Responsabilità sovietiche e degli alleati nello scoppio della II^ guerra mondiale...di Piero Sella
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Responsabilità sovietiche e degli alleati nello scoppio del conflitto.
(tratto dal 1° numero di "Uomo Libero" del 01-01-1980, di Piero Sella)
... Sospette, perché superficiali e ingiustificatamente benevole, ci appaiono le interpretazioni del comportamento sovietico per gli anni 39-41. L'Unione Sovietica viene per lo più presentata come potenza aggredita, dimenticando le grosse sue responsabilità antecedenti il coinvolgimento diretto nel conflitto. Il patto Ribbentrop-Molotov del 23 agosto '39 con l'annesso accordo di spartizione della Polonia, è la svolta di politica estera che consente alla Germania di porre fine ad ogni esitazione nei confronti della Polonia, trincerata nella sua assurda indisponibilità a trattare.
Sollevata dal timore che alle minacce anglo-francesi potesse far seguito un intervento sovietico contro di essa, la Germania ha finalmente via libera. I tedeschi non ebbero dubbi nel ritenere che gli alleati davvero intendessero offrire una garanzia alla Polonia e ritennero mossa vincente il loro accordo con i sovietici.
Pensavano che, coinvolta l'Urss in un attacco contro la Polonia, gli alleati venissero a trovarsi con le spalle al muro, sia per l'impossibilità militare di garantire la Polonia contro i due potenti vicini coalizzati, sia a maggior ragione di scatenare un conflitto punitivo, di rappresaglia, contemporaneamente contro ambedue.
Grande, quindi, l'euforia tedesca e, occorre riconoscerlo, del tutto logica, sol che la garanzia alleata alla Polonia, non fosse stata quello che i fatti successivi dimostrarono: un tranello di Francia e Inghilterra.
Nonostante mai nella storia prima di quel momento, da parte inglese si fosse dimostrato un interesse, spinto al punto da gettarsi in un conflitto, per un paese della lontana Europa orientale, tuttavia la propaganda bellica alleata sostenne sempre che la guerra fu dichiarata per difendere la Polonia.
Non fu mai in grado, però, tale propaganda, di spiegare come mai la reazione all'attacco contro la Polonia, nel momento in cui questo divenne realtà, ebbe ad indirizzarsi solamente contro uno degli aggressori, la Germania, e non contro l'altro aggressore, l'Urss, tanto più che è storicamente dimostrato che l'attacco fu concertato e i sovietici non furono certo quelli che territorialmente ne trassero i minori vantaggi.
Il momento storico dello scoppio della seconda guerra mondiale non fu quindi determinato dall'esplodere di un conflitto di limitata importanza, anche perché presto esaurito nel tempo, in una regione periferica del continente, regione per di più geograficamente non ben delimitata ed etnicamente mista (in Polonia i cittadini di nazionalità polacca erano solo il 60%).
Il momento dello scoppio del secondo conflitto mondiale fu invece la dichiarazione di guerra franco-inglese contro la Germania.
Dopo aver dichiarato guerra alla Germania, gli alleati, si comportarono in modo tale per cui, l'opinione che i motivi del conflitto vadano cercati altrove e che il loro interesse per la Polonia fosse del tutto inesistente, ne esce rafforzata.
Essi, infatti, non mossero un dito a difesa della Polonia e in seguito, non solo tacquero quando i sovietici a Katyn eliminarono quindicimila ufficiali, cioè gran parte della classe dirigente polacca, e non portarono alcun aiuto ai Polacchi insorti a Varsavia nel 1944 contro i Tedeschi, ma quel che è più grave, a guerra conclusa, non fecero difficoltà alcuna a consegnare il paese ai sovietici, sotto il cui tallone ancora si trova Questo fu ciò che alla Polonia portarono la garanzia inglese ed il conseguente conflitto mondiale. Che le cosiddette «garanzie automatiche», concesse dall'Inghilterra anche ad altri paesi, fossero destinate a funzionare a senso unico, cioè erano valide, la parola veniva mantenuta, solo quando c'era di mezzo la Germania, fu riconfermato pochi mesi dopo, quando la Romania, che unitamente a Polonia e Grecia «godeva» di una delle suddette garanzie, fu aggredita dai sovietici. Questa volta gli inglesi nulla trovarono da eccepire.
Tedeschi e sovietici, ultimate il 29 settembre 1939 le operazioni di occupazione del territorio polacco, si riuniscono a Mosca a livello di ministri degli esteri.
Viene dato alla stampa un comunicato che è facile comprendere come oggi non trovi ospitalità in alcun testo. In tale comunicato congiunto, si sostiene che, «terminata la campagna di Polonia resa necessaria dagli errori del precedente trattato di pace (tesi che è molto difficile confutare) e dalla garanzia franco-inglese che aveva spinto i polacchi a rifiutare ogni trattativa, appare evidente che non esiste alcun motivo valido per proseguire nel conflitto, fino a quel momento solo dichiarato e, qualora malauguratamente questo dovesse invece effettivamente passare alla fase guerreggiata, la responsabilità del conflitto mondiale che ne sarebbe seguito, sarebbe toccata interamente a Francia e Inghilterra».
Sempre tenaci nelle loro convinzioni, i comunisti condividono ancora oggi questo giudizio storico che porta la prestigiosa firma del loro Molotov? I fatti immediatamente successivi contribuiscono a chiarire ulteriormente le posizioni in campo: il 6 ottobre, pochi giorni dopo, Hitler in un discorso alla Camera tedesca, svolgeva importanti argomentazioni.
Rilevato come l'assurdità dell'ingerenza britannica in un settore strategico ad essa tradizionalmente estraneo mettesse in luce il carattere pretestuoso della guerra, proseguiva testualmente: «Se quarantasei milioni di Inglesi pretendono di dominare su quaranta milioni di chilometri quadrati della superficie terrestre, non è un'ingiustizia che ottantadue milioni di tedeschi rivendichino il diritto di vivere su ottocentomila chilometri quadrati di territorio».
E ancora: «Sarebbe pazzia distruggere milioni di vite umane e centinaia di miliardi di beni per ristabilire lo stato polacco che già, fin dalla sua origine, fu definito da tutti i non polacchi un aborto politico.
Quale altro motivo c'è per continuare a battersi? Ha avanzato forse la Germania verso l'Inghilterra una qualche pretesa che minacci l'impero britannico o che ponga in pericolo la sua esistenza? No, la Germania non ha formulato pretese del genere né contro la Francia né contro l'Inghilterra.
Se la guerra dovesse avere inizio, i patrimoni nazionali dell'Europa saranno dissipati in munizioni, mentre i popoli si dissangueranno sui campi di battaglia.
La Germania è pronta a discutere la pace e non ha paura di essere tacciata di viltà nel dichiararlo. Prendano ora la parola quei popoli e i loro capi che sono del mio stesso parere. Respingano la mia mano coloro i quali credono di vedere nella guerra la soluzione migliore».
Ma le proposte di Hitler non vennero accettate neppure come base di discussione e, nemmeno nei successivi mesi invernali, riconsiderate. Cosa avrebbe potuto e dovuto spingere gli alleati a riconsiderarle? Il crescere della potenza e dell'aggressività sovietica. Mentre la Germania, con le armi al piede, tentava ogni strada diplomatica per evitare l'estendersi del conflitto, affiancata, ma infruttuosamente, da altri governanti di buona volontà come i Reali d'Olanda e del Belgio, la Russia sovietica dilagava in Europa con una catena di aggressioni senza precedenti nella storia moderna e tali da dover destare le più serie preoccupazioni, dato che l'intera situazione europea ne risultava strategicamente modificata.
È da rilevare la reticenza degli storici nel presentare un quadro completo di queste aggressioni.
Limitatissima è infatti, la disponibilità di fonti storiche e, solo di quando in quando, ci si imbatte in fuggevoli cenni sull'argomento, proprio quando il tacere non è possibile per le lacune materiali e temporali che creerebbe. L'egemonismo sovietico ha perciò origini lontane e non può certamente essere scusato solo per il fatto di essersi poi incamminato su una strada gradita ai commentatori storici e politici di oggi.
Prima di procedere nel discorso, proprio per favorirne la piena comprensione, ci pare il caso di ricordare queste aggressioni con la necessaria completezza.
Le aggressioni sovietiche 1939-1940 Settembre J939 - Incuranti della garanzia franco-inglese e di un patto di non aggressione riconfermato solo pochi mesi prima (31 maggio 1939) dal loro ministro degli esteri Molotov, i sovietici invadono la Polonia, impegnata ad ovest dalle truppe germaniche. Entrano in Polonia un centinaio di divisioni, vengono catturati migliaia di militari polacchi, tra cui gli ufficiali che verranno poi massacrati a Katyn; altre migliaia di civili vengono deportati all'est.
Novembre 1939 - Anche alla Finlandia l'aver firmato con l'Urss un patto di non aggressione non serve a nulla.
Le truppe comuniste il 30 novembre la invadono.
Dopo un tragico inverno di combattimenti, è dei sovietici su Helsinki, il giorno di Natale, il primo bombardamento terroristico di tutta la guerra, i finlandesi sono costretti a deporre le armi.
L'unico «aiuto» che i finlandesi ottengono dall'occidente è l'espulsione dell'Urss accusata di aggressione, il 14 dicembre 1939, dalla Società delle Nazioni, la vecchia ONU.
La grave condanna morale subita, non impedirà ai sovietici di sedere a Norimberga tra coloro che giudicarono i capi della Germania nazista accusati di guerra di aggressione. Giugno 1940 - I sovietici, il 26 giugno 1940, pretendono, con un ultimatum dalla Romania, che godeva di una garanzia inglese come la Polonia, la consegna di Bessarabia, Bucovina e parte del principato di Moldavia.
La garanzia inglese, come già detto, rimane inoperante e l'evacuazione dei territori oggetto dell'ultimatum è inevitabile; essa avviene sotto la costante pressione dei sovietici incalzanti migliaia di persone in fuga.
Pochi giorni dopo, mentre dai territori occupati iniziavano le ormai tradizionali deportazioni, i sovietici, con un ulteriore colpo di mano, si impossessavano senza alcuna considerazione per gli accordi internazionali che regolavano la navigazione del fiume, di tutto il delta del Danubio. Tale episodio segnò il passaggio, attraverso una crisi politica interna, della Romania nel campo dell'Asse.
Luglio 1940 - È la volta dei Paesi Baltici: Lettonia, Lituania, Estonia. In tali paesi, già nell'ottobre precedente, l'Urss aveva preteso basi militari, ora, 21 luglio 1940, scatta con maggiore facilità l'occupazione totale.
I piccoli stati baltici, sette milioni di abitanti in tutto, vengono annessi dopo essere stati complessivamente accusati di «complotto contro l'Urss». Inizia subito la guerriglia anti-bolscevica; tra il luglio 1940 e il maggio 1941 vengono scoperti settantacinque gruppi clandestini anticomunisti.
La repressione sovietica è durissima. In Lituania sono arrestate trentacinquemila persone, centomila tra Lettonia ed Estonia.
La «Carta Atlantica» Mentre per effetto di queste azioni aggressive un enorme territorio, dal Mar Glaciale Artico al Mar Nero, passava in mano comunista, gli Inglesi, quelli che erano entrati in guerra per difendere un piccolo popolo, erano a Mosca con il loro ministro degli esteri Eden a discutere i piani della futura collaborazione bellica anglo-russa.
Gli Inglesi, infatti, nonostante la spartizione della Polonia e il preoccupante accrescersi della potenza sovietica, erano rimasti fermamente ancorati all'idea di muovere guerra alla Germania.
L'insistere in tale atteggiamento dovette essere giustificato dagli alleati, consci dei lutti e delle distruzioni che la loro azione avrebbe provocato all'Europa, con nobilissime affermazioni di principio.
L'ingenuità di tali affermazioni poteva di per sé farle ritenere del tutto inattendibili, ma la serietà e la solennità con la quale vennero enunciate, unitamente all'apparente mancanza di altri motivi di contesa, ottennero il risultato di imporle all'attenzione della pubblica opinione.
A cose finite, dei principi allora enunciati, non si parlò più, ma non è possibile dimenticare che proprio attraverso quelle solenni promesse, gli alleati convinsero molti popoli a lottare con loro e tolsero a molti degli avversari, i più tiepidi e i più ingenui, il mordente necessario al proseguimento della lotta.
Gli Alleati riassunsero in un documento ufficiale, che prese il nome di «Carta Atlantica», i motivi che li spingevano a combattere e organizzarono, del documento, una diffusione propagandistica senza precedenti.
Eccone due tra i capoversi più significativi: - «La guerra viene combattuta senza mirare ad alcun ingrandimento territoriale e si esclude qualsiasi cambiamento che non sia in accordo con la volontà liberamente espressa dai popoli interessati». - «Sarà rispettato il diritto di tutti i popoli a scegliersi la forma di governo sotto la quale vivere e si ristabilirà l'autogoverno nelle nazioni che ne sono state private con la forza».
Gli accordi di Yalta e i trattati di pace seguiti alla cessazione delle ostilità, disegnarono un'Europa ben diversa da quella che ci si sarebbe potuto aspettare prevedendo la vittoria degli estensori della Carta Atlantica.
Le conseguenze politiche del conflitto furono per l'Europa gravissime. Nessuna popolazione poté esprimere la sua volontà circa le nuove frontiere imposte dai vincitori e per milioni di persone l'unica salvezza fu la fuga. Milioni di profughi (diciotto milioni solamente i tedeschi) si ritirarono di fronte all'avanzata comunista. Fu codificata la servitù dei popoli dell'Europa orientale, la Germania smembrata.
Per noi italiani a rendere ancora più cocente la vergogna dell'8 settembre, non ci fu alcun trattamento di particolare benevolenza. Ben scarsa, fin da allora, la considerazione internazionale goduta dagli statisti della partitocrazia.
Quelli di oggi si muovono nel solco di tale negativa tradizione, anzi hanno dimostrato di saper fare... di meglio. (http://ventennio.forumfree.it/?t=32111590)
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Author(s): | Olodogma |
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Published: | 2014-09-24 |
First posted on CODOH: | Aug. 7, 2018, 10:55 a.m. |
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