sinai, invisibile ma che tutto vede, irraggiungibile ma che tutto vuole. Poi la terribile dolcezza del Cristo. Non avevano fatto abbastanza, gli ebrei, per spezzare le reni all'umanità, nossignore, c'è un terzo atto nella nostra storia. "Sacrìficati per il bene dei tuoi simili. Rinuncia ai tuoi averi perché ci possa essere l'uguaglianza per tutti. Témprati come l'acciaio, soffoca ogni emozione, la lealtà, la misericordia, la gratitudine. Denuncia il genitore o l'innamorato. Perché la giustizia possa essere ottenuta su questa terra. Perché si compia la storia e la società venga purgata da ogni imperfezione". Riconoscete questa predica, signori della corte? La litania dell'odio? Il rabbino Marx il giorno del gran perdono. Ci fu mai promessa più grande? "Una società senza classi, a ciascuno secondo il suo bisogno, fratellanza per l'umanità tutt'intera, la terra ridiventata giardino, un Eden razionale". In nome di questa promessa la tirannia, la tortura, la guerra, lo sterminio divennero una necessità, una necessità storica! Non a caso Marx e i suoi accoliti erano ebrei, le congreghe del bolscevismo – Trockij, Rosa Luxemburg, Kamenev, tutta la banda di fanatici e assassini – erano israeliti. Guardateli: profeti, martiri, iconoclasti, parolai ubriachi del terrore assoluto. C'era solo un passo, signori, un piccolo, inevitabile passo, dal Sinai a Nazareth, da Nazareth al patto del marxismo. L'ebreo si stava spazientendo, i suoi sogni sapevano di stantìo. Venga il regno della giustizia qui e ora, lunedì prossimo. Troviamoci piuttosto un messia secolare. Ma col barbone e il ventre pieno di vendetta. Tre volte l'ebreo ci ha imposto il ricatto della trascendenza. Tre volte ci ha contaminato il sangue e il cervello col bacillo della perfezione. Vai a riposare e la voce dell'ebreo grida nella notte: "Svegliati. L'occhio di Dio è su di te. Non ti ha fatto a Sua immagine? Devi perdere la vita se la vuoi guadagnare. Sacrificarti per la verità, la giustizia, il bene dell'umanità". Da troppo tempo abbiamo questo grido nelle orecchie, signori, da troppo, troppo tempo. Gli uomini ne erano stufi, stufi da morire [...] Bisognava trovare e distruggere il virus dell'utopia prima che tutta la civiltà occidentale soccombesse. Per tornare all'uomo com'è, egoista, avido, miope, ma caldo, avvolto, meravigliosamente avvolto, dalla sua puzza. "Fummo prescelti per essere la coscienza dell'umanità", disse l'ebreo. E io gli risposi, sì signori, proprio io che sto qui davanti a voi: "Non sei la coscienza dell'umanità, ebreo. Sei solo la sua cattiva coscienza. E ti vomiteremo per poter vivere e stare in pace"». «Considerate il mio terzo punto. E cioè che avete esagerato. Grossolanamente, isteri-camente. Che avete fatto di me una specie di pazzo indemoniato, la quintessenza del male, l'inferno incarnato quando, in fondo, non ero che un uomo dei miei tempi. Oh, ispirato, lo ammetto; con un certo, come dire, fiuto per le supreme possibilità politiche. Maestro degli umori umani, forse, ma uomo dei miei tempi. Mediocre, se volete. Se così non fosse stato, come milioni di uomini e donne ordinari avrebbero potuto trovare in me uno specchio, il semplice specchio dei loro bisogni e dei loro appetiti? Erano, lo ammetto, brutti tempi. Ma non li ho fatti brutti io, e non ero dei peggiori. Lungi da lì. I vostri amici belgi, quando stuprarono il Congo, quanti poveri disgraziati massacrarono nella foresta, al primo colpo o lasciandoli morire di fame e di sifilide? Rispondetemi, signori. O devo forse rinfrescarvi la memoria? Una ventina di milioni. Stavano facendo quella scampagnata quand'io ero neonato. Cosa sono Rotterdam o Coventry rispetto a Dresda e Hiroshima? Non ne vengo poi fuori così male, dal bieco giuoco dei numeri.
Li ho inventati forse io i campi? Chiedetelo ai boeri.
Ma siamo seri. Chi fu quello che spezzò le reni al Reich? A chi consegnaste milioni, decine di milioni di uomini e donne da Praga al Mar Baltico? Offerti come una scodella di latte a un gatto famelico? Sono stato un uomo di un'epoca sanguinaria, ma di poca statura rispetto a lui. Pensate che io sia un diabolico bugiardo, benissimo. Non prendetemi in parola. Sceglietevi un testimone ineccepibile, in odore di santità. Lo scrittore sacro, quello col barbone venuto dalla Russia a predicare al mondo. È passato tanto tempo. La memoria mi duole. L'uomo dell'arcipelago. Sì, la parola mi è rimasta impressa. Che cos'ha detto? Che Stalin ne ha trucidati trenta milioni. Che aveva perfezionato il genocidio quando io ero ancora un anonimo scrivano a Monaco. I miei ragazzi usavano pugni e fruste, non lo nego. Erano tempi di fame e di sangue. Ma quando un uomo sputava fuori la verità, smettevano il carosello. Mentre i seviziatori di Stalin lo facevano per puro divertimento, per vedere gli uomini farsela addosso, per ottenere confessioni che non erano altro che bugie, pazzie, scherzi osceni. La verità li rendeva ancora più bestiali. Non sono io che affermo queste cose, sono i vostri superstiti, i vostri storici, il saggio del Gulag. Chi dei due fu dunque il maggiore carnefice, il più implacabile nella sete di sangue? Stalin o io? Ribbentrop mi aveva parlato del disprezzo di quell'uomo per noi. Ci considerava dei dilettanti corrotti dalla compassione. Il nostro Terrore non fu che una festa paesana rispetto al suo. I nostri campi coprivano spazi assurdamente esigui; lui aveva circondato di filo spinato e seminato di fosse un continente. Chi sopravvisse fra quelli che gli avevano combattuto accanto, l'avevano elevato al potere, avevano eseguito le sue volontà? Neanche uno. Si ritrovarono con le ossa in frantumi [...] Quanti ebrei uccise Stalin, il vostro salvatore, il vostro alleato Stalin? Rispondetemi. Se non fosse morto quand'è morto, non uno di voi sarebbe rimasto vivo fra Berlino e Vladivostok. Eppure Stalin morì nel suo letto e il mondo rimase attonito a contemplare il riposo della tigre. Mentre invece, a me, mi cacciate come un cane arrabbiato, mi processate (con che diritto, con che mandato?); mi trascinate per la palude, di notte m'incatenate. Io che sono un vecchio dalla memoria malcerta. Roba di poco conto, signori miei, indegna delle vostre fatiche. In un mondo che ha torturato i prigionieri politici e ha rovesciato il napalm sui contadini inermi, che ha spogliato la terra di piante e animali, che ha fatto tutte queste cose, e continua a farle, senza il mio aiuto e un bel pezzo dopo che io, "quello uscito dall'inferno" – frase quanto ridicola e teatrale – fui considerato estinto». «Mi rimane ancora un punto. L'ultimo. Quello strano libro, Der Judenstaat (1). L'ho letto attentamente. Di chiara derivazione bismarckiana, nella lingua, nelle idee, nel tono stesso. Un libro intelligente, intendiamoci. Che plasma il sionismo ad immagine della nuova nazione tedesca. Ma è stato veramente Herzl il creatore d'Israele? O non invece io? Esaminate obiettivamente la questione.
Se non fosse stato per l'Olocausto, la Palestina sarebbe diventata Israele?
Fonti ufficiali "ebraiche" americane smentiscono la favola dei 6.000.000. Cliccare sulla foto per ingrandirla
Sarebbero accorsi gli ebrei in questo arido tratto del Levante e gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, l'Unione Sovietica di Stalin, avrebbero riconosciuto la vostra esistenza e garantito la vostra sopravvivenza? È stato l'Olocausto (2) che vi ha dato il coraggio dell'ingiustizia, che vi ha fatto cacciare l'arabo dalla sua casa, dal suo campo, perché era pieno di pidocchi e senza risorse, perché si trovava sulla strada del vostro destino divino. Che vi ha fatto accettare di sapere che quelli che avevate cacciato stavano marcendo in campi profughi, a neanche dieci chilometri di distanza, sepolti vivi nella desolazione e in dissennati sogni di vendetta. Forse sono davvero il Messia, il vero Messia, il vero Shabbetai le cui gesta infami sono state permesse da Dio affinché il Suo popolo potesse tornare in patria. "L'Olocausto era il mistero necessario perché Israele ritrovasse la sua forza". Non l'ho detto io; l'hanno detto i vostri visionari, quelli che stanno a sceverare il significato della parola di Dio il venerdì sera a Gerusalemme. Non dovreste piuttosto onorarmi, io che vi ho fatto guerrieri, che ho trasformato in realtà il lungo, vacuo sogno di Sion?» (...) Nota: 1) Lo Stato ebraico (Der Judenstaat) è un saggio scritto dall'ebreo herzl theodor, considerato il padre del Sionismo moderno, nel 1896. 2) Dall'affermazione si capisce che non avendo lui ideato, ordinato, pianificato alcun sterminio ebraico non poteva avere, direttamente dai suoi subalterni, informazioni in merito ai "sei milioni" gaskammerizzaticonzyklonBossidodicarbonio, quindi, evidentemente, ha appreso, e ne parla, di aver sterminato i "six millions" dalla lettura dei giornali durante i 30 anni di latitanza dalla "giustizia"! E' pure evidente che il vecchio Adolf non aveva letto, nella sua latitanza, neppure le attente analisi revisioniste, da Rassinier a Faurisson, che sollevano forti dubbi sui "sei milioni" standard e sulla sua responsabilità come ordinatore di tale immaginario sterminio!
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Author(s): | Olodogma |
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Published: | 2013-05-30 |
First posted on CODOH: | Aug. 6, 2017, 4:51 p.m. |
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