La presunta “teoria della cospirazione” revisionistica...di Jürgen Graf
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Nelle conversazioni o dibattiti sul preteso olocau$to ebraico capita molto spesso che il revisionismo venga fatto passare come una "cospirazione" internazionale per demonizzare gli "ebrei" e il ghetto ebraico di Palestina. Nulla di più sbagliato e fuorviante, capzioso! La responsabilità di paternità (multipla) e propalazione capillare a livello planetario delle notizie sullo "sterminio degli ebrei" è ben accertata, come accertato è lo scopo di tale fabulazione.
A tale proposito presentiamo un estratto dell'ultimo studio revisionista di importanza mondiale, I “campi di sterminio” dell’” Azione Reinhardt“analisi e confutazione delle “prove” fittizie, delle imposture degli errori argomentativi dei bloggers di “Holocaust Controversies” e critica storica, tecnica ed archeologica della storiografia olocaustica sui campi di Bełżec, Sobibór, Treblinka e Chełmno di Carlo Mattogno, Thomas Kues, Jürgen Graf , opera di 1141 pagine, 3730 note a piè di pagina, una sterminata bibliografia di 31 pagine. Il testo completo in lingua inglese è stato pubblicato il 29 Settembre 2013 ed in lingua italiana è stato pubblicato il 24 Novembre 2013 QUI. Presentiamo qui le pag.19 → 22. Olodogma
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La presunta “teoria della cospirazione” revisionistica
di Jürgen Graf
All'esordio del suo capitolo “The Hoax that dare not speak its Name”, Terry scrive:
«Dal suo inizio, il revisionismo olocaustico ha ripetutamente asserito che siamo stati ingannati sulla sorte degli Ebrei d'Europa nelle mani dei nazisti. Per quanto ciò possa essere ricusato da alcuni negazionisti contemporanei, la negazione dell'Olocausto è inconcepibile senza una forma di teoria della cospirazione» (p. 38)
Con la sua solita disonestà, Terry presenta qui una versione caricaturale della tesi revisionistica. Naturalmente nessuno che sia in possesso delle sue facoltà mentali asserirebbe seriamente che una combriccola di Savi di Sion, barbuti, col naso adunco, fabbricò la menzogna olocaustica in qualche ufficio di New York durante la seconda guerra mondiale. Per confutare l'insensata insinuazione di Terry, riassumerò brevemente come nacque la leggenda.
È un fatto ben noto che la prima vittima della guerra è la verità. Durante prima guerra mondiale, trafficanti di atrocità britannici accusarono la Germania di tagliare le mani a bambini belgi, di crocifiggere i soldati nemici sui portoni delle chiese e di distillare glicerina dai corpi dei loro propri morti74. Dopo la fine della guerra, questa primitiva propaganda contro gli “Unni” fu abbandonata. Non era più necessaria. Nel 2002 e all'inizio del 2003 il regime di Washington e i suoi lacchè britan- nici diffusero la menzogna che Saddam Hussein possedeva armi di distruzione di massa, tentando in tal modo di giustificare la loro imminente aggressione contro un paese che non poteva in alcun modo minacciarli. Alcuni mesi dopo l'occupazione dell'Iraq, le “armi di distruzione di massa” di Saddam erano dimenticate.
Nel settembre 1939 i Tedeschi conquistarono la metà occidentale della Polonia, dove vivevano grandi comunità ebraiche. Nell'estate del 1941 invasero la metà orientale precedentemente occupata dai Sovietici. Poiché i Tedeschi erano armati fino ai denti, gli Ebrei, che ne avevano pochissime, non furono in grado di resistere alle misure sempre più dure che resero la loro vita miserabile e ne provocarono la morte in gran numero. Allo scopo di mobilitare il mondo contro i tormentatori del loro popolo, i movimenti di resistenza ebraici cominciarono a diffondere storie strabilianti di ogni genere sullo sterminio dei loro correligionari, che i Tedeschi uccidevano, si presumeva, con elettri cità, vapore, gas o altri mezzi.
I membri di Holocaust Controversies tentano vanamente di spiegare i rapporti imbarazzanti su impianti di folgorazione e camere a vapore come semplici «inesattezze», «dicerie del periodo belli co» e «sussurri cinesi» (p. 16), ma questa patetica spiegazione non sta in piedi un istante.
73 Treblinka: Extermination camp or transit camp?, op. cit., p. 10.
74 Arthur Ponsonby, Falsehood in Wartime. George Allen and Unwin, 1928. Rist.: Institute for Historical Review, Tor- rance, 1980, pp. 78-82, 91-93, 102-113.
Per «fare a pezzettini» questa teoria (per usare l'elegante espressione di Romanov), basta ricordare il lungo rapporto sulle “camere a vapore” di Treblinka pubblicato dal movimento di resistenza del ghetto di Varsavia il 15 novembre 1942. Ne cito un brano:
«Ora viene l'atto finale della tragedia di Treblinka. La massa terrorizzata di uomini, donne e bambini comincia il suo ultimo cammino verso la morte. Davanti un gruppo di donne e bambini viene spinto, picchiato da accompagnatori tedeschi con le fruste nelle mani. Quanto più rapidamente viene spinto, tanto più intensi sono i colpi che cadono sulle teste delle donne folli di paura e di sofferenza. [...]. Il pavimento delle camere è scivoloso. Le vittime scivolano e cadono, ma non possono rialzarsi perché nuove masse di vittime spinte a forza cadono su di loro. Il capo getta i bambini piccoli nella camera sopra la testa delle donne. Quando le camere di esecuzione sono piene, le porte vengono chiuse ermeticamente e comincia la lenta asfissia delle persone prodotta dal vapore che esce da numerosi fori nei tubi. All'inizio dall'interno giungono grida smorzate, che gradualmente si affievoliscono, e dopo 15 minuti l'esecuzione è terminata»75.
Secondo lo stesso rapporto, nelle camere a vapore di Treblinka erano già stati uccisi due milioni (!) di Ebrei e i Tedeschi si apprestavano a sterminare l'intera popolazione polacca in queste stesse camere!
Nel 1944 il rabbino Adolf Abraham Silberschein, che risiedeva a Ginevra, pubblicò un altro lungo rapporto su Treblinka, che decise di ribattezzare “Tremblinki” 76. Dato che il pio rabbino non era evidentemente troppo sicuro sul metodo di uccisione impiegato a “Tremblinki”, optò per una sintesi creativa: da un lato parlò di “camere a gas”, dall'altro disse che i corpi «sotto l'azione del vapore acqueo» si attaccavano gli uni agli altri. Ora voglio citare qualche passo del suo capolavoro:
«Ogni giorno gruppi di mille persone ciascuno venivano portati alle camere a gas e alle camere dei forni [“Öfenkammern”: Tutti gli storici concordano sul fatto che a Treblinka non ci furono forni crematori]. Dapprima, al loro arrivo, venivano condotti dai Kapos nel bagno. Ognuno doveva togliersi i vestiti e le scarpe e restava nudo. Per ingannare ulteriormente le vittime, si consegnava a ciascuno un pezzetto di sapone. [...]. Lo Hauptmann Sauer le accoglieva nella sala di ricevimento dell'impianto di sterminio. [...]. Egli non si lascia sfuggire l'occasione di frustare ogni singola persona [Se ogni giorno venivano portati a “Tremblinki” gruppi di mille persone, e se Sauer frustava ogni singola vittima, avrebbe dovuto essere in una forma fisica invidiabile; sarebbe stato l'orgoglio di ogni club di fitness]. [...]. Le celle di sterminio si riempiono. Quando sono piene, vengono chiuse ermeticamente, da ogni parte si aprono tubi dai quali esce il gas. La morte per asfissia miete un rapido raccolto. In un quarto d'ora è tutto finito. Poi i Kapos si devono mettere all'opera. Le guardie li costringono a lavorare con colpi spietati. Le porte della morte si aprono − ma non si possono estrarre i corpi morti singolarmente: infatti sotto l'azione del vapore acqueo sono appiccicati gli uni agli altri e irrigiditi. [...]. Ma il campo di Tremblinki ha anche un'altra “specialità”. Vi fu infatti concentrata l'orchestra ebraica Arthur Gold ed era obbligata a suonare per coloro che venivano portati alla morte!!! Nello stesso momento in cui migliaia di Ebrei morivano nelle camere a gas, i musicisti dovevano suonare arie allegre. Chi di loro si rifiutava, veniva appeso per i piedi a testa in giù»77.
75 K. Marczewska, W. Ważniewski, «Treblinka w świetle Akt Delegatury Rządu RP na Kraj» [Treblinka alla luce degli atti della Delegatura del Governo della Repubblica Polacca nel Paese], in: Biuletyn Glównej Komisji Badania Zbrodni Hitlerowskich w Polsce, volume XIX, Varsavia, 1968, p. 136 sg. Cfr. Treblinka: Extermination camp or transit camp?, op. cit., pp. 52-57.
76 A. Silberschein, Die Judenausrottung in Polen, Ginevra 1944, Terza Serie. Cfr. Treblinka: Extermination camp or transit camp?, op. cit., pp. 58-62. Vedi Capitolo 8, punto 76.
77 Testo tedesco originale in: C. Mattogno, J. Graf, Treblinka. Vernichtungslager oder Durchgangslager?, op. cit., pp.75-76.
Pretendendo che gli autori di simili ridicoli rapporti, che Mattogno ed io abbiamo ampiamente citato nel nostro libro su Treblinka, abbiano agito in buona fede e che abbiano semplicemente commesso un errore scusabile riferendo «dicerie del periodo bellico», i nostri avversari si coprono di ridicolo da soli. In realtà, i rapporti erano classici esempi di propaganda basata su atrocità; erano evidenti imposture. La teoria dei «sussurri cinesi» non spiega neppure essa perché la commissione sovietica che ispezionò Treblinka alla fine di agosto del 1944 e interrogò venti ex detenuti del campo, “accertò” che “tre milioni di persone”(!) vi erano state uccise pompando via l'aria dalle camere (!)78.
A partire dal dicembre 1941, i rapporti inventati da vari movimenti di resistenza ebraici furono inoltrati a organizzazioni ebraiche in tutto il mondo e ad essi fu data grande pubblicità da giornali controllati da Ebrei come il New York Times. Fino a che punto i dirigenti ebrei dei Paesi alleati e neutrali credessero a queste fandonie grottesche, resta una questione senza risposta, ma io sospetto che essi erano troppo intelligenti per prenderle alla lettera. Per quanti difetti possano avere, gli Ebrei non sono certo stupidi.
Dopo la guerra, i vincitori decisero di continuare la propaganda di sterminio perché, a differenza delle orride storie della prima guerra mondiale e delle menzogne sulle armi di distruzione di massa irachene, era ancora utilissima. Gli Ebrei compresero immediatamente che la fandonia olocaustica avrebbe attribuito loro la condizione di nazione martire che era stata vittima di crimini di un'ampiezza senza precedenti. Da allora in poi, qualunque critico dell'ebraismo, dei suoi fini e dei suoi metodi, sarebbe stato automaticamente castigato come bieco “antisemita”, ansioso di perpetrare un nuovo Olocausto. In altre parole: la storia dell'Olocausto rese gli Ebrei praticamente intoccabili. Rese inoltre possibile l'anacronistica creazione dello stato di Israele nel 1948. All'epoca i Britannici avevano appena concesso l'indipendenza all'India; decine di territori asiatici e africani cercavano sempre più decisamente di liberarsi del ruolo dell'uomo bianco. Eppure proprio in un momento di decolonizzazione fu permesso ai sionisti di lanciarsi in un'avventura coloniale nel Vicino Oriente, con terribili conseguenze per il popolo palestinese.
Abba Eban, ex ministro israeliano alle Nazioni Unite, non fece mistero del fatto che l'Olocausto era stato determinante per la fondazione dell'entità sionista:
«Una ragione di questa vittoria davvero stupenda fu senza il minimo dubbio la Shoah. La memoria del genocidio era ancora viva»79.
Malgrado la leggendaria ostilità che aveva sempre caratterizzato le relazioni polacco-ebraiche, i Polacchi trassero grandi benefici dall'impostura dell'Olocausto ebraico. In fin dei conti, la Polonia si era appena annessa vasti territori tedeschi e aveva brutalmente espulso la schiacciante maggioranza della loro popolazione.
Per giustificare questo crimine contro l'umanità, essi avevano bisogno di un crimine tedesco ancora più atroce − l'Olocausto.
Tuttavia, se la storia dell'Olocausto doveva risultare credibile su vasta scala, doveva ricevere un minimo di coerenza. Poiché non si poteva proprio credere che i Tedeschi, nei loro “campi di sterminio”, avessero usato una vasta serie di bizzarri metodi di uccisione, le camere a vapore, le installazioni di folgorazione sotterranee, ecc. vennero relegate nel dimenticatoio e sostituite da camere a gas omicide.
Per gli Alleati occidentali, ma anche per l'Unione Sovietica, la favola dello sterminio ebraico fu di cruciale importanza per insabbiare i propri crimini, come il bombardamento di città tedesche con bombe incendiarie e il massacro di Katyn. Grazie alla storia dell'Olocausto, Stalin poté svolgere il ruolo del salvatore che aveva liberato l'Europa da una tirannia ancora più crudele della sua. Ciò che più importa, è che le potenze vincitrici poterono usare efficacemente il mito dell'Olocausto per
78 GARF, Gosudarstvenny Arkhiv Rossiskoy Federatsii [Государственный архив Российской Федерации], Mosca,
7021-115-9, p. 108. Cfr. Treblinka: Extermination camp or transit camp?, op. cit., pp. 78-81.
79 Citato in: Sans Concession, n. 67-70, ottobre 2011, p.15.
impedire qualunque rinascita del nazionalismo tedesco. Esso permise loro di avvelenare i Tedeschi con un complesso di colpa collettivo che li rese incapaci di difendere i loro interessi nazionali.
Come si vede, non c'è bisogno di alcuna «teoria della cospirazione» per spiegare la nascita del mito dell'Olocausto e della sua sopravvivenza dopo il 1945, mentre il termine di “impostura” usato da Arthur Butz nel suo studio germinale The Hoax of the Twentieth Century80 colpisce nel segno. Nel suo eccellente articolo “La compartecipazione non ebraica nella mitologia olocaustica”81, Paul Grubach menziona una quantità di ragioni per cui l'impostura è tenacemente difesa ancora sei decadi e mezzo dopo la fine della seconda guerra mondiale.
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Published: | 2013-12-19 |
First posted on CODOH: | Jan. 24, 2018, 9:40 a.m. |
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