Perchè non passerà la legge anti "negazionismo"

Published: 2014-05-29

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Premessa

 

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Mentre scriviamo è in atto una manovra della israel-lobby per "ri"portare "a casa" (nel ghetto ebraico di Palestina) quante più braccia possibile per imbracciare il fucile rimpinguando le fila del locale esercito, dopo aver pescato anche tra gli ebrei ortodossi, vedi foto a fianco! La paura è un motore molto potente, la situazione in Ucraina  ed i 4 morti di Bruxelles ingigantiscono la stessa. La disperazione ancor più!

Sull'onda emotiva e col pretesto di reprimere chi (il negazionismo) "istiga all'odio"... "uccidendo i morti (sic!) una seconda volta" , non si esclude che venga "spinta" nuovamente l'approvazione, anche in Italia, di una legge anti-negazionismoda noi ferma per l'assoluta indeterminatezza (1) del "reato" ipotizzato nel testo presentato in Parlamento.

Precisiamo il nostro punto di vista ed integriamo con parte di un testo datato, ma attuale come non mai, di un grande studioso ed autore di testi storici: Carlo Mattogno. Segue un link che porta una serie di 80 domande specifiche, utili a far capire, anche ai subumani, l'idiozia di certe pretese liberticide della libertà di espressione dei cittadini.

 

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1) ...“Grosso (Carlo Federico Grosso) invece ha espresso dubbi sulla norma al momento al vaglio parlamentare per la sua genericità, in quanto non riferita solo alla Shoah ma i più fattispecie non definite. Elemento pericoloso in un ordinamento, come quello penale, che rappresenta solo l’extrema ratio: la sanzione penale si giustifica di fronte a un’offesa concreta di un bene definitoIndeterminatezza non può coincidere con l’ordinamento penale”...

Le ragioni della bocciatura

E' molto improbabile che passi una legge anti-negazionismo per un motivo tecnico semplice: 
in casi di processi ai revisionisti si dovrebbero nominare, quali "periti di parte", gli storici sterminazionisti pagati da università, fondazioni, comunità , etc... per contestare, con documentazione, le affermazioni dei "negazionisti". Questa la prassi normale. 
Questi tecnici di storia SANNO di non aver le prove necessarie a contrastare i revisionisti, quindi nella consapevolezza della loro impotenza si oppongono all'approvazione della legge.
Quale storico con un pò di sale in zucca affronterebbe le questioni sollevate dal revisionismo?
La figura da cioccolataio dell'ebreo hilberg raul al processo Zundel a Toronto (Canada) ha istruito e consigliato gli storici conformisti di stare alla larga da certi argomenti! Su tale figuraccia si veda "Il presunto ordine di sterminio di Hitler" ... mai verità fu maggiore del maoista ..."Colpirne uno per educarne cento"!

Quindi la "parte lesa" a quali tecnici si affiderà?...e senza quei tecnici i processi ai "negazionisti"  non si fanno! ( Salvo far passare il concetto che aver dubbi, ed esternarli, su quell'indimostrato fatto, costituisca una istigazione all'odio razziale ! Quindi processabili in base alla legge Mancino!)

Esclusivamente per questo, quindi, la legge anti-negazionismo NON passerà
…se la nomenklatura degli storici conformisti avessero uno scampolo qualsiasi di prova sul preteso olocau$to ebraico, prova valida per un tribunale ordinario, sarebbero ben lieti di esser nominati, gongolarsi in aule di tribunali, profumatamente pagati, altezzosi, periti di parte “lesa” in processi ai “negazionisti”!…ma, consapevoli della ASSOLUTA mancanza di tali prove tirano il culo indietro e rifilano il LORO compito di contrasto al “negazionismo”…a degli impiegati di stato che nulla sanno, per professione, di Storia...e che identificano, per "vincere", il "negazionismo" con l' istigazione all'odio razziale!! 

La vergognosa fuga della Nomenklatura degli storici olosalariati è fissata dallo storico (sterminazionsta) e romanziere svizzero Jacques Baynac — in due articoli apparsi su “Le Nouveau Quotidien” di Losanna il 2 e 3 settembre 1996, intitolati «Comment les historiens délèguent à la justice la tache de faire taire les révisionnistes»[Come gli storici delegano ai tribunali il compito di mettere a tacere i revisionisti] e “Faute de documents probants sur les chambres à gaz, les historiens esquivent le débat» [In mancanza di documenti probanti sulle camere a gas, gli storici schivano il dibattito]...

“Bisogna essere grati a Pierre Bouretz per aver finalmente osato porre la questione chiave, quella dell’estensione del campo scientifco di investigazione e, di conseguenza, quelle della natura della storia scientifica e del suo metodo...“E’ qui, e da nessun’ altra parte, che i negazionisti hanno teso la loro trappola agli storici, i quali l’hanno identificata dal 1979, ma, non sapendo come evitarla, si sono sottratti al loro dovere di accertare la realtà incaricando la Giustizia di dire la Verità...Tutto il resto fu soltanto una conseguenza, e oggi ci ritroviamo con un problema che supera di gran lunga quello dell’esistenza delle camere a gas omicide nei campi nazisti. Ora è in gioco la questione della conoscibilità del passato. Quella della Storia"... (Fonte)

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Per istituire il reato di “negazione” della $hoah è necessario, anzitutto, precisare che cosa si intenda per $hoah.

Qui riportiamo parole altrui...

..."La definizione comunemente accettata è quella esposta da Michael Shermer e Alex Grobman: «l’uccisione di sei milioni di persone, le camere a gas e l’intenzionalità».

L’eventuale legge dovrà allora assume i 6 milioni come dato “innegabile”?

In questo caso, tra l’altro, sarebbero fuori legge non solo Gerald Reitlinger, che postulò da un minimo di 4.194.200 a un massimo di 4.581.000 vittime, ma perfino lo storico olocaustico per eccellenza, Raul Hilberg, che ne assunse 5.100.000.
Risulta perciò evidente che la cifra dei “sei milioni” è tutt’altro che “innegabile”.
La situazione non è migliore per quanto riguarda il secondo punto, le camere a gas. Nella tabella che segue riassumo  lo stato delle conoscenze olocaustiche al riguardo:

 

 

mattogno,numero camere a gas e gaswagen nei vari campi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In pratica la storiografia olocaustica afferma  che nei suddetti campi di sterminio siano esistite da 23 a 28 camere a gas (fisse o mobili), in cui sarebbero stati gasati da 1.740.000 a 1.908.000 Ebrei senza che sussista la minima prova documentaria o materiale.

Tutto è rimesso a testimonianze contrastanti del dopoguerra, spesso palesemente false.
Passiamo al campo di Auschwitz. Ecco il quadro della situazione relativo alle camere a gas provvisorie:

mattogno,numero camere a gas e gaswagen nei vari campi,provvisorie

 

 

 

 

 

Con queste, le camere a gas per le quali non esiste nessuna prova documentaria o materiale salgono a 30-35.
Per i crematori di Birkenau, Pressac nel 1989 annunciò la scoperta di 39 «indizi criminali» (criminal traces), non «prove», si badi bene, così ripartiti:
crematorio II: 11
crematorio III: 7
crematori IV e V: 15.
Al numero summenzionato Pressac era giunto sommando anche le varie menzioni del medesimo indizio. In realtà, raggruppando nelle singole voci le numerose ripetizioni, gli «indizi criminali» si riducevano a 9. Nel 1993 egli aggiunse altri 6 indizi e uno fu trovato successivamente da Robert Jan van Pelt.
Curiosamente (si fa per dire), nessun indizio relativo al crematorio II è posteriore alla data della deliberazione di consegna dell’impianto da parte della Zentralbauleitung all’amministrazione del campo (31 marzo 1943).
Secondo Pressac, questo crematorio avrebbe funzionato
«come camera a gas omicida e impianto di cremazione dal 15 marzo 1943, prima della sua entrata in servizio ufficiale il 31 marzo, al 27 novembre 1944, annientando un totale di circa 400.000 persone, in massima parte donne, vecchi e bambini ebrei».
È vero che Pressac in seguito ha drasticamente ridimensionato questa cifra, ma è anche vero che van Pelt attribuisce a questo impianto ben 500.000 vittime.
La presunta camera a gas omicida del crematorio II avrebbe dunque funzionato per oltre 20 mesi, sterminando 500.000 persone, senza lasciare neppure un misero «indizio criminale»!
Per il crematorio III, nessun indizio è posteriore alla data della deliberazione di consegna dell’impianto (24 giugno 1943). In questo crematorio, secondo Pressac, furono gasate e cremate  350.000 persone.
Per i crematori IV e V l’indizio più tardo risale ad appena un paio di settimane dopo la deliberazione di consegna dell’impianto (4 aprile 1943). In questi due crematori, secondo Pressac furono gasate e cremate 21.000 persone.
Dunque nei quattro crematori sarebbero state gasate 771.000 persone in oltre 20 mesi senza che al riguardo nell’archivio della Zentralbauleitung sia rimasto un solo «indizio criminale», mentre invece numerosi documenti attestano i guasti frequenti che si verificarono agli impianti di cremazione.
Nello studio già menzionato Le camere a gas di Auschwitz. Studio storico-tecnico sugli «indizi criminali» di Jean-Claude Pressac e sulla «convergenza di prove» di Robert Jan van Pelt  ho esposto una critica totale e radicale delle posizioni di questi due storici.

Ma, a parte ciò, “negare” le camere a gas di un singolo campo di sterminio significa “negare la Shoah”?
E “negare” una singola camera a gas di Auschwitz?

Ciò, per quanto riguarda i primi quattro campi e i primi tre impianti di Auschwitz, significherebbe dare rilevanza di “innegabilità” a semplici  testimonianze (per di più contrastanti); per i crematori di Birkenau, elevare al rango di dogma indiscutibile interpretazioni personali errate, spesso fantasione e qualche volta perfino in aperta malafede.

E come la mettiamo col numero delle vittime?

Il tribunale di Norimberga sancì la favola sovietica dei 4 milioni; dopo il crollo dell’Unione Sovietica, il Museo di Auschwitz lo ridimensionò a 1.100.000, ma stranamente sulle  targhe marmoree che prima  recavano la cifra dei 4 milioni fu poi iscritta quella di un milione e mezzo.

- Qual è allora la cifra “innegabile”?
- Un milione e cento mila?
- Oppure un milione e mezzo?

In entrambi i casi sarebbero fuori legge sia Jean-Claude Pressac, che dichiarò da 611.000 a 711.000 vittime, sia Fritjof Meyer, all’epoca caporedattore di Der Spiegel (Amburgo), che parlò di 510.000.

E che dire dell’attività degli Einsatzgruppen?

A questo riguardo il revisionismo contesta:
1) che gli Einsatzgruppen avessero l’ordine di sterminare gli Ebrei in quanto Ebrei;
2) l’entità delle fucilazioni realmente effettuate.

Nessuno dei due punti può essere storicamente “innegabile”.

Al congresso di Stoccarda (3 a 5 maggio 1984) Helmut Krausnick si occupò  in modo specifico «delle testimonianze e degli indizi esistenti circa l’eventuale impartizione di un ordine di fucilazione degli Ebrei». Su questo tema egli dichiarò:
«Riguardo alle questioni relative a quando, dove, da chi e per quale cerchia di persone un tale ordine fosse stato trasmesso agli Einsatzgruppen, le deposizioni rese dopo la guerra non concordano – o non concordano più».
Indi aggiunse che
«più importante della questione di chi abbia trasmesso l’ordine di uccisione, è indubbiamente quella di sapere se e quando sia stato impartito, e a quale cerchia di persone».

Se, da chi, quando, a chi!
La storiografia olocaustica al riguardo brancola nel buio totale.
Per quanto riguarda la cifra delle vittime, nel libro edito da W. Benz Dimensione del genocidio appare una statistica comparata dei dati di G. Wellers, di G. Reitlinger, di R. Hilberg e dell’Enciclopedia dell’Olocausto. Riguardo  all’Unione Sovietica (attività degli Einsatzgruppen) in essa figura una cifra minima di 750.000 (G. Reitlinger) e una cifra massima di 2.100.000 (W. Benz).

La “negazione” di quale cifra costituirebbe allora reato?

Il terzo elemento che definisce la Shoah è l’intenzionalità, ossia una volontà omicida concretizzatasi in un ordine di sterminio, il fantomatico Führerbefehl.

Anche qui si naviga nelle tenebre.

Come è noto, la corrente funzionalista o strutturalista ha fatto scempio delle ipotesi intenzionaliste propugnate a Norimberga, riducendo il presunto ordine di sterminio a un «cenno della testa» di Hitler o a una «lettura di pensieri concordanti» tra Hitler e i suoi gerarchi!.

Sarà dunque reato “negare” qualcosa che, per ammissione di una corrente della storiografia olocaustica, non è mai esistito?

Il caso francese della famigerata legge Fabius-Gayssot (13 luglio 1990) illustra bene le acrobazie funamboliche in cui i giuristi locali si sono esibiti per tentare di sostanziare in qualche modo la legge antirevisionista.
L’articolo 9 afferma infatti che
«saranno puniti con le pene previste dalla sesta riga dell’articolo 24  coloro che avranno contestato, con uno dei mezzi enunciati all’articolo 23, l’esistenza di uno o più crimini contro l’umanità quali sono definiti dall’articolo 6 dello statuto del tribunale militare internazionale allegato all’accordo di Londra dell’9 agosto 1945 e che sono stati commessi sia dai membri di una organizzazione dichiarata criminale in applicazione dell’articolo 9 del suddetto statuto, sia da una persona riconosciuta colpevole di tali crimini da una giurisdizione francese o internazionale».

Ma l’articolo 6 dello statuto di Londra si limita semplicemente a definire formalmente i tre tipi di crimini da attribuire ai nazisti (crimini contro la pace, crimini di guerra e crimini contro l’umanità).
Si potrebbe allora pensare che i giudici francesi si basino sul dibattimento e sulla sentenza del processo di Norimberga.
Se ciò fosse vero, dovrebbero condannare anche

- chi nega che l’eccidio di Katyn fu commesso dai Tedeschi,
- nega che a Belzec l’uccisione avvenisse mediante corrente elettrica e a Treblinka per mezzo di “camere a vapore”,
- chi nega che le vittime di Auschwitz furono 4 milioni e quelle di Majdanek un milione e mezzo (la cifra ufficiale attuale è 78.000)

e  anche
- chi nega che i Tedeschi usassero il grasso umano per fabbricare sapone.

Tutte “verità” sancite a Norimberga.

Il riferimento al processo di Norimberga è fin troppo chiaramente pretestuoso, in quanto con esso si finge di introdurre un criterio di giudizio storico oggettivo, mentre invece l’interpretazione della legge è lasciata all’arbitrio del giudice.
Concludendo, “negare la Shoah” storicamente non significa nulla, perché, contrariamente a quanto credono gli ignoranti, essa non è un fatto, meno che mai un fatto univoco e innegabile, bensì una congerie straordinariamente complessa di interpretazioni di fatti reali, di affermazioni indimostrate e di supposizioni aleatorie.

Il reato di “negazione della Shoah”, senza un elenco preciso di tutti i suoi aspetti “innegabili”, sarebbe pertanto giuridicamente aberrante; esso costituirebbe per di più un becero atto di vero negazionismo: la negazione della libertà di opinione in campo olocaustico, l’unico campo storico che, negli intendimenti degli intolleranti fautori della legge,  dovrebbe essere sottratto a suon di galera alla critica. (Fonte

Il " il delicato fiore dell’establishment universitario", il “popolo dei premi Nobel”, i "pionieri della civiltà... i geni della filosofia...della creazione artistica"... sono stati, e sono, incapaci di identicare ed esibire a tutti COSA sia innegabile in quanto supportato da prove, documenti, testimonianze VERIFICATE! Ciò da almeno il 1979!...ma non hanno sempre sbandierato ai quattro venti di avere migliaia di documenti, testimonianze, "montagne di prove"!

In ultimo rimandiamo ad una serie di 80 domande sul tema "negabilità", "minimizzazione", "riduzionismo","banalizzazione" et similia idioziando dell'olocau$to, cliccare QUI

 


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Author(s): Olodogma
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First posted on CODOH: May 23, 2018, 9:26 a.m.
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