olocau$to-$hoah...evento unico, senza paragoni? Per l'ebreo katz steven si, ma...
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Il brano che segue è estratto da I Complici di Dio, Genesi del Mondialismo, monumentale Opera del Dott. Gianantonio Valli (che ringraziamo per la gentile assistenza e disponibilità), pubblicata da EFFEPI Edizioni, Genova, 2009.
(...) «Episodio storico-metafisico unico», definisce pervicacemente la Shoah, ancora nel giugno 1996, il «francese» Claude Lanzmann, autore dell'omonimo polpettone filmico.
«Ogni fatto legato a quel periodo sfida la comprensione umana», aggiunge Wiesel, per il quale «l'Olocausto difetta di paragoni, di analogie», «è un evento unico nella storia e tale deve rimanere». Apparentarlo alle manifestazioni dell'odierno antisemitismo «equivale solo a sminuire la gravità dell'Olocausto, che deve costituire un punto di riferimento storico e morale, non il pretesto per un'analogia» (rivendicazione, quindi, non solo del diritto di prelazione olocaustica, ma anche dell'esclusiva!). Unico sarà il Culto, unico il Dogma, commenta Phillip Lovate: «The Holocaust is a jealous God; thou shalt draw no parallels to it, L'Olocausto è un dio geloso; non lo paragonerai a nessun'altra cosa» (Resistance to Holocaust, in Tikkun n.4/1989).
Nulla quindi di strano che il carismatico arcivescovo negro/anglicano mandeliano Desmod Tutu, dopo avere dichiarato nel 1987 che gli ebrei non hanno «il monopolio del dolore», venga accusato di antisemitismo e costretto a pubbliche scuse.
Nulla di strano che nel gennaio 1998 Avner Shaky, deputato del Shas, voglia vietare per legge l'uso del termine «olocausto» fuori di ogni contesto se non quello dell'olosterminio.
Nulla di strano che il sinistro goy Germinario si scagli contro gli studiosi revisionisti, in quanto anche col meno «negazionista» si piomba nella «banalizzazione della drammaticità spaventosa della Shoah [...] la Shoah viene necessariamente privata della sua terribile ed incommensurabile specificità» («l'unicità è un dato assodato della costruzione olocaustica; approvare tale unicità è il dovere assegnato, disapprovarla equivale a negare l'Olocausto [...] La più "insidiosa" forma di negazione dell'Olocausto, assevera la Lipstadt, è costituita dalle "equivalenze immorali" [...]
"Non comparare" è il mantra dei ricattatori morali», sferza Norman Finkelstein).
«Non possiamo comunque valutare la singolarità dell'Olocausto nella storia mondiale in termini numerici», insinua volpino Jerry Muller commentando The Holocaust in Historical Context di Steven Katz, «a scholar with inexhaustible energy and overpowering erudition, uno studioso di inesauribile energia e insopportabile cultura»:
«Nel diciannovesimo secolo, come ci ricorda Katz, qualcosa come
venti milioni di persone sono morte nella ribellione Taiping del 1857.
Nel nostro terribile secolo Stalin ha ucciso più gente di Hitler [Katz dà
20 milioni di morti per mano di un «willful, unyielding Stalin, consapevole, inflessibile Stalin» nel decennio 1929-39],
e con ogni probabilità si troverà che Mao, anche se non sarà mai possibile una stima precisa, ha ucciso di gran lunga più gente del suo compagno d'armi sovietico [per Katz:
da 34 a 62 milioni nella guerra contro Chiang Kai-shek, altri 20 nel 1949-75].
Con massacri così grandi come quelli russo e cinese, sotto quale prospettiva l'Olocausto può essere considerato unico?
Per Katz ciò che "differenzia la Shoah da ogni precedente e fino ad oggi seguente, comunque inumano atto di violenza collettiva, etnocidio e massacro di massa" è "il libero imperativo ideologico [unconstrained, ideologically-driven imperative] che ogni ebreo dev'essere ucciso". Solo l'Olocausto è quindi un genocidio, se tale termine viene usato nel senso specifico di Katz: un tentativo "di uccidere nella sua totalità un gruppo razziale, religioso, politico, sociale, sessuale o economico"». (...) (1)
Note
1) Fonte: Gianantonio Valli, I Complici di Dio, Genesi del Mondialismo, effepi, Genova, 2009, pag.477, ED.
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Author(s): | Olodogma |
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Published: | 2015-07-23 |
First posted on CODOH: | Feb. 22, 2019, 10:44 a.m. |
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