Pornografia memoriale : la perizia del Professor Faurisson
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Pornografia memoriale : la perizia del Professor Faurisson
martedì 22 settembre
Perizia resa dal professor Robert Faurisson all’ Avvocato Damien Viguier, legale di Alan Soral, nell’affare del manifesto intitolato Pornografia memoriale.
Rapporto
Con la lettera del 7 settembre lei mi ha richiesto, come esperto, nell’ambito dell’affare che vedeva il pubblico ministero contro il suo cliente, il Signor Alain BONNET, davanti al Tribunale di Grande Istanza di Parigi, con la missione di consegnarle un’analisi del disegno incriminato.
«Pornografia memoriale»: l’espressione stigmatizza l’indecenza degli scritti, dei racconti, delle false testimonianze di cui alcuni osano fare commercio sfruttando e volgarizzando le realtà dell’esperienza ebrea della Seconda Guerra mondiale. Questo spudorato sfruttamento delle reali prove è sì principalmente il risultato d’individui o organizzazioni della comunità ebrea, ma i goyim (o gentili), anch’essi vi hanno la loro parte di responsabilità. Il fenomeno ha preso le dimensioni di un commercio o di un’industria che, negli Stati Uniti, sono chiamati, il primo, « Shoa[h] Business » e, l’altro « Holocaust Industry ».
La caricatura allegata ci mostra una prostituta in calze a rete, che ha nella mano destra il reggiseno appena tolto e nella mano sinistra, monete che ha appena racimolato. Su ognuno dei seni nudi vi è disegnata una stella gialla.
Sorride soddisfatta. Sullo sfondo, appare il cancello di Auschwitz-Birkenau nel quale erano inghiottiti i convogli dei deportati. La creatura, lei, danza sui binari. E’ felice. Il suo modo di servire la memoria della sofferenza ebrea ai tempi di Adolf Hitler è perfettamente oscena e le permette di arricchirsi. Serve una sola «Memoria» riscritta in modo ripugnante e per fini disgustosi. Con essa non siamo più nella creazione storica o storiografica, ma nell’invenzione pornografica. La nuova espressione di «pornografia memoriale» si addice a questa innovazione della propaganda e della pubblicità moderne che, lo si vede ogni giorno, non si fa nessuno scrupolo.
Come questa prostituta, non mancano autori che si lanciano in un’attività così degradante e fruttuosa come quella della prostituzione. Invece di rispettare la memoria di chi ha sofferto o di chi è morto per la sua appartenenza a una fede o a una comunità etnica, traggono cinicamente profitto dalla Memoria ebrea procedendo con metodi da estorsione. Invece di servire la precisione storica, esagerano i fatti, e le cifre quando non le inventano di sana pianta. Ostentano le sofferenze dei morti. Più rincarano la dose, più riempiono le loro tasche. Accumulano denaro, onori e onorificenze.
A questo proposito, Auschwitz, che era al centro di un culto sconvolgente per i cuori sinceri, si è trasformato in luogo simbolo di attrazioni malsane, una Disneyland dell’Orrore. Milioni di turisti vi visitano, nel campo di Auschwitz-1, un crematorio dotato di una pretesa camera a gas di esecuzione, ma in realtà, «Tutto vi è falso» e in buona parte si tratta di « falsificazioni » (Eric Conan, « La Mémoire du mal », L’Express, 19-25 janvier 1995, p. 68).
Può costare caro alle persone oneste e ai veri storici mettere in guardia contro questo commercio degradante, contro questa perversione, contro questa Memoria snaturata e contro questa «pornografia memoriale».
Nella persona di Ben Zion Dinur, nato Dinaburg, lo Stato di Israele possedeva durante gli anni ’50 uno storico così prestigioso che nel 1953 gli fu affidato l’incarico di fondare Yad Vashem (un memoriale e un istituto di ricerca dell’«Olocausto», situato a Gerusalemme). Ora, sei anni dopo, lo sfortunato si vedeva costretto alle dimissioni.
Il suo crimine?
Nella preoccupazione di salvaguardare la Storia dagli abusi della Memoria, aveva raccomandato uno studio severamente critico delle testimonianze rese dai «sopravvissuti».
La protesta suscitata in alcuni ambienti ebrei polacchi di Israele, lo aveva spinto a lasciare Yad Vashem. (Su tale "museo" e sulle sue pratiche si veda qui il nostro post dove si mettono in chiaro gli inserimenti nel database delle pretese vittime olocau$tiche SENZA verifica dei nomi inseriti!)
- Immagine 5, fuori testo.gringauz samuel. Click...
Nel 1950, il professore Dinur, non era il solo ebreo a prendersela con l’accozzaglia di false testimonianze dei «sopravvissuti». All’epoca, l’ebreo americano Samuel Gringauz, un ex abitante del ghetto di Kaunas (Lituania) durante la Seconda Guerra mondiale, denunciava tra alcuni dei suoi correligionari quello che chiamava «il complesso di rilancio nella storia» (the hyperhistorical complex) ; scriveva :
« Il complesso del rilancio nella storia può descriversi come giudeocentrico, logocentrico e egocentrico. Essenzialmente trova il suo significato storico nei problemi ebrei legati ad eventi locali, e questo sotto l’aspetto di un’esperienza personale. E’ la ragione per la quale, nella maggior parte dei ricordi e dei racconti, si stendono un’assurda verbosità, l’esagerazione del grafomane, gli effetti da teatro, una presuntuosa inflazione dell’ego, una filosofia da principiante, un falso lirismo, voci non verificate, distorsioni, attacchi di parte e discorsi meschini. »
(« Some methodological problems in the study of the ghetto », Jewish Social Studies / A Quarterly Journal Devoted to Contemporary and Historical Aspects of Jewish Life, Vol. XII, Edited for The Conference on Jewish Relations, New York, 1950, p. 65)
Nel 1954, Germaine Tillion, ex deportata, ha denunciato la « menzogna gratuita» a proposito dei campi di concentramento tedeschi. Non ha paura di scrivere:
« Queste persone [che mentono gratuitamente] sono, in realtà molto più numerose di ciò che si pensa in generale, e un ambito come quello del mondo dei campi di concentramento – ben fatto purtroppo, per stimolare le immaginazioni sado-masochiste– ha offerto loro un campo d’azione eccezionale. Abbiamo conosciuto [è G. Tillion che continua a parlare qui] molti malati mentali, per metà truffatori e per metà pazzi, che sfruttano una deportazione immaginaria; ne abbiamo conosciuti altri - deportati autentici - la cui mente malata si è sforzata di superare ancora le mostruosità che avevano visto o di cui avevano parlato loro e che ci sono riusciti. Ci sono addirittura stati degli editori per stampare alcune di quelle elucubrazioni, e delle raccolte più o meno ufficiali per utilizzarli, ma editori e i compilatori sono assolutamente inescusabili, perché l’inchiesta più elementare sarebbe stata sufficiente per svelare l’impostura.»
(«Réflexions sur l’étude de la déportation», Revue d’histoire de la Deuxième Guerre mondiale, numéro spécial sur «Le Système concentrationnaire allemand (1940-1944)», juillet-septembre 1954, p. 18, note 2)
Nel 1968, Olga Wormser-Migot, autrice di riferimento conosciuta per la sua storia sul sistema concentrazionario nazionalsocialistsa notava, anche nelle testimonianze rese sotto giuramento durante i processi detti dei «criminali di guerra» :
« […] il primato accordato ai fatti spettacolari – e soprattutto l’esagerazione: eccesso nei racconti d’orrore o nelle possibilità del sabotaggio e della resistenza, ingigantimento del numero reale dei deportati e delle vittime e, in particolare nelle testimonianze femminili, raffinatezza nel sadismo a sfondo sessuale (carattere molto più sensibile nelle testimonianze degli anni ’45-’47 che in quelle posteriori). La rivelazione dell’orrore dei campi aveva scatenato una tale bolgia di racconti di crudeltà, che la maggior parte dei testimoni non avendo subito quelle sevizie o non essendone stati spettatori, temeva incosciamente di non essere considerata come veri deportati se non vi avesse fatto allusione.»
(Essai sur les sources de l’histoire concentrationnaire nazie, thèse complémentaire dactylographiée, 1968, p. 322)
Più numerose di quanto si pensi sono state le denunce di diverse forme della «pornografia memoriale». Nel 1986, anarchici e altri rappresentanti dell’estrema sinistra hanno scritto:
« La letteratura all’acqua di rosa concentrazionaria dei Bernadac, Steiner, Gray e compagnia che fa appello ai più bassi istinti per vendersi ha fatto molto male alla ricerca storica. »
(Collectif Libertaires et “Ultra-Gauche” contre le négationnisme, Reflex, 1996, 111 p.)
Nel 1999, lo storico Tim Cole ha pubblicato Selling the Holocaust, from Auschwitz to Schindler. How History Is Bought, Packaged, And Sold [Holocauste à vendre, d’Auschwitz à Schindler. Comment l’histoire est achetée, empaquetée et vendue], New York, Routledge, Paperback Edition, 2000, XX-214 p.
Nel 2000, Norman Finkelstein batte un gran colpo con la pubblicazione di The Holocaust Industry. Reflections on the Exploitation of Jewish Suffering (Londres et New York, Verso Books, 150 p.).
Nel 2001, apparirà la traduzione francese per le edizioni La Fabrique con il titolo di L’industria dell’Olocausto : riflessioni sullo sfruttamento della sofferenza degli ebrei.
I suoi compatrioti e correligionari Noam Chomsky et Raul Hilberg (il più prestigioso storico in materia), esprimeranno la loro ammirazione per quest’opera.
E’ interessante notare che, secondo Wikipedia,
«In Francia solamente, il libro sarà oggetto di un processo per “diffamazione razziale” e “incitamento all’odio razziale ”intentato da “Avvocati senza frontiere”, e che Norman Finkelstein e il suo editore vinceranno in prima Istanza e in appello [Cour d’appel de Paris, 4 maggio 2006] ».
Non è un ebreo ma un prete cattolico romano che si spingerà forse oltre nelle pratiche che denunciava N. Finkelstein : Padre Patrick Desbois (1), l’autore di Porteur de mémoires / Sur les traces de la Shoah par balles, Michel Lafon, 2007, 335 p.
Per anni, è stato in Francia il beniamino dei media sino al giorno in cui storici francesi hanno eseguito degli aggiornamenti che sembrano essere stati fatali al buon Padre, che è scomparso dai nostri schermi. Padre Desbois si era fatto forte di aver scoperto, principalmente in Ucraina; circa 800 carnai contenenti 1.500.000 cadaveri di ebrei fucilati dai tedeschi. Sceglieva un villaggio, invitando gli abitanti a farsi fotografare davanti ad un angolo di campagna all’apparenza inoffensivo, poi sciorinava un discorso davanti ad un prato o a un boschetto e rivelava o faceva rivelare da brave persone dagli occhi riempiti di lacrime che lì giacevano molti cadaveri, ma mai si procedeva alla riesumazione né si mostrava un carnaio, per la «buona» ragione che un rabbino inglese aveva fatto sapere che quei cadaveri erano quelli dei santi da non disturbare per nessuna ragione nel loro sonno. Padre Desbois aveva persino scoperto che durante la guerra i tedeschi, desiderosi di discrezione, comunicavano a Berlino il risultato delle loro prodezze omicide solo sotto forma di annunci metereologici nei quali
«il numero di nuvole indicava il numero di fosse aperte e l’altezza della pioggia, il numero dei corpi che avevano bruciato.» (p. 227) !
prima ci aveva spiegato perché aveva incaricato un uomo, dotato di un rilevatore di metalli, di scoprire i bossoli tedeschi : tanti bossili rilevati, altrettanti ebrei fucilati !
Ma c’è di meglio : Padre Desbois aveva scoperto una nuova faccia della Shoah « la Shoah per soffocamento ». Questo soffocamento si praticava con dei piumoni o cuscini (p. 304-307) !
In breve, il nostro buon Padre, si era fatto emulo dell’Abbate Georges Hénocque (1870-1959), ex Saint-Cyrien, cappellano militare, resistente, che ha lasciato il suo nome a una piazza del 13° arrondissement di Parigi. Internato a Buchenwald, aveva voluto, una notte, vedere con i suoi propri occhi, la camera a gas d’esecuzione. « A carponi » (sic) era scivolato dove era situata. Ce l’aveva descritta con i suoi «quattro bottoni, messi uno sopra all’altro: uno rosso,uno giallo, uno verde, uno bianco». E non si era mostrato avaro con altre precisioni imprecise (Les Antres de la Bête. Fresnes, Buchenwald, Dachau, Paris, G. Durassié et Cie, 1947, p. 112-119).
La sfortuna vuole che, qualche anno più tardi, nel 1960, gli storici scoprirono che quel campo come anche gli altri non avevano avuto camere a gas d’esecuzione.
Conclusioni
Tante elucubrazioni che, settant’anni dopo la guerra continuano a proliferare sono intollerabili. Invece di citare in giustizia coloro che ricercano la precisione, converrebbe sostenerli nella loro denuncia della «pornografia memoriale». Per riprendere qui un’espressione alla moda, sono «whistle blowers» o «informatori». E’ forse ciò che confermerebbe la lettura della sentenza su menzionata del 4 maggio 2006.
Fatto a Vichy, il 15 settembre 2015
Robert FAURISSON
Professore d’università in pensione
Specialista in « Critica dei testi e documenti (letteratura,storia, media) » (2)(3)
Note (di Olodogma)
1) Maggiori informazioni su tale Desbois Patrick e le sue "straordinarie scoperte" si trovano nei quattro posts sotto riportati :
- 0040) 31-10-2012 Padre Patrick Desbois è un bel mattacchione…di Robert Faurisson
- 0558) 22-01-2014 Il prete Desbois e il “divieto rabbinico” di spostare i cadaveri ebraici della $hoah: un falso clamoroso
- 0681) 15-05-2014 – Patrick Desbois e le “fosse comuni” in Ucraina, più morti, più fondi!…di Carlo Mattogno .
- 0798) 02-09-2014 – Dicerie Einsatzgruppen: l’oscenità olocaustica del prete cattolico patrick desbois .
2) Fonte originale: http://www.egaliteetreconciliation.fr/Pornographie-memorielle-l-expertise-du-Professeur-Faurisson-35027.html
3) La traduzione è a cura di GV
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Author(s): | Olodogma |
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Published: | 2015-10-04 |
First posted on CODOH: | March 29, 2019, 10:04 a.m. |
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